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Giordani, Pietro.

Letterato italiano. Ebbe grande autorità letteraria e si distinse per spirito liberale e coraggioso patriottismo nel primo Risorgimento. Compiuti a Parma gli studi giuridici, una crisi morale lo portò a farsi monaco benedettino, ma uscì poi dall'ordine. Durante il regime napoleonico gli fu conferita la nomina di prosegretario dell'Accademia di Belle Arti a Bologna. Prese le parti del classicismo nella polemica suscitata dall'articolo di Madame de Staël nella "Biblioteca Italiana". Fu quindi autorevole promotore del ritorno all'eleganza della forma. Predilesse la magniloquenza retorica della prosa elogiativa (Discorsi ed elogi). Non mancò di ascendente sulle nuove generazioni impegnate nel Risorgimento nazionale, per il quale soffrì persecuzioni ed esili. Ebbe notevolie influenza sul giovane Leopardi: per lui scrisse la prefazione al III volume delle sue opere e la più celebre delle epigrafi da lui composte (Iscrizioni). A Firenze trovò un ambiente intellettuale più libero nel circolo Vieusseux, godendo dell'amicizia di Capponi, di Niccolini, di Colletta, che assisté nella revisione della sua Storia; ne fu bandito nel 1830. Riuscì poi a dimorare a Parma, dove però nel 1834 fu arrestato e tenuto tre mesi in carcere. Aderì all'azione italiana del Piemonte ed ebbe fiducia in Carlo Alberto. Il breve governo provvisorio di Parma lo nominò presidente onorario di quella università. Autore di molte traduzioni da scrittori greci e romani e di numerosi scritti critici occasionali, non portò a termine opere di mole che aveva ideato. Con vari scritti pedagogici (La causa dei ragazzi di Parma, Degli asili d'infanzia) propugnò riforme nei metodi scolastici. La lettura per noi più interessante è quella del suo Epistolario (Piacenza 1774 - Parma 1848).