Elemento chimico di numero atomico 32, peso atomico 72,59, simbolo
Ge.
Nella tavola periodica appartiene al IV gruppo sottogruppo A (cioè al
gruppo del carbonio) nel quale si colloca fra il silicio e lo stagno. La sua
esistenza fu prevista dal Mendelejeff allorché (1871) annunciò la
sua tavola periodica, lasciando un posto vuoto per il
g., che egli
chiamò
ekasilicio e di cui previde con ottima approssimazione le
proprietà fisiche e chimiche. Il nome
g. gli fu dato dal tedesco
C.A. Winkler che nel 1886 lo ottenne puro scaldando il solfuro doppio di
g. e argento con carbonato potassico, dopo averlo ossidato con nitrato, e
ricorda appunto la patria di Winkler. ║
Stato naturale: il
g. non si trova mai allo stato nativo. È un elemento alquanto raro
nella crosta terrestre (della quale costituisce lo 0,00056% circa),
relativamente più abbondante nell'universo (in cui vi sono 50,5 atomi di
g. ogni milione di atomi di silicio). I suoi minerali più
importanti sono l'
argirodite, o solfuro doppio, di
g. e argento
GeS
2 · 4Ag
2S, reperibile in Bolivia ed a Freiburg in
Sassonia, la
germanite o tiogermanato di ferro e la
stottite o
germanato idrato di ferro FeH
2GeO
4 · 2H
2O
che si trovano in Sudafrica; percentuali sensibili si trovano anche in certi
minerali di zinco ed in certe blende (ad esempio quelle del Missouri negli USA).
Se ne può ottenere anche dai residui di combustione di certi carboni
inglesi e di certe nafte. Data l'importanza che esso ha acquisito come
semiconduttore, il
g. è oggi la materia prima di una grandissima
industria ed un elemento di grandissima importanza per l'elettronica dello stato
solido, mentre fino al 1940 era solo un elemento di importanza teorica, ma senza
praticamente nessuna applicazione pratica. Si può veramente dire che
l'elettronica dello stato solido è stata essenzialmente basata sul
g. fino a pochi anni fa. ║
Produzione: per quanto detto si
capisce come l'industria metallurgica produttrice del
g. sia molto
recente, ed usi tecniche estremamente raffinate. La maggior parte del prodotto
(per non dire la quasi totalità) viene infatti impiegata per la
costruzione di diodi, transistor, ecc. per i quali la purezza iniziale è
condizione indispensabile al funzionamento, anche se poi il
g. nella
maggior parte dei casi viene
drogato (in inglese
doped) con
piccole quantità di elementi esattamente dosati. La maggior parte del
g. viene oggi ricavata come sottoprodotto della lavorazione dei minerali
di zinco, che ne contengono piccole percentuali; in alcuni ossidi si è
giunti anche allo 0,25% di
g., ma di solito la concentrazione è
molto inferiore. Durante l'arrostimento ad ossido dei minerali di zinco, e
soprattutto nella successiva sintetizzazione dell'ossido il
g.
volatilizza, e viene ricavato dai fumi per precipitazione mediante filtri
elettrostatici insieme con il cadmio, il gallio e qualche altra impurezza. Con
due o più trattamenti con acido solforico si riesce a farne una prima
purificazione; indi si trasforma il
g. in biossido GeO
2.
Questo composto è sempre la materia prima per la purificazione, anche se
si parte da altri minerali. Il biossido viene trattato con un eccesso molto
forte di acido cloridrico per vaporizzare il
g. come tetracloruro
GeCl
4 secondo la reazione:
GeO
2 + 4 HCl →
GeCl
4 + 2 H
2O
L'unica impurezza che vaporizza
pure come cloruro è l'arsenico che dà AsCl
3 volatile.
Si impone quindi la sua eliminazione dal vapore. Ciò si fa in una colonna
a riempimento, in cui si fa scendere GeCl
4 dall'alto in
controcorrente con una miscela di HCl + Cl
2 non assolutamente anidri
(anche se il tetracloruro di
g. è decomposto dall'acqua). L'acido
cloridrico impedisce l'idrolisi di GeCl
4, mentre il cloro in presenza
di umidità ossida il cloruro di arsenico ad acido arsenico, secondo la
reazione:
AsCl
3 + Cl
2 + 4 H
2O
→ H
3AsO
4 + 5 HCl
Il GeCl
4,
più pesante, si raccoglie puro sul fondo della colonna. La tappa
successiva consiste nell'idrolisi controllata di GeCl
4 con acqua a
freddo (il GeCl
4 bolle infatti a soli 83 °C), secondo la
reazione:
GeCl
4 + 3 H
2O → 4 HCl +
H
2GeO
3L'acido metagermanio così
ottenuto viene scaldato fino a calcinazione, e perde acqua trasformandosi di
nuovo nel biossido GeO
2 come quello da cui si era partiti, ma molto
più puro. Il biossido viene poi ridotto con idrogeno ad alta temperatura
(circa 700 °C) in appositi forni secondo la
reazione:
GeO
2 + 2 H
2 → Ge + 2
H
2O
Il
g. si ottiene in forma di polvere o spugna;
non è possibile ottenerlo direttamente allo stato uso in quanto la
reazione sopra scritta procede in due tempi, con riduzione intermedia a GeO
(monossido) il quale sublima a soli 710 °C. Alcuni processi lavorano anche
a soli 650 °C per ridurre al minimo le perdite di
g. come monossido.
Nei forni di riduzione il processo viene accuratamente seguito e controllato
misurando la quantità di acqua presente nel gas in uscita dal forno;
quando questa è nulla la riduzione è completa. A questo punto
nello stesso forno (per evitare contaminazioni) si alza la temperatura a circa
1.000 °C mantenendo un'atmosfera inerte o riducente (ad es. una miscela di
azoto ed idrogeno al 90% del primo); il
g. fonde e si ottiene in
lingotto. Dopo raffreddamento sempre in atmosfera controllata si estrae il
lingotto che viene subito confezionato in sacchetti di politene sigillati
ermeticamente, in attesa di essere inviato alle successive lavorazioni. Queste
consistono in un'ulteriore purificazione mediante una tecnica molto raffinata
(ad esempio la
raffinazione a zona), fino ad una purezza estremamente
elevata (fino a sei nove, cioè fino al 99,9999%) e nella successiva
preparazione dei
monocristalli (V. poi).
Dato il suo elevato valore intrinseco, in tutte le industrie viene fatto il
recupero del
g. dagli sfridi delle lavorazioni. In questo caso si tratta
il
g. (che è già come metallo, ma va purificato) con
Cl
2 secco, e si ottiene GeCl
4 che viene poi purificato e
trasformato come detto sopra. La produzione mondiale di
g. è di
alcune decine di tonnellate l'anno. Nonostante il
g. sia molto raro in
natura (specialmente in confronto al silicio, che è circa 50.000 volte
più abbondante, in quanto costituisce ben il 25,80% della crosta
terrestre), è sensibilmente più economico del silicio alle purezze
necessarie per i semiconduttori, attesa la grande difficoltà di
purificare il silicio; tuttavia questo elemento si va sempre più
sostituendo al silicio in molti campi in quanto è atto a funzionare bene
come semiconduttore a temperature più elevate. ║
Proprietà fisiche: il
g. presenta 5 isotopi stabili, e
precisamente (tra parentesi le abbondanze relative): isotopo
70Ge
(20,56%), isotopo
72Ge (27,37%), isotopo
73Ge (7,67%),
isotopo
74Ge (36,74%), isotopo
76Ge (7,67%). Si presenta
in condizioni ambiente come un solido bianco-grigio, di aspetto metallico,
avente densità 5,36 g/cm
3, cristallizzato nel sistema
monometrico, con struttura simile a quella del diamante. Fonde a 937,4 °C e
bolle a circa 2.830 °C. La sua conducibilità elettrica a temperatura
ambiente (25 °C) è circa 0,14 (microohm)
-1, e lo fa
quindi classificare fra i semiconduttori; essa è infatti grandemente
influenzata dalla temperatura e dalla presenza di elementi estranei. ║
G. come semiconduttore: si sa dalla
teoria delle bande
(V. METALLO) che un metallo può essere
più o meno conduttore secondo la posizione relativa delle bande di
livelli energetici. Nel caso del
g., avendo una struttura elettronica
[Ar] 3d
10 4s² 4p², cioè uguale a quella dell'argon,
con in più gli elettroni indicati, non esistono livelli non occupati
nella banda di valenza. D'altra parte questa non si sovrappone alla successiva
(come accade per i metalli alcalino-terrosi) onde dovrebbe essere un isolante.
La differenza di energia, cioè l'intervallo di energia proibita che sta
fra la banda di valenza e quella di conduzione è per il
g. molto
limitata, e precisamente di circa 0,7 eV (
elettronvolt; una kcaloria vale
2,62 · 10²² eV). D'altra parte si sa che gli elettroni possono
essere eccitati termicamente, e che possono guadagnare una quantità media
di enegia pari a kT (essendo k la costante Boltzmann e T la temperatura
assoluta); a temperatura ambiente questo prodotto kT vale circa 0,03 eV.
Sembrerebbe quindi che nessun elettrone possa passare nella banda di conduzione,
ed il
g. dovrebbe essere un isolante. In realtà gli 0,03 eV sono
il valore medio, mentre la distribuzione di energia fra i vari elettroni
è statistica, e segue la ripartizione di Maxwell-Boltzmann; ne consegue
che esiste un piccolo numero di elettroni che hanno energia sufficiente per
passare alla banda di conduzione anche a temperatura ambiente, e che tale numero
cresce notevolmente con la temperatura. Di conseguenza il
g. è un
semiconduttore di tipo intrinseco, in quanto alcuni elettroni si trovano nella
banda di conduzione, lasciando dei vuoti in quella di valenza; sia quegli
elettroni sia questi vuoti possono muoversi, e lo fanno sotto l'azione di un
campo elettrico (il quale fra l'altro stimola un maggior numero di elettroni a
passare nella banda di conduzione). Si è parlato di semiconduttore di
tipo intrinseco; cioè in grado di condurre corrente anche pura, senza la
presenza di elementi estranei. Normalmente però il
g. (come anche
il silicio) è impiegato allo stato di lega, drogato con una piccola
quantità di altri elementi, del III o del V gruppo (sottogruppi A) del
sistema periodico. Si può vedere che una piccolissima aggiunta di uno di
questi elementi (ad es. nella concentrazione di un atomo di questi ogni 100.000
atomi di
g.) può elevare la conducibilità di 1.000 o
più volte. Il meccanismo di questo fenomeno è pure spiegato dalla
teoria delle bande, ed è diverso secondo il gruppo dell'elemento
drogante, corrispondentemente si ottengono due tipi di semiconduttori, detti di
tipo n e di
tipo p (ovvero di
tipo N e di
tipo P).
Vediamoli separatamente. ║
Semiconduttori di tipo N: sono ottenuti
drogando il silicio con elementi del V gruppo; i più usati sono fosforo,
arsenico, antimonio. Questi atomi estranei si inseriscono nel reticolo al posto
di un atomo di
g. (sono quindi leghe di sostituzione,
V. LEGA) ma hanno struttura elettronica
ns²
np3 (dove
n è un numero pari a 3
per il P, 4 per As e 5 per Sb) onde stabiliscono i soliti 4 legami covalenti del
diamante con 5 elettroni, ma ne resta uno in eccesso. Questo elettrone è
legato abbastanza labilmente; l'eccitazione termica od un campo elettrico
possono staccarlo dal suo atomo (lasciando uno ione P
+,
As
+ o Sb
+) e renderlo libero nel cristallo: questi
elettroni liberi aumentano fortemente la conducibilità del
g. Nel
modello delle bande ciò equivale a creare nuovi livelli elettronici
prossimi alla banda di conduzione; questi livelli sono occupati da elettroni i
quali possono per l'eccitazione termica passare nella banda di conduzione, dato
che distano da essa di un piccolissimo intervallo di energia proibita (qualche
centesimo di eV). La banda di valenza resta piena (eccetto gli elettroni che
fanno del Ge un semiconduttore intrinseco) ma si creano degli elettroni liberi
di muoversi, e quindi di condurre la corrente. Dato il meccanismo di questo
fenomeno, questi semiconduttori sono detti di
tipo N (negativo.)
perché restano degli elettroni (e quindi delle cariche negative) liberi.
║
Semiconduttori di tipo P: sono ottenuti drogando il
g. con
piccolissime quantità di un elemento del III gruppo, come boro,
alluminio, indio, tallio, gallio. Anche questi si inseriscono sostituzionalmente
nel reticolo tipo diamante del
g., ma hanno struttura elettronica
ns²
np1 (ove n al solito è un intero che va
da 1 a 6) onde non sono in grado di stabilire i 4 legami covalenti, essendo
deficitari di un elettrone. Questi elementi però tendono a portarsi gli
otto elettroni nello strato più esterno, e possono farlo solo rubando un
elettrone ad un altro legame, trasformandosi nel contempo in ioni B
-,
Al
-, ecc. A sua volta il legame cui è stato sottratto un
elettrone, che è pensabile come una
vacanza elettronica, e quindi
una carica positiva, tenderà a riformarsi, e l'unico modo in cui lo
può fare è sottraendo un elettrone ad un altro legame, cioè
cedendo ad esso la sua carica (fittizia) positiva. Ne consegue che tutto avviene
come se ci fossero delle cariche positive libere di muoversi nel cristallo;
sotto l'azione di un campo elettrico si ha quindi conduzione. Dal punto di vista
della teoria delle bande ciò equivale alla creazione di livelli
disponibili per gli elettroni molto vicini alla banda di valenza; questi livelli
sono però localizzati in vicinanza dell'atomo spurio. Questi livelli sono
vuoti allo zero assoluto, ma a temperatura non molto lontana da quella ambiente
possono essere visti come tutti occupati da elettroni provenienti dalla banda di
valenza: benché siano localizzati (e quindi non mobili) nella banda di
valenza, essi hanno lasciato dei posti vuoti, onde si può avere
conduzione. Fermo restando che la conduzione avviene sempre per il moto di
elettroni (che passano dalle loro posizioni a quelle lasciate vuote
continuamente), tutto avviene come se si avessero delle cariche positive libere
di muoversi nella banda di valenza: questi semiconduttori sono quindi detti di
tipo P in quanto (almeno formalmente) la corrente è condotta da
cariche positive che acquistano un moto orientato sotto l'influsso di un campo
elettrico esterno. Va notato tuttavia che, benché i semiconduttori a base
di
g. siano ancor oggi i più importanti, ne esistono di molti
altri tipi. ║
Proprietà chimiche: sono molto meno importanti
di quelle fisiche, onde saranno trattate solo sommariamente. Il
g.
è stabile all'azione degli acidi anche forti e delle basi caustiche a
freddo, a caldo viene attaccato abbastanza facilmente. Presenta due stati
stabili di ossidazione: + 2 e + 4; il secondo è più stabile.
Inoltre può dare origine ad acidi, comportandosi come un non metallo;
nella tavola periodica confina infatti con Si ed As che sono non metalli.
Corrispondentemente ai due stati di ossidazione si hanno due composti con
l'ossigeno: l'
ossido germanoso GeO (o monossido) e l'
ossido
germanico (o biossido) GeO
2. Il secondo è più
stabile, ed è il più importante, come tutti i composti germanici.
Si presenta come una polvere bianca cristallina, che fonde a 1.115 °C e
presenta due modificazioni allotropiche, una avente struttura tipo rutilo,
tetragonale, ed una con struttura esagonale tipo quarzo, stabile sopra i 1.033
°C. L'ossido germanico ha una scarsa solubilità in acqua (1% circa);
la soluzione non contiene idrossido bensì un acido molto debole, avente
forma colloidale, detto
acido germanico. Da questo possono essere
ottenuti con basi i
germanati come ad es. K
2GeO
3;
si forma anche un diacido, il
digermanico che dà
digermanati come ad es. il K
2Ge
2O
5. In
presenza di acido solfidrico si può avere formazione di
tiogermanati. Dal tetracloruro ed acido fluoridrico si può
ottenere l'
acido esafluorogermanico H
2GeF
6: i sali
di questo sono isomorfi con fluosilicati. Lo stesso acido si può avere
dal tetrafluoruro GeF
4 con acqua; si ottiene insieme anche un ossido
idrato GeO
2 . nH
2O con un numero imprecisato di molecole
di acqua. Tra i composti con gli alogeni, il più importante è
senz'altro il tetracloruro GeCl
4, che serve per la purificazione,
come detto sopra. Esso si presenta come un liquido incolore di peso specifico
1,88, che bolle a 83 °C e fonde a -49,5 °C. Gli alogenuri di
g.
con Cl, Br, e I si possono preparare dagli elementi; il tetrafluoruro si ha per
spostamento di altri alogeni o per decomposizione termica di un fluogermanato.
Molto importanti teoricamente sono anche i composti con l'idrogeno, nei quali il
g. si mostra in parte simile al capostipite del suo gruppo, il carbonio.
Per azione di idrogeno nascente su una soluzione acida contenente un composto
del
g. si può avere il
tetraidruro di g. o
g.
GeH
4, un gas che bolle a -90 °C e solidifica a -65 °C (per
confronto: il metano CH
4 fonde a -182,6 °C e bolle a -161,4
°C). Si decompone però facilmente (a differenza del metano) dando
uno specchio di Ge metallico ed idrogeno. Il composto GeH
3,―GeH
3, cioè
l'
esaidruro di g.
o
digermanio, fonde a -109 °C e bolle a +20 °C (l'etano
CH
3―CH
3 fonde a -172
°C e bolle ad -88,6 °C). Si conoscono anche altri composti, come il
trigermanio od
ottaidrurotrigermanio GeH
3―GeH
2―GeH
3
ed alcuni
idruri solidi come
(GeH)
n o (GeH
2)
n. Questi composti non hanno
pressoché alcun interesse pratico, eccetto quelli che intervengono nel
processo di preparazione del
g. metallico. ║
Leghe: il
g. alliga facilmente con molti metalli. I diagrammi di stato del
g. con altri metalli, soprattutto nella zona prossima al 100% di
g., sono stati studiati molto a fondo, per le applicazioni pratiche che
questo elemento ha. Ugualmente bene sono stati studiati i coefficienti di
ripartizione solido-liquido di molti elementi presenti nel
g. come
impurezze, in modo da poter applicare razionalmente la tecnica della fusione a
zone. Il
Sistema g.-silicio: questi due elementi sono miscibili in tutti
i rapporti sia allo stato fuso che allo stato solido come il rame ed il nichel.
║
Sistema g.-indio: la miscibilità è completa allo
stato liquido, nulla allo stato solido. Non si può escludere che il
sistema presenti un eutettico, ma se ciò è, esso si trova
praticamente al 100% di indio. ║
Sistema g.-oro: la
solubilità del
g. nell'oro è molto limitata (poco
più dell'1% a temperatura ambiente, l'1,2% a 356 °C); quella
dell'oro nel
g. è pressoché nulla. Il sistema presenta un
eutettico (al 12% di
g.) che fonde a 356 °C. Pochissimo solubili nel
g. sono il ferro, il nichel e il rame; poco solubili sono il piombo, il
litio, l'antimonio e l'indio; presentano una sensibile solubilità
l'arsenico, l'alluminio ed il gallio. I sistemi Ge-Au, Ge-In, Ge-Al sono i
meglio studiati in quanto la formazione di queste leghe interessa nella
drogatura del
g. o in altri stadi della fabbricazione di componenti
elettronici (ad es. l'oro è usato per fare giunzioni per diffusione in
certi diodi). ║
Usi: la maggior parte del
g., per non dire
la quasi totalità, viene impiegata nella fabbricazione di monocristalli,
i quali servono per la fabbricazione di diodi, transistor, circuiti integrati.
L'uso pratico del
g. iniziò appunto durante la seconda guerra
mondiale, allorché presso il
Bell Laboratory si cercava di trovare
un diodo adatto alla rettificazione della corrente alternata ad alta frequenza
usata nelle apparecchiature radar; dallo studio del
g. nacque poi il
transistor, che sfrutta due giunzioni fra materiali semiconduttori di tipo
diverso, cioè P e N (ad es. si può avere una giunzione P―N e
una N―P, cioè un transistor P―N―P o viceversa). Lo
studio del
g. fu anche di grande interesse teorico, per la migliore
comprensione dei fenomeni legati alla conducibilità elettrica nei
semiconduttori. Attualmente il silicio e altri semiconduttori sono pure di vasto
impiego, ma l'uso del
g. continua con forte ritmo, dato che la produzione
in questo campo cresce in modo vertiginoso. Anche la lega
g.-argento, che
ha un bassissimo coefficiente termico di conducibilità elettrica, sembra
aver interesse per resistori altamente termostabili. Fra le altre applicazioni,
al di fuori di quelle elettroniche, ricordiamo che il
g. può
servire per la preparazione di vetri speciali. Questi mostrano un'elevata
trasparenza nella regione infrarossa dello spettro, onde sono impiegati in certi
strumenti, ed un elevato indice di rifrazione, onde trovano impiego per la
costruzione di lenti. Il germanato di magnesio, che mostra una caratteristica
fluorescenza, viene usato per la fabbricazione di un tipo di lampade
fluorescenti. ║
Lavorazione del g: i semiconduttori, in particolare
il silicio ed il
g., non possono essere impiegati allo stato
policristallino in quanto i difetti fisici presenti nei cristalli ordinari sono
di un'entità tale che non sarebbe possibile realizzare i dispositivi
voluti con le tolleranze generalmente necessarie sui parametri elettrici.
Occorre quindi ricristallizzare il metallo ottenuto molto puro in modo da avere
un monocristallo, che verrà poi tagliato nella forma in cui lo si usa
comunemente. I metodi per l'ottenimento di grandi mono cristalli sono trattati
sotto un'altra voce; qui ricordiamo solo che per il
g. si usano
essenzialmente i metodi a crogiolo, ed in particolare i metodi del
crogiolo
galleggiante, della
lamina fusa o del
polmone fuso. In tutti i
casi il
drogaggio (
doping) viene fatto durante la preparazione del
monocristallo. Il monocristallo viene poi inglobato in un materiale opportuno in
modo da evitarne lo sfaldamento e tagliato ad es. con una lama diamantata, in
sottili laminette. Queste vengono lucidate specularmente per lappatura, indi
pulite dai residui di lavorazione con attacco chimico o meglio elettrochimico.
Vengono poi tagliate in pezzetti aventi la forma opportuna per essere montati
sui vari dispositivi che li impiegano. Tutte queste operazioni devono essere
condotte con estrema cura, altrimenti i dispositivi costruiti non hanno le
caratteristiche volute; sono quindi eseguite da un numero limitato di ditte
altamente specializzate.