Stats Tweet

Gluck, Christoph Willibald von.

Musicista tedesco. Ricevette un'accurata istruzione, prima privata, poi presso un collegio di gesuiti a Komotau, dove ebbe anche lezioni di organo e clavicembalo, e infine forse all'università di Praga. Intorno al 1733-34 la musica era divenuta l'occupazione principale di G.; fu assunto come kammermusikus dal principe Lobkowitz a Vienna (1736). Fu conosciuto dal principe Francesco Melzi d'Eril, che lo portò a Milano, perché si perfezionasse alla scuola del sinfonista Sammartini. Dopo questa preparazione, G. si avviò alla carriera operistica, facendo rappresentare con successo un Artaserse su libretto di Metastasio (Milano, 26 dicembre 1741). In Inghilterra fece rappresentare La caduta dei Giganti (1746), e conobbe Haendel. Nel 1750, dopo il successo del suo Ezio a Praga, il matrimonio con Marianna Pergin, figlia d'un ricco banchiere, gli consentì di vivere agiatamente, applicandosi esclusivamente alla composizione. Si stabilì a Vienna, dove fu nominato direttore musicale di Corte (1754). Rappresentazioni di sue opere nuove lo condussero di nuovo in Italia, a Napoli per La clemenza di Tito (4 novembre 1752) e a Roma per l'Antigone (9 febbraio 1756). Nel 1758 iniziò con L'isle de Merlin (L'isola di Merlino) e Le faune esclave (Il fauno schiavo), una nutrita produzione di opere comiche francesi. Dopo L'arbre enchanté (L'albero incantato) (1759) e Cythère assiégée (Cythera assediata) sul libretto del Favart, G. raggiunse in questo genere una specie di relativa perfezione con L'ivrogne corrigé (L'ubriaco emendato, 1760) e con Le cadi dupé (Il cadí ingannato, 1761). A questo punto il balletto drammatico Don Giovanni, con la sua insolita intensità espressiva ed efficacia teatrale, ci mostra il musicista giunto alle soglie d'una maturità artistica che cerca le forme in cui manifestarsi. La concezione metastasiana del melodramma veniva soppiantata nell'Orfeo ed Euridice che venne rappresentato la prima volta il 5 ottobre 1762 al Teatro di Corte di Vienna, e sbalordì per la sua novità, ma anche impressionò per la potenza delle sue scene drammatiche e per la sublime purezza della lirica ispirazione. Tuttavia il gusto convenzionale riemerge ne Il trionfo di Clelia (Bologna, 14 maggio), su libretto del Metastasio. Dopo un'opera comica, La rencontre imprevué (L'incontro imprevisto) (1764), seguono alcuni lavori minori, e finalmente nel 1767 G. ritorna a un serio impegno artistico, musicando l'Alceste di Calzabigi. Minor coerenza drammatica mostra l'ultima opera composta in collaborazione da G. e Calzabigi, Paride ed Elena (Vienna, 30 novembre 1770). L'Ifigenia in Aulide andò in scena il 19 aprile 1774, destando polemiche artistiche, presto ravvivate dalla rappresentazione di Orphée et Eurydice (2 agosto). Il 23 settembre 1777 andò in scena all'Opéra l'Armida su un vecchio libretto del Quinault. Un trionfo incontrastato G. lo ottenne con l'Iphigénie en Tauride (18 maggio 1779), l'ultima e forse la più matura delle sue opere riformatrici, su libretto di Guillard. G. liberò il melodramma settecentesco dalla dispotica tirannia musicale e restituì dignità ai valori scenici e letterari del dramma, subordinando a quest'ultimo la musica (Erasbach, Palatinato Superiore 1714 - Vienna 1787).