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Goya y Lucientes, Francisco José.

Pittore spagnolo. Con i suoi dipinti e le sue acque forti influenzò profondamente l'arte occidentale dai suoi tempi sino ad oggi, specie i movimenti divergenti dell'Impressionismo e dell'Espressionismo. Ricevette i primi insegnamenti dal padre, artigiano doratore. Dopo aver frequentato lo studio di José Luzan a Saragozza, si recò a Madrid come socio di Francisco Bayeu, che lavorava alle dipendenze di Raphael Mengs. Bocciato per la seconda volta nel 1766 dall'Accademia di Madrid, G. si recò in Italia, dove vinse un concorso a Parma. Dopo il 1770, tornato a Saragozza, affrescò la cupola di Nostra Signora del Pilar. Nel 1775 si trasferì a Madrid, dove eseguì cartoni per le manifatture reali di arazzi. Le scene di genere che dipinse per gli arazzi lo rivelano decoratore rococò nello stile veneziano dei due Tiepolo, allora attivi a Madrid. Nel 1786 divenne pittore di corte e nel 1789 fu nominato da Carlo IV pintor de cámara. In questo periodo cominciò la sua brillante serie di ritratti dei Grandi di Spagna, fra cui quelli del duca d'Alba e del duca di Osuna. Studiava intanto lo stile di Velázquez, essendo stato incaricato di riprodurre in incisioni i suoi quadri appartenenti alla collezione reale. Era il pittore prediletto dell'alta società e frequentava i circoli intellettuali assorbendo le idee liberali degli Enciclopedisti. Nel 1795 fu nominato presidente dell'Accademia reale; in precedenza era stato afflitto da una lunga malattia (1792) ed era divenuto sordo. È questo il periodo del suo stile argenteo e delle incisioni Caprichos, nelle quali la gaia visione della società settecentesca si trasforma in pungente satira dei costumi sociali, ricca di maligni doppi sensi. Gli affreschi di Sant'Antonio de la Florida a Madrid (1798), i quadri della Maya desnuda e della Maya vestida e il Ritratto della famiglia reale sono le opere più famose da lui eseguite prima dell'invasione napoleonica del 1808. La sua brillante tecnica rococò si trasformò in un realismo spietato nei disegni e nelle acqueforti di questo periodo. Uno stile fortemente espressionista, imperniato sul chiaroscuro, diede alla sua opera un carattere notevolmente moderno. La sua arte agì come uno stimolo sul movimento dal rococò al romanticismo senza il consueto intermezzo neoclassico. Al periodo 1808-1820 risalgono le acqueforti dei Disastri della guerra e della Tauromachia; alle prime fanno riscontro quadri come Le fucilazione del 3 maggio 1808 (1814). Nelle incisioni come nei quadri di soggetto contemporaneo il suo atteggiamento è quello dell'osservatore e del giudice, che descrive la scena con crudo realismo, lasciando che le immagini parlino da sole. Nel 1819 incise le Disparate, scene assurde e paradossali che in forma di proverbi commentano il vecchio adagio spagnolo la vida es sueño e il suo riscontro: morire è risvegliarsi. Negli ultimi tempi G. operò la conversione finale dalla spensierata rappresentazione della mascherata sociale, che appare nei suoi primi dipinti rococò, alla satira a doppio taglio delle colpe umane e alla visione tetramente pessimistica dei mali da cui è afflitta l'umanità. Nel 1824, dopo la caduta delle Cortes, si recò in volontario esilio a Bordeaux, dove continuò a dipingere fino alla morte (Fuendetodos, Saragozza 1746 - Bordeaux 1828).