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Gravina, Gian Vincenzo.

Letterato italiano. A Napoli, sotto la guida del giurista Serafino Biscardi, G. perfezionò la sua conoscenza della letteratura greca e latina. Nel 1688 si trasferì a Roma dove il mondo dei dotti si raccoglieva attorno a Cristina di Svezia. In questa città fece parte dell'Arcadia col nome di Opico Erimanteo. Nel 1691, sotto lo pseudonimo di Prisco Censorino Fotistico, fece pubblicare un opuscolo polemico intitolato Hydra Mystica, sive de corrupta morali doctrina, in cui fustigava la corruzione romana e attaccava con asprezza la casistica dei gesuiti. Nel 1692 pubblicò il Discorso sopra l'Endimione del Guidi, che costituisce un saggio preparatorio alla sua maggiore opera estetica. A quest'ultimo seguirono un Discorso sulle antiche favole, un dialogo De lingua latina e una Orazione dedicata a Pietro il Grande di Russia. Nel 1699 ottenne alla Sapienza la cattedra di Diritto civile che quattro anni più tardi cambiò con quella di Diritto canonico. Sue opere: In iuris receptioris institutiones; In pontificii iuris institutiones libri III; Originum iuris libri III; Ragion poetica. Nel 1711 G. fondò la nuova accademia dei Quirini: l'anno successivo pubblicò le cinque tragedie, Palamede, Andromeda, Servio Tullio, Appio Claudio, Papiniano, chiara testimonianza del suo spirito antigesuitico e della sua fedeltà a un ideale di poesia molto lontano da ogni arcadica frivolezza (Roggiano Gravina 1664 - Roma 1718).