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Giustiniano I.

Imperatore bizantino. Appartenente a una modesta famiglia contadina, di origine illirica, nell'aprile del 527 fu adottato e associato al potere da suo zio, l'imperatore Giustino. Alla sua morte, nell'agosto successivo, assunse i pieni poteri, validamente affiancato dalla moglie Teodora, una donna dai trascorsi burrascosi, dotata di bellezza e di intelligenza eccezionali. Fedele alla tradizione romana e al valore divino della missione imperiale, G. si pose l'obiettivo dell'integrale restaurazione dell'Impero. Promosse immediatamente la riforma amministrativa e fiscale, impegnandosi contemporaneamente nell'opera più grande e duratura del suo Governo, cioè la codificazione dell'intero diritto romano. Gli scritti dei grandi giuristi del II e III sec. furono raccolti e compilati nel Digesto o Pandette (Digesta o Pandectae) che G. fece pubblicare nel 533, quattro anni dopo la pubblicazione del Codice (Novus Iustinianus Codex). Egli consolidò inoltre l'intesa col Papato, impostando una politica religiosa di intransigente ortodossia e combattendo la forte setta monofisita, non scalfita dalla condanna ufficiale del Monofisismo, sancita nel 451 dal Concilio di Calcedonia in cui era stato definito il dogma dell'ipostasi, ossia dell'unione personale della natura divina e di quella umana nel Verbo incarnato. Il complesso delle riforme promosse da G. non mancò di creare un forte malcontento che sfociò in aperta rivolta, domata con grande difficoltà (532), che minacciò il trono stesso di G.. Consolidato il potere in Oriente, egli volse il proprio interesse all'Occidente, per restaurarvi l'autorità imperiale. Approfittando delle divisioni interne dei dominatori barbarici, riuscì ad abbattere il regno vandalico d'Africa (533), impegnandosi poi (535-36) nella guerra contro quello gotico in Italia. Nel giro di pochi anni, i Goti furono sconfitti, ma, nel 540, un'improvvisa invasione persiana costrinse l'imperatore a concentrare da quella parte molte delle sue forze. I Goti riuscirono così a rovesciare la situazione, potendo contare anche sull'appoggio della popolazione romana che mal tollerava il fiscalismo imperiale. La riscossa bizantina non tardò a farsi sentire, portando alla conquista (551) della fascia costiera della Spagna e a quella dell'Italia (552-54). L'antica unità dell'Impero poté dirsi in parte ristabilita, ma la riconquista bizantina comportò spaventose devastazioni, cancellando quanto ancora rimaneva in Italia dell'antica prosperità. Anche con la politica religiosa, G. tese a rafforzare l'unità imperiale. Egli portò alle ultime conseguenze il cesaro-papismo, inserendo la gerarchia ecclesiastica nelle strutture amministrative dell'Impero. In nome dell'unità, abbandonò inoltre l'iniziale opposizione contro i monofisiti, cercando di adottare una formula di compromesso che incontrò l'intransigente opposizione della Chiesa occidentale. Per quanto, dopo la morte di G., si rivelasse pienamente l'impossibilità di mantenere uniti Oriente e Occidente, la sua opera rimase fondamentale, soprattutto per il Corpus iuris, attraverso il quale la tradizione giuridica romana poté essere trasmessa e rimanere viva nei secoli successivi. La legge romana divenne infatti una delle maggiori forze intellettuali nella storia della civiltà europea (Tauresium, od. Skoplje 482 - Costantinopoli 565).
L'imperatore Giustiniano in un mosaico bizantino del V secolo