Scienza che studia i rapporti ta gli Stati e le loro relazioni politiche in base
ai fattori naturali che li possono determinare. Si distingue dalla geografia
politica, basata sullo studio dell'uomo raggruppato in società politiche
aventi entità geografica, che affonda le proprie radici
nell'antichità classica. La
g. è recente e costituì
soprattutto le basi d'appoggio della dottrina nazista del "territorio" o dello
"spazio vitale". Il termine
Geopolitik fu introdotto dal sociologo e
geografo svedese R. Kjellén (1864-1922), dell'università di
Uppsala, che espose le proprie teorie nell'opera
Staten som lift form
(1916, Gli Stati come organismi vitali). Essa ebbe il suo massimo sviluppo in
Germania sotto la guida di K. Haushofer. Questa dottrina, come quella della
"razza", era un compendio di idee già diffuse in Europa da circa un
secolo e legate all'ideale politico di un forte Stato tedesco egemone
sull'Europa centro-orientale. La diffusione della
g. fu collegata
soprattutto al nome di K. Haushofer (1869-1945) che non portò un
contributo originale alla definizione scientifica dell'argomento, ma
accumulò una grande quantità di notizie, su scala mondiale, di
natura geografica, sociale, economica e politica. Haushofer definisce la
g. "l'arte di guidare la politica nella sua prassi" e "la coscienza
geografica dello Stato". La linea di ragionamento su cui si basava la dottrina
nazista dello "spazio vitale" (
Lebensraum) si legava alla tradizionale
tendenza dei tedeschi a idealizzare l'Impero medioevale e al mito che tutte le
conquiste politiche e culturali dell'Europa centrale e della stessa Russia
fossero opera di minoranze tedesche, ragione per cui i tedeschi debbono essere
considerati i reggitori "naturali" di queste regioni. Da questa argomentazione
si passava a una serie di considerazioni, svolte su basi di tipo biologico: gli
Stati sono "organismi" aventi rapporti di "selezione naturale". Finché
sono vigorosi, essi crescono e quando cessano di crescere muoiono. Uno Stato non
"espansivo" o è in decadenza oppure è il prodotto di un popolo
"spazialmente limitato" che non ha il genio della costruzione politica.