Calendario entrato in vigore nel febbraio del 46 a.C., ossia nell'anno 708 di
Roma, per volontà di Cesare che lo sostituì al più
impreciso calendario di Numa Pompilio. La riforma suppose l'anno tropico
corrispondente a 365,25 giorni: ammettendo questo valore come lunghezza media
dell'anno civile, si ritenne di eliminare le incostanze della precedente
suddivisione con l'istituzione di cicli quadriennali, composti da tre anni di
365 giorni ciascuno e da uno di 366. Quest'ultimo prese il nome di "bisestile",
poiché il giorno che veniva intercalato tra il 23 e il 24 febbraio era il
"bis sextus Kalendas martias", ossia il sesto giorno "bis" prima delle calende
di marzo. La suddivisione allora stabilita dell'anno in dodici mesi corrisponde
all'attuale. In un primo tempo i mesi di luglio (iulius) e agosto (augustus)
furono chiamati quintile e sestile, poi cambiarono nome in onore dei primi
imperatori. Nel precedente calendario di Numa Pompilio, legato al movimento
della Luna, l'anno, egualmente diviso in dodici mesi, era di 355 giorni; a
intervalli s'introduceva un periodo di 22 o 23 giorni, detto
mensis
mercedonius, tra il 23 e il 24 gennaio al fine di realizzare la
corrispondenza con l'anno tropico. Nel 708, dal momento che il nuovo calendario
entrava in vigore al termine del mese mercedonio, ossia in ritardo di circa
settanta giorni sull'inizio dell'anno tropico, si ebbe un anno di quindici mesi
(443 giorni secondo Macrobio, 444 secondo Solino, 445 secondo Censorino). Nei
trentasei anni seguenti, i pontefici, cui era demandato il compito d'intercalare
i giorni bisestili, compirono l'operazione ogni tre anziché ogni quattro
anni: l'errore venne corretto da Augusto, il quale ordinò di non inserire
giorni supplementari per dodici anni, al termine dei quali si sarebbe potuto
riprendere la suddivisione in intervalli quadriennali fissata da Cesare.