Stranamente e bizzarramente deforme, detto in origine di un tipo di pitture
parietali e poi di tutto ciò che, per essere goffo, paradossale,
innaturale, muove il riso pur senza rallegrare. • Lett. - Uno degli
aspetti del comico, che nasce da uno squilibrio, da una sproporzione voluta fra
gli elementi rappresentativi, o dal contrasto fra la drammaticità, la
grandiosità della rappresentazione obiettiva di un personaggio e lo
spirito parodistico o satirico nel quale lo scrittore lo immerge o con cui
risolve inaspettatamente una situazione non comica. • Teat. -
Teatro
del g.: si chiamò così, nel primo dopoguerra, per estensione
del sottotitolo della commedia
La maschera e il volto di L. Chiarelli, un
genere di lavori teatrali inteso a ironizzare certi aspetti o situazioni della
vita borghese, e del teatro che ad essa fino allora si era ispirato. Presenta
alcune affinità con il teatro di L. Pirandello, di G.B. Shaw e di J.M.
Sygne, ma non andò oltre il paradosso, o scivolò verso soluzioni
farsesche. Il suo significato va cercato soprattutto nella sua azione negatrice
e disgregatrice delle convenzioni sceniche. Oltre la citata commedia del
Chiarelli, e altre sue, sono da ricordare come tipiche di questo teatro:
L'uomo che incontrò se stesso di L. Antonelli,
L'uccello del
Paradiso e
Quella che l'assomiglia di E. Cavacchioli.