Stato (357.030 kmq; 82.531.671 ab.) dell'Europa centrale. Confina a Nord con la
Danimarca, a Est con la Polonia e la Repubblica Ceca, a Sud-Est e a Sud con
l'Austria, a Sud-Ovest con la Svizzera, a Ovest con la Francia, il Lussemburgo,
il Belgio, i Paesi Bassi, a Nord-Ovest si affaccia sul Mare del Nord e a
Nord-Est sul Mar Baltico. Capitale: Berlino. Città principali: Kiel,
Amburgo, Hannover, Brema, Düsseldorf, Wiesbaden, Francoforte, Colonia,
Essen, Norimberga, Stoccarda, Monaco, Dresda, Magdeburgo, Lipsia. Dopo essere
stata a lungo divisa in due entità politiche separate (Repubblica
Federale Tedesca e Repubblica Democratica Tedesca), come conseguenza della
seconda guerra mondiale, la
G. è dall'ottobre 1990 nuovamente
uno Stato unitario. Ordinamento: Repubblica parlamentare federale; capo
della Stato è il presidente federale eletto ogni cinque anni da una
speciale Convenzione; il potere esecutivo è esercitato dal Cancelliere e
dal Consiglio dei ministri; il potere legislativo è affidato al
Parlamento bicamerale, costituito dalla Dieta federale (
Bundestag)
formata da 656 membri eletti a suffragio universale per 4 anni, e dal Consiglio
federale (
Bundesrat), i cui 69 membri sono designati dai Governi dei 16
Länder (Stati confederati) in cui la
G. è suddivisa. I Länder dispongono di propri
organi legislativi ed esecutivi; godono di un regime di ampia autonomia in materia di amministrazione della
giustizia, di istruzione pubblica, ecc. Moneta: fino al 31 dicembre 2001, marco
tedesco; dal 1° gennaio 2002, euro. Lingua: tedesco. Religione: protestante (42,8%)
e cattolica (32%), con minoranze musulmane, ortodosse ed ebree. Gruppi etnici maggiori: Tedeschi (91%), Turchi (2,3%).
GEOGRAFIARilievi: il territorio è
basso e pianeggiante nella sezione settentrionale (Bassopiano Germanico); una
serie di alte terre molto accidentate si estende a Sud della pianura
settentrionale mai superiore a 2.000 m d'altezza, è ricca di zone
collinari (monti dell'Harz, rilievi dell'Erzhebirge e della Selva Boema); a Sud
segue la zona degli altopiani (Altopiano Svevo-Bavarese), alle cui spalle si
elevano le Alpi Bavaresi, lembi settentrionali della catena alpina. ║
Idrografia: nel Mare del Nord si gettano i fiumi Reno (il più
importante e il cui basso corso interessa l'Olanda), l'Ems, il Weser (sul cui
estuario sorge Brema) e l'Elba (sul cui estuario sorge Amburgo); nel Mar Baltico
sfocia l'Oder; nel Mar Nero il Danubio. Dei laghi il più vasto è
il lago di Costanza, al confine svizzero; numerose conche lacustri minori si
trovano nella sezione Nord-Est (Pomerania), Nord (Meclemburgo) e Sud-Est
(Baviera). ║
Isole: le principali isole tedesche sono: Rügen,
Usedom, Wollin e Fehmarn, nel Mar Baltico; le Frisone settentrionali e
orientali, nel Mare del Nord. ║
Clima: la regione tedesca è
una zona di transizione fra i climi oceanici delle terre rivolte all'Atlantico e
il clima continentale della Pianura Russa; la rigidità dell'inverno
aumenta procedendo verso Est; l'estate è sufficientemente calda; le
piogge, abbondanti, diminuiscono verso Est.
Cartina della GermaniaECONOMIAAgricoltura: moderna e
razionale, dà soprattutto segale, usata per la panificazione, a
settentrione; frumento, orzo, patate ed avena nel centro-Sud. Prodotti
principali dell'agricoltura delle regioni orientali sono: frumento, segale,
orzo, avena, patate. Fra le piante industriali, hanno il primato la barbabietola
da zucchero ed il luppolo, usato per l'industria della birra, seguiti dal
tabacco e dal lino. La coltivazione della vite è limitata alla Renania ed
alle regioni della Mosella e del Meno. Le foreste danno legna da ardere e da
carbone, legname da costruzione, pasta di legno, e cellulosa. ║
Allevamento: è importantissimo, specialmente di suini, caprini,
bovini, cavalli, animali da cortile. ║
Pesca: la pesca di alto mare
dà aringhe, merluzzi e naselli; molto curata è la caccia alle
balene. ║
Industria: la maggiore risorsa economica del Paese sta nel settore
minerario e industriale. Si estraggono grandi quantità di carbon fossile
nel bacino renano-vestfalico; il bacino di Colonia fornisce soprattutto lignite.
Notevolissime sono le produzioni di potassa, salgemma ed uranio. L'estrazione
del petrolio (regione di Nord-Ovest) è in continuo aumento.
Importantissime sono anche le produzioni di lignite, piombo, zinco (Harz e Bassa
Slesia) e di minerali ferrosi (Selva di Turingia). Minerali radioattivi e
uranio si trovano nell'Erzgebirge. Grande importanza rivestono anche
l'estrazione di sali potassici, di salgemma, le raffinerie di petrolio di
importazione e la fabbricazione della benzina per idrogenazione della lignite.
Carbone e ferro spiegano il grande sviluppo della produzione siderurgica
(acciaio e ferro-leghe) e dell'industria siderurgica-meccanica, con ogni tipo
di produzione: dalle costruzioni aeree e ferroviarie, agli armamenti, alle
automobili, alle macchine agricole. Per quanto riguarda la ghisa, le ferroleghe
e l'acciaio, la
G. è ai primi posti nelle produzioni europee.
Grandissimo sviluppo hanno anche l'industria chimica e quella tessile, che
lavora quasi esclusivamente materie prime di importazione (cotone, lana e juta),
l'industria delle fibre artificiali e sintetiche, della birra, dello zucchero,
della gomma, della raffinazione del petrolio, del cemento e dell'edilizia, del tabacco, della carta, del
cuoio, dei giocattoli; nonché l'industria metallurgica, tipografica, editoriale, degli
strumenti di precisione, delle macchine e pellicole fotografiche, dell'ottica,
delle porcellane e delle cristallerie. Dagli anni Novanta del secolo scorso la
G. ricopre un ruolo fondamentale
anche nel settore terziario, di cui il comparto turistico, il sistema commerciale-distributivo e quello
finanziario sono elementi di spicco (a Francoforte sul Meno si trovano la sede della BCE, Banca centrale europea,
e della Borsa).
STORIAPreistoria: i resti fossili
del Paleolitico testimoniano la presenza di gruppi umani antropologicamente
distinti. Da essi discendono gli uomini che elaborarono la civiltà
neolitica (4000 circa-2000 a.C.). Durante questo periodo, si insinuano nella
G. centrale e meridionale popolazioni danubiane varie, riconoscibili
archeologicamente per i diversi tipi di ceramica prodotta. Nell'età del
bronzo si nota una netta differenza fra la civiltà della Scandinavia e
della
G. del Nord, dove le popolazioni erano ancora pressoché
immuni da contatti con Indoeuropei, e quella della
G. meridionale
già mescolata. Contemporaneamente al manifestarsi della civiltà
del ferro nella
G. meridionale (800 a.C. circa), affluiscono dall'Illiria
nuove popolazioni che usano il rito incineratorio dei cadaveri (civiltà
dei campi di urne). Dalla fusione di queste popolazioni, affluite dal Sud-Est,
con i primitivi abitanti, si sviluppano due nazioni, una progredita, quella dei
Celti, l'altra arretrata, quella dei Germani, che si stanziano oltre il Reno e
sopra il Danubio. ║
L'età romana: soltanto dopo il contatto
con i Romani, avvenuto quando questi sottomisero i Celti della Gallia,
cominciò la loro civilizzazione. I Romani divisero le due province
dell'impero prossime al Reno in
G. Inferiore e Superiore. Tutti i popoli
compresi fra il Mare del Nord, il Baltico, il Reno, il Danubio superiore, i
Carpazi e la Vistola, furono detti Germani. Mentre i Germani penetravano sempre
più profondamente nel territorio dell'Impero (IV-VII sec.), altri popoli,
gli Slavi, li pressavano dall'Ovest ed occupavano tutta la regione, fino
all'Elba. Dei vari regni che i popoli germanici avevano organizzati (dei
Sassoni, dei Turingi, dei Franchi, degli Alamanni e dei Bavari), finì per
prevalere quello dei Franchi. Il re Clodoveo (481-511) iniziò
l'assoggettamento delle altre stirpi germaniche, proseguito dai suoi successori,
che occuparono anche la Gallia. Il regno franco si divise, allora, in due
nuclei, uniti politicamente ma divisi per civiltà: la Neustria e
l'Austrasia, la prima nel bacino della Senna, la seconda sui bacini della
Mosella e del Meno. Dalla Neustria nacque la nazione francese, dalla Austrasia
la tedesca. ║
L'Impero: la caduta dei Merovingi, dopo una lunga
decadenza del potere regio e l'avvento di Pipino di Héristal (m. 714),
segnò una fase nuova nella storia della
G. Da Pipino e dai suoi
successori tutti i germani, Frisi, Sassoni, Alamanni, Bavari, furono ricondotti
all'obbedienza; il Paganesimo fu sradicato con la violenza. Carlo Magno
(768-814) sviluppò e rafforzò la politica degli avi,
soggiogò gli Avari, distrusse la potenza dei Longobardi in Italia e li
sottomise; in accordo con il papa, ricostituì il Sacro Romano Impero
della Nazione Germanica. I territori dei Germani al di là del Reno videro
sorgere le prime città, migliorata la viabilità e promossa
l'agricoltura. Nel IX sec., i Franchi orientali raggiunsero l'unità
statale con la spartizione dei territori dopo la morte di Ludovico il Pio.
Nell'833, quasi tutta la
G. si trovava unita sotto Ludovico il Germanico,
che assunse il titolo ufficiale di Re dei Franchi orientali; il fratello Carlo
il Calvo governava la Francia e l'Italia, con il titolo di Re dei Franchi
occidentali e Re dei Romani; l'altro fratello, Lotario, aveva la zona
intermedia, da lui denominata Lotaringia. Dopo un cinquantennio di lotte
dinastiche, tutto l'impero di Carlo Magno si trovò riunito sotto lo
scettro di Carlo il Grosso. Dopo la sua deposizione (887), i vari duchi tedeschi
elessero re Arnolfo di Carinzia, discendente dei Carolingi; egli riunì
sotto il suo scettro tutti i territori tedeschi già appartenuti a
Ludovico il Germanico. Gli successe (899), sotto la guida di Attone, arcivescovo
di Magonza, il figlio Ludovico, con il quale nel 911 si estinse la linea dei
Carolingi di
G. I duchi di Franconia, Svevia, Baviera e Sassonia elessero
re Corrado di Franconia (911). Gli successe Enrico di Sassonia (Enrico I
l'Uccellatore), la cui politica finì per diminuire il potere dei duchi e
rafforzare l'autorità regia. Tale politica fu proseguita da Ottone I il
quale, rivendicando l'eredità di Carlo Magno, ottenne la corona imperiale
(962), che divenne nuovamente ereditaria. Regnarono dopo di lui Ottone II,
Ottone III ed Enrico II. Con l'elezione di Corrado II (1024), la corona
ritornò alla Casa di Franconia, alla quale appartenevano Enrico III,
Enrico IV ed Enrico V. Alla morte di quest'ultimo (1125), senza eredi diretti,
scoppiò la lotta per la supremazia fra la famiglia dei Guelfi di Baviera
e quella degli Hohenstaufen di Svevia, mentre la dieta eleggeva re Lotario II di
Supplimburgo. Morto questi nel 1137, fu eletto ed incoronato Corrado di
Hohenstaufen (Corrado III di Svevia). Gli successe il nipote Federico I
Barbarossa, il cui lungo regno vide lo sfasciarsi della potenza della Casa dei
Guelfi. Dopo di lui, salì al trono il figlio Enrico VI. Morto questi, la
G. vide la lotta fra due re: Filippo di Svevia ed Ottone IV, ma Innocenzo
fece proclamare re Federico II. Poco dopo, la fortuna della Casa sveva
tramontò, declino che si concluse con la condanna capitale e l'esecuzione
di Corradino a Napoli . Intanto, la
G. era in preda all'anarchia e
dissanguata dalle guerre private fra i principi. Dopo 20 anni di interregno, nel
1274 l'elezione di Rodolfo I d'Asburgo iniziò una nuova era. La
supremazia passò ai principi Elettori, che ne ebbero il riconoscimento
ufficiale nella Bolla d'oro (1356). A Rodolfo I successe Adolfo di Nassau, cui
fu preferito, poi, Alberto I d'Asburgo. Alla morte di questi (1308), fu eletto
Enrico VIII di Lussemburgo, la cui fine prematura (1313) causò il
succedersi di nuove contese fra principi. Fu eletto Ludovico IV di Wittelsbach,
duca dell'Alta Baviera; deposto dal papa, fu sostituito (1346) da Carlo IV di
Lussemburgo, marchese di Moravia. A questi successe il figlio Venceslao, sotto
il cui regno la
G. fu sconvolta da nuove guerre civili. Venceslao,
deposto nel 1400, fu sostituito da Roberto III di Wittelsbach, conte palatino
del regno. Dopo vari contrasti, salì al trono (1411) Sigismondo, fratello
di Venceslao. Scoppiata durante il suo regno la guerra degli Ussiti (1419-1436),
la
G. visse uno dei periodi più critici della sua storia. Morto
Sigismondo nel 1437, gli successe Alberto II d'Asburgo. Con lui ha inizio la
serie degli Imperatori della Casa d'Austria, che diviene erede effettiva della
corona del Sacro Romano Impero. Dopo Alberto, ebbero lo scettro Federico III e
Massimiliano. ║
L'età moderna: in quest'epoca, compresa tra
il XIV ed il XVI sec., la
G. si era aperta al soffio della cultura
italiana del Rinascimento: erano sorte varie università, centri di studi
umanistici che prepararono il terreno alle correnti riformatrici e
rivoluzionarie. Nel 1517, Martin Lutero divulgava le sue tesi a Wittemberg;
iniziò, così, il periodo della Riforma. Carlo V tentò
invano di restaurare un impero universale e di religione cattolica. La Pace di
Augusta (1555) cercò di risolvere, sul terreno politico e giuridico,
alcune questioni fra Protestanti e Cattolici. All'opera dei Gesuiti e dei
principi rimasti legati alla Chiesa di Roma si deve il movimento della
Controriforma, che ostacolò il diffondersi del Protestantesimo. Dal 1618
al 1648 fu combattuta la guerra dei Trent'anni, terminata con la pace di
Westfalia che, tra l'altro, confermò il principio della sovranità
autonoma dei singoli Stati tedeschi. Si riunì la Dieta di Ratisbona
(1653-54), per tentare di dare nuova vita all'Impero, ormai inesistente sul
piano pratico. Nel Seicento, quasi tutti i sovrani tedeschi furono spinti da
interessi politici a partecipare più o meno attivamente alla coalizione
contro Luigi XIV di Francia. Questa momentanea concordia fra i vari Stati
germanici fu di nuovo rotta dallo scoppiare della guerra per la successione al
trono di Spagna (1701) e, poi, della guerra per la successione a quello
d'Austria (1740-1748). Da quest'ultima, uscì rafforzata la Prussia. La
guerra dei Sette Anni (1756-1763) confermò la gloria di Federico II il
Grande e la preponderanza prussiana. Rinasceva intanto, promosso dalla Prussia,
lo spirito di solidarietà tedesca in funzione antiaustriaca; nel 1785,
infatti, tutti i principi si opposero alle mire dell'Austria sulla Baviera. Nel
1790 vi fu una Lega dei sovrani tedeschi e dell'Austria contro la Francia
rivoluzionaria. Nel 1799, la Prussia non entrò nella nuova coalizione
antifrancese. Nel 1801, fu approvata la laicizzazione dei principati
ecclesiastici, legge che ebbe la sua effettiva realizzazione nel
Reichs
deputations-hauptschluss (1803), in cui, per volontà di Napoleone I,
console della Russia e della Prussia, furono soppressi 112 staterelli tedeschi,
i cui territori entrarono a far parte degli Stati maggiori. Nel 1806 veniva
abolita la feudalità, l'imperatore rinunciava al titolo di imperatore del
Sacro Romano Impero e assumeva quello di imperatore d'Austria. In questi anni,
Napoleone I dominava l'Europa e, quindi, anche gli Stati germanici. Il Congresso
di Vienna non apportò grandi mutamenti alla configurazione territoriale
della
G. del 1809; da esso uscì la
Confederazione tedesca,
con a capo l'Austria che, dopo la guerra austro-prussiana del 1866, si
trasformò in
Confederazione germanica del Nord. ║
L'età contemporanea: dopo la guerra franco-prussiana del 1870, si
giunse alla costituzione dell'Impero di
G., Stato federale con a capo il
re di Prussia: il re Guglielmo I cinse la corona imperiale. Assistito da
Bismarck, che fu dal 1862 l'artefice della politica tedesca, Guglielmo I
gettò le basi della grande
G. Dopo il breve regno di Federico III,
salì al trono Guglielmo II, sotto il quale la
G. proseguì
il suo sviluppo industriale. Scoppiata la prima guerra mondiale, la
G. ne
uscì perdente, e venne privata, con il Trattato di Versailles, di tutte le
colonie e di parte dei territori nazionali: l'Alsazia e la Lorena furono assegnate
alla Francia; la Posnania e parte della Prussia orientale e della Slesia alla
Cecoslovacchia; Danzica venne costituita città libera; parte dello
Schleswig è restituita alla Danimarca; Eupen e Malmédy al Belgio.
L'imperatore ed i sovrani abdicano, e si istituisce la Repubblica federale
tedesca, con la Costituzione di Weimar (1919). Nel 1925, veniva eletto alla
presidenza della Repubblica il maresciallo von Hindenburg. ║
Il periodo
nazista: più tardi, andò sempre più affermandosi il
nazionalsocialismo capeggiato da Adolf Hitler, che muoveva aspre critiche alla
politica tenuta dal primo ministro Gustav Stresemann. Dopo i governi
Brüning e von Papen, il nazionalsocialismo raggiunse il potere (1933).
Hitler divenne il capo del Governo e, dopo la morte del maresciallo von
Hindenburg (1934), anche capo dello Stato. Primo atto del suo Governo fu
l'uscita dalla Società delle Nazioni (1933), in cui la
G. era
entrata nel 1926, a seguito del Patto di Locarno. All'interno, instaurò
un regime di dittatura; con campagne propagandistiche esaltava la razza tedesca
come discendente pura degli Ariani, considerati i veri portatori della
civiltà; pertanto considerava inferiori tutti gli altri popoli, in
particolar modo gli Ebrei, contro i quali bandì una delle persecuzioni
più efferate della storia. Rifiutato il Trattato di Versailles, Hitler
ottenne (1935) la restituzione della Saar; nel 1936 rimilitarizzò la
Renania e ricostituì l'esercito tedesco. Nello stesso anno
progettò, con Mussolini, il cosiddetto
Patto Tripartito.
Intervenne nella guerra civile di Spagna e, nel 1938, prese l'Austria che,
annessa alla
G., andò a formare la Marca orientale. Nel Patto di
Monaco, tutta l'Europa si sottomise ai voleri di Hitler, assecondando la
G. su questioni generali e, particolarmente, sul problema dei Sudeti. Nel
1939, la
G. invase la Cecoslovacchia ed istituì il protettorato di
Boemia e Moravia. Strinse poi, con Mussolini, un nuovo trattato, detto
Asse
Roma-Berlino. Parallelamente, Hitler riuscì ad accordarsi con l'URSS
(patto di Mosca) in modo da poter invadere la Polonia da occidente col benestare
sovietico (settembre 1939). L'iniziativa provocò tuttavia l'intervento
degli alleati della Polonia (Gran Bretagna e Francia) e l'inizio della seconda
guerra mondiale. Nelle prime fasi del conflitto la
G. piegò senza
problemi la resistenza di Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, Francia,
Jugoslavia e Grecia (1940-41). Nel 1940 l'Italia fascista ottemperò agli
impegni presi da Mussolini, entrando in guerra a fianco della
G. Le prime
difficoltà per le truppe tedesche iniziarono nel giugno 1941, con la
dichiarazione di guerra all'URSS e l'inizio dell'attacco frontale in territorio
russo. Malgrado le vittorie iniziali, la guerra contro l'URSS impegnò
l'esercito tedesco in un immane sforzo di mezzi e di uomini. Per sostenere le
grandiose operazioni militari in corso, sorsero in questo periodo centinaia di
campi di lavoro - sia sul territorio tedesco che su quello dei Paesi occupati -
dove milioni di prigionieri del regime furono costretti a lavorare in condizioni
disperate. Alcuni lager furono creati appositamente per realizzare quella che
Hitler aveva definito "la risoluzione finale del problema ebraico":
l'eliminazione fisica di centinaia di migliaia di cittadini europei di origine
semitica. Grazie alla Gestapo e alle SS Hitler poté stroncare ogni
opposizione interna e pianificò il trasferimento di intere popolazioni al
fine di ampliare i confini del Reich. Intanto, in Jugoslavia, in Francia e in
Italia, aveva inizio l'attività di gruppi partigiani impegnati in una
diffusa guerriglia contro le truppe naziste. Sebbene l'entrata in guerra nel
1941 del temibile Giappone a fianco delle potenze dell'Asse avesse in qualche
modo alleggerito lo sforzo delle potenze alleate, la
G. non riuscì
nella fase cruciale del conflitto a superare le crescenti difficoltà
determinate dall'accerchiamento bellico ed economico organizzato dagli Stati
Uniti. Nel 1943, la battaglia di Stalingrado stroncò definitivamente le
ambizioni tedesche sul territorio sovietico, segnando altresì per la
G. la fine della fase di espansione nell'ambito del conflitto. Nello
stesso anno gli alleati sbarcarono in Sicilia, costringendo le truppe
nazifasciste ad una lenta ritirata lungo la penisola. Nel luglio 1944, un mese
dopo lo sbarco alleato in Normandia, Hitler sfuggì miracolosamente a un
attentato ordito da un gruppo di ufficiali e di civili decisi ad evitare la
disfatta totale. Fra il 1944 e il 1945 la
G. fu bersagliata da terribili
bombardamenti che rasero al suolo città e centri industriali e
agevolarono l'ingresso delle truppe alleate sul territorio germanico.
Nell'aprile 1945, con l'assedio di Berlino e con il suicidio di Hitler si chiude
definitivamente il capitolo più nero della storia tedesca. ║
Il
dopoguerra: occupata militarmente dagli Alleati, la
G. fu divisa in
zone sotto il controllo di Russia, Gran Bretagna, Stati Uniti d'America e
Francia. Inizialmente gli Alleati avevano preso in considerazione l'idea di
procedere a una spartizione della
G. in vari Stati indipendenti (Piano
Morgenthau). Tale idea venne però successivamente accantonata e, secondo
quanto era stato stabilito dagli accordi di Potsdam, il territorio tedesco venne
diviso in quattro zone d'occupazione militare: russa, statunitense, inglese,
francese. La soluzione del problema tedesco veniva pertanto rinviata, lasciando
a ciascuna delle potenze occupanti il diritto di soddisfare le proprie esigenze
di riparazione di guerra. Nel 1946 le potenze occidentali decisero di unire le
loro zone in una sola, mentre fallivano le trattative con l'URSS per giungere
alla riunificazione dell'intero territorio tedesco. Il problema rimaneva
così irrisolto e la
G. divenne il centro focale della
guerra
fredda. ║
La Repubblica Federale: il 23 maggio 1949 veniva
proclamata la Repubblica Federale Tedesca, con capitale provvisoria Bonn. La
rottura dell'unità territoriale della
G. veniva sancita,
nell'ottobre successivo, dalla proclamazione della Repubblica Democratica
Tedesca, nel territorio occupato dai sovietici. Cancelliere della nuova
Repubblica Federale fu eletto Konrad Adenauer, leader dell'Unione Cristiana
Democratica (
Christliche Demokratische Union - CDU). Nel clima di guerra
fredda, i cristiano-democratici avevano ottenuto una clamorosa affermazione
elettorale (50,2% dei voti), contro i socialisti (29,2%) capeggiati da Kurt
Schumacher, deciso ad accettare la neutralizzazione del territorio tedesco
riunificato, contro la volontà delle potenze occidentali. Superato il
periodo critico del dopoguerra, l'economia tedesca si assestò presto su
solide basi e l'industria cominciò a produrre nuovamente a pieno ritmo.
Ciò fu possibile in quanto gli impianti avevano subìto danni meno
gravi (solo il 10-15% delle attrezzature era andato distrutto) rispetto a quelli
di altri Paesi europei. Sotto la guida rigida di Adenauer, che aveva combattuto
il nazismo da una posizione liberal-conservatrice, la Repubblica Federale si
inserì saldamente nello schieramento occidentale. I governanti tedeschi
ottennero la revisione di molte restrizioni precedentemente imposte dalle
potenze vincitrici. Tra queste, quella riguardante il riarmo, che fu realizzato
nell'ambito della NATO e dell'UEO. Messo fuori legge il Partito comunista,
nell'agosto 1956, ed eliminati dalla scena politica i partiti minori
costituitisi nel dopoguerra, fatta eccezione per il Partito liberal-democratico
(FDP), entrato a far parte della coalizione di Governo, a contrastare la
politica dell'Unione democratico-cristiana rimaneva solo il Partito
socialdemocratico (SPD), su posizioni di accentuato revisionismo. Ancor prima
della riforma programmatica, avvenuta al congresso di Bad Godesberg nel 1959, i
socialdemocratici tedeschi avevano infatti abbandonato i postulati marxisti,
accettando sostanzialmente la politica economica sostenuta dai
democratico-cristiani. Tale politica aveva assicurato al Paese un eccezionale
sviluppo, quadruplicando la produzione nel decennio 1948-58. Il contrasto tra i
due grandi partiti tedeschi era soprattutto determinato da una diversa visione
nell'ambito della politica estera, che il vecchio Adenauer teneva saldamente
legata all'atlantismo, opponendosi con intransigenza a ogni prospettiva di
dialogo con l'URSS e con la
G. Orientale. Il superamento internazionale
di questa linea intransigente, unitamente all'erosione elettorale dei
democratico-cristiani, portò alla sostituzione, nell'ottobre 1963, del
vecchio Adenauer con Ludwig Erhard, già ministro dell'Economia,
considerato il padre del "miracolo economico" tedesco. Le scelte di fondo del
vecchio corso politico rimasero però immutate. Essendo venuta a mancare
la copertura determinata dal prestigio personale di cui godeva Adenauer, la
crisi, nell'ambito soprattutto della politica estera, venne rapidamente alla
luce. Polemiche ed accuse di irrisolutezza, inizialmente velate, si fecero
sempre più aperte, coinvolgendo una parte dello stesso schieramento di
Governo. Le elezioni del settembre 1965 segnarono un ulteriore indebolimento
della coalizione, soprattutto per la perdita di voti registrata dai liberali a
vantaggio dei socialdemocratici (39,3% dei voti) che riuscirono ad eleggere un
numero di deputati (202) di poco inferiore a quello dei democristiani (245),
mentre i liberali erano scesi a 49. L'esito elettorale non ebbe un immediato
riflesso sulla coalizione di Governo che rimase immutata, riconfermando tutti i
precedenti ministri. Solo nel dicembre 1966 la situazione raggiunse il punto di
rottura e, in seguito al voto contrario del
Bundesrat sul bilancio
preventivo, Erhart, che nei tre anni di cancellierato aveva perduto tutto il
credito accumulato nei quindici anni in cui aveva retto l'economia del Paese,
era costretto a dimettersi. Dopo approfonditi sondaggi, il presidente della
Repubblica H. Lübke affidava l'incarico di formare il nuovo Governo a Kurt
G. Kiesinger e, per la prima volta, i socialdemocratici entravano a far parte
del Governo della RFT, con nove rappresentanti, tra cui Willy Brandt come vice
cancelliere e ministro degli Esteri. Con l'avvento della "grande coalizione",
veniva inaugurata una nuova politica, la cosiddetta
Ostpolitik, di
apertura verso l'Europa orientale. Essa fu dapprima molto cauta e contrastata,
soprattutto nei confronti della
G. orientale. Un'accelerazione del
processo evolutivo, iniziato nel 1967, si ebbe in seguito all'affermazione
elettorale del Partito socialdemocratico che, avendo ottenuto il 42,7% dei voti
(CDU e CSU il 46,1%) poté costituire, nell'ottobre 1969, un Governo di
coalizione coi liberali (5,8% dei voti), sotto la presidenza di Willy Brand. La
conferma definitiva della fine di un'epoca politica, contrassegnata dal
predominio democristiano, veniva dalle elezioni del novembre 1972, in cui il
Partito socialdemocratico migliorava sensibilmente le sue posizioni precedenti,
ottenendo il 45,9% dei voti (225 seggi) contro il 44,9% della CDU-CSU (230
seggi), affermandosi come il partito più forte della RFT. Le elezioni del
1972 segnavano inoltre un miglioramento delle posizioni dei liberali (8,4% dei
voti), passati da 30 a 41 seggi, mentre cancellavano dalla scena politica il
Partito neonazista che, nelle precedenti elezioni, aveva ottenuto il 4,3% dei
voti. Le elezioni del novembre 1972, e la rielezione nel dicembre successivo di
Brandt a cancelliere, affiancato dal liberale Scheel come vice-cancelliere e
ministro degli Esteri, sancivano definitivamente la validità della
linea politica tedesco-occidentale, soprattutto con riferimento alla
Ostpolitik, portando, nel dicembre 1972, alla firma del "trattato
fondamentale" con la
G. orientale. La riconferma della linea
Brandt-Scheel indicò inoltre l'accettazione di un indirizzo politico
progressista e riformista, anche da parte di una non trascurabile frangia del
tradizionale elettorato della CDU-CSU, la cui linea andò
qualificandosi sempre più in senso conservatore. Nel 1974 a Brandt
successe il socialdemocratico Helmut Schmidt, che negli anni successivi dovette
affrontare la crisi economica sviluppatasi in seguito alla recessione
mondiale degli anni Settanta. Cenni di ripresa si ebbero nel 1978, seguiti
però da una riduzione del tasso di crescita del prodotto nazionale lordo.
La fine momentanea del "miracolo tedesco" fu accompagnata da altri
problemi interni. Negli anni Settanta atti terroristici di gruppi anarchici
(come la
Rote Armee Fraktion, più conosciuto come gruppo
Baader-Meinhof) insanguinarono il Paese. Inoltre la decisione della
NATO di installare 572 missili nucleari in territorio tedesco (1979) indusse
Schmidt a perseguire una politica di mediazione tra alleati americani e blocco
sovietico. Il viaggio a Mosca (1980) e numerosi altri contatti con i leader
europei e americani riportarono la
G. ai vertici della politica
internazionale. Il tentativo di Schmidt di mantenere una politica estera
indipendente venne premiato nelle elezioni regionali del 1980 in
Renania Settentrionale Westfalia, dove il Partito socialdemocratico conseguiì
un buon successo. Nelle elezioni per il nuovo
Bundestag il
Partito socialdemocratico confermò il precedente 42,7%, i cristiano-sociali
e i cristiano-democratici calarono al 44,9%, mentre i liberali passarono
al 10,4%. La coalizione governativa social-liberale fu quindi
premiata e ottenne la maggioranza. Nel 1981 Schmidt proseguì gli
incontri con i governanti (Giscard d'Estaing e poi Mitterrand, Reagan, Gromyko,
Breznev), sempre insistendo sulla scelta dell'equilibrio e respingendo gli
inviti da parte sovietica a limitare gli armamenti. Nello stesso anno si sviluppò
un imponente movimento pacifista, che si mobilitò più
volte contro i missili e il riarmo. Nelle nuove elezioni del marzo
1983 emergeva intanto la forza nuova del Partito dei Verdi (5,6%), fautori di una linea
rigorosamente pacifista ed antinucleare. Accanto ad essi spiccava la vittoria
dei democristiani, guidati da Helmut Kohl. Questi, divenuto nuovo cancelliere
(1983), si mostrava disponibile a proseguire la
Ostpolitik condotta da
Schmidt. Con l'incontro con Andropov (luglio 1983), Kohl cercava di far
sì che Mosca mitigasse le proprie posizioni al tavolo dei negoziati con
l'America. L'installazione della prima rampa di lancio per i missili venne
preceduta da un'imponente manifestazione pacifista a Stoccarda (ottobre 1983),
caratterizzata da un duro linguaggio antiamericano. Dopo l'installazione del
primo
Pershing si deteriorarono i rapporti con Mosca e con la
G.
orientale. Difficoltà si verificarono anche in politica interna. Il
Governo si sforzava di contenere l'inflazione entro il minimo raggiunto
dell'1,6%, ma nel 1984 il marco toccava il livello più basso degli ultimi
tredici anni nei confronti del dollaro, costringendo la
Bundesbank a
numerosi e massicci interventi di sostegno. Alla flessione della moneta tedesca
contribuiva l'ondata di scioperi, causati dalla richiesta sindacale di ridurre
l'orario lavorativo a 35 ore settimanali; la vertenza si risolveva con un
compromesso provvisorio di 38 ore e mezza. Durante il 1984 scandali colpivano
esponenti del Partito liberale (tra cui il ministro delle Finanze Lamsbdorf),
che si trovava punito nelle elezioni per il Parlamento europeo, svoltesi nello
stesso anno. Tutti i grandi partiti registravano un crollo (i liberali scesero
dal 6 al 4,8%, i democristiani dal 49,2 al 46%, i socialdemocratici dal 40,8 al
37,4%). Unici vincitori furono i Verdi, balzati dal 3,7% delle passate elezioni
europee all'8,2. Questo risultato si ripeteva nelle consultazioni regionali e
amministrative successive. I Verdi solo crescevano ovunque, mentre i liberali
seguivano una parabola costantemente discendente. Coalizioni tra Verdi e
socialdemocratici si costituivano in numerosi Länder. Il successo della
lista verde trovava radici in molteplici ragioni: il partito otteneva il
consenso non solo del mondo giovanile, protestatario ed ecologista, ma anche i
voti dei delusi del Governo socialdemocratico e democristiano; raccoglieva
inoltre molti voti a sfondo qualunquistico. Nel 1985 si riaffacciava il
terrorismo, che sembrava essere stato debellato. Veniva eletto nuovo presidente della RFT il
democristiano R. von Weizsaecker, mentre nell'estate del 1985 esplodeva la crisi
maggiore tra le due
G.: tra addetti all'amministrazione della
G.
occidentale venivano scoperti numerosi membri dei servizi segreti della
G. orientale, abilmente infiltratisi nel Paese vicino e giunti anche a
posizioni di responsabilità. Questo fatto innescava non poche tensioni
diplomatiche e la "guerra delle spie" generava ripercussioni a livello
internazionale. Nelle elezioni del 1987 il
Bundestag confermava Kohl
cancelliere di un Governo di coalizione coi liberali. I risultati elettorali
rivelavano tuttavia un netto calo dei democristiani (-21 seggi) e dei
socialdemocratici guidati da Johannes Rau, a favore delle liste minori, dei Verdi e
della destra. In politica estera il rieletto Kohl si faceva portavoce di un
riavvicinamento all'URSS, si distanziava dal progetto statunitense di Difesa
Spaziale e incoraggiava il dialogo fra le due superpotenze. A conferma di tali
aperture, nel 1987 per la prima volta nella storia delle due
G., il
presidente della RDT Erich Honecker si recava in visita a Bonn. Continuava nel
frattempo il logoramento della SPD, combattuta tra il riavvicinamento ai
liberali e la teoria "movimentista" di Willy Brandt deciso ad allearsi coi Verdi
e con l'estrema sinistra. La sconfitta elettorale portava Rau alle dimissioni;
Brandt lasciava la sua carica in seguito ad uno scandalo clientelare; al suo
posto veniva eletto il moderato Hans-Jochen Vogel che, nella tradizionale indecisione
socialista, designava come vicepresidente Lafontaine, leader della corrente
più a sinistra della SPD. Nel 1988 il cancelliere Kohl e il leader
dell'Unione cristiano-sociale, Josef Strauss, si scontravano in merito alle
misure da adottare per sanare il grave deficit del bilancio statale. Al termine
della diatriba, passava la proposta di sgravio fiscale avanzata dal cancelliere.
In politica estera Kohl registrava altri successi: durante il semestre di
presidenza tedesca della CEE veniva risolta la crisi finanziaria della
comunità. Nel 1989 esplodeva improvvisamente la questione della
riunificazione tedesca, resa matura dall'affermazione della Perestrojka nell'Est
europeo. In maggio, la
G. ospitava il presidente americano George Bush, il
quale incoraggiava i tedeschi a intraprendere la via dell'unificazione del
Paese. Nel successivo incontro fra Kohl e il leader sovietico Michail Gorbaciov,
anch'esso recatosi in visita ufficiale a Bonn,
G. e Unione Sovietica
sottoscrivevano la "Dichiarazione di Bonn" per la quale ogni Stato ha il diritto
di scegliere liberamente il proprio assetto politico e sociale. Nel frattempo
affluivano nella
G. federale migliaia di profughi dall'Europa orientale e
dalla stessa
G. dell'Est, adeguatamente accolti in appositi centri di
assistenza predisposti per ospitare e smistare i nuovi venuti su tutto il
territorio. Nel novembre 1989, in un clima di crescente euforia, veniva
abbattuto il muro di Berlino. Il clamoroso avvenimento finiva per accelerare
ulteriormente il processo di unificazione economica e politica delle due
G. Dopo un primo infruttuoso incontro avvenuto nel febbraio 1990 fra Kohl
e Modrow, in luglio entrava in vigore il trattato che sanciva l'unione
monetaria, economica e sociale dei due Paesi. ║
La Repubblica
Democratica Tedesca: costituitasi il 7 ottobre 1949, quattro anni dopo
l'avvenuta spartizione della
G., la Repubblica Democratica Tedesca fu
dotata di un ordinamento costituzionale di tipo democratico-popolare. Una
posizione di preminenza fu assunta dal Partito socialista unitario (SED -
Sozialistische Einheitspartei Deutschlands), nato nel 1946 dalla fusione del
Partito socialdemocratico con quello comunista. Ancora in fase di assestamento,
la RDT fu scossa, nel giugno, da una rivolta operaia scoppiata a Berlino,
provocata soprattutto dalle ripercussioni negative che la socializzazione nelle
campagne, e la conseguente fuga a Ovest di molti piccoli proprietari agricoli,
aveva avuto sulla produzione alimentare e sull'economia del Paese. La rivolta
indusse i governanti tedesco-orientali ad adottare nuove misure sociali e a
rivedere le norme di lavoro, mentre i sovietici restituivano le fabbriche, di
cui si erano assicurati la produzione negli anni del dopoguerra, e concedevano
consistenti crediti. L'ordinamento socialista tedesco-orientale fu impostato sin
dall'inizio su basi "revisionistiche" e, successivamente, non subì
rotture nella continuità del suo svolgimento, pur non rimanendo estraneo
ai fermenti e ai travagli avvenuti in altri Stati dell'Europa orientale.
Protagonista della vita politica fu per lungo tempo Walter Ulbricht.
Già segretario del Partito, nel 1960, alla morte del presidente della
Repubblica Wilhelm Pieck, Ulbricht assunse anche la carica di capo del Consiglio di
Stato, l'organo collettivo che ha sostituito la presidenza della Repubblica.
Superate le prime incertezze e la crisi iniziale, provocata anche dal fatto che
la divisione del territorio tedesco l'aveva privata delle principali fonti
energetiche, la RDT operò una profonda trasformazione delle proprie basi
produttive, conseguendo risultati molto positivi. Per il livello del suo
sviluppo industriale, soprattutto nei settori meccanico e chimico, la RDT
riusciva, nel giro di pochi anni, a porsi all'avanguardia tra i Paesi
dell'Europa orientale. Parallelamente allo sviluppo industriale, si aveva un non
meno importante processo di riforma del sistema economico e di quello politico,
sancito dalla nuova Costituzione, entrata in vigore nell'aprile 1968. Essa
riconosceva che nella RDT il socialismo era stato "impostato, ma non ancora
realizzato" e per quanto molte delle sue enunciazioni non trovassero ancora
riscontro nella realtà del Paese, costituivano tuttavia un importante
riconoscimento, sia pure sul piano teorico. Esse costituivano la premessa per la
realizzazione di una società autenticamente socialista, che pone al
centro della società e dello Stato l'"uomo", riconoscendogli i più
larghi diritti di libertà. Ulteriori passi avanti sono stati fatti in
seguito al graduale allentamento della tensione con la
G. occidentale e
al riconoscimento diplomatico da parte di numerosi Stati, con i quali già
da anni erano stati allacciati rapporti commerciali. Negli anni seguenti, la
vita politica interna della RDT non subì scosse di rilievo, poiché
anche la sostituzione alla segreteria del partito, nel maggio 1971, del vecchio
Ulbricht con Erich Honecker avvenne sotto l'insegna della stabilità e
della continuità politica. Del resto, a Ulbricht venne lasciata la
presidenza del Consiglio di Stato e gli fu assegnata inoltre la presidenza della
SED, carica creata ex novo. Alla presidenza del Consiglio rimase Willy Stoph e
nessun mutamento di rilievo fu operato nelle alte sfere dello Stato e del
partito. Più consistenti e interessanti i mutamenti avvenuti nell'ambito
della politica estera, soprattutto in conseguenza dell'avvio di trattative
dirette con i governanti tedesco-occidentali, iniziate con l'incontro di Erfurt,
nel marzo 1970, e intensificatesi negli anni seguenti, sinché, nel giugno
1972, venivano avviati negoziati per la stipulazione di un "trattato
fondamentale" per l'istituzione di "relazioni normali di buon vicinato". Tale
accordo veniva firmato nel dicembre successivo e, in seguito ad esso, vari Stati
occidentali, tra cui l'Italia, riconoscevano la RDT, stabilendo con essa
relazioni diplomatiche. Dopo aver ridefinito i rapporti diplomatici con
Repubblica Federale Tedesca, Turchia e Niger, la
G. Est sottoscriveva con
l'Unione Sovietica un accordo teso a coordinare i rispettivi piani quinquennali
(1976-1980). Nonostante ciò, l'aumento del petrolio e del gas russi
provocavano il primo deficit nella bilancia dei pagamenti. Dopo le elezioni per
la Volkskammer, Willy Stoph assumeva la carica di primo ministro, subentrando a
Horst Sindermann e, nell'ottobre 1976, Erich Honecker veniva eletto presidente
del Consiglio di Stato. Lo stesso Honecker chiedeva alla Repubblica Federale
Tedesca il riconoscimento ufficiale della
G. Est come Stato sovrano
(ottobre 1980). Nei primi anni Ottanta la DDR raggiungeva il più alto
livello economico e produttivo del COMECON, tanto da avviare relazioni
commerciali con Giappone, Italia e Canada. Ma l'avvenimento che più
interessava l'opinione pubblica era il riavvicinamento tra le due
G.,
già iniziato con relazioni commerciali e accordi politici circa la
liberalizzazione dei transiti, nonostante le difficoltà poste da Mosca
negli ultimi anni Settanta. L'11° congresso della SED, svoltosi a Berlino
nel 1986 riconfermava al vertice Honecker, ma presentava anche nuove candidature
nella Segreteria e nel Politburo: era l'avvio di un processo di rinnovamento e
distensione che, sotto l'esempio di Gorbaciov, portava allo storico incontro
dell'87 a Bonn. Nonostante queste deboli aperture i vertici della SED si
ostinavano su posizioni rigide che suscitavano un forte dissenso tra la
popolazione. I continui tentativi di fuga verso la Repubblica Federale
assumevano l'aspetto di un vero e proprio esodo di massa allorché
l'Ungheria decideva l'apertura delle frontiere verso Ovest. I cittadini della
DDR, che senza difficoltà potevano raggiungere gli altri Paesi del Patto
di Varsavia, trovarono così aperta la strada verso l'occidente
capitalista. L'urgenza di arginare questo processo di emigrazione continua
portava ad una svolta rapidissima nella politica della SED: Honecker era
costretto alle dimissioni. La vecchia leadership di Hoenecker era sostituita
da quella del riformista Egon Krenz che, oltre ad essere nuovo segretario
generale del Partito comunista, diventava anche capo dello Stato (1989).
Nonostante il cambio al vertice, la situazione non migliorava e continuavano le
manifestazioni di piazza che invocavano libere elezioni, libertà e
riforme, così come proseguiva il massiccio esodo di profughi. Nel
novembre cadeva, dopo 28 anni, il Muro fatto erigere nel 1961 dal regime di
Ulbricht e il Comitato centrale della SED lasciava piena libertà di
espatrio ai propri cittadini. Sempre a novembre veniva eletto il nuovo primo
ministro, Hans Modrow, che presentava il suo Gabinetto di coalizione del quale
facevano parte anche membri non iscritti ad alcun partito. In dicembre veniva
abolito il ruolo guida del Partito comunista sancito dal primo articolo della
Costituzione e il nuovo capo dello Stato, incapace di soddisfare le ansie di
rinnovamento della popolazione, era costretto a dimettersi, sostituito da
Manfred Gerlach, presidente del Partito liberale. Nel 1990, sotto la spinta di
un processo ormai giunto al culmine, si compiva la storica riunificazione delle
due
G.. Dapprima falliva (febbraio 1990) un incontro fra Hans Modrow ed
Helmut Kohl, quindi, sull'onda del successo politico riscosso dal cancelliere
federale, veniva siglato (luglio 1990) un trattato che sanciva l'abbattimento di
ogni barriera economica, sociale ed economica fra i due Paesi. Il 31 agosto,
Kohl e il nuovo primo ministro della RDT Lothar De Maizière stabilivano
le condizioni dell'unificazione tedesca, fissandone la celebrazione ufficiale al
3 ottobre 1990. A partire da questa data la RDT cessa di esistere, essendo di
fatto annessa alla Repubblica Federale Tedesca. ║
La G. riunita:
superati i problemi relativi alle questioni dei confini orientali e dell'ingresso
della RDT nella NATO, in agosto venne firmato un trattato che stabiliva le condizioni
dell'unificazione e ne fissava la data al 3 ottobre 1990. Il trattato sancì
l'annessione dei Länder orientali alla RFT e designò Berlino futura capitale
tedesca. Il 2 dicembre si svolsero le prime elezioni nella
G. unita. Il
cancelliere Kohl ottenne il preannunciato successo, con oltre il 40% dei suffragi.
I socialdemocratici, guidati da Lafontaine, ne uscirono in leggera flessione,
così come i Verdi. Anche i liberali finirono per fruire della spinta
dell'unificazione, assestandosi intorno al 14%. Il 1991, anno in cui venne votato
il trasferimento della sede del Governo e del Parlamento federale da Bonn a Berlino,
si presentò come un passaggio difficile: emersero problemi economici e sociali,
conseguenti alla riunificazione, per i quali Kohl fu costretto a venire meno alla
promessa elettorale di non aumentare le imposte e istituì un "contributo di
solidarietà" per sostenere l'economia dei Länder orientali. Le emergenze
sociali legate alla consistente immigrazione asiatica e africana si accompagnarono,
nel Paese, all'affermazione di gruppi razzisti e xenofobi quali il Movimento
neonazista degli Skinheads, responsabile di numerosi atti violenti. Nei primi
anni Novanta, a causa del protrarsi di tale situazione, i partiti di Governo
persero consensi, benché Kohl riuscisse a favorire, nel 1994, l'elezione
a presidente del candidato democristiano Roman Herzog. Nello stesso anno, grazie
a un lento ma costante miglioramento dell'economia, le elezioni politiche riconfermarono
la presenza maggioritaria della coalizione governativa nel Bundestag (CDU-CSU-FDP),
pur in presenza di una netta crescita della SPD e del successo degli ex comunisti del
PDS. Per Kohl si trattò della quarta vittoria elettorale consecutiva, forse
la più importante, anche se di stretta misura, perché la prima del
nuovo corso post-unitario. Il programma di Governo si concentrò sugli obiettivi
economici di riduzione della spesa pubblica, alleggerimento dell'apparato burocratico
statale, allineamento ai parametri di Maastricht e apertura dell'Unione europea ai
Paesi dell'Est. Sempre nel 1994 si completò il ritiro delle truppe sovietiche
dai territori orientali del Paese e, contemporaneamente, la partenza da
Berlino, dopo 50 anni di "presidio", dei contingenti alleati anglo-franco-statunitensi.
La
G. fu uno dei primi Paesi europei in grado di rispondere ai requisiti previsti
per l'Unione monetaria, anche se il bilancio federale varato per il 1996 dovette
includere a tale scopo, per la prima volta, tagli ingenti alle spese di protezione
sociale (sussidi di disoccupazione, pensioni, previdenza sanitaria). In opposizione
a un tale progetto, giustificato dal Governo con la necessità di sanare il
deficit pubblico creatosi nel settore, si verificarono imponenti manifestazioni.
Il calo dei consensi verso la politica del cancelliere Kohl fu confermato dalle
elezioni politiche del settembre 1998, che registrarono la vittoria del Partito
socialdemocratico (SPD) di Gerhard Schroeder. Il leader socialdemocratico si
pose alla guida di un Governo di coalizione con i Verdi, che entrarono per la
prima volta nel nuovo Bundestag insieme ai neocomunisti della PDS (Partito del
socialismo democratico). Tra il novembre 1999 e i primi mesi del 2000 uno
scandalo investì Kohl e altri esponenti della CDU, indagati per
finanziamento illecito al partito: la questione provocò le dimissioni dello statista
dalla carica di presidente onorario della
CDU e determinò un calo dei consensi per il partito, tanto che nelle
elezioni regionali della primavera 2000 il Partito socialdemocratico
ottenne una netta affermazione. Schroeder seppe trarre vantaggio
dall'indebolimento progressivo della CDU e dal miglioramento della situazione
economica, anche se dovette affrontare numerose difficoltà, tra cui
gli scandali che investirono i ministri degli Esteri Joshka Fisher (nel mirino
di una dura campagna denigratoria che puntava il dito sul suo passato di
militante di sinistra), delle Finanze Hans Eichel (accusato di aver utilizzato
aerei militari per spostamenti personali) e della Difesa Rudolf Scharping (che
avrebbe sottovalutato le conseguenze dell'uso di munizioni all'uranio
impoverito, largamente impiegate dalle truppe americane durante il
conflitto in Kosovo). Un altro problema con cui il Governo dovette fare
i conti fu la crisi generata dalla cattiva gestione dell'emergenza "mucca pazza",
che costrinse Schroeder a effettuare il settimo rimpasto ministeriale dal 1998.
La CDU venne travolta da un nuovo scandalo di bustarelle che investì il
Land di Berlino. Le elezioni comunali e provinciali tenutesi nel 2000 riconfermarono
comunque la fiducia ai cristiano-democratici. Sul piano interno, nel 2001
si segnalò un preoccupante aumento di episodi di xenofobia (+40% dal 1999).
Nello stesso anno scoppiò lo scandalo che investì il gruppo chimico
farmaceutico Bayer, costretto a ritirare dal mercato il farmaco anticolesterolo
Lipobay, che avrebbe causato gravi effetti collaterali nei pazienti che lo assumevano,
provocando la morte accertata di alcune decine di persone in tutto il mondo. Il 1° gennaio 2002 l'euro
divenne moneta ufficiale del Paese. Nel settembre 2002 si tennero le elezioni politiche:
nonostante il testa a testa tra i maggiori partiti (CDU-CSU e SPD), la vittoria andò
alla coalizione guidata dai socialdemocratici, soprattutto grazie all'incremento dei voti
andati ai Verdi (in tutto 8,6%), che compensò la lieve perdita di consensi del Partito
socialdemocratico: Schroeder venne riconfermato alla guida del Paese, ancora
affiancato dal leader verde Fischer, mentre si registrò il tracollo politico del
Partito dei post-comunisti (PDS). Il cancelliere dovette affrontare principalmente la
crisi economica, sociale e occupazionale che negli ultimi tempi aveva interessato
buona parte del Paese; sul piano internazionale Schroeder cercò di ricucire i rapporti
con Washington, incrinati dopo la mancata adesione di Berlino alla politica di Bush nei
confronti dell'Iraq. Tuttavia nel maggio 2003, dopo la fine delle ostilità nel Paese
arabo,
G. e Stati Uniti si dichiararono disponibili a un riavvicinamento,
manifestato dalla decisione tedesca di appoggiare la proposta statunitense di
sollevare l'embargo perdurante dal 1991 nei confronti dell'Iraq. Nel primo
semestre del 2003 si aggravò la crisi economica, che portò il Paese sull'orlo
della recessione e scatenò numerose proteste che si tradussero nelle tante
manifestazioni di piazza soprattutto nei territori dell'ex DDR. Nel maggio
2004 fu eletto presidente della
G. Horst Koehler, sostenuto dai
cristiano-democratici. Nel maggio 2005 le elezioni regionali nel Nord
Reno-Vestfalia decretarono la sconfitta del Partito socialdemocratico: il
cancelliere Schroeder annunciò quindi di voler indire le elezioni anticipate, che
si tennero nel mese di settembre. Le consultazioni portarono a un risultato di
quasi parità tra i due schieramenti guidati dai socialdemocratici (circa il 34%) e
dai cristiano-democratici e cristiano-sociali (circa il 35%). Iniziarono allora le
trattative che, nel mese di novembre, portarono alla formazione di una grande
coalizione (CDU-cristiano-democratici, CSU-cristiano-sociali e SPD-social-democratici)
presieduta dal segretario cristiano-democratico Angela Merkel: per la prima volta nella sua storia la
G. poté vantare un cancelliere donna. Nel settembre 2006 il Parlamento federale approvò
l'invio di 2.400 militari in Libano, nell'ambito del corpo di pace internazionale Unifil, ratificando così la
prima missione militare tedesca in Medio Oriente dalla fine della seconda guerra mondiale.
Nel gennaio del 2007 la
G. assunse la presidenza dell'Unione Europea. Nel corso del semestre di presidenza
gli sforzi dell'esecutivo tedesco furono rivolti in particolare al progetto di partenariato per l'energia
con l'Africa, un
progetto fondato sulla promozione degli investimenti nel settore energetico, delle energie rinnovabili
e dell'efficienza energetica; obiettivo, la tutela del clima e la garanzia dell'approvigionamento energetico,
nonché la lotta alla povertà. Giunta quasi a metà del suo mandato, il cancelliere Merkel potè tracciare
nell'estate del 2007 un bilancio sostanzialmente positivo della sua azione di governo: dopo anni di
intensa crisi, infatti, la
G. poteva vantare la maggiore crescita in assoluto tra i Paesi industrializzati,
annunciando con sollievo di esser rientrata per la prima volta dopo cinque anni entro i parametri imposti
dal Patto di Stabilità europeo, facendo registrare un rapporto tra disavanzo pubblico e PIL pari al 2,0%.
Tra i successi ottenuti dalla grande intesa guidata dalla Merkel, la riforma delle pensioni, la discussa
riforma della sanità, che rende obbligatoria l'assicurazione sanitaria, la prima parte della riforma del federalismo, la fine delle sovvenzioni all'industria mineraria e la riforma della tassazione d'impresa. Le elezioni dei Länder dell'Assia, della Bassa Sassonia e della Baviera tenutesi nei primi mesi del 2008 confermarono la maggioranza della coalizione di governo, ma con un margine decisamente inferiore rispetto a quello delle consultazioni del 2003. La supremazia dei cristiano democratici e dei cristiano sociali venne confermata anche nelle consultazioni europee del 2009: la CDU-CSU si attestò sul 38% e i socialisti della SPD restarono fermi al 20,8%, i Verdi al 12 %. Un buon risultato per la coalizione della Merkel, anche se in calo rispetto alle ultime europee.
La Germania nel XVIII sec.
La Germania nel XIX sec.
La Germania durante il III Reich
Zone occupate dagli eserciti alleati in Germania dopo la seconda guerra mondialeLINGUALa lingua
ufficiale e letteraria della
G. moderna è il tedesco propriamente
detto, mentre la lingua parlata si distingue in numerosi dialetti. All'interno
dei confini prebellici erano rappresentati tutti i gruppi dialettali, e la
maggior parte delle loro suddivisioni, riferibili al tedesco. Il gruppo
più numeroso, di lingua polacca, si trovava in Slesia, nel distretto di
Oppeln. Meno numerosa era l'isola linguistica del sorabo, nelle foreste
dell'alta Sprea. Gruppi di popolazioni di lingua danese o frisone si trovano
tuttora nello Schleswig settentrionale. La revisione delle frontiere politiche
orientali, successiva alla seconda guerra mondiale, ha cambiato parzialmente la
situazione linguistica originaria: dai territori oltre la linea Oder-Neisse,
sono immigrati circa 7 milioni di
Reichsdeutsche (Tedeschi nazionali);
oltre a questi sono immigrati anche 5 milioni circa di rifugiati dalla
Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria, Romania e Unione
Sovietica.
LETTERATURAI Tedeschi ebbero canti ed inni
corali fin dai tempi di Tacito. Carlo Magno (VIII sec.), organizzando la
civiltà germanica, fece raccogliere i tradizionali poemi eroici, di cui
l'unico frammento rimasto è l'
Hildebrandslied. Seguirono poemi
religiosi (
Heliand e Muspilli) ed una lunga serie di opere in latino
(X-XI sec.), fra cui il
Waltharius, del monaco Ekkehardt, e le commedie
di Hrotsvitha, finché la poesia cavalleresca, sorta all'epoca delle
crociate, non segnò una prima fioritura della letteratura tedesca, con i
poemi di Harmann von Aue (
Il povero Enrico, Gregorio Stilita), Heinrich
von Veldeke (
Eneide), Wolfram von Eschenbach (
Parzival) e
Gottfried von Strassburg (
Tristano e Isotta). Intanto (XIII sec.) la
lirica inaugurava l'epoca del
Minnesang (poesia amorosa), che raggiunse
la massima espressività con Walther von der Vogelweide; si veniva
formando, nello stesso tempo, ad opera di autori ignoti, il poema nazionale dei
Nibelungi ed il poema di
Gudrun. Decaduta la cavalleria, la poesia
d'amore sopravvisse nei
maestri cantori, artigiani borghesi che
coltivavano l'arte della poesia in apposite scuole ed associazioni. Inventata la
stampa e giunte dall'Italia le nuove idee dell'Umanesimo, si ebbero le prime
traduzioni di scrittori latini antichi e dei contemporanei. Enorme importanza
ebbe la Bibbia tradotta in tedesco da Martin Lutero (1522); questo fatto
segnò la fine della cultura tedesca e l'inizio di un'era nuova, che
soltanto più tardi doveva dare i suoi frutti. Intanto, lo scisma
religioso, la guerra dei Trent'anni e la Controriforma ostacolarono lo sviluppo
della letteratura. Tuttavia, sono di questo periodo opere importanti quali i
vari canti popolari, le opere anonime (
Faust, Till Eulenspiegel), i
drammi carnascialeschi di Hans Sachs e (XVII sec.) le bellissime liriche di Paul
Gerhardt e dei mistici Spee ed Angelus Silesius, i barocchismi di Hofmannswaldau
e Lohenstein, che ricordano i nostri secentisti, e, infine, il celebre
Simplicissimus, romanzo di avventure di Grimmelshausen. La reazione al
Secentismo ed all'influsso francese originò l'opera del grande lirico
Christian Gunther, del critico Gottshed, degli eruditi svizzeri Breitinger e
Bodmer e dell'idillico Gessner, finché, nella seconda metà del
Settecento, il genio critico di Lessing e la potente poesia di Klopstock
(
Messia, Odi), diedero inizio al periodo classico della letteratura
tedesca. L'Illuminismo, che in Francia aveva portato alla rivoluzione politica e
sociale, diede luogo in
G. a contrasti ideologici e spirituali tra
Winckelmann, Hamman, Herder ed altri. Accanto a loro operarono Wieland con i
suoi fanatici e garbati romanzi in prosa, Iffand e Kotzehue con il dramma
borghese e Bürger con la ballata popolaresca. Dal movimento dello
Sturm
und Drang (Tempesta e Impeto), nel quale esplosero le energie della nuova
generazione pre-romantica, sorsero i due grandi colossi della letteratura
tedesca: Goethe e Schiller. Impetuosi nei loro inizi (Goethe nel dramma
Götz von Berlichengen e nel
Werther, Schiller nei
Masnadieri e nel
Fiesco) raggiunsero, poi, la perfezione della
classicità (Goethe con
Ifigenia in Tauride,
Torquato Tasso
ed
Ermanno e Dorotea; Schiller con
La sposa di Messina e
Wallenstein). Fra i minori figurano il romanziere Jean Paul ed i due
profondi lirici Hölderling e Mattias Claudius. Il Classicismo, con il suo
ritorno all'Ellade ed a Roma, provocò la reazione della scuola romantica,
con i fratelli Schlegel, teorici, con il pensatore-poeta Novalis, con i lirici
Tieck, Arnim, Brentano ed Eichendorff, con le fantasie sbrigliate e paurose di
Hoffmann e con i drammi vigorosi di Heinrich Kleist. Romantici furono anche i
poeti della guerra di liberazione Arndt, Körner e Scheukendorf. In seguito,
gli scrittori si raccolsero sotto le insegne della
Giovane G. (reazione
al Romanticismo, aderenza alla realtà, tendenza agli ideali demografici).
Emergono, nella poesia, i lirici Lenau, Heine, Platen, Droste. Holshoff ed i
drammaturghi Büchner, Grabbe, Grillparzer, Hebbel e Otto Ludwig; nella
prosa, i narratori Alexis, Auerbach, lo svizzero Gotthelf e l'austriaco Stifter.
Crollate nel 1848 le speranze della
Giovane G., il popolo, deluso, volle
adagiarsi in una letteratura facile e piana; nacquero così le liriche di
Geibel, Leuttold e Scheffel, le novelle di Heyse ed i romanzi di Felix Dahn,
Gustav Freytag, Theodor Fontane e, su un piano artistico superiore, i racconti
di Gottfried Keller e di Theodor Storm. A questo periodo appartengono anche i
drammi musicali di Wagner. Contro la letteratura alla moda insorse, verso il
1890, il Naturalismo: gli scrittori si prefissarono di riprodurre esattamente e
minuziosamente la realtà, rinunciando a qualsiasi valutazione. I modelli
preferiti furono Zola, Tolstoj e Ibsen. L'ideale naturalista fu attuato, nella
lirica, da Arno Holz e Johannes Schlaf, considerati i fondatori primi del
Naturalismo; nel teatro, da Haptmann, Halte, Sudermann e Schnitzler. Sorsero
però nuovi cenacoli, nuove tendenze a sorpassare il dogma
dell'oggettività e ad approfondire una psicologia soggettiva: nacquero,
così, la lirica di Lilieneron, Dehmel e Bierbaum, l'individualismo
estetico di Stefan George, di Hofmannstahl e di Rilke, il neoclassicismo di Paul
Ernst e di Wilhelm von Scholz, la potente esaltazione degli istinti nei drammi
di Wedekind. Il romanzo si orientò su Jacobson e Dostoevskij, Riccarda
Huch, Isolde Kurz, Wassermann, Carl Hauptmann, Kellermann, Frenssen e Stehr. Un
posto eminente occupano i premi Nobel Hermann Hesse (
Peter Camenzind, Demian,
Siddharta, Il lupo della steppa, Il gioco delle perle di vetro) e Thomas
Mann. Quest'ultimo esordì come naturalista (
I Buddenbrook) poi,
con bellissime novelle e romanzi (
Tristano, Tonio Kröger, La montagna
incantata, Doctor Faustus), diede la più grandiosa, scettica ed
ironica descrizione della società contemporanea. All'Impressionismo
naturalistico fece quindi riscontro l'Espressionismo, forma di idealismo che,
contro la relatività precedente, poneva l'assoluto, e combatteva
l'esteticismo romantico dei decadenti (Däubler, Heym, Trakl,
Lasker-Schüler, Würfel, Hasenclever, Widgans, Toller, Heinrich Mann e
Schickele). Si manifestò, infine, la corrente del Neorealismo o Realismo
magico. Nei romanzi e racconti di Kafka, l'angoscia dell'uomo contemporaneo si
riflette in una linea scarna, essenziale, che ci presenta la vita di ogni giorno
con effetti di volta in volta terrificanti, grotteschi, assurdi. Gli scrittori
della
nuova oggettività (Arnold Zweig, Döblin, Fallada)
considerarono con occhio disincantato il periodo della guerra e del dopoguerra,
Stefan Zweig continua la tradizione impressionistica e psicologistica viennese,
ed austriaci sono due grandi figure del romanzo contemporaneo: Broch e Musil.
Tra le due guerre, mentre scrittori come Wiechert, Hesse e Carossa eludono gli
scottanti problemi del presente, esaltando l'amore per la terra natia, la
tradizione e la fede nella natura purificatrice, Bertold Brecht affronta i
problemi contemporanei proiettandoli in situazioni lontane, per rendere evidente
la decrepitezza della società attuale. Il 1933 segna una frattura per
tutta la cultura tedesca, in quanto l'avvento del nazismo determina l'esodo
degli esponenti più validi. Nel secondo dopoguerra, mentre sorge l'opera
di Musil, a Brecht si rifanno due drammaturghi e romanzieri svizzeri: Frisch e
Dürrenmatt. Il fenomeno più nuovo è l'emergere di una giovane
generazione di romanzieri e poeti (Jena, Bachmann, Walser, Grass, Johnson e
Böll) che, nella diversità dei temperamenti, muovono da un comune
atteggiamento sperimentale; essi si sono raccolti intorno al "Gruppe 1947",
promosso da Richter.
ARTEI primi elementi specificamente
tedeschi, ancora assenti nell'arte dei popoli germanici dell'età
barbarica, prevalentemente limitata alla decorazione di suppellettili varie, e
in quella assai più complessa del periodo carolingio, in cui pure si
hanno grandiose costruzioni in pietra, come il duomo di Aquisgrana, compaiono e
si affermano a partire dall'età degli Ottoni, che vede la nascita
dell'architettura romanica. Questa, sviluppatasi dall'XI al XIII sec.,
costituisce una della massime affermazioni artistiche della
G. Nell'XI
sec. sorgono le grandi cattedrali di Magdeburgo, Essen e Treviri e, nel XII
sec., quelle di Costanza, Spira e Magonza, mentre fioriscono, caratterizzate da
una intensa forza espressiva, la miniatura, la pittura e la scultura. Il
successivo periodo di transizione (1190-1240 circa) vede, sia nel campo
dell'architettura che in quello della scultura e della pittura, il diffondersi
del gusto francese e di caratteri spiccatamente internazionali che si
accentueranno, a scapito dell'autonomia dell'arte tedesca, tra il 1250 e il
1400, epoca in cui si sviluppano numerose scuole locali. L'ultima fioritura
gotica (XV sec.) segna, invece, una spiccata ripresa dei caratteri nazionali; si
sviluppano la scultura e la pittura, affrancatesi dal legame con l'architettura.
Sulla fine del secolo si affermano grandi personalità di pittori
(Schongauer, Holbein il Vecchio, Pacher) e di scultori (Stoss, Vischer il
Vecchio, Syrlin il Vecchio). Nel Cinquecento, anche per influsso del
Rinascimento italiano, fiorisce una splendida produzione pittorica con
Dürer, Grünewald, Holbein il Giovane, Baldung, Altdorfer, Cranach,
Spranger ed Elsheimer; meno originali sono la scultura e, soprattutto,
l'architettura, dominata, anche nel Sei-Settecento, da influenze straniere,
italiane o franco-olandesi. Centro dell'architettura neoclassica fu Berlino. Nel
XIX sec. l'architettura è caratterizzata da un certo eclettismo, in cui
si riassumono tutti gli stili precedenti. Alla fine del secolo uno spirito
più moderno comincia a manifestarsi nella creazione di circoli
progressisti, per affermarsi, poi, nel Novecento; nell'architettura e nelle arti
decorative grande importanza ebbero le attività di Gropius e del gruppo
della
Bauhaus di Weimar; la tendenza espressionistica domina la pittura
tra il 1900 e il 1920; dal movimento "Die Brücke" di Dresda, si passa, con
il gruppo
Die blaue Reiter, fondato a Monaco da Kandinskij nel 1911, alle
prime formulazioni astratte. Nel dopoguerra, alla tragica satira sociale che
caratterizza le opere di Beckmann, Dix e Grosz, si sostituì la
instaurazione di un'arte ufficiale, al cui sterile accademismo si tenta oggi di
reagire, nel campo dell'architettura come in quello delle arti figurative,
riallacciandosi in parte alle esperienze del primo
dopoguerra.
MUSICALa vita musicale della
G., prima
dell'avvento del Cristianesimo, ci è del tutto sconosciuta. Si presume,
tuttavia, che la musica degli antichi popoli germanici sia stata interamente
legata alla metrica del verso. Introdotto il canto gregoriano da San Bonifacio,
intorno al 740, la pratica di tale musicalità non fu priva di inflessioni
che derivavano dalle anteriori forme autoctone. Con la fine del VIII sec.,
l'arte dei
bardi, custodi delle tradizioni precristiane, giunse al
tramonto. In quel periodo i monasteri benedettini di San Gallo (Svizzera),
Fulda, Reichenau e Metz divennero i più importanti centri musicali
dell'area germanica. Nel XIII sec., la città di Colonia acquisì
una posizione di primato nel campo musicale tedesco, mentre si affermavano sia i
canti goliardici dei
clerici vagantes, sia l'aristocratica
musicalità dei
Minnesänger, affine alle invenzioni
trovadoriche. Nel secolo successivo, contenuti e stilemi di quest'arte divennero
patrimonio delle corporazioni borghesi dei
Mistersänger, presso i
quali, spesso, si irrigidirono in formule stereotipate e pedantesche. Con
l'avvento della Riforma, mentre la vasta area culturale germanica si rinsaldava
etnicamente, il profilo stilistico dell'arte tedesca mostrava di volersi
scindere in due parti. Infatti, nel Sud della
G. era andato prevalendo
l'influsso madrigalistico italiano, attraverso l'opera di Orlando di Lasso,
operante a Monaco di Baviera intorno al 1560, mentre al Nord la vita musicale
tendeva ad accentrarsi intorno a quella coralità religiosa che, nelle
Chiese protestanti, era destinata a sostituire le modalità romane. Nel
Seicento tali elementi si amalgamarono, estendendosi a tutta la
G., anche
sotto la spinta della musica francese. Tipici esponenti della musica, in questo
periodo, furono Schütz, Buxtehude e, soprattutto, Bach e Händel,
magistralmente operanti tanto sulle forme vocali come su quelle strumentali o
miste. Nell'epoca seguente, la
G. diede il suo contributo al fatto
musicale con Haydn, Mozart e Beethoven; poi, con l'operista von Weber; con
Schubert, il miglior creatore di
lieder; Mendelssohn, Schumann e Brahms,
autori di famosissime pagine pianistiche e sinfoniche; con il grande
melodrammaturgo Wagner, con Brückner e Strauss. Come protagonisti della
rivoluzione musicale moderna, si affermarono il precursore Mahler ed i suoi
continuatori espressionisti Schönberg e Berg, nonché il profeta
dell'avanguardia d'oggi, Webern, ed il vivo prolifico Hindemith. Al momento
attuale la musica tedesca sembra avere il suo centro d'interesse nel
neomedievalista Orff, nel duttile Krenek e nel vigoroso esperimentatore
Stockhausen.
Berlino: il fiume Spree nei pressi dell'Unter den Linden
Berlino: la Gedächtniskirche
Veduta di Francoforte sul Meno
Stoccarda: la Schlossplatz Konigsbau
Monaco: panorama sullo sfondo del Municipio
Amburgo: veduta del porto