Scrittore ungherese. La sua opera di narratore, preceduta da un breve periodo in
cui
G. preferiva scrivere in poesia, è tutta intesa a criticare la
borghesia ungherese, il germe dal quale può esser generato il Fascismo.
Ricorrendo alla forma satirica socialista scrisse nel 1957 il romanzo
A
planétàs Ember (L'uomo della fortuna) nel quale mise a nudo i
peggiori aspetti della società ungherese degli anni Cinquanta. Il tema
era stato già da lui largamente trattato in
Farkasok
Között (Tra i lupi) (1951) e in
Panoptikum (1956), due
raccolte di novelle in cui lo scrittore dava sfogo ad un'amara ironia non
disgiunta da un latente scetticismo sulla possibilità di riordinare il
Paese al di fuori di qualunque residuo del passato. Contro molti personaggi del
passato si è scagliato anche in
Csaladi Kör (La famiglia).
L'ultima sua opera risale al 1961; è
Fontos történetek
(Storie importanti) (n. Budapest 1911).