Scrittore russo. Nato in una ricca famiglia di mercanti, crebbe nelle condizioni
tipiche della nobiltà di provincia. Laureatosi all'università di
Mosca, entrò nella burocrazia statale, rimanendovi per tutta la vita,
prima come funzionario del ministero delle Finanze, poi, nel 1865, come censore.
Al primo romanzo,
Una storia comune, uscito nel 1847, seguì nel
1849
Il sogno di Oblomov, primo embrione del romanzo che venne pubblicato
dieci anni più tardi. Partito controvoglia per un lungo e difficile
viaggio in Estremo Oriente come segretario di una missione in Giappone,
G. tenne un diario che utilizzò in seguito per il libro
La
fregata Pallada, contenente le sue note di viaggio, uscito nel 1855-1857.
Nel 1859 terminò e pubblicò
Oblomov, iniziato nel 1849, che
ottenne un immenso successo. Nel 1869, dopo quasi vent'anni di lavoro, diede
alle stampe
Il precipizio.
G. attribuì la scarsa fortuna di
questo terzo romanzo al fatto di aver letto a Turgènev, nella fase
iniziale di stesura del libro, alcuni frammenti, che lo scrittore avrebbe
utilizzato. Del resto,
G. giudicò plagi del suo libro non solo
Padri e figli, ma anche i romanzi di Auerbach e
L'educazione
sentimentale di Flaubert. Espose poi queste ossessioni in
Una storia non
comune, pubblicato postumo nel 1924, curiosa testimonianza psicopatica, che
rivela un aspetto insospettabile della sua personalità. In seguito
G. scrisse poco: un saggio critico,
Meglio tardi che mai (1879),
Ricordi universitari (1887) e una serie di bozzetti (
I vecchi
servi). Il posto di
G. tra i classici russi è dovuto
essenzialmente al suo secondo romanzo. Oblomov è più di un
personaggio, è un simbolo; rappresenta un aspetto dell'anima russa, di
quella della nobiltà in particolare, infingarda e inefficiente. Lo
svolgersi del racconto, lento e divagante, è calcolato per ricreare nel
lettore l'impressione di un ineluttabile irretimento nella trama di questa pigra
immobilità. L'eroe cade sempre più in basso, l'atmosfera della
sorte che lentamente cala su di lui è resa con grande efficacia. La
narrativa realistica russa è ricca di storie di opprimente tristezza, ma
poche superano i risultati raggiunti da
G. nel suo
Oblomov
(Simbirsk, od. Ul'janovsk 1812 - Pietroburgo 1891).