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Giappone.

Stato insulare (372.824 kmq; 127.687.000 ab.) dell'Asia, nella parte più orientale del continente. È formato da quattro isole principali (Hokkaido, Honshu, Shikoku e Kyushu) e da circa 3.000 isole minori. L'arcipelago si estende nell'Oceano Pacifico, al largo delle coste della Cina, della Corea e della Russia, dalle quali lo dividono il Mar Cinese Orientale e il Mar del Giappone. Capitale: Tokyo. Città principali: Sapporo, Osaka, Nagoya, Kyoto, Kobe, Yokohama, Hiroshima, Fukuoka. Ordinamento: Monarchia costituzionale ereditaria, nella quale l'imperatore, al quale un tempo si attribuivano caratteristiche divine, mantiene oggi un valore puramente simbolico. Il potere legislativo è affidato alla Dieta o Parlamento, costituita da due Camere, la Camera dei Consiglieri e la Camera dei Deputati (composte rispettivamente da 247 membri eletti per 6 anni e rinnovabili per metà ogni 3 anni, e da 480 membri eletti per 4 anni). Il potere esecutivo è di competenza del Governo, guidato da un Primo ministro, scelto dal Parlamento fra i propri membri e investito formalmente dall'imperatore. Amministrativamente il Giappone è diviso in 44 prefetture, 2 prefetture urbane (Osaka e Kyoto) e una metropoli (Tokyo). Moneta: yen, suddiviso in 100 sen. Lingua ufficiale: giapponese. Religione: Scintoismo (51,5%) e Buddhismo (38,8%); esistono minoranze cattoliche e protestanti. La popolazione del Giappone vive concentrata in grandi agglomerati urbani, anche a causa della morfologia prevalentemente montuosa e della esiguità del territorio; la densità di popolazione che si registra in G. raggiunge valori fra i più alti a livello mondiale (oltre i 340 ab. per kmq).

GEOGRAFIA

Morfologia: la parte maggiore del territorio giapponese è costituita dalle isole di Honshu (la principale, anche dal punto di vista economico e culturale), Hokkaido, Shikoku e Kyushu, che insieme ad altre migliaia di piccole isole formano un vasto arco (Arcipelago Giapponese) esteso da Sahalin a Taiwan. L'arcipelago si originò nel Paleozoico, in relazione all'attività orogenetica e ai movimenti tettonici delle aree marginali dei continenti. Successivamente si verificò l'emersione dei primi rilievi (orogenesi di Akiyoshi), contemporaneamente all'orogenesi ercinica europea. Nuovi rilievi emersero durante l'orogenesi di Sakawa, parallela a quella alpina; solo verso la metà dell'Era cenozoica il territorio giapponese si presentava con le caratteristiche attuali. Iniziò allora un lungo periodo di assestamento (il cui processo è ancora in atto), durante il quale si formarono depressioni e nuovi archi montuosi. Un'intensa attività vulcanica e sismica (testimoniata dalla formazione di profonde fosse oceaniche, quali la Fossa del Giappone e la Fossa delle Curili), interessa ancora oggi il Giappone, manifestando l'instabilità del territorio. L'arcipelago, prevalentemente montuoso (circa il 75% del territorio è costituito da colline o montagne), è occupato da numerose catene che formano l'intera ossatura longitudinale del Paese, strettamente collegate e quasi intrecciate fra loro. I rilievi del G. sono di formazione piuttosto recente: essi, infatti, risalgono all'Era cenozoica. Presentano quindi un aspetto aspro, raggiungendo nelle dorsali spartiacque i 1.500-2.000 m. Nonostante la scarsa estensione del territorio, le formazioni geologiche del G. sono estremamente varie e appartengono a epoche differenti. Si riconoscono in generale due zone, una interna verso il continente asiatico e una esterna rivolta verso il Pacifico. I rilievi di origine vulcanica occupano una buona parte del territorio (circa il 26%) e costituiscono in alcuni casi le vette più elevate delle catene montuose alle quali appartengono. Nell'arcipelago sono presenti quattro fasce vulcaniche, comprendenti oltra 200 coni. Isolato, a Sud-Ovest, sorge il cono del Fuji che, con i suoi 3.776 m, raggiunge l'altitudine massima del Paese. Se si eccettua la vasta pianura del Kanto (nell'entroterra di Tokyo), formatasi per sedimentazione di materiali vulcanici (e quindi fertilissima), le uniche zone pianeggianti si trovano dislocate lungo le coste, molto articolate sul Pacifico, con andamento più lineare sul Mar del Giappone. Numerose insenature interrompono il profilo costiero offrendo condizioni ottimali per la costruzione di importanti centri portuali (baia di Uchiura, Ise, Tokyo, Osaka, Hiroshima, Tosa, Kagoshima e Ariakeno). ║ Idrografia: nonostante l'abbondanza di precipitazioni, non esistono in G. importanti bacini idrografici, a causa della morfologia del territorio e della sua scarsa estensione. Nella maggior parte dei casi i corsi d'acqua scendono direttamente dallo spartiacque al mare con un percorso piuttosto breve; solo nell'isola di Honshu si sviluppano fiumi di portata maggiore, come lo Shinano (che sfocia nel Mar del Giappone), il Tone e il Kitakami (tributari del Pacifico). Anche se dotati di un regime regolare, i fiumi non sono adatti alla navigazione per la brevità del percorso. Essi sono di primaria importanza, al contrario, come fonti idriche per l'irrigazione, in particolare per le risaie. A causa della natura vulcanica delle isole, abbondano le sorgenti termali e termo-minerali. Numerosi sono i laghi craterici e quelli costieri, più rari invece quelli di orogine tettonica (fra questi il più vasto è il Biwa, nella depressione al centro di Honshu). ║ Clima: il clima presenta variazioni notevoli da zona a zona a causa dello sviluppo latitudinale della regione e della varietà dei fenomeni che la interessano. Fra questi rivestono un ruolo fondamentale le masse d'aria, di origine diversa, che investono ciclicamente le isole dell'arcipelago: masse d'aria marittima polare e tropicale, masse d'aria continentale siberiana, masse equatoriali e tropicali continentali. Anche le correnti marine modificano in modo evidente il clima della regione, in particolare quella calda Curoscivo (con azione umidificatrice e temperante) e quella fredda Ogascivo. Il quadro climatico giapponese prevede anche notevoli variazioni stagionali: ad un inverno generalmente rigido (i valori più bassi si registrano a Sapporo, nell'isola di Hokkaido) succede un'estate tropicale o subtropicale, con temperature elevate. Le precipitazioni, favorite dalle correnti d'aria che nel loro percorso assumono un forte tasso di umidità, sono particolarmente abbondanti a partire dal mese di settembre; talvolta si trasformano in violentissimi tifoni. ║ Flora: nonostante i danni provocati dall'uomo all'ambiente, il patrimonio floristico del G. si presenta ancora intatto in vaste zone dell'arcipelago (soprattutto quelle montuose). La vegetazione è molto varia, in conseguenza delle differenze climatiche della regione determinate dalla latitudine; tuttavia si possono distinguere due zone con caratteristiche differenti: la foresta subtropicale e quella temperata. La prima, costituita da sempreverdi come querce, bambù, alberi della canfora, si estende nelle isole di Shikoku e di Kyushu; la seconda, caratterizzata da conifere e latifoglie, si estende nell'isola di Hokkaido e lungo le pendici settentrionali dell'isola di Honshu. ║ Fauna: la fauna del G., impoverita nelle zone ad alta densità di popolazione, si conserva ricca nelle zone montuose, dove sono presenti numerose specie di mammiferi (scimmie, lupi, orsi, tassi, volpi, gatti selvatici, lepri, cervi, antilopi, ecc.). Numerosi sono i parchi nazionali (22) e le riserve naturali dislocate sul territorio, per favorire la riproduzione e lo sviluppo delle specie rare.
Cartina del Giappone

La densità della popolazione giapponese


ECONOMIA

Il G. è oggi una delle maggiori potenze economiche mondiali, con un reddito pro capite fra i più alti dei Paesi sviluppati. Si tratta del risultato di un'imponente espansione economica, iniziata nel secondo Ottocento, con progressi particolarmente significativi nel decennio 1961-1970, durante il quale il tasso medio di accrescimento annuo del prodotto interno lordo raggiunse il 10%. L'economia giapponese è basata essenzialmente sull'industria, sviluppatasi in ritardo ma con rapidità eccezionale, trasformando completamente un Paese che era rimasto per secoli agricolo. Nel cosiddetto periodo Meiji (1868-1912) furono abbattute le vecchie strutture feudali che ancora reggevano l'economia giapponese, inadeguata ormai a soddisfare le esigenze di una regione fittamente popolata. Il rinnovamento economico si fondò sulla creazione di imprese industriali (generalmente raggruppate in concentrazioni, zaibatsu, di proprietà di grandi famiglie), sull'apertura di rapporti commerciali con l'estero e su una politica doganale protezionistica. Il rapido sviluppo industriale si accompagnò al declino dell'economia agricola; questo processo determinò un massiccio esodo dalle campagne con conseguente disponibilità di manodopera a basso costo per l'attività manifatturiera. L'esigenza di reperire maggiori quantità di materie prime spinse la classe politica giapponese a perseguire una politica estera di espansione, che portò alla conquista della Manciuria e della Corea. Dopo la seconda guerra mondiale il processo di crescita economica del G. continuò a ritmo sostenuto: nal 1952 per la prima volta il reddito prodotto dall'industria superò quello proveniente dall'agricoltura. Molteplici fattori, di natura diversa, furono addotti dagli studiosi per spiegare questo fenomeno di sviluppo privo di arresti: la stabilità politica, la formazione di nuove e articolate holding (spesso collegate a grandi banche), la tradizionale propensione del popolo giapponese al risparmio, l'abbondanza di manodopera, una buona organizzazione bancaria e finanziaria in genere, un'adeguata politica economica e commerciale, la conformazione geografica che rese possibile l'insediamento di industrie nelle zone costiere. Nel 2005 il tasso di crescita del PNL si attestava al 5% circa, la disoccupazione al 4,5% e il debito pubblico al 140% del PNL. ║ Agricoltura: a differenza del settore industriale, nel corso dell'ultimo secolo quello agricolo ha subito un progressivo ridimensionamento, passando da attività base dell'economia giapponese ad attività di secondaria importanza. La percentuale di popolazione occupata in agricoltura è scesa rapidamente ed è in costante diminuzione; l'esodo dalle campagne non è stato frenato neppure dalla riforma fondiaria del 1947-1949, che prevedeva la distribuzione ai contadini delle terre provenienti dai vasti latifondi aboliti. La coltura prevalente è quella del riso; i raccolti abbondanti (due all'anno) permettono di coprire il fabbisogno nazionale. Molto bassa la produzione di frumento, mentre è in aumento il consumo di orzo e di soia. Oltre ai cereali tradizionali si coltivano legumi e ortaggi e fra le colture fruttifere agrumi, mele, pesche, uva. In forte espansione le colture di tè, luppolo, tabacco, canna e barbabietola da zucchero; modeste le colture tessili (lino, canapa), ma è ancora praticata abbastanza largamente la gelsicoltura. Il patrimonio forestale è ricco, ma controllato dallo Stato allo scopo di evitare danni al territorio. Il legname prodotto non basta a coprire le esigenze della richiesta interna e si ricorre largamente all'importazione. ║ Allevamento: il settore dell'allevamento è di scarsa rilevanza nel complesso dell'economia giapponese, poiché le zone disponibili per il pascolo sono limitate. Tuttavia, il G. dispone di strutture moderne ben organizzate, soprattutto per l'allevamento dei bovini. ║ Pesca: la pesca costituisce un'attività fondamentale, organizzata in modo efficiente e moderno. Lo Stato incoraggia la sperimentazione e l'impiego di tecniche d'avanguardia, volte ad uno sfruttamento razionale delle risorse del mare. La pesca viene praticata non solo nei pressi delle isole giapponesi, ma anche nel Pacifico e nell'Atlantico. Particolarmente pescose sono le zone in cui si incontrano le correnti marine Curoscivo e Ogascivo (pesca di merluzzi, aringhe, salmone, tonno). Molto praticata è anche la caccia alla balena, mentre altre attività connesse al settore marino sono la coltivazione delle ostriche perlifere, la raccolta delle perle naturali, la raccolta delle alghe. ║ Industria: occupa circa un terzo della popolazione attiva e contribuisce in larga parte alla formazione del reddito nazionale. Le industrie principali sono quelle attive nei settori metallurgico (produzione di alluminio, rame, zinco, piombo), siderurgico, meccanico, delle costruzioni navali (Kobe, Nagasaki, Tamano, Yokohama, Iroshima), chimico (produzione di acido solforico, soda caustica, fertilizzanti, coloranti, materie plastiche, prodotti farmaceutici). I complessi industriali sono concentrati sulle coste (baie di Tokyo, Ise, Osaka), poiché la fornitura delle materie prime dipende dall'estero. Molto sviluppati e redditizi sono anche altri settori dell'industria giapponese: del ciclo e del motociclo, automobilistico (Toyota, Mitsubishi, Honda), cementizio, alimentare (zuccherifici, fabbriche conserviere, stabilimenti per la produzione del sake, birrifici); sono in espansione le industrie della gomma e della carta, mentre negli ultimi anni si è registrata una netta flessione dell'industria tessile (lanifici, cotonifici, setifici). Va ricordata infine l'importanza dell'elettronica, dell'elettromeccanica e dell'informatica (radiotecnica, telecomunicazioni, personal computer, calcolatori), la meccanica di precisione (ottica, fotografia, macchine utensili, impianti hi-fi, earonautica). ║ Risorse minerarie: il G. dispone di risorse minerarie limitate (bacini carboniferi nelle isole di Kyushu e Hokkaido; giacimenti di rame e zolfo). L'industria giapponese deve quindi ricorrere largamente all'importazione, in particolare di prodotti petroliferi, che alimentano centrali termoelettriche. Sfruttato adeguatamente è il potenziale idrico, che però non fornisce che una parte dell'energia necessaria per l'industria. Uno sviluppo sempre maggiore ha conosciuto negli ultimi anni il settore nucleare, con la costruzione di nuove centrali. ║ Comunicazioni: nonostante la frammentazione e la morfologia accidentata del territorio, il G. dispone di una rete di comunicazioni adeguata, anche se non all'altezza dello sviluppo conseguito in altri settori. Sia la rete ferroviaria che quella stradale sono concentrate nelle zone costiere, dove sorgono i centri principali e dove vive la maggior parte della popolazione; tunnel sottomarini e traghetti assicurano il collegamento anche tra le diverse isole. I numerosi porti, vero fulcro delle attività commerciali e industriali del G., raggiungono dimensioni considerevoli e sono dotati di attrezzature all'avanguardia; fra i maggiori ricordiamo Kobe, Chiba, Yokohama, Nagoya e Kawasaki. Di ottimo livello la rete aerea, che prevede anche rotte transpolari e transiberiane. Aeroporti internazionali si trovano a Tokyo e a Osaka; di grande importanza sono anche le aerostazioni di Nagoya, Sapporo, Fukuoka.

STORIA

I resti dell'Era paleolitica e mesolitica sono molto scarsi; più conosciute sono invece le culture affermatesi nel Neolitico e nell'Eneolitico. Per le età successive gli studiosi dispongono di fonti storiografiche cinesi, reperti archeologici e opere storiografiche locali, che non si rivelano tuttavia completamente attendibili, a causa della tarda epoca di composizione (intorno all'VIII sec. d.C.). La costituzione del G. in Stato unitario viene fatta risalire dalla tradizione al 660 a.C.; notizie sicure si hanno però solo a partire dal VII sec. d.C. Inizialmente l'Impero fu una confederazione di tribù, uji, accomunate da veri o presunti rapporti di parentela e dal culto divino; il sovrano era il capo della tribù più potente. Intorno alla metà del VI sec. fu introdotto il Buddhismo, che provocò lotte interne, in particolare fra le famiglie che avevano raggiunto un ruolo di primo piano nella società del tempo: i Soga, i Mononobe e i Nakatomi. L'affermazione del Buddhismo coincise con un processo di riorganizzazione dell'Impero secondo il modello cinese che culminò con la riforma Taika del 646: furono sciolti alcuni uji, si attuò un progressivo accentramento del potere, fu creato un nuovo sistema fiscale. ║ Epoca Nara (710-794) e periodo Heian (794-1185): con la costruzione della città di Nara nel 710, si pose termine all'usanza di cambiare capitale alla morte di ogni sovrano: infatti nel 794 la capitale fu trasferita a Heian (la moderna Kyoto). Il potere effettivo rimase alla famiglia Fujiwara, che diede grande impulso all'attività culturale e favorì la nascita di una nuova aristocrazia terriera. Accanto ad essa sorsero altri potenti nuclei familiari che presto le contesero il primato, mentre il potere dell'imperatore risultò indebolito. ║ Periodo Kamakura (1192-1333): nel 1185 la battaglia di Dan Ura, uno dei più celebri scontri navali dell'antica storia giapponese, segnò la fine dei Fujiwara e l'affermazione dei Minamoto, dando inizio a un'epoca di radicali cambiamenti sociali. Fu instaurato un governo di tipo militare e e venne creata la carica di shogun (generalissimo), teoricamente agli ordini dell'imperatore, in realtà suo diretto antagonista fino alla restaurazione dell'Ottocento. Superato il pericolo di un'invasione mongola, prospettatasi nel 1274 e nel 1281, il G. conobbe negli anni dal 1333 al 1392 un periodo di lotte intestine per la successione al trono imperiale. La pace fu ristabilita nel Paese solo alla fine del XIV sec. ║ Periodo Muromachi (1392-1603): il Quattrocento e il Cinquecento videro l'affermazione di alcuni grandi feudatari, in particolare sulle coste occidentali dove, favorito dalla posizione e dalle condizioni ambientali, si venne sviluppando un intenso traffico commerciale con la Cina e la Corea. I contrasti fra le grandi famiglie feudatarie ridussero il Paese in uno stato di incontrollata anarchia; molti feudi si trasformarono in signorie. Il XVI sec. fu interessato da una nuova espansione economica: oltre allo sviluppo del commercio privato, fu avviata la formazione di una classe mercantile e nacquero le prime città libere. Penetrò inoltre il Cristianesimo, introdotto dagli Occidentali. Il XVI sec. fu caratterizzato in particolare dal processo di riunificazione del G., iniziato da Oda Nobunaga e condotto a termine da Tokufawa Ieyasu e Toyotomi Hideyoshi; l'occupazione della Corea (1592) segnò l'inizio di una strategia espansionistica in Asia. ║ Periodo Tokugawa (1603-1867): fu contrassegnato dal totale isolamento del G. sul piano internazionale e da una estrema rigidità in politica interna: il Cristianesimo fu proibito e i fedeli cristiani perseguitati; i commerci con l'estero furono interrotti e fu vietato agli stranieri l'ingresso nel Paese. Ne derivò un rafforzamento del Confucianesimo e del potere dell'aristocrazia, che favorì da un lato l'unità nazionale e la stabilità interna, implicando dall'altro un arresto del progresso economico e commerciale. Intensa rimase invece la vita culturale, con l'affermazione di una letteratura adatta a soddisfare il gusto della classe media. L'interruzione dei traffici con l'estero comportò tuttavia una sempre più forte pressione da parte delle potenze occidentali, intenzionate a forzare il blocco giapponese. Nel 1854 il Trattato di Kanagawa sancì l'apertura di alcuni porti giapponesi alle navi americane; pochi anni dopo furono firmati analoghi trattati con altri Paesi e nel 1858 si arrivò all'instaurazione dei diritti doganali. La fine dello shogunato dei Tokugawa e la restaurazione dell'autorità imperiale, sotto l'imperatore Mutsuhito, segnò l'inizio di una nuova epoca per la storia giapponese. ║ Periodo Meiji (1868-1912): il G. iniziò ad affermarsi sul piano internazionale; la capitale fu trasferita a Tokyo (l'antica Edo). In pochi decenni il prodigioso sviluppo economico e industriale, la diffusione di valori importati dall'Occidente, presto assimilati, resero il G. uno Stato moderno. Negli anni 1868-78 furono abolite le istituzioni feudali, i governi provinciali dei daimyo, nonché il corpo dei samurai. ║ L'espansionismo (1890-1945): i nuovi governanti giapponesi furono indotti dalla necessità di disporre di materie prime per la nascente industria e, contemporaneamente, dall'esigenza di allargare il proprio mercato di vendita, ad intraprendere nuovamente una politica espansionistica. Con le vittorie riportate sulla Cina (1895) e sulla Russia (1905), il G. si assicurò il possesso di Formosa e delle isole Pescadores, nonché della parte meridionale dell'isola di Sahalin, della penisola del Liaotung e di alcune concessioni in Manciuria. Allo scoppio della prima guerra mondiale, il G. si schierò a fianco degli Alleati (agosto 1914), occupando i possedimenti tedeschi nel Pacifico: tali conquiste furono confermate dalla Conferenza di Versailles del 1919. Nel 1926, morti Mitsuhito e il figlio che ne era stato successore, salì al trono Hirohito che spinse il Paese verso una politica espansionistica ai danni della Cina; nei confronti dell'Impero rivale, anche se ormai in declino, venne scatenata una vera e propria offensiva diplomatica, con l'intento di ridurre a una posizione di vassallaggio il suo immenso territorio. Pur avendo riconosciuto alla conferenza di Washington (1921-22) la sovranità e l'indipendenza della Cina, il Governo giapponese occupò nel 1932 la Manciuria e, nel 1937, Nanchino, capitale cinese, scatenando così la guerra. L'offensiva contro la Cina rientrava ormai nel progetto per la costituzione di un impero (Grande Asia orientale) comprendente tutti i Paesi del Sud-Est asiatico, sottratti al dominio coloniale europeo. Dopo l'uscita dalle Nazioni Unite, con la firma del Patto Anticomintern con la Germania nel 1936 e del Patto Tripartito con la Germania e l'Italia nel 1940, gli esponenti politici favorevoli alla guerra presero definitivamente il sopravvento, causando il fallimento delle trattative con gli Stati Uniti. Il 28 ottobre 1941 salì al potere il generale Tojo e il 7 dicembre, senza dichiarazione di guerra, venne sferrato l'attacco alla base militare di Pearl Harbor, nelle Hawaii, dando inizio alla seconda guerra mondiale in Estremo Oriente. Seguì una rapida avanzata del G., con la conquista di numerosi territori in Asia e nel Pacifico, e la creazione di un immenso impero coloniale. Presto le sorti si rovesciarono, ma solo nell'agosto 1945, dopo lo scoppio delle bombe atomiche sulle città di Hiroshima e Nagasaki, il G. decise di arrendersi. ║ Dal secondo dopoguerra ai giorni nostri: negli anni immediatamente successivi alla guerra il G., occupato militarmente dagli Americani fino al 1952, adottò una Costituzione di ispirazione democratica (1947). Durante il Governo di Yoshida Shigeru, primo ministro dal 1947 al 1954 ed esponente del Partito conservatore, per il G. iniziò una nuova fase politica ed economica, caratterizzata da un notevole sviluppo industriale; il Trattato di San Francisco (1951), inoltre, pose fine ai contrasti con gli Stati Uniti. Hatoyama Ichiro, al governo nel biennio 1954-1956, tentò di migliorare i rapporti con l'Unione Sovietica, giungendo alla firma di un trattato di pace nel 1956; per quanto concerne la politica interna, si consolidò il predominio politico dei conservatori sui socialisti, mentre continuò il processo di espansione economica. Gli anni Sessanta furono caratterizzati dal tentativo, da parte del Governo giapponese, di avviare un processo di collaborazione con i Paesi del Sud-Est asiatico e di consolidare i rapporti con gli Stati Uniti. Assai più modesto può essere considerato il ruolo politico del G. nel contesto internazionale, anche per la mancanza di una chiara linea politica da parte del Partito liberal-democratico. La crisi energetica degli anni Settanta richiese da parte dei governanti giapponesi una maggior attenzione ai problemi economici del Paese; la firma del Trattato di amicizia con la Cina (1978) e l'ammorbidimento dei rapporti con l'Unione Sovietica segnarono l'inizio, in politica estera, di un processo di distensione e di cooperazione economica. Per quanto screditato da scandali di natura economico-politica e attaccato violentemente dall'opposizione, il Partito liberal-democratico continuò a tenere saldamente le redini del potere, rimanendo al governo con Takeo Miki. Il Partito socialista, diviso fra un'ala moderata e una sinistra filocinese, non riuscì del resto ad approfittare delle varie occasioni offerte dall'indebolimento temporaneo del partito di Governo. I due anni di governo di Takeo Fukuda (1977-78) furono caratterizzati da violenti disordini interni provocati sia da fazioni di destra (rivendicazioni dei militari per un maggiore potere decisionale sugli interventi governativi) che di sinistra (disordini studenteschi sul tema dell'ecologia e degli armamenti nucleari). Il PLD, cioè Partito liberal-democratico (che rimase al governo fino al 1993), guidato da Yasuhiro Nakasone, si fece promotore a partire dagli anni Ottanta di un nuovo programma in politica estera, volto a un progressivo riarmo e alla stipulazione di accordi difensivi con gli Stati Uniti. Dopo il trionfo del Partito conservatore nel 1986, Nakasone riuscì, in virtù di una modifica costituzionale, a prolungare da quattro a cinque anni il suo mandato di primo ministro; tuttavia nel 1987 dovette cedere l'incarico a Takeshita, scelto de facto dallo stesso Nakasone. Il primo ministro intendeva con questa manovra garantire la continuità alla propria politica e lasciarsi al contempo aperta la possibilità di ritornare al potere. Nel 1988, alla morte dell'imperatore Hirohito, gli successe il principe ereditario Akihito. Nelle elezioni politiche del 1990, i conservatori riconfermarono il loro ruolo di guida del Paese con Kiichi Miyazawa, presidente del partito, nominato primo ministro alla fine dello stesso anno. Nel luglio 1993 il nuovo appuntamento elettorale segnò una svolta nella storia politica del G.: il Partito liberal-democratico perse la maggioranza assoluta, pur conservando quella relativa. Si chiuse per il G. l'epoca dei Governi monopartitici e iniziò quella delle coalizioni politiche. La guida dell'Esecutivo fu affidata a Morihiro Hosokawa, sostenuto da un vasto elettorato. Durante il suo Governo l'elevato surplus commerciale del Giappone (107 mila milioni di dollari nel 1992; 150 mila milioni di dollari nel 1993) provocò continui attriti nei mercati internazionali, in particolare con gli Stati Uniti. Nonostante questa tendenza positiva dell'economia, a partire dalla seconda metà del 1992, la disoccupazione andò aumentando fino a toccare nel 1996 il suo picco più alto: 3,2%. L'idillio di Hosokawa con l'opinione pubblica, dopo aver battuto ogni record di popolarità, cominciò a sfilacciarsi all'inizio del 1994 e i giudizi della stampa divennero severi, accusandolo di aver ricevuto enormi somme di denaro in cambio di favori. Un nuovo caso di corruzione coinvolse il legislatore Nakamura, del PLD, che venne arrestato per aver accettato tangenti dalla Kajima e da altre imprese di costruzioni. Hosokawa non poté prendere le distanze dalle accuse dei suoi oppositori, che lo coinvolgevano in affari illeciti così in aprile presentò le dimissioni e chiese “sinceramente perdono al popolo giapponese”. Tsutomu Hata fu allora designato a succedergli come primo ministro. Egli intraprese un viaggio in Europa per stringere vincoli commerciali con l'Unione Europea e ammise che la causa della crisi con gli Stati Uniti era stata la bilancia commerciale a favore del Giappone. Dopo un principio di accordo tra i due Paesi, Hata iniziò un programma per promuovere la deregulation dell'economia nipponica. Nelle elezioni del giugno 1994 venne designato come nuovo primo ministro il socialista Tomiichi Murayama; il suo partito, il Partito socialdemocratico giapponese, non ottenne la maggioranza parlamentare, tuttavia formò un'alleanza con il suo tradizionale rivale, il PLD, e con il nuovo Partito Sakigake. Murayama subì una evidente sconfitta quando l'indipendente Yukio Aoshima fu eletto governatore di Tokyo nelle elezioni del 9 aprile 1995: i socialisti ottennero scarsi risultati anche alle elezioni di luglio, quando vennero rinnovati metà dei membri della Camera alta. Nel gennaio 1996, Ryutaro Hashimoro (presidente del PLD) succedette come primo ministro a Murayama. Il nuovo capo del Governo indisse le elezioni generali in ottobre, che diedero al suo partito la maggioranza relativa in Parlamento. A novembre, Hashimoto formò un consiglio dei ministri composto unicamente da membri del PLD. Tra il 1997 e il 1999 una grave crisi economica scosse tutto il Sud-Est asiatico e non risparmiò il G, che iniziò a risollevarsi dalla recessione nel 2000, solo a costo di pesanti ristrutturazioni industriali e bancarie e di un forte incremento della spesa pubblica. In questo clima la coalizione di Governo (Partito liberaldemocratico, Partito buddhista Komeito e Partito conservatore), sotto la guida del nuovo premier Yoshiro Mori, conservò la maggioranza dei deputati nelle elezioni legislative del giugno 2000, ma perse consensi a favore del Partito democratico, la principale forza di opposizione. Nei primi mesi del 2000 il Governo rinunciò al finanziamento per la realizzazione, prevista tra il 2000 e il 2010, di nuove centrali nucleari. La decisione fu presa dopo che nel settembre 1999, nell'impianto di lavorazione dell'uranio di Tokaimura, si verificò un gravissimo incidente: 50 addetti rimasero contaminati dalle radiazioni e due di essi morirono. Nel febbraio 2001 il sottomarino nucleare statunitense Greenville speronò la nave scuola Ehime Maru al largo di Pearl Harbour, provocando la morte di nove persone. In aprile il primo ministro Mori, travolto da una serie di clamorosi errori politici e dal moltiplicarsi degli scandali che implicarono esponenti del Governo, cedette gli incarichi di leader del Partito liberal-democratico e di primo ministro a Junichiro Koizumi. Il neo premier si impegnò a ridurre il debito pubblico, a realizzare un piano di stabilità fiscale e una limitazione dei prestiti alle banche, onde evitare le disastrose bancarotte degli istituti di credito, e ribadì l'alleanza strategica con gli Stati Uniti. Le elezioni municipali di Tokyo, tenutesi nel giugno 2001, registrarono il successo del partito di Governo. In ottobre Koizumi si recò in visita a Seoul e presentò le scuse del G. per le sofferenze subite dalla Corea del Sud durante il dominio coloniale nipponico. Dissapori ci furono invece con il Perú a causa del braccio di ferro sull'estradizione dell'ex presidente peruviano Alberto Fujimori, in G. dal novembre 2000, e in possesso della cittadinanza giapponese. Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 alle Torri Gemelle e al Pentagono, il G. diede il pieno appoggio all'attacco aereo degli Stati Uniti contro l'Afghanistan e consentì l'invio all'estero di un corpo di spedizione navale e aereo di autodifesa in appoggio logistico alle truppe anglo-americane impegnate in Afghanistan e di assistenza ai profughi. Nel settembre 2002 la decennale inimicizia con la Corea del Nord sembrò stemperarsi quando Koizumi si recò in visita nel Paese. In quell'occasione il leader nord-coreano Kim Jong II porse le scuse ufficiali del suo Paese per i frequenti episodi di rapimento di cittadini giapponesi avvenuti durante gli anni Settanta e Ottanta. Poco dopo lo stesso primo ministro dovette fronteggiare una grave crisi all'interno del suo Esecutivo, acuita dalla negativa congiuntura economica. Il 26 maggio 2003 un violento terremoto del 7° della scala Richter colpì le prefetture settentrionali di Miyagi e Iwate. Fortunatamente la profondità dell'epicentro, localizzato a 60 km sotto il livello del mare, non causò vittime. A novembre si tennero le elezioni per il rinnovo della Camera bassa, vinte di misura dalla coalizione facente capo a Koizumi, che venne riconfermato primo ministro. Sempre nel 2003 venne inviato il primo contingente di soldati giapponesi di supporto agli anglo-americani in Iraq. Nel mese di luglio 2004 le elezioni per la Camera alta decretarono la vittoria del Partito democratico su quello liberal-democratico del primo ministro che, tuttavia, riuscì a mantenere la coalizione al potere. Nell'ottobre dello stesso anno il Nord del Paese venne interessato da una serie di terremoti che causarono una trentina di morti. In dicembre i rapporti con la Corea del Nord si fecero tesi relativamente al destino di alcuni cittadini giapponesi rapiti e uccisi durante la "guerra fredda" per i quali il Giappone voleva un risarcimento economico. Dal 1° gennaio 2005 il G. divenne membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Nell'agosto 2005 il Governo cadeva dopo essere stato sconfitto sulla proposta di privatizzazione delle poste, ma nelle elezioni di settembre, condotte proprio sulla campagna di privatizzazioni voluta dal premier Koizumi, il partito liberaldemocratico otteneva 296 seggi contro i 113 dell'opposizione, confermando il successo della coalizione di governo. Nel giungo 2006 le autorità governative annunciarono l'intenzione di ritirare il contingente militare dall'Iraq. In settembre Shinzo Abe successe a Koizumi sia alla guida del PDL, sia nell'incarico di premier. Il programma di Shinzo Abe prevedeva il miglioramento dei rapporti con la Cina e la continuazione delle riforme strutturali iniziate da Koizumi. Tra i mesi di marzo e aprile dell'anno successivo numerosi episodi sismici interessarono il Paese; in particolare il doppio terremoto del 16 luglio, di magnitudo 6,8 e 6,9 della scala Richter, provocò 11 vittime e circa 1.000 feriti, nonché ingenti danni: tra questi un incendio con fuga di acqua "pesante", poi riversatasi in mare, dalla centrale nucleare di Kashiwazaky-Kariwa. In seguito all'incidente, l'AIEA decise di inibire l'utilizzo dell'impianto per un anno. Nel luglio 2007 il premier ultraconservatore Shinzo Abe subì una clamorosa sconfitta nel suo primo confronto con il grande elettorato, perdendo la maggioranza al Senato. Incapace di ottenere la collaborazione dell'opposizione sull'approvazione di un provvedimento di appoggio logistico alle forze statunitensi nel Mar Arabico, Abe presentò le dimissioni sia dalla presidenza del direttivo del Partito liberaldemocratico sia dalla carica di primo ministro. Al suo posto venne eletto Yasuo Fukuda che si dimetteva nell'agosto 2008 per una serie di contestazioni alla sua politica, soprattutto quella economica. In seguito il Parlamento eleggeva come primo ministro Taro Aso, leader del PLD. Nel luglio 2009, dopo la sconfitta elettorale del suo partito nelle elezioni municipali di Tokyo, il premier scioglieva la Camera bassa del parlamento in attesa di elezioni anticipate. Queste ultime si svolgevano in agosto e vedevano la vittoria dei democratici (PDG) con 308 seggi, mettendo fine a 54 anni di governo da parte del PLD (119 seggi). A capo del governo veniva nominato Yukio Hatoyama, leader del PDG, ma dopo il fallimento della modifica all'accordo tra Stati Uniti e Giappone per la ricollocazione della base militare di Futenma, Hatoyama rassegnava le dimissioni (giugno 2010) e al suo posto veniva nominato il leader dei democratici Naoto Kan. Un mese dopo si svolgevano le elezioni per il rinnovo della Camera alta, vinte dal partito all'opposizione (PLD), creando stallo politico nel Paese. L'11 marzo del 2011 un terremoto di magnitudo 9.0, con epicentro a 150 km dalla costa nordorientale, sconvolse il Paese e provocò uno tsunami, di onde alte fino a dieci metri, che si abbatté soprattutto sulla prefettura di Miyagi, distruggendo interi centri abitati e causando migliaia di morti. Il terremoto danneggiava il sistema di raffreddamento della centrale nucleare di Fukushima, provocando l'innalzamento della temperatura dei reattori; questo costringeva il Governo a evacuare la zona, colpita da un livello di radioattività superiore alla norma.
La suddivisione politica del Giappone intorno alla metà del XVI sec.

Il terremoto che ha colpito il Giappone l'11 marzo del 2011


ANTROPOLOGIA

La popolazione del G., pur molto complessa per tipi, di cui si distinguono le quattro varietà regionali okayama, ihikawa, satsuma e chikuzen, basate sull'indice cefalico e sulla statura, può essere ricondotta alle due forme fondamentali sud-mongolide e sinide. Il tipo sud-mongolide è quello predominante e si presenta con cranio brachicefalo, occipite appiattito, faccia larga e ossa nasali depresse. Il tipo sinide ha invece cranio dolicocefalo con occipite sporgente, faccia affilata e naso sottile. La statura media è più alta nel tipo sinide. • Etn. - Benché la civiltà europea abbia introdotto architettura, arredamenti e vestiari di tipo occidentale, permangono diffusissimi i caratteri tradizionali. Nelle abitazioni permane l'uso di stuoie, paraventi, pareti mobili e il tokonoma, specie di sacrario con il nome degli antenati, che sono oggetto di culto. Tra gli oggetti del vestiario sono diffusi i kimono, per uomini e donne. Alla base dell'alimentazione sta il riso, spesso consumato ancora usando i caratteristici bastoncini hashi. Nelle classi più povere è invece più diffuso l'orzo. Molto usata è la salsa shoyu fatta con la soia. Tra le bevande primeggiano il sake, che è un'acquavite proveniente dalla fermentazione del riso e che si beve caldo, la birra e il tè verde. Poco diffusi sono invece gli alimenti a base di carne, banditi dal buddhismo. All'etica confuciana sono ispirate talune tipiche istituzioni sociali, quali il matrimonio e l'adozione, nonché gli aspetti della vita familiare che si svolge sotto la direzione assoluta del capofamiglia, al quale è dovuta cieca obbedienza.

LINGUA

Polisillabica e agglutinanta, il giapponese appartiene forse al ramo orientale dell'altaico, ma presenta analogie sintattiche e lessicali anche con le lingue del gruppo mundapolinesiano. In epoca storica subì l'influenza della lingua cinese, che si esercitò soprattutto sul vocabolario e sul fonetismo. La lingua parlata mostra una grande varietà di dialetti e di forme idiomatiche, e differisce notevolmente da quella scritta per regole grammaticali e sintattiche. Come lingua nazionale è stato adottato, in età moderna, il dialetto di Tokyo. La scrittura è di tipo ideografico. Nel 1885 fu istituita in G. una società di studio per l'adozione dell'alfabeto latino, ma essa concluse i lavori con la compilazione di un sistema di trascrizione detto rômaji (scrittura romana), che fu creato soprattutto ad uso degli stranieri. L'unica riforma effettiva della scrittura giapponese è stata quella di ridurre sempre di più il numero degli ideogrammi da usare nei documenti ufficiali e nelle pubblicazioni a vasta diffusione. Nel 1947, il Governo ha stabilito che gli ideogrammi di uso comune (Tôyo Kanij) fossero 1850, e che una parte di questi, precisamente 881, fossero insegnati nelle scuole di ordine primario.

LETTERATURA

Le prime opere della letteratura giapponese sono di argomento storiografico, e si ispirano a modelli cinesi: Memorie degli avvenimenti dell'antichità e Annali del Giappone (VIII sec.). Intorno al 760 fu compilata la prima antologia poetica, la Raccolta delle diecimila foglie, che comprende 4.495 poesie di centinaia di autori del VII e VIII sec. Nel 905 fu compilata la Raccolta di poesie antiche e moderne. Gli autori gravitano, ora, intorno all'ambiente di corte; la maggior parte dei loro componimenti sono tanka, composizioni di 31 sillabe, forma metrica divenuta classica della poesia giapponese. A partire dal X-XI sec. si rileva un interesse crescente per la narrativa, soprattutto per il diario e il racconto (monogatari). Quest'ultimo si trasformò, da genere fiabesco, in romanzo, assumendo il carattere di ritratto d'ambiente e di costume. All'apice della letteratura del periodo Heian (794-1185) è La storia del principe Genij, composta intorno al 1010 da Murasaki Shikihu, descrizione di una società splendida e raffinata. Lo stesso quadro di vita è offerto da Le note del guanciale di Sei Shônagon (966-1013), in uno stile più realistico e vivace. Il periodo Kamakura (1185-1338), che inaugurò un'epoca di guerre civili, produsse una serie di romanzi storici, ispirati alle lotte politiche tra le grandi famiglie feudali. L'opera Varietà dei momenti d'ozio del monaco Kenkô (1283-1350) è pervasa da un tono amaro; lo stesso che si ritrova nei testi del teatro del XIV e XV sec., in cui il mondo evocato è quello degli eroi scomparsi. Un'altra forma di teatro, non aristocratico come il ma popolare, fu il bunraku o il teatro delle marionette, sviluppatosi sul repertorio dei componimenti recitati dai cantastorie girovaghi. Uno dei soggetti preferiti era una ballata dal titolo La storia della dama Jôruri, che segnò la nascita del dramma per il teatro delle marionette, chiamato appunto jôruri. L'ultima antologia poetica ufficiale fu compilata nel 1438. La poesia classica di stile Tanka era ormai in piena decadenza e sostituita dalla poesia a catena o renga. Fu proprio da questo genere di poesia che nacque la forma metrica più breve della poesia giapponese, chiamata haikai, portata a forma d'arte da Mutsuo Basho. Il rinnovamento letterario che si preannunciò nel XVII sec. favorì la diffusione di una narrativa popolare e borghese, che attinse i suoi temi alla vita di tutti i giorni. Tale caratteristica si riscontra sia nei romanzi di Ihara Saikaku, uno dei maggiori scrittori del periodo Tokugawa, sia nei drammi di Monzaemon Chikamatsu. Verso il XVIII sec. si sviluppò il dramma popolare, noto come kabuki, i cui soggetti furono ispirati, di preferenza, a fatti di cronaca o ad avvenimenti e personaggi famosi della storia nazionale. A partire dalla metà del XIX sec. l'influenza occidentale dette un corso nuovo alla letteratura giapponese, nella quale si affermò il realismo per opera del critico Tsubouchi Shôyô e del romanziere Futabatei Shimei. Il Romanticismo ebbe in Kôda Rohan uno dei più convinti assertori; il naturalismo fu propugnato da Shimazaki Tôson; l'idealismo da Natsume Sôseki; il neointellettualismo da Akutagawa Ryûnosuke. Ma, al di là di ogni corrente, l'elemento che accomunava la maggior parte degli scrittori era l'istanza sociale, particolarmente viva in Arishima Takero e in Mushakûsji Saneatsu, uno dei fondatori della rivista "Betulla Bianca". L'opera di questi scrittori favorì lo sviluppo di una letteratura proletaria d'influenza marxista, in voga negli anni intorno al 1920. Ad essa reagì il cosiddetto neoimpressionismo, nel quale si distinse Yasunari Kawabata e che si risolse in un genere di letteratura autobiografica, espressione della rivolta spirituale delle giovani generazioni contro le dottrine nazionalistiche dominanti. Nel secondo dopoguerra si è operato un totale rinnovamento nella letteratura giapponese, all'insegna del realismo, sia in relazione alla sempre crescente influenza occidentale, sia in rapporto alla profonda trasformazione del costume e della ideologia nazionali. I romanzi di autori contemporanei, come Junichiro Tanizaki e Osamu Dazai, godono di larga popolarità anche all'estero; quelli di Shôhei Ooka e di Yukio Mishima sono considerati tra le opere più impegnative della narrativa del dopoguerra.

ARTE

All'inizio dell'età dei metalli, nella primitiva arte giapponese compaiono ceramiche con decorazioni a cordoncini rilevati (Yamato). I più antichi edifici di culto sono legati al naturismo della religione shintoista; il luogo sacro è concepito come abitazione degli antenati, e perciò riproduce la forma della capanna più antica. Tra il 552 ed il 645 circa le relazioni culturali con il continente si fanno intense, tanto che si può parlare di un'arte cinese in G. Dopo lo Shintoismo, che non conosceva le immagini, il Buddhismo, che ora si diffonde, favorisce lo sviluppo delle arti figurative; sculture in legno e bronzo ripetono i modelli cinesi del V e VI sec. Tra il VII e l'VIII sec. l'arte giapponese, come quella cinese dell'epoca T'ang, si volge a un sempre maggiore naturalismo: nella scultura, il panneggio e il modellato del corpo si affinano e arricchiscono; i volti, perduta la monumentalità primitiva, assumono un'espressione di rapimento che tende a divenire stereotipata. Prodotti tipicamente giapponesi sono le maschere e le statue ritraenti sacerdoti celebri. Gli affreschi del Kondo di Nara sono un perfetto esempio di pittura T'ang. Solo verso la fine di quest'epoca si avvertono nella pittura accenti più specificamente giapponesi. Nell'architettura, le innovazioni consistono nell'uso di costruire, nel recinto sacro, due pagode anziché una, di coordinare l'aula delle conferenze all'aula d'oro e di disporre l'insieme di tali costruzioni lungo un asse longitudinale. Durante l'VIII ed il IX sec. si ha nella scultura un'accentuazione della tendenza a deformare la realtà secondo formule baroccheggianti; nell'arte si riflette l'influsso delle nuove sette mistiche. Al IX sec. appartiene il grande pittore Koseno Kanaoka. Il contenuto religioso fa preferire le rappresentazioni schematiche, al centro della quali è la figura di Buddha. L'affrancamento dalla Cina si compie soprattutto nella pittura di paesaggio. Caratteristica essenziale dell'architettura del IX sec. è la sua fusione con il paesaggio (conventi costruiti su montagne). Il periodo che va dal IX al XII sec. vede il G. staccarsi completamente dalla Cina; esso fu caratterizzato dal lusso sfarzoso delle corti feudali; la pittura assunse caratteri di eleganza e di espressione intima del tutto giapponesi. La scultura presenta alcune grandi personalità, come Jocho; fra le arti minori primeggia quella della lacca che, dal XII sec., si fa sempre più ricca e si distingue dalla cinese per la tendenza alla rappresentazione figurata. Nel campo dell'architettura compaiono alcuni lussuosi edifici profani. Tra il XII e il XIV sec. si verifica un distacco dall'arte di corte troppo raffinata e un ritorno alla tradizione del continente. Importanza predominante nell'arte ebbe la setta religiosa degli Zen, tendente alla concentrazione nella natura. La scultura, che dipende da modelli cinesi, fiorisce per merito di una serie di grandi artisti, da Kokei a Unkei, le cui opere, prevalentemente in legno, sono caratterizzate da un forte realismo. Grande sviluppo ha il ritratto. Più tradizionale appare la pittura, nell'ambito della quale compaiono i primi ritratti profani. Sorge la tecnica della terracotta invetriata; per la prima volta si presenta l'arte dello spadaio e del corazzaio, destinata a raggiungere estrema perfezione tecnica. Nell'architettura, i templi shintoisti ritornano alle forme tradizionali. Nel XIV-XVI sec., mentre la scultura decadeva nella ripetizione accademica, la pittura assumeva una grande importanza; fu adottata la tecnica cinese del bianco e nero, nella quale divennero famose le accademie sung. La calligrafia fu spesso inserita nella composizione, quasi sempre di una estrema semplicità. Fu fondata la scuola di Kano. L'uso della lacca, specie per piccoli oggetti, della ceramica e del bronzo giunse al massimo sviluppo; la tecnica si fece sempre più ricca e raffinata. Nell'architettura, si ricercavano il lusso e gli effetti scenografici. L'epoca che va dal XVI al XIX sec. vide Yedo, la futura Tokyo, divenire il maggior centro artistico. Le più belle opere di scultura di questo periodo sono le maschere; per la prima volta si incontrano sculture minute di soggetto profano e soprammobili di porcellana; sono in voga i netsuke, specie di bottoni di legno o d'avorio incisi con soggetti spesso umoristici. Con la crescente importanza della borghesia si afferma il gusto della scena di crudo realismo, presa dalla vita quotidiana e dalla storia. L'arte della lacca si fa sempre più lussuosa, a scapito della stessa eleganza. L'architettura va perdendosi in una sovrabbondanza di decorazioni; si costruiscono ora anche castelli fortificati. Esempi tipici di quest'arte sono le tombe degli shogun a Nikko. Dal 1868 agli inizi del Novecento, l'occidentalizzazione del G. causò un forte regresso nell'arte nazionale che, ora, tenta di risorgere in vari modi, sempre però ispirata alle forme tipiche dell'arte occidentale contemporanea.

MUSICA

La musica giapponese, con le sue basi teoriche e i suoi strumenti, trae le origini dalla scuola coreano-cinese, penetrata in G. dal V all'VIII sec. Come la cinese, la gamma giapponese tipica si forma con elementi di due tetracordi disgiunti. Nella tecnica della composizione manca una vera e propria polifonia; si pratica invece un tipo di eterofonia, nel senso ellenico classico. Gli strumenti principali, d'origine quasi sempre cinese, sono: una specie di liuto detto biwa, con 4 corde seriche; il koto a 13 corde; lo shamisen, liuto a 3 corde; il sho, composto da 17 zufoli di bambù; il kichiriki, oboe che accompagna la melodia vocale o strumentale. Estensione più ristretta ha il fue, flauto. Tra le percussioni è importante lo shaku-byoshi, di origine nazionale, composto di 2 tavolette lignee. Caratteristica della pratica musicale giapponese è la quasi costante politonalità. La tradizione reca musiche di origine anche remota, ed è importante specialmente nei teatrali. Essa è però soppiantata, oggi, dall'interessamento per la tecnica musicale europea, regolarmente insegnata nei conservatori.
Alcuni Samurai

La cima innevata del monte Fuji (3776 m), in Giappone

Giardino giapponese

Giappone: il castello di Ōsaga

Tokyo: la ferrovia

Tokyo: scorcio della Ginza

Torii in legno del santuario di Itsukushima, nei pressi di Hiroshima

Giappone: Yumedono (Sala dei sogni) ottagonale dell'Hōryuji a Nara

"Arte e natura in Giappone" di Sante Spadavecchia