Poema epico in venti canti di Torquato Tasso, dedicato al duca Alfonso II
d'Este. Concepito dal poeta negli anni dell'adolescenza, composto in gran parte
tra il 1570 e il 1575 alla corte di Ferrara, pubblicato incompiuto contro la
volontà dell'autore con il titolo
Il Goffredo nel 1580, e in
più autentica lezione con il titolo definitivo datogli dall'editore nel
1581. Ne è argomento la prima Crociata e la conquista di Gerusalemme:
Goffredo di Buglione alla testa dei Crociati tenta l'espugnazione della
città santa, ostacolato dalle passioni che turbano e sviano i Crociati.
Altri capi dell'impresa sono Tancredi d'Altavilla, Dudone di Consa, e Rinaldo,
eroe leggendario che il Tasso presenta come capostipite degli Estensi. Aladino,
re di Gerusalemme, aiutato dal mago Osmeno, si prepara alla difesa della
città, e intanto infierisce contro i Cristiani, col pretesto che da una
moschea è stata rubata un'immagine della Vergine tolta a una chiesa e
colà conservata. Intanto il compimento dell'impresa, perseguita da
Goffredo con tanto ardore e con così fervida volontà, é
reso sempre più difficile dagli intrighi amorosi che si vanno sviluppando
tra i Crociati e che dan luogo ad innumerevoli azioni parallele. Tancredi ama,
non corrisposto, Clorinda; Rinaldo uccide in contesa Gernando e abbandona il
campo; la bellissima maga Armida seduce e imprigiona numerosi guerrieri, tra i
quali Tancredi. Raimondo di Tolosa affronta Argante e a stento i Crociati
resistono ai Saraceni. Frattanto Sveno col suo esercito è sopraffatto da
Solimano, capo dei predoni arabi, e la creduta morte di Rinaldo spinge parte dei
guerrieri alla ribellione, sedata la quale Goffredo affronta Solimano, sgomina
le forze demoniache, libera i prigionieri di Armida e ordina l'assalto della
città. Clorinda incendia con Argante le macchine belliche dei Cristiani e
viene uccisa da Tancredi, che la battezza. Rinaldo, sottratto da Goffredo alla
maga Armida, ha ragione di paurosi incanti: Gerusalemme è presa, Argante
ucciso da Tancredi a sua volta ferito e soccorso da Erminia, soave fanciulla
saracena. Un'ultima grande battaglia, nella quale periscono il re Aladino ed
altri guerrieri egizi, conclude con epica grandiosità il poema. Sui
classici modelli di Omero e di Virgilio, il Tasso si propone di fondere in un
poema epico un soggetto storico-religioso con elementi tradizionali della poesia
romanzesca e sovrannaturali, inserendovi episodi amorosi; ma, aspramente
censurato dagli accademici della Crusca, rifece radicalmente il poema, dando
vita alla
Gerusalemme conquistata, pubblicata nel 1593. Questa non
offuscò affatto il successo della
Liberata, divenuta popolarissima
proprio per quella mescolanza di sacro e di profano che conciliava le esigenze
dei tempi con sostenutezza e magniloquenza di tono, sottigliezza retorica e
metafora ingegnosa.