Commediografo italiano. Fece il giornalista ne "Il Resto del Carlino" dove
restò dal 1922 al 1935, assolvendo fra l'altro all'incarico di critico
drammatico. Infine si trasferì a Roma dove alternò i suoi impegni
di commediografo alle fatiche di regista. Bolognese di vocazione, oltre che di
nascita, esordì tuttavia in veneto, scrivendo in collaborazione con
Attilio Frescura
O, 21, 37 per tutte le estrazioni (1922). Il primo
successo lo colse l'anno dopo con
Vertigine, un dramma imperniato su uno
scienziato in preda al rimorso per aver influito sull'esito della guerra con la
sua invenzione dei gas asfissianti. Seguirono:
Il focolare (1925),
Don
Chisciotte (1926),
L'ippogrifo (1927),
Ombre cinesi (1931),
Questi ragazzi (1934) e
I figli del marchese Lucera (1935),
considerato il suo capolavoro assieme a
Lettera d'amore (1939). Ma il suo
nome resta particolarmente legato al teatro dialettale bolognese per merito
della inventiva moderna e realistica di
Spanezz (1927), diventato un
"pezzo" classico del teatro felsineo (Capanne di Granaglione, Bologna 1891 -
Roma 1949).