Principe d'Orange. Figlio di Federico Enrico, nel 1647 successe al padre, in un
momento in cui i contrasti apparsi tra gli Stati Generali e il potere esecutivo
rendevano la situazione interna più che mai difficile. Sebbene la pace di
Vestfalia assicurasse al Paese la massima prosperità politica ed
economica, queste lotte interne turbarono lo statolderato del giovane principe.
Egli si trovò quindi ben presto coinvolto nel dissidio con il rafforzato
partito pacifista, i cui esponenti esigevano l'immediato licenziamento delle
truppe mercenarie assoldate per la guerra precedentemente sostenuta. Il
conflitto giunse alla sua fase drammatica quando
G. II non esitò
più ad impiegare la forza per ridurre all'obbedienza gli Stati. Fiducioso
nell'appoggio delle masse popolari, nel luglio 1650 egli ordinava l'arresto di
sei deputati di città olandesi, tra cui Giacomo de Witt, borgomastro di
Dordrecht, fautore della sovranità della provincia d'Olanda, sotto la cui
guida l'opposizione si era scatenata: nello stesso tempo inviava un corpo armato
contro Amsterdam, dove maggiormente ferveva la resistenza. Questi energici
provvedimenti ebbero il loro successo, e
G. riuscì a domare ogni
residuo di ribellione: senonché di lì a poco altri incidenti
scoppiarono. Infatti nell'accordo stipulato con il cardinale Mazzarino (allora
in lotta contro la Fronda) lo statholder aveva pattuito che tra le eventuali
conquiste realizzate dagli Olandesi sugli Spagnoli, a lui personalmente
dovessero essere devolute Anversa e il ducato di Brabante (29 ottobre 1650). Una
nuova rivoluzione sembrava incombere sul Paese, quando
G. improvvisamente
morì (Aia 1626-1650).