Regista e teorico teatrale polacco. Ha elaborato una concezione del teatro
inteso come "teatro della povertà", in cui l'attore, senza ricorrere a
trucchi e a orpelli scenici, stabilisce con lo spettatore un rapporto
"psichico", proponendosi di liberarlo dall'angoscia esistenziale. Questo
rapporto costituirebbe per certi aspetti un ritorno al teatro mitico, in cui la
rappresentazione è vista come processo che consente allo spettatore il
superamento della propria coscienza alienata e l'acquisizione di una più
salda consapevolezza di sé.
G. applicò e sperimentò
le sue teorie nel teatro-laboratorio "13 Rzedow" fondato nel 1959 a Opale. Nel
1982 si è staccato dal teatro-laboratorio di Breslavia ed ha creato in
Italia il Teatro delle Fonti. Inoltre dopo un lungo soggiorno negli Stati Uniti,
tornato in Italia, ha fondato a Firenze un nuovo centro di lavoro sostenuto dal
Teatro Regionale Toscano. Nel 1989 gli è stato dedicato a Modena il
convegno
G., la presenza assente (Rzeszów, Plonia 1933 -
Pontedera, Pisa 1999).