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Gheddafi, Muammar.

(o el-Kadhafy). Militare e uomo politico libico. Salito al potere nel 1969, spodestando con un colpo di Stato militare il vecchio re Idris, sovrano di tendenze filo-occidentali, diede vita alla Repubblica araba libica (di orientamento socialista) e assunse la carica di presidente del Consiglio della rivoluzione, massimo organo dirigente del Paese. Autore di un'opera, Il libro verde (1976) in cui enuncia le sue idee sul potere politico, seguì una linea politica fin dall'inizio improntata all'amicizia e alla cooperazione con l'URSS, all'atteggiamento ostile verso gli Stati Uniti e il mondo occidentale, e al concreto sostegno al popolo palestinese e all'integralismo islamico. L'intransigenza usata nei confronti dei Paesi contrari alla sua linea di condotta era la causa principale degli oltre dieci attentati dichiarati alla sua persona. L'isolamento creatosi intorno a lui lo costringeva, a partire dal 1983, a dare una parvenza di moderazione alla sua azione politica: l'unione con il Marocco, paese arabo moderato, l'intesa con la Francia per il prospettato ritiro delle truppe dal Ciad furono gli atti più spettacolari di questa nuova linea d'azione. Gli attentati terroristici del 1985 agli aeroporti di Roma e di Vienna, lodati pubblicamente dal regime di Tripoli incrinarono i già tesi rapporti tra USA e il leader libico: il presidente statunitense Reagan accusava apertamente G. di essere uno dei mandanti del terrorismo internazionale, varava un boicottaggio nei confronti della Libia e inviava alcune unità navali nel golfo della Sirte. Dopo l'ennesimo attentato ad una base americana in Germania, ai primi di febbraio del 1986 bombardieri F-111 statunitensi bombardavano Tripoli e Bengasi. I paesi arabi manifestarono generiche attestazioni di solidarietà, ma mantennero la Libia nell'isolamento. Nel 1987 sembrava prefigurarsi uno scontro diretto Libia-Francia quando, nell'ambito della guerra in Ciad, in corso sin dall'81, le truppe regolari rafforzate da contingenti francesi ricacciavano le truppe di G. in Libia. Dopo alcune scaramucce, Francia e Libia si accordavano in agosto per un cessate il fuoco in Ciad. L'anno seguente il leader libico rafforzava i rapporti con Algeria e Marocco, mentre sul piano interno trasformava le forze armate in esercito popolare, la Jamahirya. G. in seguito normalizzava del tutto i rapporti con il Ciad, riconoscendo la legittimità del Governo di Hissenè Habbrè, procedendo allo scambio dei prigionieri e rinunciando ad imporre la sovranità libica sul territorio di Aouzou, assegnato al Ciad nel 1960 e occupato dalla Libia nel 1974. Al progressivo riavvicinamento diplomatico ai Paesi con i quali la precedente ostilità aveva toccato livelli elevati faceva seguito, nel 1991 e nel 1992, un rinnovato sentimento anti-occidentale da parte di G. L'ostinato rifiuto del leader libico di consegnare i due agenti libici presunti responsabili della strage di Lockerbie, acuiva la tensione tra Libia da una parte e Gran Bretagna, Francia e USA dall'altra. Anche nei riguardi dell'Italia G. manteneva un comportamento ostile. Dopo il brutale assassinio di un tecnico italiano in Libia durante le commemorazioni, nel 1989, dell'invasione italiana del 1911, G. pretendeva nel 1990 il risarcimento per i danni subiti durante il colonialismo italiano; nel 1991 il Governo italiano esortava i connazionali residenti in Libia a lasciare il Paese per timore che su di essi si potesse ritorcere l'inasprimento dei rapporti Libia-USA. In occasione della crisi, esplosa nel Golfo Persico nell'agosto 1990 (V. GOLFO, GUERRA DEL), G. assumeva un atteggiamento di dura critica nei confronti del successivo intervento da parte degli Stati Uniti ai danni dell'Iraq. Nel 1992, in relazione al sospetto di coinvolgimento da parte del Governo della Libia in atti di terrorismo internazionale, il Consiglio di sicurezza dell'ONU varava sanzioni economiche contro la Libia, che si ripercuotevano duramente sulla popolazione, creando malcontento. Successivamente G. si spostava progressivamente su posizioni meno intransigenti, nel tentativo di rompere l'isolamento politico ed economico a cui la comunità internazionale aveva sottoposto la Libia: cercò con successo un riavvicinamento della Libia agli Stati Uniti e all'Unione Europea e un progressivo allontanamento dall'integralismo islamico, fino a ottenere, nel 2003, la soppressione delle sanzioni economiche internazionali che gravavano da tempo sul Paese. Nel 2009 veniva eletto segretario generale dell'Unione Africana. Nel febbraio 2011, sulla scia di un più vasto movimento di protesta che investì tutto il Medio Oriente, ebbero inizio anche in Libia una serie di sollevazioni popolari contro il regime di G. Il rais adottò nei confronti di questa rivolta una politica di repressione, tale da indurre l’ONU a due risoluzioni (n. 1970 e 1973), nel marzo dello stesso anno, che garantissero la difesa della popolazione civile. Venne creata una coalizione di forze militari, prima sotto il comando statunitense e poi sotto il comando della NATO, che intervenne a favore delle truppe antigovernative. Nonostante la notevole resistenza delle forze lealiste e dello stesso G., che riuscì a fuggire e a organizzare una resistenza, il 20 ottobre, a due mesi dalla caduta di Tripoli, le truppe del Consiglio nazionale transitorio (CNT), autoproclamatosi l'unico legittimo rappresentante della Repubblica libica, conquistarono Sirte, città natale di G. Il rais tentò di guadagnare il deserto per continuare la lotta, ma il convoglio in cui viaggiava venne attaccato da aerei francesi NATO. Raggiunto da elementi del CNT, G. venne catturato e giustiziato dai ribelli nel corso di un'operazione militare che non ha mancato di suscitare critiche in ambito internazionale, in ragione delle quali l'ONU ha deciso di aprire un'inchiesta (Sirte, Misurata 1942-2011).
Muhammar Gheddafi

La morte di Gheddafi