Med. - Grave affezione dell'occhio causata da un notevole aumento della tensione
endo-oculare dovuto alla riduzione o alla cessazione del riassorbimento
fisiologico dell'"umor acqueo", il liquido che riempie il bulbo, che continua ad
esser prodotto per filtrazione dai piccoli vasi sanguigni dei processi ciliari;
l'aumento della quantità del liquido intra - oculare porta, come
conseguenza, ad un più alto grado di compressione sulle pareti
dell'occhio. L'aumentata pressione dell'umor acqueo può provocare la
diminuzione della funzione visiva - fino alla totale perdita di essa,
cioè fino alla cecità - accompagnata da dolori a volte assai
violenti. La diminuzione della vista è dovuta all'esagerata pressione
esercitata sullo strato più interno del globo oculare, ossia la "retina",
i cui vasi capillari e arteriole si restringono rendendo anemica la retina
stessa; altra conseguenza dell'aumentata pressione può essere l'atrofia
dei coni e dei bastoncini dell'occhio, che sono i suoi elementi sensoriali, ed
è proprio questa atrofia che compromette la funzione visiva. La malattia
colpisce più frequentemente le persone anziane e soprattutto quelle che
tendono all'ipermetropia. I primi sintomi del male consistono in forti dolori
alle tempie e in una notevole diminuzione della sensibilità ai raggi
luminosi. Nel
g. irritativo acuto si ha fortissimo dolore all'occhio
colpito, dolore che si irradia in tutta la metà corrispondente del capo;
intenso arrossamento del globo oculare nella zona che circonda la còrnea,
dilatazione della pupilla, gonfiore delle palpebre e della mucosa congiuntivale,
notevole riduzione del grado di acutezza visiva (
visus), percezione di
una sorta di aureola colorata quando si fissa una qualsiasi sorgente luminosa,
dilatazione della pupilla (
midriasi); al tatto l'occhio appare durissimo
presentando le caratteristiche dell'
occhio lapideo. Le cure consigliabili
consistono nell'inoculazione di collirio a base di alcaloidi ad azione miotica,
come l'eserina e la pilocarpina, che agiscono come restrittori del foro
pupillare; nell'applicazione di sanguisughe alla tempia dolente allo scopo di
raggiungere una decongestione; nella somministrazione di un buon purgante
salino. I sedativi, poi, si dimostrano utili per alleviare i dolori (talvolta
è necessario ricorrere anche alla morfina). Assai insidioso è il
g. cronico semplice che dà sintomi poco appariscenti. In ambedue i
casi, dopo aver ottenuto un'attenuazione dell'attacco, si deve ricorrere
all'intervento chirurgico.