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Cartina della Georgia

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La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo in condizione di fare a meno di essa.
(Ernesto Codignola)

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Geòrgia. Stato degli Stati Uniti d'America.

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Geòrgia.

Stato (69.500 kmq; 4.543.000 ab.) dell'Asia caucasica. Posta sul versante meridionale del Caucaso, che segna il confine fra Europa e Asia, la G. è da considerarsi asiatica per posizione geografica, ma europea per cultura, costumi e popolazione. Confina a Sud con l'Armenia, a Sud-Ovest con la Turchia, a Sud-Est con l'Azerbaigian, a Nord con la Russia, mentre a Ovest è bagnata dal Mar Nero. Capitale: Tbilisi. Città principali: Kutaisi, Rustavi, Suhumi, Batumi, Chinvali. Comprende due Repubbliche autonome, l'Abhasia (V.) e l'Adzaristan (V.), e la provincia autonoma dell'Ossezia meridionale (V. OSSEZIA). Ordinamento: Repubblica presidenziale, con elementi federali; il Presidente viene eletto a suffragio universale per 5 anni, e detiene anche il potere esecutivo. Il Parlamento è composto da una Camera di 235 rappresentanti, eletti per 5 anni. Unità monetaria: maneti. Lingua ufficiale: il georgiano; sono diffusi il russo e l'armeno; si parla l'osseto nella provincia autonoma dell'Ossezia e l'abhaso nella Repubblica dell'Abhasia. Religione: largamente prevalente è la cristiano-ortodossa; esistono minoranze musulmane. Popolazione: è formata prevalentemente da Georgiani (83,8%%), con importanti minoranze di Azerbaigiani (6,5%), Armeni (5,7%), Russi (1,5%), seguono poi Osseti, Greci e Abhasi.

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GEOGRAFIA

Il Paese occupa la depressione tra il versante meridionale del Grande Caucaso a Nord, e la catena dei monti Adzaro-Imeretinskij e del Trialet a Sud. Il territorio è prevalentemente montuoso, ma ad Ovest si apre la fertile pianura alluvionale dell'antica Colchide, percorsa dal Rion, il principale fiume della G., che sfocia nel Mar Nero. A Est il territorio presenta zone steppiche e una serie di vallate montane, di cui la principale è quella che costituisce il bacino dell'alto Kura, che sfocia nel Mar Caspio, dopo aver percorso l'Azerbaigian. Il resto del territorio è dominato da imponenti catene montuose, che raggiungono le altezze massime nel Caucaso con i monti Usba (4.695 m) e Dombaj-Ulgen (4.066 m). Il clima è di tipo subtropicale lungo la fascia costiera occidentale, con frequenti piogge in pianura, che diventano via via sempre più scarse procedendo verso l'interno. Sui rilievi, il clima è rigido e tipicamente montano, nelle vallate, invece, è caratterizzato da una varietà di microclimi, e le steppe orientali da un clima caldo e secco.

Cartina della Georgia

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ECONOMIA

L'agricoltura, sia sulla costa che nelle vallate montane, costituisce una delle risorse economiche principali: diffusa è la coltivazione di cereali come mais e grano e della vite; notevole è anche la produzione di agrumi e frutta, tabacco, tè e cotone. Nelle zone montane si pratica l'allevamento e lo sfruttamento delle foreste. Il sottosuolo è ricco di giacimenti minerari: si estraggono in abbondanza manganese (Čiatura), piombo, zinco, rame; non mancano le riserve energetiche grazie ai giacimenti di carbone (Caucaso occidentale), di petrolio e di lignite (monti Adzaro-Imeretinskij); abbondante è anche l'energia idroelettrica. L'industria metallurgica riveste grande importanza con i centri siderurgici di Rustavi e Zestafoni; quella petrolchimica ha il suo centro a Batumi, stazione terminale dell'oleodotto proveniente dall'Azerbaigian, e quella metalmeccanica a Kutaisi, specializzato nella produzione di automezzi; centro dell'industria aeronautica è Tbilisi. Importante è anche l'industria alimentare, tessile e del legno.

STORIA

Antica Colchide, la G. fu sede di insediamenti umani fin dal Paleolitico, ma fu soprattutto uno dei nuclei principali della civiltà dei metalli, dal 2.500 circa a.C., grazie all'abbondanza di minerali del sottosuolo: gli scavi archeologici hanno portato alla luce reperti in bronzo e in ferro, per lo più armi e ornamenti, che attestano l'abilità tecnica e artistica raggiunta nella lavorazione dei metalli. Dopo un periodo di influenza mesopotamica, il territorio entrò sotto il controllo del Regno persiano nel VI sec. a.C.; risale al medesimo periodo la fondazione di colonie greco-ioniche lungo la costa del Mar Nero. Nel I sec. a.C. i Romani giunsero a dominare sulla regione, che divenne nel periodo successivo oggetto privilegiato della secolare contesa tra Romani e Parti prima e tra Romani e Sasanidi poi. Passò, così, da una dominazione a un'altra e spesso fu divisa in due zone di influenza: la regione occidentale sotto i Romani e quella orientale sotto i Parti e i Sasanidi. Qui, nel III sec. d.C., Mirian, della dinastia sasanide, fondò il Regno di G. che, con la fine dell'Impero romano si estese su tutta la Transcaucasia, con capitale a Tbilisi. Nel IV sec. iniziò a diffondersi dalla Cappadocia il Cristianesimo, che si sovrappose definitivamente al paganesimo nel VI sec. Nel VII sec. il Regno fu conquistato dai Bizantini, ma già a metà del secolo iniziò la penetrazione araba che si concluse all'inizio del secolo successivo: gli Arabi lasciarono il potere diretto all'aristocrazia locale che, dopo un periodo di lotte interne, riuscì a istituire una Monarchia nazionale. Nonostante la pressione dei Turchi Selgiuchidi, il Regno raggiunse il suo massimo splendore tra i secc. XI-XIII, con Giorgio III (1156-1184) e con la figlia, la regina Tamara (1184-1212), che sconfissero i Turchi ed estesero i confini del Regno fino a Trebisonda, portando prosperità e ricchezza e favorendo lo sviluppo culturale. A partire dal 1230 le invasioni mongole, però, causarono la decadenza del Paese, che pur avendo riconquistato l'indipendenza sotto Alessandro I (1412), rimase isolato dall'Occidente a causa della potenza ottomana che controllava la via per Costantinopoli. Sempre più esposta alle mire turche e persiane, e sconvolta da ricorrenti periodi di disordini, la G. fin dal XVI sec. ricercò l'alleanza e l'aiuto della Russia, a cui fu definitivamente annessa nel 1801. Nel XIX sec. si ebbe un notevole sviluppo industriale, con la conseguente formazione di un ceto operaio e la fondazione di un partito socialista democratico georgiano, in cui militò il giovane Iosif Dzugasvili (Stalin). Base di partenza delle operazioni russe contro l'Impero ottomano durante la prima guerra mondiale, la G., dopo la Rivoluzione d'Ottobre, si dichiarò indipendente, e nel 1918, in quanto Repubblica democratica retta dai menscevichi, con Armenia e Azerbaigian, proclamò l'indipendenza della Transcaucasia. Il nuovo Stato in un primo tempo fu riconosciuto da Lenin, ma nel 1921, prendendo a pretesto una rivolta contadina, l'URSS rioccupò il Paese. Nel 1936 la G. fu staccata dalla Transcaucasia ed elevata al rango di Repubblica socialista sovietica. Durante la seconda guerra mondiale, la G. fu minacciata, nell'estate del 1942, dall'avanzata tedesca, ma si salvò dall'occupazione nazista grazie a una tenace resistenza sul Caucaso. Nel 1990, sull'onda dei nazionalismi dilaganti in URSS e grazie al clima di relativa apertura all'Occidente instaurato dal presidente sovietico Michail Gorbaciov, il partito indipendentista Tavola Rotonda vinse le elezioni. Il 9 aprile 1991 fu dichiarata l'indipendenza e in maggio fu nominato presidente della nuova Repubblica Zviad Gamsakhurdia, già capo del partito vincitore. Il nuovo presidente tradì, tuttavia, la sua propensione per le soluzioni dittatoriali, tanto da appoggiare nell'agosto dello stesso anno un tentativo di colpo di Stato contro Gorbaciov, ordito a Mosca dal KGB. L'adesione di Gamsakhurdia al tentato golpe provocò una vera e propria sollevazione popolare che, dopo alcuni mesi di sanguinosa guerra civile, lo costrinse nel 1992 a lasciare il Paese. Al suo posto fu chiamato Eduard Shevardnadze (rieletto nel 1995 e nel 2000), ex ministro degli Esteri sovietico e uomo politico di robusta fede democratica. L'entrata del Paese nella Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) pose fine ai conflitti armati con i sostenitori di Gamsakhurdia. L'integrità territoriale della G. era ostacolata dalla presenza di due forti movimenti separatisti armati: quello in Ossezia meridionale, tendente all'unificazione con l'Ossezia settentrionale, territorio sotto la sovranità della Russia; e quello dell'Abhasia, regione a maggioranza musulmana, autoproclamatasi indipendente nel 1999. Nonostante gli accordi di pace firmati nel 1997 dal presidente Shevardnadze e dal leader separatista abhaso Vladislav Ardzinba, gli scontri armati proseguirono. Nel luglio 2001 il clima di insicurezza venne alimentato dall'uccisione a Tbilisi della più famosa giornalista della televisione georgiana, Georgy Sanaya, che conduceva un programma sul canale indipendente Rustavi-2, la sola tv indipendente georgiana, più volte critica nei confronti del presidente. La situazione già esplosiva venne ulteriormente aggravata dal riacutizzarsi delle tensioni tra G. e Repubblica secessionista di Abhasia, dove, secondo Tbilisi, avrebbero trovato rifugio molti guerriglieri ceceni. Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 contro le Torri Gemelle e il Pentagono, la sensazione di insicurezza crebbe ulteriormente, a causa di una serie di eventi: aerei abbattuti, gruppi armati in azione, bombe sganciate da velivoli misteriosi. A ottobre una manifestazione a Tbilisi chiese le dimissioni di alcuni esponenti di Governo e del presidente Shevardnadze, sospettati di possibili legami con il traffico di droga nella valle del Pankisi, dove avevano trovato rifugio anche gruppi di guerriglieri ceceni. La polemica che ne seguì costrinse Shevardnadze a destituire il ministro della Sicurezza nazionale V. Kutateladze. Nel 2002 si verificarono nuove tensioni con la Russia, che accusò la G. di dare ospitalità a militanti ceceni nella valle del Pankisi. Per appianare la situazione il Governo georgiano promise di collaborare con Mosca per contrastare il terrorismo della Cecenia. Nel novembre 2003 si tennero le elezioni parlamentari, il cui esito venne tuttavia invalidato a causa di brogli rilevati dagli osservatori internazionali chiamati a vigilare sulle consultazioni. La Commissione centrale per le elezioni della G. decise dunque di indire una nuova tornata elettorale in diversi distretti del Paese. La vicenda, però, e soprattutto l'assalto al palazzo parlamentare da parte di sostenitori dell'opposizione, portò il presidente Shevardnadze alle immediate dimissioni. Al suo posto si insediò temporaneamente la portavoce parlamentare Nino Burjanadze che venne sostituita, dopo le elezioni presidenziali del gennaio 2004, da Mikhail Saakshvili, candidato unico dell'opposizione, poi riconfermato nel 2008. Nel marzo 2004 la coalizione Fronte democratico - Movimento nazionale, a cui faceva capo il neo presidente, vinse le elezioni parlamentari. Nello stesso mese le tensioni con la regione autonoma dell'Adzaristan si complicarono e il presidente decise di imporre sanzioni e di chiudere il confine. Nel mese di maggio il leader agiariano Aslan Abashidze dichiarò la regione in pericolo di invasione militare da parte del potere centrale georgiano e fece esplodere i ponti che collegavano la regione con il resto del Paese. Dopo un ultimatum dato dal presidente Saakshvili, Abashidze si dimise e lasciò il Paese. Contemporaneamente nell'Ossezia meridionale si tennero elezioni parlamentari non riconosciute da Tbilisi e in agosto la regione fu teatro di violenti scontri tra le forze armate georgiane e osseziane. In ottobre si svolsero le elezioni presidenziali in Abhasia, non riconosciute dalla G.: il risultato, che decretò la vittoria di Sergei Bagapsh, venne invalidato dopo le proteste degli altri candidati. Una nuova tornata elettorale, tenutasi nel gennaio 2005, riconfermò però il risultato e Bagapsh divenne il presidente della regione autonoma, mentre fu nominato suo vice il suo maggior rivale, il filo-russo Raul Khadzhimba. Nello stesso mese il presidente georgiano Saakshvili mostrò una certa apertura nei confronti delle richieste di indipendenza di Abhasia e Ossezia meridionale, accogliendole però solo parzialmente. In febbraio il primo ministro Zurab Shvania venne trovato privo di vita in un appartamento della capitale, apparentemente per una fuga di gas; il suo posto venne preso dal ministro delle Finanze Zurab Noghaideli. Nei mesi successivi si assistette alla sospensione dei due ministri delle Finanze e degli Esteri accusati rispettivamente di corruzione e malgoverno, mentre in maggio George W. Bush fu il primo presidente statunitense a far visita alla Georgia. Agli inizi del 2006 il Parlamento georgiano si espresse per il ritiro del contingente di pace russo di stanza nel Paese e per la sua sostituzione con un contingente internazionale. Tale decisione urtò la Russia, che si rivalse economicamente contro Tbilisi, sospendendo l'importazione di vino e acqua minerale georgiani. Nel corso dell'agosto 2008 si registrarono nuovi scontri in Ossezia meridionale, sfociati nella notte tra il 7 e l'8 agosto nell'avanzata delle forze georgiane nella regione, provocando gravi distruzioni e quasi 2.000 vittime tra la popolazione civile. La reazione russa non si fece attendere e si manifestò con il bombardamento in territorio georgiano di Tbilisi e del porto di Poti, un importante centro strategico per la distribuzione di carburante nel Mar Nero. Il presidente Saakshvili dichiarò lo stato di guerra ordinando, attraverso un appello televisivo, la mobilitazione generale. Nel prosieguo delle operazioni militari che interessarono l'area, l'esercito russo inviò a sostegno dei secessionisti truppe in Ossezia e Abhasia. Nei giorni seguenti, l'intervento russo non si limitò all'area contesa, ma coinvolse anche il territorio della G.: le truppe dell'Armata Russa occuparono la città di Gori a 90 km da Tbilisi, la città di Poti ed altre località minori, costringendo i georgiani a ripiegare per difendere la capitale. Nel frattempo 30.000 profughi scapparono dall'Ossezia, diretti verso territori russi. Il 15 agosto 2008, grazie alla mediazione europea condotta dal ministro degli esteri francese Bernard Kouchner e dal suo collega finlandese Alexander Stubb, a nome dei due Paesi che detenevano rispettivamente la presidenza di turno della Ue e dell'Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), venne firmato da G. e Russia un accordo preliminare sul cessate il fuoco che prevedeva il rispetto dell'integrità territoriale della G., la cessazione immediata delle ostilità e il ritorno alla situazione precedente. Il Parlamento georgiano, riunito in seduta straordinaria, prorogava lo stato di guerra fino all'8 settembre 2008. In quel giorno una delegazione europea, guidata dal presidente francese nonché presidente di turno dell'Ue, Nikolas Sarkozy incontrò il presidente russo Dimitri Medvedev con cui raggiunse un accordo sul ritiro delle truppe russe dal Caucaso: il Cremlino si impegnava allo smantellamento dei punti di controllo intorno al porto di Poti e alla città di Senaki e all'abbandono delle truppe dalla G., ad eccezione di Ossezia del sud e Abkhazia. Le manovre di ritiro dalle regioni sarebbero state controllate da una missione europea attraverso l'uso di duecento uomini, che avrebbero sostituito le forze russe nelle cosiddette zone di interposizione. Venne inoltre sancito che l'Osce nella sua missione di osservazione in Caucaso sarebbe stata affiancata da 200 osservatori dell'Ue.

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LETTERATURA

Le prime testimonianze di una letteratura in lingua georgiana risalgono ai secc. V-VI e sono traduzioni dall'armeno e dal greco di testi religiosi (cronache, racconti agiografici). La letteratura profana raggiunse il suo massimo splendore tra i secc. XI-XIII con la poesia cavalleresca, legata alla corte del regno di G. e in particolare della regina Tamara. Celebre fu il poeta Rustaveli Sotha (1172-1216), che compose l'epopea nazionale L'uomo nella pelle di pantera (Vep'khis Tqaosani) di circa 1.600 strofe, che narra le avventure del principe Tariel. Altri poeti cortigiani furono Savteli e Čachurchadze, compositori di odi in onore della regina Tamara. Dopo tre secoli di decadenza, a seguito della instabilità politica, la letteratura rinacque fra i secc. XVI-XVIII, senza raggiungere, tuttavia, l'antico splendore. A questo periodo risalgono le prime stampe delle opere georgiane, tra cui quella dello stesso poema di Rustaveli, e la redazione della cronaca La vita della G. (K'ar'lis ckhovreba). Poeti settecenteschi celebri per le loro liriche furono David Guramisvili (1705-1790) e Vissario Gabasvili, che influenzarono la poesia georgiana dei secoli successivi. Nel XIX sec. il contatto con il Romanticismo europeo, nonché l'influenza della poesia russa, vivificarono ulteriormente la produzione letteraria georgiana: protagonisti di tale periodo furono il poeta Grigol Orbeliani, il drammaturgo Georgij Eristavi e, per il romanzo, Georgij Tzereteli. A cavallo tra i secc. XIX e XX si sviluppò il filone della letteratura populista e, con la rivoluzione bolscevica, quella proletaria: interessanti sono le opere del poeta Mgaloblisvili e di Ekaterina Gabasvili. Parallelamente Sio Aragvispireli introdusse il racconto psicologico, mentre il simbolismo fu rappresentato dal gruppo "Corno azzurro" con Titzian Tabidze e Pavle Jasvili. Dopo l'annessione all'URSS la letteratura georgiana continuò a esprimere scrittori di talento, come Grigol Abasidze e Leo Kiačeli.

ARTE

L'arte georgiana fu dapprima profondamente legata agli influssi persiano-sasanidi e quindi a quelli bizantino-armeni, soprattutto nell'architettura: ne sono esempi le chiese a pianta basilicale e centrale di pietra e mattoni, tipicamente bizantine. Uno degli esemplari più antichi è la basilica di Sion (V sec.) a Bolnisi, mentre insigne è il complesso del santuario della Croce di Santa Nino (Mtzcheta), con la chiesa di Gvari del VI sec. Tra i secc. XI e XIII si impose il tipo di chiesa nazionale georgiana con cupola a copertura imposta su tamburo poligonale; lo stile architettonico subì anche l'influenza araba e armena, diventando ricco di decorazioni e di effetti pittorici: caratteristiche sono le croci scolpite a intrecci, detti georgiani. Pittura e scultura non rivelano elementi originali rispetto agli esempi bizantini. Ulteriori espressioni artistiche furono l'oreficeria (icona di San Simeone stilita) e la miniatura: i codici miniati (12.000 esemplari) risentono sia degli influssi siro-palestinesi (secc. VIII-IX) sia di quelli bizantini, dal X sec. in poi.

Cia.gov The world factbook countries Georgia

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Geòrgia. Georgia.gov

Stato (152.576 kmq; 7.642.000 ab.) degli Stati Uniti d'America, tra la catena appalachiana e la costa atlantica meridionale. Capitale: Atlanta. Comprende a Sud-Est una fascia pianeggiante orlata da una costa paludosa, una regione collinare pedemontana il cui limite verso monte è segnato dal gradino della Fall line, e, a Nord-Ovest, una zona montuosa. I maggiori fiumi sono navigabili fino alla linea delle cascate. Il clima, caldo e umido, e le fertili terre della pianura fanno della G. uno Stato agricolo (cotone, mais, frutta, ortaggi, tabacco). Fra le industrie, favorite dall'abbondanza di energia idroelettrica, sono specialmente attive quelle tessili (cotonifici). Notevole la produzione della pasta da carta. Scarse le risorse minerarie (manganese, bauxite). ● St. - Fu fondata nel XVIII sec., per iniziativa del governo inglese. Abitata da coloni protestanti e amministrata direttamente dalla corona, conquistò l'indipendenza nel 1780. Nel 1861 partecipò alla guerra di Secessione e solo nel 1870 ritornò a far parte del Congresso federale.

Media news:

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Ansa.it Il Fatto Quotidiano.it Lapresse.it Tg La7.it

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