Stato (245.857 kmq; 7.360.000 ab.) dell'Africa occidentale. Confina con l'Oceano
Atlantico a Ovest, con la
G. Portoghese a Nord-Ovest, col Senegal a Nord,
con la Repubblica del Mali a Nord e Nord-Est, con la Costa d'Avorio a Sud-Est,
con la Liberia e la Sierra Leone a Sud. Capitale: Conakry. Città
principali: Kindia, Kankan, Labé e Siguiri. Ordinamento: Repubblica
presidenziale. Moneta:
syli. Lingua ufficiale: francese; diffusi i
linguaggi sudanesi delle varie etnie. Religione: musulmana. Popolazione:
è formata in prevalenza dai gruppi etnici dei Fulbe e
dei Malinke.
GEOGRAFIAIl
paesaggio della
G. è per lo più montuoso e collinare. Nella
sezione sud-occidentale si eleva il massiccio dei monti Nimba, che raggiungono i
1.768 m d'altezza; tra la regione ondulata e la fascia costiera pianeggiante si
innalza il massiccio del Fouta Djalon. Il Fouta Djalon e i monti Nimba digradano
verso le zone depresse con ampie terrazze incise profondamente dai corsi
d'acqua. I maggiori di essi sono il Niger e gli affluenti del suo corso
superiore: il Bafing, il Gambia, il Corubal e il Komkouré, che traggono
origine dal Fouta Djalon. Il clima è generalmente caldo e umido; le
stagioni piovose si riducono praticamente a due, alternate a due periodi quasi
asciutti. Lungo la costa, si stende la foresta pluviale, che verso l'interno
cede gradatamente il passo alla savana, eccetto lungo i fiumi maggiori che sono
accompagnati dalla foresta a galleria.
Cartina della GuineaECONOMIALe
principali risorse economiche sono l'agricoltura e lo sfruttamento del bosco e
dei ricchi giacimenti minerari. Produzione di sesamo, riso, miglio, arachidi,
cotone, noci di palma, ananas, banane, caffè e agrumi. La foresta
fornisce legnami pregiati e il sottosuolo è particolarmente ricco di
bauxite, ferro, diamanti e oro. Si esportano minerali di ferro, bauxite, banane,
noci di palma, caffè, arachidi, ananas e cotone attraverso il porto di
Conakry, che è collegato mediante ferrovia con Kankan.
STORIALe insalubri
e poco ospitali coste guineane cominciarono ad essere regolarmente frequentate
dai navigatori europei solo nella seconda metà del XV sec., quando la
G. divenne uno dei più importanti mercati di schiavi. Fatta
eccezione per questo mercato, scarso fu l'interesse delle compagnie commerciali
per il territorio guineano che solo nei primi decenni del XIX sec. attirò
l'interesse degli esploratori e dei governanti francesi. Tra il 1837 e il 1845
furono stipulati alcuni trattati con capi tribù e costituiti insediamenti
aventi carattere sia commerciale che militare. Tuttavia, solo nel 1905, dopo la
soluzione delle controversie anglo-francesi e la vittoria riportata sul
capotribù Samory Toiré, i francesi potevano estendere la loro
giurisdizione sul territorio guineano. La
G. seguì le
vicissitudini degli altri territori dell'Africa occidentale francese, sino al
referendum istituzionale del 28 settembre 1958. In esso i guineani si
pronunciarono a grande maggioranza per l'indipendenza immediata, al di fuori di
ogni vincolo istituzionale con la Francia. Forte di questo risultato, il
presidente dell'Assemblea, Sékou Touré, proclamò il 2
ottobre l'indipendenza della
G. di cui assunse la presidenza,
schierandosi immediatamente su posizioni neutrali, a fianco del Ghana, facendo
propri gli obiettivi dell'Africa rivoluzionaria. Sorretto da un partito di massa
(
Parti Démocratique de Guiné) e animato da una sincera
vocazione antifeudale e antimperialista, il Governo di Sékou Touré
cercò di avviare una politica coerente colle proprie enunciazioni
programmatiche. Molti elementi negativi si opposero però al successo
della politica intrapresa. Innanzi tutto l'ostilità della Francia che
aveva interrotto ogni rapporto di collaborazione con la sua ex colonia,
imponendo un'analoga linea di condotta ai Paesi africani francofoni. Un altro
elemento negativo consisteva nell'impossibilità di sottrarre il Paese
alla tutela del capitale straniero, in particolare di quello statunitense che
continuò a controllare l'attività mineraria. Col passare degli
anni, sempre più difficile si mostrava la possibilità di operare
una trasformazione in senso socialista di un Paese dalle strutture
economico-sociali molto arretrate. Si ebbe così un logoramento della
linea politico-ideologica originaria che portò ad azioni di governo
contraddittorie e soprattutto a manifestazioni di malcontento, nonché di
corruzione politico-amministrativa che nel 1965 indussero Sékou
Touré a rivedere tutto il proprio indirizzo politico. Dopo aver cercato
di risanare l'apparato amministrativo e il partito, limitandone le iscrizioni,
il leader guineano affermò la fedeltà del proprio Paese alla linea
rivoluzionaria, offrendo nel marzo 1966 la copresidenza della Repubblica di
G. all'ex presidente del Ghana, K. Nkrumah. Nei mesi seguenti, mentre
andavano susseguendosi i colpi di Stato militari nei Paesi vicini e sempre
più insistenti si facevano le voci di complotti contro il regime di
Sékou Touré, appoggiati dall'estero, furono lanciati vari appelli
allo spirito rivoluzionario delle masse e adottati provvedimenti difensivi di
emergenza, tra cui l'istituzione di milizie popolari, in parte suggeriti dalla
"rivoluzione culturale" cinese. Il regime di Sékou Touré rimase
sotto la costante minaccia di un capovolgimento, aggravata dall'agguerrita
opposizione della borghesia locale, nonché di una parte degli uomini
politici che per dieci anni erano stati tra i più stretti collaboratori
del presidente. Le severe condanne seguite alla denuncia di un complotto del
marzo 1969 e al fallito attentato contro Sékou Touré del giugno
successivo, in cui erano, tra gli altri, implicati l'ex ministro della Difesa,
Keita Fedéba, e il colonnello Kàman Diaby, già incaricato
della sicurezza personale del presidente, accentuarono l'isolamento del leader
guineano e la precarietà del regime. Ai complotti fece seguito nel
novembre 1970 un tentativo di invasione del Paese da parte di truppe mercenarie.
Avrebbe dovuto trattarsi del colpo di grazia per un regime da tempo assediato e
in grave crisi. Esso riuscì invece ancora una volta a superare la prova
con successo, respingendo l'aggressione interna ed esterna da parte delle forze
legate all'ordine coloniale, appoggiate in primo luogo dal Portogallo,
interessato ad abbattere un regime "rivoluzionario" favorevole al movimento di
liberazione della Guinea-Bissau. Superata la prova e approfittando della
confusione che l'offensiva aveva creato nel Paese, Sékou Touré
cercò di disfarsi di tutti gli oppositori interni. L'Assemblea nazionale
assunse la veste di tribunale speciale ed emanò giudizi sommari. Furono
pronunciate un centinaio di sentenze capitali e severe condanne detentive.
Superata la crisi, nel corso del 1971-72
Sékou Touré portò avanti una linea politica mirante a far
uscire la
G. dall'isolamento, rendendo più saldi i legami
con la Sierra Leone, la Nigeria, e meno tesi i rapporti con i Paesi francofoni,
in particolare col Senegal e con la Costa d'Avorio. Particolarmente
significativa fu la visita compiuta nel luglio 1972 dal presidente della Costa
d'Avorio, Hauphouët-Boigny, considerato il più intransigente
avversario del regime guineano. Dopo un nuovo periodo di isolamento, il Governo
di Sékou Touré, riconfermato nelle elezioni del dicembre 1974,
iniziò su basi più solide una nuova politica di apertura verso gli
Stati confinanti e verso la Francia. Nel frattempo, fu raggiunto l'obiettivo
principale perseguito dal regime di Sékou Touré, ossia
l'autosufficienza alimentare. Nonostante ciò l'opposizione al regime si
fece sempre più forte tanto che, nel 1978, il Paese contò la
maggior percentuale al mondo di prigionieri politici. Alla morte di Sékou
Touré (1984) prese il potere un Comitato militare per la ricostruzione
nazionale, che preannunciò l'instaurazione di un regime liberale e
democratico. Fu eletto presidente un esponente dell'etnia sussu, Lansane
Conté, che creò un Esecutivo che comprendesse i diversi gruppi
etnici presenti nel Paese. Ma il nuovo regime non riuscì a impostare un
piano di democratizzazione e spesso furono messi in atto metodi di governo
dittatoriali. In politica estera il nuovo presidente intensificò i
rapporti con i Paesi occidentali e con quelli dell'Africa, in particolare con il
Senegal. Un passo importante in ambito economico fu l'ingresso,
nell'aprile del 1985, nell'area del franco CFA e l'impostazione di un
liberalismo pianificato con incoraggiamento dell'iniziativa privata e del
capitale straniero. Nel 1989 fu approvata una nuova Costituzione
. Nel
1993 si svolsero le prime elezioni presidenziali, che riconfermarono il premier
uscente Lansana Conté. Le elezioni legislative del 1995 (contestate
dall'opposizione) furono vinte dal Partito dell'unità e del progresso,
già al potere. La rielezione di Conté (14 dicembre 1998) fu
accompagnata da manifestazioni di protesta represse nel sangue e da arresti di
diversi membri delle opposizioni. Il 21 aprile 2000
G., Ghana, Nigeria,
Gambia, Sierra Leone e Liberia vararono un progetto di unione monetaria che
avrebbe dovuto determinare l'assunzione di una moneta comune e
l'istituzione di una zona economica franca entro il 2003. Nel corso del
2000 e del 2001 si verificarono scontri tra l'esercito e le forze ribelli
nel Sud-Est della
G. I combattimenti costrinsero le organizzazioni
umanitarie a ritirarsi dalla zona. Nel novembre 2001 passò il referendum
proposto dal presidente Conté che estese da cinque a sette anni la durata
del mandato presidenziale; l'opposizione, che accusò Conté di
voler mantenere il potere a vita, boicottò la
consultazione. Anche le elezioni legislative tenutesi il 30 giugno 2002 furono
boicottate da molti partiti di opposizione, che denunciarono irregolarità e brogli
a favore del Partito dell'unità e del progresso (PUP) del presidente Conté. La stessa
situazione si ripetè alle elezioni presidenziali del dicembre 2003, vinte ancora da Conté. Nell'aprile
2004 il primo ministro Lounseny Fall rassegnò le dimissioni mentre era in visita agli Stati Uniti; nel
gennaio 2005 il presidente Conté scampò invece a un attentato. In luglio rientò nel Paese dal suo esilio
in Francia il leader del maggior partito d'opposizione (Guinean People's Rally), Alpha Conde,
accolto da migliaia di sostenitori. Nella primavera del 2006, fu allontanato dal suo incarico
il primo ministro Cellou Dalein Diallo, mentre il presidente Conté, le cui condizioni di salute
si aggravarono, si recò in Svizzera per curarsi. L'opposizione ne approfittò per richiedere la
formazione di un Governo
ad interim. Nel giugno ci fu un grande sciopero generale per protestare
contro i bassi salari e contro il rincaro dei beni di prima necessità. Contemporaneamente, alcuni studenti
furono uccisi nel corso delle manifestazioni.