Termine di origine greca che indica una particolare grafia egizia la cui
caratteristica era di essere una serie di pittogrammi che avevano la funzione di
segni fonetici, così come era d'uso comune presso altri antichi popoli
asiatici come gli Hittiti, gli Assiri ed i Babilonesi. Tali pittogrammi, dei
quali sono stati individuati circa cinquemila esemplari, riproducevano
solitamente lo schema della figura umana, piante o suppellettili proprie
dell'economia domestica egiziana. La loro invenzione, tradizionalmente
attribuita al dio Thot, risale circa al 3000 a.C. L'ultimo documento egizio
steso in caratteri
g. risale al regno di Teodosio I. La riscoperta del
valore fonetico dei
g. venne operata nel XIX sec. grazie al lavoro di
Champollion che, contrariamente all'opinione corrente che attribuiva ai
g. valore di ideogramma, seppe conferire ad essi il giusto valore di
scrittura di suoni contribuendo ad uno studio maggiormente approfondito e
preciso della civiltà egizia.