Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord.

Cartina del Regno Unito

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Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord

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Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Regno Unito di.

Stato (242.514 kmq; 59.645.000 ab.) dell'Europa settentrionale che comprende la Gran Bretagna (ripartita in Inghilterra, Galles e Scozia), l'Irlanda del Nord e circa 5.000 isole minori, tra cui le Orcadi, le Shetland e le Ebridi. L'Irlanda del Nord confina a Ovest e a Sud con l'Eire; la Gran Bretagna si affaccia a Nord, a Sud-Ovest e a Nord-Ovest sull'Oceano Atlantico, a Est sul Mare del Nord, a Sud sulla Manica, a Ovest sul Mare d'Irlanda. Capitale: Londra. Città principali: Birmingham, Glasgow, Liverpool, Manchester, Edimburgo, Bristol, Belfast. Ordinamento: Monarchia costituzionale. Capo dello Stato è il sovrano, il quale nomina il primo ministro, capo del Governo, che esercita il potere esecutivo. Il potere legislativo spetta al Parlamento, che è bicamerale (Camera Alta o dei Lords, 675 membri, e Camera Bassa o dei Comuni, 646 membri). In Galles, Scozia e Irlanda del Nord sono presenti Parlamenti regionali. Amministrativamente il Paese è diviso in distretti e contee. Moneta: sterlina, suddivisa in 100 pence. Lingua: inglese. In Scozia, in Irlanda del Nord e nel Galles permangono gruppi di lingua celtica. Religione: protestante (anglicani, presbiteriani e metodisti), con minoranze cattoliche in Galles e in Inghilterra.

GEOGRAFIA

Morfologia: il R.U. risulta formato da diversi compartimenti, separati da profonde insenature che creano numerosi istmi. Tali insenature ora hanno carattere di estuario (Tamigi, Humber), ora sono costituite da insenature imbutiformi, strette e allungate (firth). A Sud il rilievo consta di gruppi e massicci separati. L'altezza dei monti diminuisce da Nord a Sud (Ben Nevis: 1.343 m; monti del Cumberland: 978 m; Catena Pennina: 973 m). ║ Idrografia: i fiumi britannici sono ricchi d'acqua, e spesso navigabili nel loro corso inferiore. I principali sono: Tamigi (323 km); Severn, che si apre nel Canale di Bristol; Humber, sul cui estuario è Hull; Tyne e Mersey. Nella Scozia il fiume maggiore è il Clyde. La Scozia ha un gran numero di laghi, stretti, allungati, spesso molto profondi, detti loch. Ricco di laghi è anche il Cumberland. ║ Clima: prevale un clima temperato fresco, oceanico, con inverni tiepidi, estati fresche e umidità costante. Le piogge cadono in ogni stagione, con valori massimi nel Cumberland e minimi nel bacino di Londra. Il mese più piovoso è novembre. Caratteristiche sono le nebbie e le foschie, in particolare nel londinese. ║ Flora: la costante umidità favorisce la vita delle piante, mentre la contrastano la violenza dei venti e l'eccessiva acidità del suolo. La vegetazione in origine era boschiva, mentre ora prevalgono le praterie. Vaste estensioni della Scozia, dei Pennini, del Galles e della Cornovaglia sono coperte da brughiere o da torbiere.

Cartina della Gran Bretagna

Cartina della Gran Bretagna

ECONOMIA

Malgrado la rapida evoluzione della situazione politica internazionale creatasi dopo il secondo conflitto mondiale, che l'ha indotto ad abbandonare gran parte dei suoi domini coloniali, il R.U. resta tuttora una delle maggiori potenze economiche mondiali. Al centro di una vasta associazione di Paesi di tutti i continenti (Commonwealth) e in rapporti economici con quasi tutte le regioni del mondo, il R.U., nonostante sia scarsamente dotato delle fondamentali materie prime, è ricchissimo industrialmente; i suoi prodotti raggiungono i più lontani mercati. La sua flotta è, per stazza complessiva, seconda soltanto a quella statunitense. A questa posizione di preminenza il R.U è giuntò grazie alla grande Rivoluzione industriale verificatasi nei primi decenni del XIX sec. Fu in quel periodo che la presenza contemporanea di una serie di circostanze favorevoli, quali le risorse minerarie nel territorio inglese (ferro e carbone), la disponibilità di materie prime, minerarie e agricole, a basso costo, provenienti dalle colonie, i capitali accumulati con i commerci marittimi internazionali, consentirono al R.U., per primo nel mondo, di impiantare una solida industria metalmeccanica e tessile e di acquisire in questi settori posizioni di predominio. Un fattore favorevole all'incremento industriale fu anche il nuovo assetto dell'agricoltura che, con l'ammodernamento dei metodi di conduzione e l'abbandono di certe colture, indusse rapidamente grandi masse di contadini ad abbandonare i campi, mettendo a disposizione degli opifici una mano d'opera numerosa e a basso costo. Il livello attuale della produzione industriale britannica è alimentato in gran parte dalle importazioni di materie prime; il sottosuolo fornisce solo una minima parte del ferro necessario alle industrie del settore, e scarse quantità di stagno e caolino. Il carbone alimenta importanti centrali elettriche. ║ Industria: l'industria meccanica figura al primo posto, con una notevole produzione di automobili, autoveicoli, aeroplani, materiale ferroviario e macchine agricole. Molto redditizia è l'industria cantieristica. Il settore tessile (lana) vanta prodotti di primissima qualità. Nel campo della chimica sono molto sviluppate le industrie di materie plastiche e di fibre sintetiche. Tradizionali sono infine le industrie alimentari e quelle delle bevande alcooliche (whisky scozzese e birra).║ Allevamento: il patrimonio zootecnico è costituito prevalentemente da bovini, suini e ovini; l'allevamento è praticato in aziende di media estensione, ma attrezzate modernamente. L'allevamento degli ovini e dei cavalli è diffuso nella Scozia. ║ Agricoltura: tra le colture agricole primeggiano il grano, la cui produzione completamente meccanizzata ed estensiva assicura rese elevatissime, l'orzo, destinato alla fabbricazione del whisky, e cereali minori; abbastanza diffusa è l'ortofrutticoltura nell'Inghilterra del Sud-Est. Nell'Irlanda del Nord viene praticata la tradizionale industria del lino. Il volume del commercio estero è elevatissimo e caratterizzato da una nettissima prevalenza di importazioni di materie prime e di generi alimentari, e di esportazioni di prodotti dell'industria, di consumo e durevoli. ║ Terziario: grande sviluppo in epoca più recente hanno avuto i settori informatico, della ricerca e delle telecomunicazioni, nonché le attività legate al turismo. Le vie di comunicazione britanniche, infine, vantano una rete ferroviaria tra le più dense del mondo (con oltre 17.000 km), cui si affianca una funzionale rete interna di fiumi e canali navigabili per il trasporto merci. Quest'ultimo è assicurato anche da una flotta mercantile di circa 1.500 unità presenti su tutte le vie di traffico mondiale. I maggiori porti del Paese sono: Londra, Liverpool, Southampton, Swansea, Bristol, Dover, Cardiff, Newcastle e Belfast. Importanti sono anche la rete stradale (con quasi 400.000 km di strade e 3.500 di autostrade) e l'aviazione civile (con 76.376.800 passeggeri trasportati nel 2003). Gli aeroporti principali si trovano a Londra, Manchester, Glasgow, Edimburgo e Birmingham.

STORIA

Il R.U. nacque nel 1707 dall'unione dei Regni di Scozia e di Inghilterra (V.), sotto la sovranità della regina Anna. Sotto i due primi sovrani della nuova dinastia hannoverese, Giorgio I (1714-1727) e Giorgio II (1727-1760), il R.U. vide rafforzarsi il sistema di governo parlamentare. Per quanto rappresentativo, tale sistema, data la ristrettezza del suffragio, aveva carattere essenzialmente oligarchico. Una certa dialettica era consentita dalla presenza in Parlamento di due correnti: Tory e Whig, la cui formazione risaliva agli ultimi decenni del XVII sec. La corrente Tory era espressa dagli esponenti conservatori della proprietà fondiaria, difensori della monarchia degli Stuart e della Chiesa anglicana. La corrente Whig raggruppava gli assertori della libertà religiosa, facendo capo alla classe marittima e imprenditoriale urbana. L'assunzione del Governo da parte del leader whig, R. Walpole, rafforzò l'autorità del Parlamento di fronte al sovrano. Il sistema parlamentare veniva così perfezionato, mentre la pace favoriva lo sviluppo economico del Paese. La scoperta e l'impiego di nuove macchine, unitamente alla formazione di grandi capitali, andavano costituendo le basi della Rivoluzione industriale. Sviluppatasi nella seconda metà del XVII sec., essa portò alla rapida trasformazione del Regno Unito in "officina del mondo". Questo grande processo di trasformazione economica sconvolse le antiche istituzioni e relazioni sociali, spopolò i villaggi e creò il problema dei nuovi centri industriali. La classe media ascese al potere economico e politico, sorse una classe di salariati dell'industria, ossia il moderno proletariato. Nel 1746 entrò a far parte del Governo William Pitt (il vecchio), che portò avanti la politica militare inglese negli anni in cui il Paese, già indebolito dall'ultimo tentativo insurrezionale degli Stuart di riconquistare il trono (1747-48), era impegnato nei conflitti tra coloni inglesi e francesi in America e nella guerra europea per la difesa dell'Hannover. Pitt riuscì a capovolgere le sorti della guerra europea in favore del Regno Unito, a sottrarre il Canada alla Francia (1760) e ad assicurare il predominio inglese in India. Per sostenere queste campagne, fu però costretto a operare inasprimenti fiscali, soprattutto a danno dei coloni americani, provocandone la ribellione e la richiesta di indipendenza. Principale asse di sostegno delle guerre antinapoleoniche, nel 1814 il Regno Unito si ritrovò vittorioso, ma economicamente ridotto allo stremo. Rafforzate dalla vittoria, le forze conservatrici sfruttarono la situazione favorevole per consolidare il loro potere e imporre al Paese una politica improntata al torysmo più reazionario. Il Governo presieduto da R. Liverpool (1812-27) si impegnò soprattutto nella difesa degli interessi fondiari tradizionali contro la concorrenza straniera. Esso era costituito infatti da elementi appartenenti in prevalenza all'aristocrazia fondiaria ed era appoggiato da un Parlamento, in cui prevalevano i rappresentanti della piccola nobiltà terriera. Questa massiccia presenza di elementi poco rappresentativi dei nuovi rapporti di potere economico e sociale era dovuta al fatto che il diritto di voto era regolato da un complesso sistema, basato sulla proprietà, che accordava la qualifica di elettori a non più di 400.000 persone, su una popolazione che superava ormai i 25 milioni. Le circoscrizioni elettorali, a collegio uninominale, erano rimaste quelle del passato, cosicché i rappresentanti della nobiltà terriera erano spesso eletti in circoscrizioni (contee e borghi) ridotte a poche decine di elettori, facilmente manovrabili. Il protezionismo esasperato del Governo Liverpool, sancito dalla Corn Law del 1815, ebbe ripercussioni disastrose sull'occupazione operaia e sul costo dei generi di prima necessità, in particolare del pane. Questo rese ancora più disperate le condizioni di coloro che popolavano gli slum delle sudice città industriali sorte rapidamente popolatesi nel giro di pochi decenni. A questa politica protezionistica si oppose la borghesia imprenditoriale la cui lotta s'intrecciò con le agitazioni operaie. Il Governo rispose adottando misure repressive, tra cui la sospensione dell'Habeas corpus, ovvero al diritto dell'imputato di comparire davanti al giudice per stabilire la causa o la legittimità del suo arresto. I whig riuscirono infine a imporsi e nel 1832 fu votato il Reform Bill che adeguava le circoscrizioni elettorali alla nuova distribuzione della popolazione, ormai prevalentemente concentrata nei centri urbani. Inoltre, la conversione del gruppo conservatore, capeggiato da Robert Peel, alle leggi economiche del libero scambio portò alla soppressione, tra il 1846 e il 1849, delle leggi protezionistiche che danneggiavano gli interessi della classe imprenditoriale. Frattanto, in seguito all'abolizione, nel 1824, delle Combination Laws, che proibivano l'associazionismo e il riconoscimento legale dei sindacati, le associazioni dei lavoratori avevano notevolmente esteso la loro azione. Rilevante era anche l'azione svolta dalle associazioni politiche di varia tendenza radicale: dai "cartisti", sostenitori di una riorganizzazione democratica dell'elettorato e del Parlamento, agli "utilitaristi", seguaci del filosofo J. Bentham, che si battevano per riformare la pubblica amministrazione e il sistema giudiziario. Come movimento politico, il cartismo era una filiazione dell'artigianato benestante londinese. La sua affermazione avvenne però soprattutto tra la popolazione industriale del Nord e ad esso si unirono la Birmingham Union e i Leads, che vi introdussero elementi di estremismo radicale. I cartisti divennero così i maggiori accusatori dei mali dell'industrialismo e si impegnarono in una serie di lotte, tali da sconvolgere la sicurezza interna del R.U. nella prima età vittoriana. Durante l'"età vittoriana" (1837-1901) si ebbe la piena affermazione del liberalismo economico. Grazie a una politica di espansione coloniale che consentiva di importare materie prime e materiale greggio e di esportare manufatti, il Regno Unito andò assumendo le caratteristiche di "officina del mondo". Le innovazioni economiche e sociali non mancarono di ripercuotersi sul piano politico, portando a una serie di riforme liberali in seguito alla pressione esercitata dall'elettorato borghese. Nel 1867 il primo ministro conservatore B. Disraeli operò una radicale riforma elettorale e parlamentare (Rapresentation of the People Act) che raddoppiò il numero degli elettori, consentendo l'accesso al voto della piccola borghesia. L'allargamento del suffragio comportò una nuova strutturazione dei partiti. Nacquero così, nel 1867, la National Union of Conservative and Constitutional Associations e nel 1877 la National Federation of Liberal Associations. Questi due partiti si trasformarono sempre più in due grandi macchine elettorali, alternandosi al potere nei decenni successivi. Anche le associazioni operaie, dopo il crollo del cartismo nel 1848, erano passate dalla rivolta all'organizzazione delle proprie forze, accettando inoltre la dialettica parlamentare e l'industrializzazione come base dell'ordine sociale capitalistico. L'alleanza tra liberalismo e laburismo costituì il tratto caratteristico negli anni in cui il movimento operaio inglese andava sviluppandosi e buona parte delle riforme per cui si erano battute le associazioni popolari furono attuate dal primo ministro liberale W.E. Gladstone (1868-74). Nonostante la presenza in Inghilterra di Marx ed Engels, sino al 1881, tra le numerose associazioni e movimenti politici di impronta socialista non figurò nessun partito marxista. Nel 1881 H. Hyndman fondò la Democratic Federation, trasformata due anni dopo in Social Democratic Federation. Questa fu sostituita a sua volta, nel 1891, dall'Indipendent Labour Party che era anche erede della Fabian Society. Il Partito laburista riuscì ad attrarre un gran numero di lavoratori, sostenendo l'unità della classe lavoratrice, e si caratterizzò sin dalla sua costituzione per la scarsa propensione al dottrinarismo. I laburisti inglesi stabilirono stretti rapporti con i movimenti sociali dell'Europa continentale ed esercitarono una notevole pressione sul Governo. Frattanto il Regno Unito cominciava a perdere la sua posizione egemone di centro della finanza e del commercio mondiale e, negli anni che precedettero la prima guerra mondiale, il Paese fu turbato da gravi conflitti sociali. A determinarli furono, in primo luogo, le rivendicazioni irlandesi dell'autonomia (Home Rule) e le agitazioni dei sindacalisti rivoluzionari. Un grave motivo di turbamento fu anche la campagna delle suffragette. Infatti, dalle iniziali pressioni pacifiche per la concessione del voto alle donne, il movimento femminista, costituitosi nel 1903, passò a forme violente di agitazione, unendosi agli irlandesi e ai sindacalisti rivoluzionari. A questi conflitti sociali il Governo liberale, capeggiato da Asquith, rispose adottando provvedimenti decisamente illiberali che finirono col dividere profondamente l'opinione pubblica. La guerra servì come catalizzatore per riunire le forze del Paese. Asquith fu costretto a dimettersi e, nel novembre 1916, fu costituito un Governo di unione nazionale, comprendente liberali, conservatori e laburisti, sotto la presidenza di D. Lloyd George. La situazione economica si fece estremamente precaria e tra il 1914 e il 1918 il debito pubblico aumentò di quasi 12 volte. Nonostante gli incalcolabili danni provocati dalla distruzione di beni e dalla mancata produzione di ricchezza, nel dopoguerra sembrò che la crisi potesse essere rapidamente superata. La politica economica adottata dal Governo conservatore costituitosi dopo la rottura della coalizione tripartita nell'ottobre 1922 favorì la ripresa e nel 1925 poté essere ristabilita la parità aurea per la sterlina. Le elezioni del novembre 1923 videro un notevole calo dei conservatori e ciò consentì ai laburisti e ai liberali di costituire una coalizione di Governo presieduta dal laburista J.R. Mac Donald. Le basi su cui poggiava la rinascita economica britannica erano in realtà assai meno solide di quanto non apparisse. In quegli anni, infatti, il numero dei disoccupati rimase al di sopra del milione; le esportazioni non riuscirono più a raggiungere i livelli prebellici e le nuove industrie furono superate da quelle degli Stati Uniti, che sottrassero al R.U. la supremazia sui mercati mondiali. Il Paese era inoltre turbato da gravi tensioni sociali che rischiarono di raggiungere un punto di rottura rivoluzionaria nel maggio 1926, quando lo sciopero dei minatori si estese a tutti i settori produttivi e del pubblico impiego. Il Governo rispose proclamando lo stato d'assedio e nel 1927 cercò di consolidare la propria vittoria sui sindacati varando il Trades Disputes Act, che definì illegali gli scioperi generali e regolò l'impiego dei fondi sindacali. Investito dalla crisi economica che aveva colpito nel 1929 gli Stati Uniti, il Regno Unito riuscì a superare la crisi attraverso una serie di provvedimenti d'emergenza, arrivando a ridurre anche il numero dei disoccupati che, nel 1933, aveva superato i tre milioni. Ciò avveniva mentre la situazione politica internazionale, con l'avvento del Fascismo in Italia e del Nazismo in Germania, andava deteriorandosi, aprendo un periodo di tensioni che dovevano portare alla guerra. Inizialmente il Governo inglese, presieduto da N. Chamberlain, sostenne la cosiddetta politica dell'appeasement, secondo cui non conveniva opporsi con intransigenza alle richieste espansionistiche dei dittatori nazi-fascisti, poiché essi si proponevano obiettivi limitati. Bisognava invece fare in modo che la situazione si risolvesse pacificamente attraverso una serie di ragionevoli e tempestive concessioni ai regimi nazifascisti. Dimostratasi totalmente errata questa teoria, dal 1939 al 1945 il Regno Unito dovette sostenere l'enorme peso della guerra, sotto la guida di W. Churchill, succeduto a Chamberlain nel maggio 1940. Il compito di riportare il Paese a un'economia di pace e di prosperità fu assunto dal Governo laburista presieduto da C. Attlee, costituitosi dopo la schiacciante vittoria riportata dai laburisti alle elezioni del luglio 1945 (393 seggi contro i 188 conservatori e i 12 liberali). Per quanto costretto a seguire una linea di austerity, il nuovo Governo attuò una notevole politica sociale e assistenziale, tendente a realizzare una generale protezione pubblica dell'individuo e della famiglia. Fu inoltre impostata una politica tendente a liquidare l'ormai inutile e gravoso impero coloniale britannico. Le riforme sociali introdotte dai laburisti non furono eliminate dai conservatori, tornati al potere nel 1951 sotto la guida del vecchio Churchill. Essi però non mancarono di irrigidirsi su posizioni decisamente conservatrici, soprattutto durante il ministero Eden (1955-57). Egli infatti seguì una politica deflazionistica all'interno e antidistensiva all'estero, culminata nell'impresa di Suez del novembre 1956. La situazione non migliorò molto dopo le dimissioni di Eden e la costituzione dei governi conservatori presieduti da H. Macmillan e A.F. Douglas-Home. Sconfitti nelle elezioni del novembre 1964, i conservatori lasciarono una pesante eredità al Governo laburista presieduto da Harold Wilson. La precaria situazione economica compromise sin dall'inizio l'attuazione dei programmi di rinnovamento del Paese con cui i laburisti si erano presentati agli elettori. Non vi fu alcuna sostanziale alternativa dato che, anziché dedicarsi all'attuazione dei propri programmi di avanzamento tecnologico e scientifico, nonché di perfezionamento delle riforme sociali del dopoguerra, il Governo laburista dovette impegnarsi nell'ardua impresa di risanamento economico-finanziario del Paese. Le inadempienze e le difficoltà del Governo Wilson non mancarono di scuotere la fiducia dell'elettorato laburista che pure, nelle elezioni del marzo 1966, aveva riconfermato la propria fiducia a Wilson, consentendogli di consolidare la propria maggioranza parlamentare (363 seggi contro 253 conservatori e 12 liberali). La situazione economica ebbe anche ripercussioni sulla politica estera. Furono accelerati i tempi per la liquidazione degli impegni di grande potenza, fu operata una drastica diminuzione delle spese militari, stabilito il ritiro anticipato da Aden (dicembre 1967) e poste le premesse per l'abbandono di Singapore e di Malta. Contemporaneamente si ebbe la conversione all'europeismo, per quanto i tentativi di adesione alla CEE rimanessero senza esito a causa del vento contrario della Francia gollista. Pur avendo puntato sulle elezioni anticipate, facendo assegnamento sul momento favorevole, Wilson non riuscì a guadagnare la fiducia dell'elettorato e nel giugno 1970 dovette cedere il Governo al conservatore Edward Heath. Il leader conservatore avviò una politica centrista che, nell'ambito della politica interna, verteva essenzialmente sui problemi di ordine economico e, in campo internazionale, aveva come impegno centrale l'ingresso del Regno Unito nella CEE. La politica del Governo conservatore, per quanto elastica ed accorta, non riusciva a sanare gli antichi mali, e le questioni economiche di fondo rimanevano in gran parte aperte. Per meglio affrontare la sfida economica del 1973, dopo l'ingresso del Regno Unito nel Mercato Economico Europeo, nel novembre 1972 Heath operò un rimpasto di Governo. Altrettanto venne fatto dai laburisti nel loro Governo ombra, in vista di un ritorno al potere. Consapevoli di dover prendere le distanze dai conservatori per guadagnare al Partito voti a sinistra e impostare una linea diversa da quella della gestione del potere che aveva caratterizzato il Governo wilsoniano, i laburisti nel congresso di Southport nell'ottobre 1973 deliberarono un ritorno del Partito a sinistra, sulla base di un programma che prevedeva l'ampliamento del settore pubblico dell'economia con nuove nazionalizzazioni, espropriazioni di aree pubbliche, municipalizzazione degli alloggi, istituzione di una tassa progressiva sul patrimonio, gratuità dei trasporti urbani, ecc. Al programma laburista si contrapponeva quello approvato dal congresso conservatore che confermava la fiducia alla linea Heath. La posizione del Governo e del Paese andò facendosi sempre più difficile, soprattutto per la crisi economica, dovuta in primo luogo all'aumento dei prodotti petroliferi, tanto da indurre il Governo a riconoscere esplicitamente l'impossibilità di attuare programmi di sviluppo e a prendere drastici e impopolari provedimenti restrittivi dei consumi. In tal modo venne a crearsi una situazione di scontro tra Governo e sindacati, per risolverla vennero indette elezioni anticipate per il 28 febbraio 1974. La via socialista proposta dal Labour non ottenne la maggioranza dei consensi dell'elettorato, ma i laburisti riuscirono egualmente a imporsi sui conservatori, ottenendo 301 seggi contro 296, pur avendo i conservatori ottenuto più voti (11,9 milioni contro 11,6 dei laburisti). Ai liberali andarono sei milioni di voti e solo 14 seggi. Di fronte al rifiuto dei liberali di entrare in una coalizone di Governo con i conservatori, Heath si dimise e l'incarico di formare il nuovo Governo veniva dato a Wilson. Pur conferendo alcuni incarichi a esponenti della sinistra: M. Foot (occupazione), A. Wedgwood Benn (industria), Barbara Castle (servizi sociali) Wilson venne a trovarsi nell'impossibilità di attuare le riforme previste dal programma elettorale laburista, data l'opposizione dei liberali, che fecero mancare i voti necessari per l'approvazione di leggi, come quella che prevedeva la nazionalizzazione di numerose grandi industrie. Il Governo laburista precisò i punti fondamentali della propria politica economica, predisponendo un vasto programma e preparandosi a una nuova consultazione elettorale, indetta per l'ottobre successivo. Le elezioni confermarono la fiducia dell'elettorato ai laburisti che non riuscirono tuttavia a ottenere un consistente margine di maggioranza: 319 seggi (11,4 milioni di voti, pari al 39,3%), contro i 276 conservatori (10,4 milioni di voti, 35,8%) e 13 liberali (5,3 milioni, 18,3%). Pur potendo contare su tre soli voti di maggioranza, Wilson si impegnò ad attuare un programma di Governo, caratterizzato dalla nazionalizzazione dell'industria aeronautica, dei cantieri navali, delle aree fabbricabili di interesse pubblico, del petrolio del Mare del Nord. I risultati delle elezioni ebbero come conseguenza la caduta di Heath da capo del Partito conservatore, sostituito da Margaret Thatcher, che operò una decisa sterzata a destra del Governo-ombra conservatore, per creare una più precisa contrapposizione tra torysmo e laburismo. Tenendo fede a uno dei punti del programma elettorale laburista, il 5 giugno 1975 veniva indetto il primo referendum popolare della storia inglese, per decidere se il Paese dovesse o no rimanere nella Comunità europea. Il risultato fu affermativo, sia pure con un margine di maggioranza non molto ampio: 63,4% (17,3 milioni di sì e 8,4 milioni di no). Rafforzata la propria posizione, Wilson decise di liberarsi dalla scomoda presenza del leader della sinistra Wedgwood Benn come ministro dell'Industria e procedette a un rimpasto ministeriale che spostava Benn al ministero dell'Energia, sostituendolo all'Industria col più malleabile Eric Varley e operando vari altri spostamenti e sostituzioni, mentre venne confermato James Callaghan come ministro degli Esteri. Furono poi adottate misure antinflazionistiche e richiesto il consenso dei sindacati per una limitazione della richiesta di aumenti salariali per fronteggiare una situazione economica molto pesante, tanto da far registrare nel 1975 un livello record del numero dei disoccupati (il 5,4% della popolazione attiva). In seguito all'opposizione sindacale e all'acuirsi della questione irlandese, nel 1976 il premier Wilson rassegnò le dimissioni e al suo posto fu eletto J. Callaghan, sia alla guida del Partito laburista che nella carica di primo ministro, il quale riuscì a ridurre il tasso d'inflazione dal 26% al 7,8%. Tale conquista però, essendo il risultato di una dura politica di austerità, suscitò il dissenso operaio, culminato nello sciopero del gennaio 1979, che paralizzò il Paese. A causa di ciò la Camera dei Comuni approvò il voto di sfiducia a Callaghan, indicendo nuove elezioni per il maggio seguente. Le consultazioni decretarono la vittoria dei conservatori e la regina Elisabetta nominò la Thatcher primo ministro. Il nuovo Governo basò la sua strategia economica sulla teoria del monetarismo, prefiggendosi il congelamento dell'economia. Oltre a non ottenere i risultati auspicati, tale linea provocò opposizioni e disordini in numerose città, violentemente repressi dalla forza pubblica. Un altro grave problema che la Thatcher si trovò ad affrontare fu quello relativo all'Irlanda del Nord, dove l'IRA aveva intensificato le sue azioni: nel 1979 18 militari inglesi caddero vittime di una azione terroristica nell'Ulster. Due anni dopo la situazione precipitò ulteriormente, quando alcuni militari dell'IRA detenuti nelle carceri britanniche morivano in seguito a uno sciopero della fame, attuato per ottenere il riconoscimento dello status di prigionieri politici. Nel 1982, in seguito all'occupazione delle Isole Falkland da parte dell'Argentina, il Regno Unito intervenne militarmente riprendendo in breve il controllo delle isole. Negli anni successivi la Thatcher, uscita trionfatrice dalle elezioni del 1983, dovette affrontare la difficile situazione interna, in particolare il lungo sciopero dei minatori e il riacutizzarsi della questione irlandese. Nel 1984 la stessa Thatcher scampò di misura ad un attentato, organizzato dall'IRA. L'orientamento antieuropeista assunto dalla Thatcher costituì uno dei principali motivi della caduta di consenso della premier inglese nel suo stesso partito, tanto che fu costretta a presentare le dimissioni nel novembre 1990. Le successe nella carica di primo ministro il conservatore John Major, al quale venne riconfermato l'incarico nelle elezioni dell'aprile 1992. Nel novembre dello stesso anno, il governo del Regno Unito diede la propria adesione al Trattato di Maastricht. Alla fine del 1993, dopo un anno caratterizzato da violenti attentati, per la prima volta il Governo britannico si dichiarò pronto ad aprire un dialogo con l'IRA; le trattative si conclusero il 31 agosto 1994 con lo storico annuncio dell'interruzione delle attività militari da parte dell'esercito terrorista dell'Ulster. Nel 1995 venne stipulato un accordo tra i Governi di Londra e Dublino, per avviare un processo di pace fondato sull'autodeterminazione della popolazione dell'Ulster. Nel 1996 fu annunciata la cessazione della tregua armata stabilita in precedenza dall'IRA e nella capitale inglese si verificò una serie di gravi attentati terroristici. In seguito alle persistenti difficoltà economiche e sociali, il Governo Major subì un progressivo indebolimento che si manifestò dapprima alle elezioni amministrative del 1995 e poi alle politiche del 1997 che registrarono, dopo 18 anni di Governo conservatore, il trionfo del Labour Party, che conquistò la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera dei Comuni ed elesse nuovo premier Tony Blair. Sotto il suo Governo si compì un passo decisivo nella risoluzione della questione irlandese: con l'impegno decisivo dei Governi inglese e irlandese e con la mediazione statunitense si giunse nel 1998 agli Accordi di Pasqua, che sancirono l'autodeterminazione dell'Irlanda del Nord, pur sotto la sovranità del Regno Unito. Il processo di pacificazione dell'Ulster proseguì tra fasi alterne. Nel 1999 si insediò a Belfast il Governo autonomo misto formato da cinque ministri cattolici e cinque protestanti, ma dopo soli due mesi le autorità britanniche ripresero il controllo della regione, in seguito al mancato inizio del disarmo dell'IRA. Nel 2000 il comando dell'IRA annunciò la propria decisione di deporre le armi, dichiarandosi disponibile a ispezioni degli arsenali militari da parte di una commissione indipendente capeggiata dall'ex presidente finlandese Martti Ahtisaari e dall'ex segretario dell'ANC sudafricano Cyril Ramaphosa. Nel 2001 numerose difficoltà minacciarono la sicurezza di Blair. Le due emergenze encefalopatia spongiforme bovina (malattia della "mucca pazza") e afta epizootica misero in ginocchio l'agricoltura britannica; vennero abbattuti migliaia di capi di bestiame in tutto il Paese per impedire la diffusione dell'epidemia. In febbraio un grave incidente ferroviario nel Nord dell'Inghilterra riportò al centro del dibattito la questione della sicurezza delle ferrovie britanniche, la privatizzazione delle quali aveva portato con sé un netto peggioramento degli standard di sicurezza. In seguito a questa situazione delicata, Blair decise il rinvio di un mese delle elezioni amministrative, spostate al 7 giugno. Nel loro nuovo manifesto elettorale, i laburisti ripresero molti degli impegni assunti quattro anni prima (maggiori investimenti nella sanità e nella scuola, aumento del numero dei poliziotti per garantire maggior sicurezza e miglioramento del sistema dei trasporti), facendo proprie alcune tematiche conservatrici. Le consultazioni terminarono con la vittoria di Blair che, pur perdendo alcuni seggi rispetto alle elezioni del 1997, riuscì a conservare la maggioranza assoluta. Per quanto riguarda l'Irlanda del Nord, lo Sinn Féin divenne a Westminster il primo partito nazionalista nord-irlandese. Sul piano delle relazioni internazionali, Blair rafforzò il ruolo di stretto collaboratore degli Stati Uniti, nonostante il cambio al vertice della Casa Bianca. Ciò venne confermato dai nuovi raid contro l'Iraq (16 febbraio) e, in particolare, dalla decisione comune di attaccare l'Afghanistan dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 alle Torri Gemelle e al Pentagono. Suscitò molte polemiche la nuova legge antiterrorismo presentata dal ministro degli Interni David Blunkett, nell'ambito del rafforzamento delle misure di sicurezza messo in atto per scongiurare nuovi attentati. Le elezioni amministrative locali del 2002 decretarono la vittoria dei laburisti e l'importante risultato dell'estrema destra rappresentata dal British National Party, che ottenne la più alta percentuale dei consensi dalla fine degli anni Settanta. Durante l'anno i già intensi rapporti con gli Stati Uniti si rafforzarono, soprattutto per quanto riguarda l'atteggiamento nei confronti dell'Iraq, accusato di possedere armamenti di distruzione di massa. Nel marzo 2003, considerati fallimentari gli sforzi dell'ONU di procedere al disarmo forzato del Paese medio-orientale e ricevuto il netto rifiuto da parte del presidente iracheno Saddam Hussein di lasciare il potere e il Paese, Regno Unito e Stati Uniti diedero inizio alla campagna militare congiunta denominata Shock and awe (letteralmente "scuoti e sgomenta", riportato comunemente in italiano con "colpisci e terrorizza") che prese avvio ufficialmente il 20 marzo con il primo bombardamento della città di Baghdad. La politica sull'Iraq del premier Blair diede origine a dissensi all'interno del Partito laburista, sfociati in alcune dimissioni eccellenti, tra cui quella di Robin Cook, ministro delle Relazioni con il Parlamento. Sul fronte di guerra, le truppe britanniche operarono prevalentemente nel Sud dell'Iraq, dove il 4 aprile portarono a compimento, dopo diversi giorni d'assedio e di aspra battaglia, la presa di Bassora, seconda città del Paese. Con la fine ufficiale delle ostilità (maggio 2003), non finirono le polemiche riguardanti la partecipazione britannica e soprattutto la reale opportunità del conflitto. Nel mese di agosto lo scienziato David Kelly, consigliere militare governativo, implicato in una questione riguardante una serie di rivelazioni televisive nelle quali veniva messa in dubbio la validità del rapporto contenente le prove che Saddam fosse in possesso di armi di distruzione di massa, venne trovato morto. Ufficialmente si parlò di suicidio, ma la sua scomparsa rinfocolò sempre più le perplessità della popolazione britannica, diminuendo al contempo la popolarità del primo ministro Blair. La crisi del premier laburista non impedì però che il suo partito avversario, quello dei Conservatori, si trovasse in una grave crisi interna che portò alla sostituzione del leader Iain Duncan Smith con l'ex ministro dell'Interno Michael Howard (novembre). Alla fine di novembre, in Irlanda del Nord si tennero le elezioni per il rinnovo dell'Assemblea nazionale sospesa da 13 mesi. Il permanere di un clima di tensione all'interno della provincia irlandese del Regno Unito favorì l'avanzamento dei partiti più estremisti dei due schieramenti protestante e cattolico. Primo partito protestante risultò essere il Partito democratico unionista (DUP), guidato dal reverendo Ian Paisley, che con 30 seggi superò il moderato Partito unionista unitario (UUP) dell'ex primo ministro - e premio Nobel per la pace nel 1998 - David Trimble, fermo a 27 seggi. Per parte cattolica primo partito risultò lo Sinn Féin di Gerry Adams che conquistò 24 seggi, avendo la meglio sui moderati cattolici dello Sdlp (Partito socialdemocratico-laburista). Nel marzo 2005 il Governo Blair varò la nuova legge antiterrorismo, comprendente provvedimenti più duri e rapidi per i cittadini sospettati di terrorismo. In campo economico - riduzione della disoccupazione, della povertà e investimenti nei servizi pubblici - il premier raggiunse ottimi risultati, soprattutto se confrontati con quelli dei tre grandi Stati dell’Europa continentale (Italia, Francia e Germania). Questa sua politica venne premiata in occasione delle elezioni legislative del 5 maggio, che sancirono la terza vittoria consecutiva dei laburisti di Tony Blair, un'impresa mai riuscita prima ad alcun Governo laburista. Il premier, però, fortemente criticato per l’intervento in Iraq e per la politica interna (politica sull’immigrazione, riforma costituzionale, processo di pace in Irlanda del Nord, lotta contro il crimine e il terrorismo), vide il suo partito perdere 66 seggi in Parlamento rispetto alle elezioni del 2001, permettendo a Tories e a liberaldemocratici di guadagnare spazio sulla scena politica. In Ulster le consultazioni elettorali decretarono la sconfitta dell'UUP (e il conseguente ritiro dalla politica del suo leader David Trimble) e l'avanzata del DUP, dello Sinn Féin, dei socialdemocratici e dei laburisti. Il nuovo governo Blair in politica interna dovette affrontare temi importanti quali la gestione delle finanze, la spesa pubblica, la crescita economica, le pensioni, la politica per l’infanzia e l'occupazione, nonché il malcontento della popolazione per l’alleanza con l’America di Bush. Il 1° luglio il Regno Unito assunse la presidenza dell’Unione europea, subentrando al Lussemburgo. In un momento di forte crisi politica della Ue, Blair sottolineò la necessità di una modernizzazione dell’Europa, puntando sul rafforzamento del ruolo delle regioni e degli enti locali. Il 7 luglio Londra fu sconvolta da quattro attentati terroristici, rivendicati dalle brigate Abu Hafs al Masri, gruppo legato ad Al-Qaeda. Le esplosioni provocarono oltre 50 vittime accertate e decine di feriti. A due settimane di distanza (21 luglio), alcune deflagrazioni di minori entità riacutizzarono la tensione nella capitale britannica, facendo tornare l'incubo terrorismo. Agli inizi di dicembre fu approvato il Civil Partnership Act, provvedimento che legalizzava i matrimoni omosessuali. A fine mese un altro provvedimento legislativo, valido per l'Inghilterra e il Galles, permise le adozioni per le coppie gay e di fatto. Nel febbraio 2006 il Parlamento approvò due misure fortemente volute dal premier nell'ambito della lotta al terrorismo, ovvero la reintroduzione della carta d'identità (abolita nel 1952) e l'introduzione del reato di "esaltazione di terrorismo". Nel settembre successivo Blair annunciò di voler lasciare a breve la leadership del partito laburista e, nell'arco di un anno, la guida dell'Esecutivo. Nel febbraio del 2007 Blair espresse la volontà di ridurre nei mesi successivi il numero dei soldati britannici in Iraq, confermando che il contingente sarebbe comunque rimasto nel Paese fino al 2008 per addestrare le forze dell'ordine irachene. Blair rassegnò le dimissioni da primo ministro il 27 giugno 2007 e lo stesso giorno gli succedette Gordon Brown (V.), fino ad allora cancelliere dello Scacchiere. Brown aveva già preso il posto di Blair alla guida del partito laburista pochi giorni prima, il 24 giugno. Il primo test elettorale dopo la nomina a premier ebbe per Brown un esito disastroso: alle amministrative di Galles e Inghilterra del maggio 2008 i laburisti persero 331 consiglieri e nove Comuni, mentre i conservatori conquistarono 256 seggi e 12 Municipi e i liberal-democratici guadagnarono 34 consiglieri e un nuovo Comune. A livello nazionale i laburisti, con un umiliante 24%, si ritrovarono ridotti, percentualmente, al rango di terzo partito, alle spalle non soltanto dei conservatori ma perfino dei liberal-democratici, il peggiore risultato degli ultimi 40 anni. David Cameron, il giovane leader dei conservatori, riportò i Tories ad essere una forza nazionale. La definitiva sconfitta venne suggellata dalla caduta anche dell'ultimo baluardo laburista: Ken Livingstone, popolarissimo sindaco di Londra eletto nel 2000 e poi riconfermato nel 2004, venne scalzato da Boris Johnson, il candidato conservatore che, con oltre un milione di voti - pari al 43% - staccò di ben sei punti percentuali il suo avversario. Il trend negativo venne confermato anche alle europee del 2009 in cui il partito del primo ministro ottenne solo il 16% dei consensi, al minimo storico. I Tories di Cameron, con il 27%, divennero la prima forza politica, seguiti - con il 17% - dall'United Kingdom Independence Party (Ukip), populista ed euroscettico. I liberaldemocratici si attestarono intorno al 14%; per la prima volta in un voto su scala nazionale, il British National Party (Bnp), formazione di estrema destra xenofoba capeggiata da Nick Griffin, ottenne due eurodeputati. Il 29 aprile 2011 il principe William, secondo in linea di successione al trono del Regno, Unito, ha sposato Catherine Elizabeth Middleton, detta Kate, sua collega di studi alla St. Andrew's University. La cerimonia, celebrata nell'abbazia di Westminster, è stata seguita per televisione da oltre due miliardi di persone.

Le nozze di William e Kate

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ANTROPOLOGIA

Nella precedente popolazione originaria di tipo bruno penetra, con le invasioni anglosassoni dalla Germania e dalla Scandinavia, il tipo biondo. Le colorazioni meno intense della pelle, degli occhi e dei capelli si riscontrano nella zona più orientale dell'isola. Al contrario, pigmentazioni più forti sono presenti nel Galles, nella penisola Galloway, nella Cornovaglia e in alcune zone dell'interno. La statura, nell'insieme, è una delle più elevate fra i gruppi umani conosciuti. Il valore medio minimo si incontra nel Galles meridionale. Oltre che nella zona di Londra, la popolazione si addensa nei bacini carboniferi del Galles (Cardiff, Swansea) e di Newcastle, nelle Lowlands scozzesi (Glasgow, Edimburgo) e nelle aree industriali del Lancashire (Liverpool e Manchester), di Leeds, di Bradford, di Birmingham e di Sheffield.

LINGUA

Idioma ufficiale del R.U. è l'inglese, diffuso anche nell'Irlanda del Nord e lingua ufficiale di alcuni stati del Commonwealth. Tale lingua risale ai dialetti anglosassoni, all'interno dei quali erano presenti notevoli influenze scandinave. Su questa base di origine germanica s'innestò il normanno che, a partire dal 1066, divenne la lingua parlata dalla classe dominante; il lessico - soprattutto i termini politici, sociali, amministrativi e quelli del linguaggio artistico e militare - risultò così notevolmente arricchito. A partire dal XIII sec. il francese, lingua dell'aristocrazia normanna, che aveva sostituito l'anglosassone come lingua letteraria, si venne gradatamente indebolendo per la scarsa preparazione e sensibilità culturale dei normanni. L'abolizione del francese come lingua ufficiale dei tribunali data dal 1362. A partire da questo periodo si venne affermando l'inglese anche come lingua letteraria con l'opera di Chaucer. La lingua inglese si diffuse ulteriormente nell'età di Shakespeare e successivamente, nel XIX sec., nel periodo romantico.

LETTERATURA

Dall'anno della conquista normanna (1066) al momento dell'affermazione di Chaucer la lingua inglese attraversò un periodo di adattamento che la rese gradatamente adeguata all'espressione letteraria. In questa fase la lingua francese rappresentò la lingua ufficiale del Regno e l'inglese fu parlato solamente dalle classi inferiori. Per due secoli il francese, l'inglese ed il latino furono le tre principali lingue parlate dalle isole britanniche. Fino al 1300 la produzione letteraria in inglese fu di scarso valore e venne indirizzata quasi esclusivamente al popolo. La letteratura colta si serviva del latino o del francese; in latino è la stessa Historia regum Britanniae del vescovo Goffredo di Monmouth dalla quale si è soliti datare (1140) l'inizio della prosa narrativa inglese. Ebbe inoltre grande diffusione il ciclo di re Artù, al quale si richiamò il primo poema inglese, il Brut di Layamon. Allo stesso ciclo si rifecero il Sir Gawain and the green Knight (1375) e il poema gallese Mabinogion. La lirica del XIII sec. fu largamente influenzata dalla contemporanea cultura francese. Fu tuttavia con Chaucer che la lingua inglese trovò la sua autonomia e la propria pienezza letteraria. Chaucer, partito dall'imitazione del Roman de la Rose, si rifece anche all'opera dei novellieri del Trecento italiano, in particolare a quella di Giovanni Boccaccio. I suoi Racconti di Canterbury offrono una descrizione della società del suo tempo dal punto di vista della borghesia, emergente come classe sociale. Dopo Chaucer la letteratura inglese continuò a servirsi del latino per le opere in prosa; particolare importanza ebbero poi generi come il dramma medioevale e altre opere teatrali di argomento profano. Le prime influenze della cultura umanistica sulla letteratura inglese si avvertono nel 1540, quando venne istituito a Oxford l'insegnamento della lingua latina. Le principali opere di questo periodo vennero ancora scritte in latino: l'Utopia di Tommaso Moro e l'Instauratio Magna di Francesco Bacone. Lo sviluppo dell'umanesimo fu ostacolato dall'azione dei riformatori religiosi che spinsero gli intellettuali ad occuparsi soprattutto di problemi filosofici e religiosi. Particolare importanza ebbe in questo contesto la traduzione della Bibbia, condotta da Thomas Cranmer. Le tendenze calvinistiche influenzarono successivamente tutta la cultura inglese improntandola ad un severo rigore morale. La poesia risentì dell'influsso del Petrarca e dei petrarchisti (Cariteo, Serafino, Aquilano) mentre il teatro si rifece a modelli classici e principalmente a Seneca, il cui teatro venne tradotto in inglese nel 1581. Vennero inoltre prodotte numerose imitazioni dei commediografi Plauto e Terenzio. L'influenza della cultura italiana fu presente anche nei drammaturghi del periodo successivo. La novellistica italiana, specialmente il Bandello, venne largamente utilizzata anche da autori quali John Lyly e Sir Philip Sidney, che scrisse nel 1580 l'Arcadia. Nel periodo elisabettiano la poesia lirica raggiunse momenti estremamente significativi per merito di autori come George Peele e John Lyly. Ma di grande rilievo fu soprattutto la produzione teatrale, che venne illustrata da artisti come John Ford, autore di 'Tis pity she's a whore (1633), John Webster, autore di The white devil (1608) e The Duchess of Malfi (1614), Christopher Marlowe, autore di Doctor Faustus. La massima espressione del teatro elisabettiano è rappresentata dall'opera di William Shakespeare. Nella sua produzione si alternano i motivi patriottici, storici e temi tratti dalle più antiche leggende inglesi, a cui si accompagna un'attenta analisi dell'animo umano e delle sue contraddizioni. La grande lezione di Shakespeare venne in parte raccolta da Ben Johnson, autore di drammi e di commedie in cui si riflettono influenze della cultura continentale. La chiusura dei teatri, dichiarata nel 1642 dal Parlamento inglese, rappresentò un duro colpo per l'attività dei drammaturghi e un momento di freno per l'ulteriore sviluppo della produzione teatrale. Ricordiamo tra i più significativi poeti dell'epoca Thomas Watson e Edmund Spenser, mentre tra i prosatori Francesco Bacone, Robert Burton, autore di Anatomy of Melancholy, e Robert Greene. Nel periodo immediatamente precedente il 1600 si ebbe anche una notevole fioritura di sonettisti tra i quali citiamo S. Daniel, T. Lodge, M. Drayton e G. Fletcher. Successivamente, nei primi anni del regno di Giacomo I i poeti manifestarono la tendenza a ispirarsi ad argomenti di carattere scientifico quasi per reazione alla semplicità dei sonettisti; tale reazione culminò nell'opera di John Donne e, nella prosa, nelle opere di Sir Thomas Browne. Successivamente, nella prima metà del XVII sec., la letteratura e la società inglesi vennero dominate dal trionfo dello spirito puritano (rappresentato in politica dalla dittatura di Oliver Cromwell). Agirono in questo periodo alcuni tra i maggiori prosatori della letteratura inglese: Donne, Lancelot Andrewes e Jeremy Taylor. Appartiene a questa fase la versione della Bibbia detta l'Authorized version edita nel 1611. Nella poesia la tradizione di Donne venne continuata da autori come Dryden e John Cleveland, appartenenti alla cosiddetta corrente metafisica. La reazione a questa corrente venne condotta dai cavalier poets: Thomas Carew, Richard Lovelace e Robert Herrick, che trassero ispirazione da temi classici. Il maggiore poeta dell'epoca è però John Milton, il cui Paradise Lost rappresenta sia il punto d'arrivo della tradizione dei poemi cavallereschi sia il tentativo di conciliare nell'espressione poetica gli ideali del Rinascimento con quelli della Riforma. Nel 1678 apparve il Pilgrim's Progress di John Bunyan che rappresentò il più popolare dei libri ispirati alla fede negli ideali del puritanesimo. Il periodo della restaurazione fu particolarmente influenzato dalla cultura francese che i cortigiani portarono in Inghilterra dopo il loro lungo periodo di forzato soggiorno nel regno di Francia. Questa influenza francese è particolarmente evidente nelle tragedie di John Dryden, che incontrarono larga fortuna. Nello stesso periodo si diffuse il genere del teatro burlesco, il cui massimo autore fu Samuel Butler. Come reazione alle correnti letterarie del periodo precedente, venne fondata nel 1662 la Royal Society, il cui obiettivo era quello di adeguare la lingua letteraria alla parlata comune. La letteratura dell'epoca della Restaurazione si arricchì inoltre di numerose composizioni di genere satirico e di una serie di commedie scritte, con estrema intelligenza e gusto, da autori tra i quali G. Farquhar e W. Congreve. La fine dei conflitti di religione sancita dal Toleration Act (1689) diede origine ad un forte movimento razionalista il cui principale esponente fu George Berkeley. In campo strettamente letterario questa tendenza fu illustrata da Jonathan Swift, che con i suoi Viaggi di Gulliver offrì un potente affresco della società del suo tempo, mentre in poesia Alexander Pope seppe inserire nei suoi lavori tutto lo spirito brillante del XVIII sec. La fase di passaggio attraversata in quegli anni dalla società inglese mise in primo piano l'importanza dei costumi e dei rapporti fra gli individui. Tale interesse per i costumi individuali si rifletté, in campo letterario, in una decisa reazione allo stile che aveva prevalso nel corso della Restaurazione, intessuto di licenziosità più che di capacità descrittiva. Il momento di trapasso dal saggio al romanzo venne illustrato da autori come Swift e Daniel De Foe, mentre in campo teatrale si ebbe un ritorno ai modelli neoclassici derivati dalla commedia francese. Il maggiore autore teatrale di questo periodo fu Richard Brinsley Sheridan, che con il suo La scuola degli scandali offrì un'acuta descrizione della società della sua epoca. La nuova borghesia commerciale trovò la sua espressione letteraria nel romanzo, che ebbe in Daniel De Foe il suo primo autore moderno. La sue opere più significative (Robinson Crusoe, Moll Flanders, ecc.) rappresentano un quadro efficace della nuova classe in ascesa. Ricordiamo inoltre autori come Samuel Richardson e Oliver Goldsmith. Alle opere di quest'ultimo, imbevute di sentimentalismo, si oppose il realismo di Henry Fielding, che con il suo Tom Jones impostò, all'interno di una macchina narrativa dall'impianto perfetto, la descrizione di situazioni e personaggi emblematici di un certo ambiente dell'Inghilterra del XVIII sec. La lezione di Fielding venne raccolta da narratori come Tobias Smollet, che fu traduttore e giornalista, oltre che autore di opere storiche. Il culmine dell'evoluzione del romanzo venne raggiunto da Laurence Sterne, che nelle sue opere tese a una completa libertà narrativa. In poesia la seconda parte del XVIII sec. venne dominata dalla figura di Samuel Johnson, il quale rivendicò ai letterati la piena indipendenza di giudizio al di fuori delle protezioni di mecenati e con il quale si espressero, anche in campo letterario, le medesime tendenze verso il razionalismo, suggerite in filosofia da David Hume. In questo periodo Thomas Parnell diede inizio alla cosiddetta poesia sepolcrale che trovò successivamente in Thomas Gray (Elegia scritta in un cimitero di campagna) il proprio rappresentante più efficace. Tale tradizione venne continuata da Robert Blair con il suo poemetto La Tomba. Verso la fine del secolo prese avvio il movimento romantico il cui primo alfiere fu James Macpherson che, con il suo Ossian, portò la letteratura inglese verso la ricerca di ideali che fossero opposti a quelli del tempo presente e che, secondo una tendenza che avrebbe presto percorso tutta l'Europa, venivano ricercati in un Medioevo particolarmente idealizzato. I primi esponenti della corrente romantica furono Thomas Percy, Horace Walpole e William Cowper, mentre una reazione in senso classicista venne in seguito portata avanti da romanzieri come Jane Austen e Fanny Burney. Tra gli altri poeti romantici ricordiamo lo scozzese Robert Burns e il visionario William Blake. La prima generazione dei grandi poeti romantici ebbe i suoi maggiori esponenti in William Wordsworth e Samuel Taylor Coleridge le cui opere, profondamente imbevute di quello spirito di rinnovamento che era penetrato nella società inglese in conseguenza della Rivoluzione francese, portarono ad un mutamento profondo della concezione stessa della poesia. Inoltre, specialmente con l'opera del Coleridge, all'interno della cultura inglese si vennero innestando gli influssi dei filosofi romantici tedeschi che, proprio in quegli anni, si diffusero in tutta Europa. La seconda generazione di poeti romantici, illustrata da Byron, Keats e Shelley, superò le suggestioni del movimento verso l'estetismo puro facendosi interprete delle nuove esigenze di libertà politica e morale. Pur avendo raggiunto vertici altissimi in poesia, non seppe esprimersi altrettanto validamente il teatro romantico, che, a parte alcune opere di Shelley e Browning, non seppe mantenersi all'altezza della tradizione precedente. La letteratura drammatica venne invece illustrata con grande successo di pubblico dalle opere storiche di Walter Scott che, tuttavia, non ebbero nulla in comune con le più sensibili e raffinate opere dei suoi contemporanei. Il periodo vittoriano ebbe come sue caratteristiche principali la fiducia nella positività del processo di Rivoluzione industriale e l'ottimismo delle classi medie, convinte che la prosperità economica della nazione non avrebbe potuto essere scalfita da nessun elemento negativo. L'attenzione per gli aspetti più degenerativi che la nuova società aveva portato con sé divenne in breve espressione di falso umanitarismo, mentre il principio dell'utilità diveniva il centro motore della vita inglese. Tale principio venne teorizzato da John Stuart Mill e trovò altri sostenitori in studiosi di tendenza positivista come Thomas Huxley e B. Macaulay. Tuttavia il trionfo della società meccanica provocò anche aspre reazioni come quelle di Carlyle e di Ruskin, sebbene quest'ultima, ispirata ad un raffinato ideale estetico, contrastasse visibilmente con lo squallore dell'epoca. Nel romanzo prevalse una tendenza al realismo rappresentata da scrittori come Thackeray e Reade. Un altro elemento tipico dell'età vittoriana fu la tendenza all'emancipazione femminile espressa in letteratura dalla produzione delle sorelle Brontë. Crebbe nel frattempo la popolarità del romanzo come genere letterario: numerosi romanzi a puntate apparvero sui giornali popolari incontrando immediatamente il favore dei lettori. I poeti più significativi di questo periodo sono A. Tennyson ed Elisabeth Barret Browning. In un periodo successivo si delineò una reazione contro il predominante gusto vittoriano portata avanti principalmente dallo Swinburne dal quale presero successivamente le mosse autori "decadenti" come Walter Pater e Oscar Wilde. Questi ultimi sentirono particolarmente l'influenza del movimento decandentista francese e delle opere di Baudelaire e Gautier. Il carattere cosmopolita della letteratura inglese si venne gradatamente allargando negli ultimi anni del secolo e fu rappresentato da R.L. Stevenson, J. Conrad e, principalmente, Rudyard Kipling che, con la sua visione apologetica della missione dell'uomo bianco, rappresentò uno dei principali sostegni dall'ideologia imperiale dell'epoca. Contro questi miti si mossero, nella stessa epoca, autori come G.B. Shaw e H.G. Wells. Alle tendenze più artificiose del movimento decadentista reagì successivamente il gruppo dei poeti georgiani tra i quali ricordiamo W.H. Davies e J. Masefield. Per un certo periodo di tempo ebbe grande importanza all'interno della cultura inglese la figura del poeta nord-americano Ezra Pound, sotto il cui influsso si formarono T.S. Eliot e James Joyce. Il primo, ricordato come colui che pose fine all'epoca della "poesia borghese", iniziò una rivoluzione stilistica che trovò in Joyce il suo continuatore. Nelle opere di quest'ultimo prevale la tendenza al monologo interiore insieme al tentativo di fondare un nuovo genere di linguaggio che trova nell'Ulisse ed in Finnegan's Wake i suoi momenti maggiormente significativi. Estremamente differenti sono i risultati cui sono approdati autori come Virginia Woolf e D.H. Lawrence, nei quali la tendenza al decadentismo raggiunge per l'ultima volta i vertici della grande poesia. L'ultima epoca della letteratura inglese ha offerto figure di notevole interesse quali Graham Greene, John Osborne o Alan Sillitoe, nelle cui opere si sente l'influenza della cultura americana contemporanea e di tematiche legate alla quotidianità.

ARTE

Le prime testimonianze dell'architettura inglese risalgono al V sec. e sono di carattere principalmente militare e religioso. Le costruzioni militari romane, ancora oggi rintracciabili nei maggiori centri inglesi, erano principalmente in pietra. I monaci venuti nell'isola per evangelizzarla introdussero il cotto e innovazioni architettoniche come, ad esempio, la navata con abside. Successivamente, in seguito a influenze della cultura carolingia, furono introdotti elementi quali le torri collocate assialmente, le gallerie ed i transetti. L'affermazione del potere normanno (1066, battaglia di Hastings) segnò la fine dell'architettura anglosassone. In seguito ebbe inizio un periodo d'influenza gotica che viene datato al 1174, anno in cui Guglielmo di Sens diede inizio alla costruzione del coro della cattedrale di Canterbury. Tale periodo gotico si prolungò sino al XVI sec. e vide il suo momento maggiormente significativo nella costruzione dell'abbazia di Westminster (1245). Uno stile più originale venne tuttavia raggiunto con le costruzioni delle cattedrali di Wells, Bristol e York. In seguito si manifestarono i primi influssi del Rinascimento italiano che tuttavia, dato il ritardo con il quale la cultura rinascimentale penetrò in Inghilterra, si sovrapposero ad elementi derivati dalla cultura della Riforma protestante. Nell'età della Riforma le costruzioni civili presero gradatamente il sopravvento su quelle religiose. I più famosi architetti di quest'epoca furono Inigo Jones e Christopher Wren, la cui attività coincise con la necessità di costruire quasi completamente la città di Londra dopo l'incendio che la devastò nel 1666. Wren impostò un abbozzo di piano regolatore che venne accettato solamente in parte. Lo stile del Wren venne sviluppato nel XVIII da Hawksmoor e Vanbrugh nelle cui costruzioni finirono però con il prevalere gli elementi barocchi. Successivamente, sotto l'influenza del classicismo palladiano, si affermarono e s'imposero architetti come Burlington, Campbell e Kent. Con la Rivoluzione industriale si ebbero i primi esempi organici di pianificazione urbanistica, principalmente nelle città di Middlesborough e Barrow. L'influenza della cultura del Romanticismo portò l'architettura inglese verso uno stile nel quale prevalevano gli elementi pittoreschi ed esotici e che ebbe in John Nash il suo inteprete più significativo. All'inizio del XIX sec. ebbe inoltre grande sviluppo l'architettura della casa in campagna, mentre si affermò e si generalizzò l'uso di nuovi materiali da costruzione messi a disposizione dai progressi della tecnologia. Nel periodo vittoriano si ebbe una diffusa ondata d'interesse per il rinascere dello stile gotico, nel quale però trovavano posto i nuovi mezzi e le nuove tecniche costruttive. Nel XX sec. l'architettura inglese ha particolarmente sentito l'influsso delle opere migliori del razionalismo europeo, mentre è rimasta all'avanguardia per quanto riguarda l'architettura sociale, con particolare riferimento all'edilizia scolastica. ║ Pittura: pochi sono gli esemplari rimasti di affreschi medioevali i cui esempi sono rintracciabili nelle cattedrali di Canterbury e di Winchester. I più antichi esempi di pittura inglese sono databili al XIV e XV sec. Nel XVI sec. l'influenza del ritrattista tedesco Hans Holbein (che fu pittore di corte di Enrico VIII) portò in Inghilterra lo stile continentale. Uno stile originale inglese si affermò successivamente con il ritrattista Hans Eworth. L'unico pittore di una certa importanza del periodo elisabettiano fu Nicolas Hiliard che dipinse raffinati ritratti su carta. Con l'avvento di Carlo I la corona inglese inaugurò un periodo di illuminato mecenatismo con il quale iniziava la grande tradizione del collezionismo inglese fiorito dal XVIII al XIX sec. Carlo I invitò inoltre alla sua corte numerosi pittori fiamminghi tra i quali primeggiarono Rubens e Van Dyck con i quali si determinarono influenze di tipo barocco. Dei due principalmente Van Dyck ebbe la possibilità di creare una vera e propria scuola della quale Roben Walker fu l'esponente più significativo. Nel corso del XVIII sec. si affermò la vigorosa personalità di William Hogarth che, con i suoi ritratti di personaggi e di situazioni della vita inglese della sua epoca, s'impose come artista di notevole originalità e capacità. L'evoluzione della pittura inglese verso un gusto più aperto alle concezioni europee trovò il suo interprete più notevole in Joshua Reynolds, che ebbe anche il merito di propagare in Inghilterra la conoscenza delle opere di Raffaello e Michelangelo. Fu inoltre un valente ritrattista, continuando in questo modo una delle più significative tradizioni della pittura inglese. In seguito si affermarono artisti di tendenza classicheggiante come Gavin Hamilton e pittori nei quali è già presente lo spirito romantico come Copley e il pittore e poeta William Blake. Nel secolo XIX ebbe particolare importanza la pittura di paesaggi, sotto l'influenza delle opere del Canaletto che in Inghilterra trovarono un'accoglienza particolarmente favorevole. Di questo genere fu esponente di primo piano Richard Wilson che, ispirandosi agli olandesi ed ai francesi, dette opere di sicuro gusto compositivo ed espressivo. Fu poi la volta di artisti come Turner e Constable che portarono al massimo livello la tecnica del paesaggio. Verso il 1850 si affermò il movimento "preraffaelita" che ebbe in D.G. Rossetti il suo migliore esponente ed in Ruskin il suo teorico più originale. Contro gli intendimenti di questo movimento si schierò tuttavia il maggiore ritrattista inglese del 1800, J.A. Whistler, al quale si deve la conoscenza in Inghilterra delle opere di Manet. Nel nostro secolo si sono affermati autori come Pual Nash e Ben Nicholson con i quali continua la migliore tradizione della pittura inglese.

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TAVOLA CRONOLOGICA DEI SOVRANI DI GRAN BRETAGNA DALLA CONQUISTA NORMANNA
RE NORMANNI
Guglielmo il Conquistatore
Guglielmo il Rosso
Enrico I il Chierico
Stefano di Blois

I PLANTAGENETI (casa di Angiò)
Enrico II
Riccardo I Cuor di Leone
Giovanni senza Terra
Enrico III
Edoardo I
Edoardo II
Edoardo III
Riccardo II

I LANCASTER
Enrico IV
Enrico V
Enrico VI
Edoardo IV
Riccardo III

I TUDOR
Enrico VII
Enrico VIII
Edoardo VI
Maria I
Elisabetta I

GLI STUART
Giacomo I
Carlo I

IL PERIODO REPUBBLICANO
Oliver Cromwell
Richard Cromwell

RESTAURAZIONE DEGLI STUART
Carlo II
Giacomo II
Maria II – Guglielmo III d'Orange
Anna

GLI HANNOVER
Giorgio I
Giorgio II
Giorgio III
Giorgio IV
Guglielmo IV
Vittoria
Edoardo VII
Giorgio V

I WINDSOR
Edoardo VIII
Giorgio VI
Elisabetta II

1066-1087
1087-1100
1100-1135
1135-1154


1154-1189
1189-1199
1199-1216
1216-1272
1272-1307
1307-1327
1327-1377
1377-1399


1399-1413
1413-1422
1422-1461
1461-1483
1483-1485


1485-1509
1509-1547
1547-1553
1553-1558
1558-1603


1603-1625
1635-1649


1649-1658
1658-1659


1660-1685
1685-1688
1688-1702
1702-1714


1714-1727
1727-1760
1760-1820
1820-1830
1830-1837
1837-1901
1901-1910
1910-1936


1936
1936-1952
dal 1952

Londra: Buckingham Palace

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Londra: il cambio della Guardia a Buckingham Palace

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Londra: il Tower Bridge

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Londra: le rive del Tamigi presso l'imbarcadero della Torre

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Liverpool: St. George's Hall e Walker Art Gallery

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Il castello di Warwich, in Inghilterra

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Il centro di Edimburgo

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Belfast: il castello

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