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Gramsci, Antonio.

Pensatore e uomo politico italiano. A 11 anni si recò a Santu Lussurgiu per frequentarvi il ginnasio, e per mantenersi agli studi s'impiegò come scrivano in un ufficio. Frequentò il liceo a Cagliari e la facoltà di Lettere all'università di Torino. Qui conobbe Togliatti. Nel 1914 cominciò a collaborare al settimanale della federazione torinese del PSI, "Il grido del popolo". L'anno successivo abbandonò gli studi accademici per dedicarsi allo studio del movimento operaio e all'attività politica nell'eccezionale contesto rappresentato dal proletariato torinese di quegli anni. Nel 1916 divenne collaboratore dell'"Avanti!" per il quale scrisse critiche teatrali raccolte successivamente nel volume Letteratura e vita nazionale e una serie di penetranti corsivi. Nel 1917, dopo la sanguinosa repressione delle manifestazioni operaie torinesi contro la guerra dell'agosto, fu eletto segretario della sezione cittadina del PSI. Sul "Grido del popolo" cominciò una scrupolosa opera di informazione sull'evolversi della Rivoluzione bolscevica in Russia, e di sostegno dello stesso movimento. Terminato il conflitto, uscita l'edizione torinese dell'"Avanti!" verso la fine del 1918, G. entrò a farne parte, affiancato, poco tempo dopo, da Togliatti. Nel dopoguerra difese nel PSI le posizioni rivoluzionarie dall'attacco dei riformisti, fino a maturare la concezione dei Consigli di fabbrica. Il 1° Maggio 1919, uscì, come organo di questi, "L'Ordine Nuovo", fondato da G., Togliatti, Terracini e Tasca. Fino al 21 gennaio 1921 la vita di G. rimane legata al PSI e dopo tale data al PCI. Alla fondazione, la direzione del PCI fu assunta da Bordiga. La frazione capeggiata da Bordiga, chiamata astensionista poiché contraria alla presenza comunista in Parlamento, era l'unica ad avere un'organizzazione su scala nazionale. Una prima aperta rottura fra G. e Bordiga si verificò al IV Congresso dell'Internazionale Comunista (Mosca, novembre 1922) quando i delegati italiani G. e Scoccimarro, approvarono sulla "questione italiana" le decisioni dell'Internazionale, mentre Bordiga tendeva a rimettere il partito nelle mani dell'opportunista Angelo Tasca, mascherandosi dietro una fraseologia estremistica e pseudorivoluzionaria. Bordiga fu in quell'occasione sostituito da G. come capodelegazione. Durante uno di questi frequenti viaggi a Mosca G. conobbe Giulia Schucht, che, divenuta sua moglie, gli diede i due figli Delio e Giuliano. Tornò definitivamente in Italia nel 1924 quando venne eletto deputato. Fondò, nello stesso anno, l'"Unità", quotidiano del Partito Comunista. Segretario del PCI, dopo l'approvazione delle Leggi Speciali venne arrestato a Roma, poi fu trasportato a Ustica per scontarvi 5 anni di confino. Ma, chiamato a rispondere dinanzi al Tribunale Speciale di cospirazione contro i poteri dello Stato, istigazione alla guerra civile, incitamento all'odio di classe, e propaganda sovversiva fu trasferito nelle carceri milanesi. Il successivo processo, che vide alla sbarra tutti i massimi dirigenti del PCI che non erano riusciti a sfuggire all'arresto, si svolse nel 1928 a Roma, dove G. era stato trasferito. Il Tribunale Speciale condannò G. a 20 anni e 4 mesi. G. venne trasferito nel penitenziario di Turi in provincia di Bari, per scontarvi la pena. Dal 1929 al 1936 scrisse i Quaderni del carcere. Le sue condizioni di salute cominciarono a divenire allarmanti nel 1931, con emottisi e frequenti svenimenti e si aggravarono ulteriormente nel 1933. Ciononostante respinse sempre sdegnosamente il ricatto di Mussolini, che gli faceva pervenire il consiglio di avanzare domanda di grazia. Nel 1933 venne trasferito nel penitenziario di Civitavecchia e successivamente a Formia. Nel 1934 ottenne la libertà condizionale, per cui nel 1935 venne ricoverato in una clinica da lui scelta, dove continuò a essere sorvegliato dalla polizia fino al sopravvento della morte, il 27 aprile 1937. Durante la notte la cognata Tatiana Schucht, che lavorava presso l'ambasciata dell'URSS a Roma, riuscì a trafugare dalla cameretta, sottraendoli alla polizia fascista, i 32 Quaderni dal carcere. Altre opere di G. sono le Lettere dal carcere (1947), cui nel '47 fu assegnato il premio Viareggio; e tratti dai Quaderni, Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce (1948); Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura (1949); Il Risorgimento (1949); Note sul Machiavelli, la politica e lo stato moderno (1949); Letteratura e vita nazionale (1950) (che comprende anche critiche teatrali scritte durante la sua collaborazione all'"Avanti"); Passato e presente (1951). E inoltre l'Ordine Nuovo (1956), raccolta di articoli apparsi nel 1919-20 e gli Scritti giovanili (1958), apparsi tra il 1914 e il 1918 (Ales, Cagliari 1891 - Roma 1937).
Antonio Gramsci