La scintilla che accese il primo grande conflitto mondiale fu l'assassinio
dell'arciduca ereditario d'Austria Francesco Ferdinando (Sarajevo, 28 giugno
1914): l'Austria, incitata dalla Germania che riteneva giunto il momento per
porre su salde basi la propria potenza mondiale, dichiarava guerra alla Serbia
il 28 luglio; ma immediatamente scattavano le clausole dei vari accordi
internazionali e dal conflitto austro-serbo si passava alla guerra europea:
ordine di mobilitazione generale in Russia (30 luglio), dichiarazione di guerra
della Germania alla Russia (31 luglio) e alla Francia (2 agosto), invasione
tedesca del Lussemburgo e del Belgio, immediata risposta dell'Inghilterra con
dichiarazione di guerra all'Austria e alla Germania (4 agosto), intervento del
Giappone a fianco dell'Intesa (23 agosto). Italia e Romania dichiaravano intanto
la propria neutralità. Lo scoppio della guerra non provocò,
all'interno dei Paesi belligeranti, una seria crisi: il conflitto fu accettato
tanto dall'alta finanza industriale, quanto dal proletariato. Per il momento i
più forti sono gli Imperi Centrali ma, consapevoli che il passare del
tempo non giuoca a loro favore, puntano sulla guerra lampo, che tuttavia
fallisce dopo l'eroica e sanguinosa resistenza francese alla Marna (4-12
settembre). Bisogna ormai prepararsi alla guerra di posizione (a tal fine, gli
Imperi Centrali fanno entrare in guerra, al loro fianco, la Turchia) e
risolvere, nell'uno e nell'altro campo, alcuni nuovi, importanti problemi, come
quelli di rafforzare l'unità politica e militare, impedire che
l'esaurimento dei depositi di materie prime e di generi alimentari renda
necessaria la fine delle ostilità prima di aver conseguito il definitivo
successo militare. Collegato a quest'ultimo problema, era quello delle potenze
neutrali, fra cui l'Italia, ormai divisa fra una maggioranza neutralista
(cattolici, liberali giolittiani, socialisti) e una minoranza interventista
(liberali conservatori; socialisti riformisti; repubblicani e irredentisti;
azionalisti, sindacalisti e altre forze capeggiate dal Mussolini). Il Governo
italiano, dopo intensi contatti diplomatici sia con l'Intesa sia con gli Imperi
Centrali, il 26 aprile 1915 sottoscrisse il Patto di Londra, con cui s'impegnava
a entrare in guerra a fianco dell'Intesa entro il termine massimo di un mese. Il
protocollo sanciva il riconoscimento all'Italia delle province irredente (fino
al confine alpino, con l'esclusione di Fiume), della Dalmazia settentrionale e
delle isole prospicienti Valona. Il documento stabiliva inoltre la
neutralità di una parte delle coste albanesi e dalmate e assicurava il
conferimento di compensi in Asia Minore e nei territori lungo il confine con
Libia e Somalia. L'operato del gabinetto Salandra doveva essere ratificato dal
Parlamento; ma in questo la maggioranza era formata da deputati
giolittiano-neutralisti e il compito si presentava difficile. Il Salandra
rassegnò pertanto le dimissioni ma Vittorio Emanuele III, da tempo
acquisito alle idee interventiste, piegò alle pressioni della piazza e
respinse le dimissioni del Salandra. Le Camere, convocate il 20 maggio, si
rassegnarono all'inevitabile e, con la sola opposizione dei socialisti, votarono
i pieni poteri al gabinetto Salandra. Il 24 maggio 1915 la guerra fu dichiarata
all'Austria-Ungheria. Gli Imperi centrali riuscivano poco dopo a far scendere in
campo a loro favore la Bulgaria; ma ciò induceva anche la Romania a
uscire dalla neutralità e a schierarsi con l'Intesa, a fianco della quale
si era già allineato il Portogallo. Il nuovo fronte italiano si
rivelò subito come uno dei più cruenti: per tutto il 1915
l'offensiva fu nelle mani italiane, mentre il dominio dell'Adriatico restava
alla nostra flotta; ma nessun successo decisivo fu conseguito. Il 1916 vide la
spedizione punitiva austriaca, che dovette però arrestarsi per il
sopravvenuto crollo sul fronte russo, permettendo al capo di Stato maggiore
italiano, Luigi Cadorna, di passare all'offensiva e liberare Gorizia. Sul fronte
Balcanico, si assisté al crollo completo della Serbia e quindi alla quasi
totale invasione della Romania. Sorti alterne vide invece il fronte russo,
mentre quello francese fu sottoposto dai Tedeschi a sanguinose battaglie di
logoramento (battaglia di Verdun: febbraio-aprile 1916). Il 1916 vide anche
l'unica vera battaglia navale della prima guerra mondiale (battaglia dello
Jutland). Circa le condizioni interne dei belligeranti, una notevole coesione
distingueva ancora la Germania, mentre quella dell'Austria-Ungheria era minata,
fra l'altro, dal disaccordo fra le due componenti della monarchia asburgica, che
aveva frattanto visto l'avvento al trono dell'imperatore Carlo I (1916-18). Nel
campo dell'Intesa si accentuava la tendenza a realizzare governi più
capaci di contenere l'eccessiva autonomia degli stati maggiori e di galvanizzare
tutte le energie nazionali (gabinetto Briand in Francia; Boselli in Italia, che
dichiarò guerra anche alla Germania; Lloyd George in Inghilterra); ma non
mancarono fattori di crisi (situazione interna della Russia; ripresa del
terrorismo irlandese; politica imperialistica e tendenzialmente antinglese del
Giappone in Cina). Proprio in considerazione di queste difficoltà interne
dell'Intesa, gli Imperi Centrali scatenarono, il 12 dicembre 1916, una grande
offensiva di pace, che tuttavia, per quanto favorita dal presidente statunitense
Wilson, fallì completamente. Intanto cominciavano a essere corrosi gli
stessi reparti combattenti da una grave crisi, che era poi una ripercussione
della più vasta crisi che sconvolgeva la popolazione civile dei vari
Paesi belligeranti. Su tale crisi aveva avuto un'influenza notevole il crollo
della Russia zarista sotto i colpi dei liberali e dei marxisti (12-14 marzo
1917). Il crollo dello zarismo, infatti, non solo pose fine a ogni vero sforzo
bellico della Russia, ma rinvigorì in ogni Paese l'opposizione socialista
alla guerra. Quasi a controbilanciare gli effetti dannosi per l'Intesa della
defezione della Russia, si ebbe la dichiarazione di guerra degli Stati Uniti
d'America agli Imperi Centrali (2 aprile 1917); e fu questo l'avvenimento
decisivo nello svolgimento della guerra, perché esso non solo
riparò alla crisi dell'Intesa, ma ruppe definitivamente l'equilibrio di
forze, a danno esclusivo degli Imperi Centrali. Questi tentarono ancora
l'offensiva, consapevoli che occorreva loro, per vincere la guerra, cogliere un
successo decisivo prima che intervenisse con il suo peso il potenziale
economico, industriale e militare degli Stati Uniti d'America. Il primo urto
avvenne sul fronte italiano, con l'offensiva scatenata il 24 ottobre 1917 presso
Caporetto, che costrinse l'esercito italiano a ritirarsi sul Piave. L'Italia,
tuttavia, seppe reagire dinanzi al disastro: il Paese si strinse intorno al
nuovo governo di coalizione nazionale presieduto da Vittorio Emanuele Orlando e
l'esercito, comandato dal generale Armando Diaz, riuscì ad arrestare
l'offensiva nemica. Comunque, anche se riparata, la rotta di Caporetto era grave
e gli Imperi Centrali potevano segnare un grosso punto di vantaggio, cui si
aggiungevano le paci separate con la Russia (3 marzo 1918) e con la Romania (7
maggio 1918). D'altra parte, solo la sconfitta definitiva dell'esercito
franco-inglese, prima dell'arrivo delle preponderanti forze americane, avrebbe
permesso la vittoria degli Imperi Centrali. Fu pertanto scatenata in Francia una
grande offensiva tedesca il 21 marzo e fu ripresa l'offensiva sul fronte
italiano il 15 giugno; ma inutilmente l'esercito tedesco raggiunse di nuovo la
Marna: sul fronte italiano gli Austriaci furono rigettati al di là del
Piave e su quello francese affluì finalmente un milione di soldati
americani. Per gli Imperi Centrali era ormai la fine. Prima a deporre le armi fu
la Bulgaria (29 settembre 1918), seguita dalla Turchia (30 ottobre), quindi
dall'Austria-Ungheria (4 novembre) e, infine, dalla Germania (11 novembre).
Germania, Austria e Ungheria si costituivano in repubbliche, mentre Guglielmo II
e Carlo I erano costretti ad abbandonare i rispettivi territori. La conferenza
per la pace, apertasi a Parigi il 18 gennaio 1919, si rivelò subito irta
di difficoltà, aggravate dall'urto fra la tendenza democratica e
idealista suggerita dal presidente Wilson, che aveva già fatto conoscere
i
Quattordici punti, cui si sarebbe ispirata la sua azione, e la tendenza
opposta. Dopo lunghi contrasti, gli strumenti che sanzionarono la pace furono:
trattato di Versailles imposto alla Germania; di Saint-Germain con l'Austria; di
Neuilly, con la Bulgaria; del Trianon con l'Ungheria; di Sèvres con la
Turchia. Il presidente Wilson fece accettare alle potenze dell'Intesa la
creazione di una Società delle Nazioni, i cui scopi fondamentali erano da
un lato il mantenimento della pace e dall'altro lo sviluppo della cooperazione
internazionale nel campo economico e sociale; fu soppressa definitivamente il 18
aprile 1946.
LE FASI PRINCIPALI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
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L'annessione della Bosnia-Erzegovina all'Austria, la guerra
italo-turca e le guerre balcaniche avevano acuito la tensione in Europa,
alimentata fra l'altro dalla corsa agli armamenti delle grandi
potenze
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1914
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28 giugno A Sarajevo vengono uccisi l'arciduca Francesco
Ferdinando d'Asburgo e sua moglie. 23 luglio Ultimatum
austriaco alla Serbia. 28 luglio L'Austria dichiara
guerra alla Serbia. 30 luglio In seguito all'accordo
della Triplice Intesa (1907) tra Francia, Inghilterra e Russia, in funzione
antitedesca e antiaustriaca, la Russia proclama la mobilitazione generale a
sostegno della Serbia, seguita dalla Francia. 1° agosto La
Germania dichiara guerra alla Russia. 2 agosto L'Italia
si proclama neutrale. 3 agosto La Germania dichiara guerra alla
Francia e invade il neutrale Belgio. 5
agosto L'Inghilterra dichiara guerra alla Germania. 31
ottobre La Turchia si allea con Austria e Germania.
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1915
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26 aprile L'Italia si affianca a Francia, Inghilterra e
Russia firmando il patto di Londra. 24 maggio L'Italia
dichiara guerra all'Austria.
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1916
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21 febbraio Ha inizio in Francia la battaglia di Verdun, che
provocherà da entrambe le parti circa 600 mila morti 15
maggio Comincia l'azione punitiva austriaca contro
l'Italia, fermata sull'Altopiano di Asiago. 1°
luglio Comincia l'offensiva franco-inglese sul fiume Somme; i
carri armati fanno la loro prima comparsa sui campi di battaglia (15
settembre). 9 agosto L'Italia conquista
Gorizia.
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1917
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Gli Stati Uniti entrano in guerra a fianco della Triplice
Intesa. 13 febbraio A Pietroburgo iniziano le manifestazioni
operaie; nelle fabbriche si istituiscono i Soviet. 4
aprile Lenin, rientrato dalla Svizzera, enuncia le “tesi del 4
aprile”, con fini rivoluzionari. 1° agosto Tentativo
fallito di Benedetto XV per porre fine all'“inutile
strage”. 12 ottobre A Pietroburgo Trotzkij è a
capo di un “comitato militare rivoluzionario, di cui fa parte anche
Lenin”. 7 novembre Le Guardie rosse invadono il Palazzo
d'Inverno a Pietroburgo; Lenin è a capo del nuovo
Governo. 24 ottobre Sconfitta di Caporetto. 15
dicembre Armistizio di Brest-Litovsk tra Russi e Tedeschi.
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1918
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Marzo
Offensiva tedesca sulla Marna fermata dai Francesi, che passano al
contrattacco. 10 luglio Viene proclamata a Pietroburgo la
Repubblica Federativa Socialista Sovietica.
Ottobre
L'Italia inizia l'offensiva contro gli Austriaci che si
conclude con la disfatta dell'Austria (battaglia di Vittorio
Veneto). 4 novembre Armistizio di Villa Giusti tra Italia e
Austria. 11 novembre Armistizio tra la Germania e gli
alleati.
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1919
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19 gennaio Si apre a Parigi la Conferenza di Pace. 24
aprile La delegazione italiana si ritira, per protesta, dalla
Conferenza di Pace. 28 aprile Nasce la Società delle
Nazioni, con sede a Ginevra. 28 giugno Firma del Trattato di
Versailles. 10 settembre Firma del Trattato di Saint-Germain en
Laye. 12 settembre Spedizione di D'Annunzio a
Fiume.
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1920
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12 novembre Convegno di Rapallo, accordo tra Italia e
Jugoslavia: Fiume diventa indipendente, l'Istria e Zara passano
all'Italia.
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L'Europa alla vigilia della prima guerra mondiale
L'Europa durante la prima guerra mondiale
La situazione del fronte austro-italiano nel corso della prima guerra mondiale