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Guglielmo I.

Imperatore germanico e re di Prussia. Figlio secondogenito del re Federico Guglielmo III di Prussia e della regina Luisa principessa di Maclemburgo-Strelitz. Entrato adolescente nell'esercito, divenne presto un esemplare ufficiale prussiano. Ciò gli valse popolarità nell'esercito anche quando per le successive vicende politiche egli fu impopolarissimo alla nazione. Nel 1829 sposò la principessa Augusta di Sassonia-Weimar, dalla quale ebbe due figli, il principe Federico Guglielmo, che fu poi l'imperatore Federico III, e la principessa Luisa. Nel 1840 morì Federico Guglielmo III e gli successe Federico Guglielmo IV che era senza prole: G. divenne quindi erede presuntivo della corona e prese il titolo di principe di Prussia. Il concetto rigido che G. ebbe sempre dei diritti e dei doveri dei re lo fece piegare verso le dottrine più conservatrici: pur non opponendosi all'elargizione di franchigie costituzionali, la sua influenza tendeva a contenerle nei limiti più ristretti. Queste sue opinioni e le sue stesse simpatie per l'esercito lo resero in quell'epoca turbolenta, specialmente durante la rivolta berlinese del marzo 1848, oggetto dell'avversione popolare assai più che lo stesso monarca. Fu eletto deputato alla nuova Assemblea nazionale, senza però prendere parte ai lavori. Il ruolo che egli svolse nella repressione dei moti del 1849 nel Palatinato e nel Baden contribuì sempre più a farlo apparire uno strumento della reazione. Negli ultimi anni del regno di Federico Guglielmo IV si andarono però delineando nella fisionomia politica di G. altri tratti che a poco a poco fecero equilibrio nei giudizi del pubblico alle sue tendenze conservatrici. G. infatti fu sempre immune da quel misticismo che fuorviò talvolta il suo predecessore, rendendolo troppo ossequioso al pietismo luterano dei partiti di destra; e pur essendo religiosissimo, non fu mai bigotto. Nel campo della politica estera G. era convinto che la Germania potesse tenere nella Confederazione un posto non inferiore a quello dell'Austria. Egli divenne così una speranza del nascente nazionalismo prussiano, e il suo avvento alla reggenza nel 1858 e la sua assunzione al trono nel 1861 furono accolti con soddisfazione. Ma questo fiorire di popolarità non fu di lunga durata. Ritiratosi il ministero presieduto dal principe Carlo Antonio di Hohenzollern, il dissidio tra il sovrano e il Parlamento assunse il carattere di un vero conflitto nazionale. G. trovò in quel momento l'appoggio e la collaborazione di Bismarck, ministro non meno impopolare di lui, ma che seppe fondare su quella doppia impopolarità le fortune maggiori della Prussia e della casa degli Hohenzollern. G. nominò Bismarck presidente del Consiglio il 23 settembre 1862. Scoppiata la guerra con l'Austria nel 1866, la conseguente vittoria fece cadere definitivamente la proverbiale impopolarità di G. cadde definitivaniente. L'apogeo del suo regno fu la sua proclamazione a imperatore avvenuta a Versailles (18 gennaio 1871). Negli ultimi anni del regno G. sostenne sempre con la sua autorità la politica interna del principe di Bismarck. Nel campo della politica estera sacrificò al suo cancelliere anche le simpatie per la Russia e consentì che alla Lega dei tre imperatori si sostituisse la Triplice Alleanza (Berlino 1797-1888).