Filosofo italiano. Dopo aver seguito studi giuridici si orientò verso la
filosofia, conseguendo nel 1900 la libera docenza. Nel 1907 ottenne la cattedra
di Filosofia teoretica presso l'università di Palermo, che
conservò sino alla morte. Principale rappresentante italiano della
concezione fenomenistica, sostenne un rigoroso fenomenismo empiristico, fedele
ai canoni del fenomenismo inglese, soprattutto nell'interpretazione di J. Stuart
Mill.
G. attinse da Berkeley la critica al concetto di materia, da Hume
la critica al concetto di causa, condividendo con Kant l'incondizionata
avversione verso ogni metafisica, tanto da affermare che "la metafisica è
l'errore" e che "non vi è altra scienza possibile che quella della
uniformità di consistenza e successione e somiglianza di fenomeni" e che
"il fenomeno è il fatto stesso dell'esperienza". Opere principali:
Saggi sulla teoria della conoscenza (1897);
Filosofia della
metafisica (2 voll., 1905);
Le ragioni del fenomenismo (3 voll.
1921-23) (Misilmeri, Palermo 1854 - Palermo 1922).