Sindacalista e uomo politico francese. Ex calzolaio, militò in
gioventù nel movimento blanquista, orientandosi verso l'attività
sindacale. Dotato di grande combattività e di una coscienza di classe che
lo induceva a diffidare degli intellettuali socialisti di estrazione borghese,
nel 1902 succedette a M. Pelloutier alla guida dei sindacati francesi,
raggruppati nella CGT. Grande agitatore politico,
G. considerava la lotta
quotidiana come un mezzo per educare gli operai all'avversione per il
capitalismo e all'azione destinata a culminare nello sciopero generale
rivoluzionario, teorizzato da Sorel. Egli rimaneva tuttavia fedele all'idea
blanquista, da lui trasformata in una parte essenziale della dottrina
sindacalista rivoluzionaria, secondo cui l'azione rivoluzionaria, sarebbe stata
promossa da una "minoranza cosciente", mentre la grande maggioranza degli operai
sarebbe stata trascinata dalla suggestionabilità di massa. Egli infatti
non nutriva nessuna fiducia nella capacità e volontà
rivoluzionaria della maggioranza degli operai comuni. Contribuì a dare
un'impronta decisamente antimilitarista alla politica della CGT, basata sulla
concezione dello sciopero generale internazionale come mezzo per impedire la
guerra. Nella carta di Amiens egli affermava la completa indipendenza dei
sindacalisti nei confronti dei partiti e la natura rivoluzionaria, e quindi
politica, del movimento sindacale (1875-1922).