Termine con cui si designa complessivamente un gruppo di sette e di scrittori
spirituali, fioriti in epoca ellenistico-romana nel II e nel III sec. d.C., in
modo particolare nell'ambiente alessandrino. I più notevoli
rappresentanti di tali scuole furono Simone Mago, Basilide, Valentino,
Carpocrate, ecc. Per quanto riguarda le sette, le più conosciute sono
quelle degli
ofiti, dei
nicolaiti, dei
cainiti. Dottrina
comune a tutti questi sistemi è quella della "gnosi", cioè della
conoscenza concessa dal rivelatore celeste ai soli piccoli gruppi di eletti e di
iniziati. Questa conoscenza costituisce il fondamento e la maggiore garanzia per
la salvezza eterna. Per essa, e non per la fede e per le opere compiute durante
la sua vita terrena, il singolo soggetto sarà salvo. Comune a tutti
quanti i sistemi gnostici è il fondamentale dualismo tra la perfezione di
Dio ed il mondo della pura materia, che è stato creato da un essere
divino e superiore ormai decaduto, che viene variamente chiamato
arconte,
cosmocreatore,
demiurgo,
Iao,
Sabaoth, ecc. In
soccorso dell'uomo ormai decaduto che è prigioniero di questo mondo,
scende sempre un essere divino e celeste rivelatore identificato con Cristo, il
quale pur restando sempre straniero nel mondo, poiché il Rivelatore non
si incarna, illumina l'uomo divenuto nel frattempo cieco e lo libera
definitivamente dalla sua congenita ignoranza. Tale luce però non
è data a tutti quanti gli uomini, bensì solo agli eletti capaci e
preparati ad accogliere la gnosi. L'uomo eletto o gnostico si trova in tal modo
al di sopra di tutte le leggi morali, che erano state formulate da un demiurgo
divenuto inferiore. Pertanto, accanto alla pratica di un ascetismo severo, negli
ambienti gnostici si nota anche la possibilità di atteggiamenti di libera
condotta, che attirano da parte cristiana l'accusa di liberatinismo su tutto
l'insieme del movimento. Già considerato un insieme di eresie nell'ambito
del Cristianesimo, poiché negava l'incarnazione e poneva una distinzione
netta fra la fede comune e la gnosi riservata a pochissimi eletti, definito da
Harnak "una ellenizzazione acuta del cristianesimo", lo
g. è stato
in seguito riportato a origini orientali, caldaiche (Anz-Bousset) e anche
iraniche (Reitzenstein). Sembra invece molto più probabile che esso sia
sorto indipendentemente dal Cristianesimo in Egitto, in Siria ed in Mesopotamia,
riprendendo e sviluppando in seguito, con il volgere degli anni, alcune dottrine
misteriche del Giudaismo tardivo e ormai superato.