Poeta e drammaturgo austriaco. Di carattere instabile e tormentato,
G.
trovava armonia unicamente nella poesia. Essenzialmente poeta drammatico, aveva
cominciato con una tragedia,
Bianca di Castiglia, nella quale, come poi
nelle seguenti, vinceva la necessità sulla libertà, primo segno di
realismo nella sua arte. Il primo dramma rappresentato,
L'avola, del
1817, fu però di genere fatalistico, allora in voga. Nel 1818 si
provò con un argomento e uno stile classici (
Saffo). Nel 1820
diede alle scene la trilogia
Il vello d'oro. Con
Medea, G. diede
il saggio più persuasivo della sua capacità tragica. Con il dramma
seguente,
Fortuna e fine di re Ottocaro, evocava, alla luce della recente
esperienza napoleonica, la sorte del re di Boemia sconfitto da Rodolfo di
Asburgo. Tutta l'opera di
G. mostra frequenti legami con il teatro
popolare viennese di tradizione barocca: essi sono particolarmente evidenti nel
fiabesco
Il sogno è la vita. L'unica commedia di
G., Guai a
colui che mente, del 1838 è una delle poche originali del teatro
tedesco. Preparò poi altri tre drammi, uno di storia spagnola,
L'ebrea
di Toledo, sulle tracce di Lope de Vega; il secondo di storia austriaca,
Un dissidio fraterno nella casa d'Asburgo, dove Mattia, vincendo Rodolfo
II, causa la guerra dei Trent'anni, e infine
Libussa, la mitica regina di
Boemia fondatrice di Praga. L'abbondante produzione lirica di
G. è
interessante soprattutto per la conoscenza dell'uomo (Vienna 1791-1872).