Eroe della mitologia greca. Figlio di Esone, re di Iolco, venne inviato dal
padre presso il centauro Chirone per sottrarlo all'usurpatore Pelia che,
uccidendolo, avrebbe voluto assicurarsi la permanenza sul trono. Dopo aver
trascorso i primi vent'anni della sua vita nella grotta di Chirone sul monte
Pelio,
G. fece ritorno a Iolco nel corso di una festa in onore del dio
Poseidone. Si presentò davanti a Pelia calzato di un solo sandalo ed il
re, cui era stato predetto che sarebbe stato ucciso da un uomo con un unico
sandalo, gli promise che gli avrebbe ceduto pacificamente la sovranità di
Iolco se fosse riuscito a conquistare il vello d'oro nella Colchide.
G.
partì allora da Iolco a bordo della nave
Argo con una serie di
scelti compagni che vennero, dal nome della nave, chiamati Argonauti. La prima
tappa della spedizione fu Lemno, isola popolata da sole donne con le quali
G. ed i suoi si unirono in matrimonio. Dopo essere passati per
Samotracia, gli Argonauti giunsero presso il re dei Tini Fineo che spiegò
a
G. come avrebbe potuto raggiungere la Colchide. Infine
G. giunse
presso il re Eeta cui chiese di restituire il vello d'oro che era stato portato
nella Colchide da Frisso. Malgrado l'ostilità di Eeta e con l'aiuto della
figlia di questi Medea e della dea Atena,
G. riuscì ad
impadronirsi del vello e a ripartire dalla Colchide portando con sé anche
Medea. Tornato a Iolco
G. fece uccidere Pelia e partì
successivamente per Corinto dove si stabilì assieme a Medea, dalla quale
ebbe poi numerosi figli. In seguito l'eroe si innamorò della figlia del
re di Corinto Creusa e volle abbandonare Medea che, per vendicarsi della rivale,
le inviò un diadema avvelenato che la uccise. Assassinò quindi di
propria mano i figli avuti da
G. e fuggì da Corinto.
G.,
dopo la morte dei figli e la fuga di Medea, rimase ancora per molti anni nella
città e morì a tarda età colpito da una trave che si era
staccata dall'alberatura della nave Argo che egli aveva fatto trarre in secco
per consacrarla al dio marino Poseidone.