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Guyau, Jean-Marie.

Filosofo e scrittore francese. Ammiratore di Corneille, Lamartine, Hugo, Musset, i suoi primi versi (Vers d'un philosophe) ce lo mostrano in comunione con la natura. Va così sviluppandosi in lui un panteismo che la lettura degli stoici influenzerà con un senso morale destinato a restare il tratto dominante del suo carattere. Colpito, ancora adolescente, da una malattia, cercò nel Mediterraneo un clima più mite e quella luce che amò al di sopra d'ogni altra cosa. Si trasferì a Mentone e lì scrisse le sue opere principali, in uno stile che è tra i più puri della lingua francese, superiore persino a quello di Bergson: La morale d'Epicure; La morale anglaise contemporaine; una nuova raccolta di versi su La Méditerranée, pubblicati dapprima sulla Revue des deux mondes insieme con un sonetto su Venezia intitolato Le vertige des choses; Les problèmes de l'esthétique contemporaine; L'abbozzo di una morale; Education et hérédité; La genèse de l'idée du temps; e infine quel bel poema che è L'irreligione dell'avvenire, in cui si fondono, in una vera mistica del dono di se stessi, dell'invenzione poetica e della liberazione mediante il sacrificio, tutti i temi precedenti. Per G. la vita ben compresa e accettata comprende, nella sua stessa intensità, un principio di illimitata espansione, di propagazione feconda, di generosità disinteressata (Laval 1854 - Mentone 1888).