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Guesde, Jules Bazile.

(detto Jules). Uomo politico socialista francese. Orientatosi giovanissimo verso l'attività politica, si pose dapprima su posizioni radicaleggianti, fu seguace di Blanqui e fece successivamente parte dell'ala anarchica dell'Internazionale. Esiliato per aver esaltato la Comune di Parigi su un giornale di Montpellier di cui era direttore, si stabilì in Svizzera da dove mantenne i contatti coi vari gruppi socialisti francesi. Ritornato in Francia nel 1876, poté riprendere la propria attività propagandistica e nel 1877 fondò un nuovo giornale, l'"Egalité", che divenne il vessillo della rinascita del movimento socialista. Nel 1878 convocò clandestinamente a Parigi il Congresso del lavoro, ma un'irruzione della polizia interruppe i lavori ed egli venne arrestato insieme con altri dirigenti. Dal carcere lanciò un manifesto che inneggiava alla rinascita socialista e che riscosse vasti consensi. Nel 1879 partecipò a Marsiglia al Congresso nazionale dei lavoratori francesi. Dominò i lavori e promosse la nascita della Federazione dei lavoratori socialisti, che nel 1882 si trasformò nel Partito operaio, il primo partito socialista francese moderno. Nel frattempo le sue idee erano molto cambiate rispetto al passato. Si era infatti decisamente orientato verso il socialismo marxista, organizzando il nuovo partito sul modello di quello socialdemocratico tedesco. Non riuscì tuttavia a trascinare con sé l'intero movimento operaio francese, parte del quale rimase sotto l'influenza anarchica o dei gruppi socialisti non marxisti. Inoltre, anche all'interno del Partito operaio non mancarono discordie che crearono fratture e scissioni negli anni seguenti. In particolare, contro di lui e i suoi sostenitori marxisti, si schierarono i cosiddetti "possibilisti" capeggiati da P. Brousse, che nel 1882 fondarono il Parti Ouvrier socialiste révolutionnaire conquistando un vasto seguito nei sindacati. Infaticabile organizzatore e giornalista di talento, G. diffuse le sue idee in innumerevoli opuscoli e negli articoli che scrisse per "La Voix du Peuple", di cui era direttore, e per altri periodici ispirati alla sua rigorosa ortodossia marxista. Egli credeva fermamente nel centralismo del partito, da cui avrebbe dovuto dipendere il sindacato. Sosteneva l'azione parlamentare per la conquista di immediate riforme parziali, sottolineando però i limiti di tale azione e dichiarando che il compito essenziale rimaneva il rovesciamento del capitalismo, che non poteva essere attuato senza il ricorso a metodi rivoluzionari. Le sue posizioni riuscirono ad affermarsi soprattutto nella Francia settentrionale che divenne la roccaforte del "guesdismo", mentre aumentavano i simpatizzanti del futuro leader socialista J. Jaurès. Anche dopo l'unificazione dei vari gruppi socialisti francesi nel 1904 e la nascita del Partito socialista, in più di un'occasione G. venne a trovarsi su posizioni opposte rispetto a quelle di J. Jaurès, soprattutto a proposito del problema riguardante l'azione internazionale contro la guerra. Il loro dissenso investì anche le questioni relative alla posizione da assumere verso le campagne antimilitariste, verso l'azione comune con la sinistra borghese e verso i sindacati che G. voleva dipendessero dal Partito socialista. Nonostante la sua rigorosa ortodossia, nel 1914 G. si schierò a sostegno della causa nazionale. Rinnegando la linea politica di un'intera vita, entrò a far parte della coalizione di guerra, come ministro nel governo Viviani (1914-15). Dopo l'affermazione al Congresso di Tours del 1920 della sinistra, insieme con M. Sembat e J. Paul-Boncour, capeggiò la minoranza che diede vita al nuovo Partito socialista (Parigi 1845 - Saint-Mandé, Seine 1922).