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Geografìa di Eratòstene.

Trattato in tre volumi di cui non rimangono che i frammenti raccolti da H. Berger in Eratostenis fragmenta geografica. Nell'opera, che ci pone al corrente delle conoscenze geografiche del tempo, Eratostene intende dimostrare la rotondità della terra. Basandosi sulla misura della rotondità terrestre da lui valutata in 252.000 stadi, e dopo aver esaminato le notizie avute dai grandi navigatori Pitea, Potroelo e Nearco, Eratostene dimostra come nei punti estremi tra Oriente e Occidente toccati in ogni navigazione, esistesse un intervallo immenso cui dà il nome di Oceano Atlantico. Senonché, calcolate l'estensione del parallelo delle colonne d'Ercole e della terra abitata, non sembrava possibile che tra la Cina e le isole Fortunate intercorressero più di 122.000 stadi di oceano deserto. Il grande geografo per primo affaccia l'idea dell'esistenza di un continente agli antipodi. Nell'opera si ritrovano, tra l'altro, geniali intuizioni sugli argomenti di indagine della geofisica moderna. Criticata e avversata nell'antichità, ma considerata importante documento della scienza geografica greca, quest'opera contiene una significativa conclusione riguardante la misura dell'estensione delle terre abitate: su tale misura, all'inizio dell'epoca moderna, si poggiarono le prime grandi circumnavigazioni.