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Goliardo.

Chierico che, nei XII-XIII secc., attratto verso le sedi universitarie dalla fama di questo o quel maestro, girava di città in città associandosi alle orge chiassose degli studenti, nonostante il suo stato ecclesiastico. L'etimologia del nome è incerta: secondo alcuni si ricollega a Golia, appellativo attribuito simbolicamente ad uno o più di tali chierici; secondo altri a gula, per significare la tendenza alla crapula in questi individui. I g. sono stati spesso identificati con i clerici vagantes della tradizione medievale. Sono attribuiti ai g. componimenti poetici in latino, di carattere giocoso e licenziosi, sia nel tema che nell'espressione, tramandati in una serie numerosa di codici. La poesia goliardica ha origine in suolo francese, si diffonde in Inghilterra e in Germania, e giunge poi anche in Italia. È poesia ritmica, spesso anche in rima, e tratta alcuni argomenti convenzionali (indegnità dell'alto clero, ingordigia della Curia romana, decadenza della società, voluttà del vino e dell'amore), in forma ora satirica ora parodica, pervasa sempre di un'accesa sensualità.