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GEOGRAFIA - ITALIA - VENETO

PRESENTAZIONE

Il Veneto è situato nella parte nord-orientale della penisola. La sua superficie è di 18.391 kmq. Confina a Nord con l'Austria per un breve tratto, a Ovest con il Trentino-Alto Adige e la Lombardia, a Sud con l'Emilia-Romagna, a Nord-Est con il Friuli-Venezia Giulia e a Sud-Est è bagnato dal Mare Adriatico. Ospita una popolazione complessiva di 4.527.694 abitanti, con la densità di 246 abitanti per kmq. Il suo territorio prevalentemente pianeggiante è suddiviso in sette province: Venezia, Verona, Padova, Vicenza, Treviso, Rovigo e Belluno, di cui Venezia è il capoluogo di regione. Regione che in passato si presentava tra le più arretrate dell'Italia Settentrionale, negli ultimi decenni ha visto il decollo economico di alcune aree, mentre altre sono rimaste ai margini della vita produttiva.
Cartina del Veneto


IL TERRITORIO

La maggior parte del territorio è pianeggiante, poiché le colline ne occupano il 14% e le montagne il 29%. I monti partono da Nord e arrivano fino al Lago di Garda, formando due sezioni: quella alpina e quella prealpina. Alla prima appartengono i gruppi principali delle Dolomiti Orientali: la Marmolada (3.342 m), le Tofane (3.249 m), il Monte Cristallo, le Tre Cime di Lavaredo, le Pale di S. Martino e l'Antelao. Delle Prealpi fanno parte l'Altipiano del Grappa, arido e roccioso, e quello di Asiago (cima Dodici, 2.341 m), verde e fertile. A Sud sulla destra dell'Adige si innalzano il Monte Baldo (2.218 m), i Monti Lessini (Cima Carga, 2.263 m), il Pasubio e il Pian delle Fugazze.
La pianura veneta è interrotta da due gruppi collinosi: i Monti Berici e i Colli Euganei, sistemi collinari tondeggianti di origine vulcanica. La pianura veneta, come la Pianura Padana, è distinta in due zone: quella alta, dove l'acqua dei fiumi è assorbita dal terreno, e che quindi risulta poco fertile ed arida; quella bassa, ricca di fiumi e canali che la attraversano, appare invece fertile e verde. A queste zone si aggiunge una terza fascia, posta lungo la costa, formata dalla Laguna Veneta e dal Delta del Po. Questi ultimi territori si presentano molto frastagliati, ricchi di aree sabbiose, isolotti affioranti, canali e acquitrini salmastri. In questo paesaggio terra, fiume e mare si confondono in un unico insieme, dai colori e dalla natura particolarissimi. Il Delta del Po fa parte del Polesine, fascia pianeggiante compresa tra l'Adige e il Po, che costituisce la provincia di Rovigo. In alcuni tratti il Polesine è posto addirittura al di sotto del livello del mare, poiché nella zona più orientale le acque tendono a invadere la pianura. I suoi abitanti hanno dovuto sempre combattere contro alluvioni e straripamenti e perciò hanno costruito canali per il deflusso delle acque, prosciugato e bonificato paludi, e rinforzato gli argini del Po e dell'Adige, che, in alcuni tratti, sono pensili, cioè scorrono al disopra del livello del terreno.
Le zone bonificate fino ad ora sono soprattutto quelle occidentali; il drenaggio delle acque ha permesso di coltivare il suolo e di renderlo produttivo. Il Delta vero e proprio posto ad oriente, è formato da conche e valli poco profonde, ricche di pesce.
I fiumi più importanti sono: Adige, Brenta, Piave e Livenza, che si gettano tutti nell'Adriatico e scorrono paralleli al Po. Il clima è rigido sulle montagne, con inverni molto freddi ed estati fresche, mentre è mite sul Lago di Garda e sulla costa adriatica.
Le Tre cime di Lavaredo


PARCHI NAZIONALI E REGIONALI

Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi

Istituito nel 1993 per tutelare le amenità del territorio circostante, ricopre una superficie di 31.512 ettari. Le aree di maggior interesse naturalistico si trovano principalmente sulle montagne e sugli altopiani, tuttavia luoghi straordinari sono anche lungo i fondovalle e nelle zone più accessibili. Le cime a Ovest sono ricoperte da manti erbosi (come la piramide del Monte Pavione, 2.335 m) e caratterizzate da detriti di falda, circhi glaciali e conche carsiche. Il Cimonega ha invece un'impronta tipicamente dolomitica. La zona dei Monti del Sole è quella più selvaggia e caratteristica: burroni profondi, piccole cascate, creste scoscese e rocciose, dirupi ricoperti da boschi. Anche il versante bellunese è caratterizzato dall'alternanza fra imponenti pareti dolomitiche (come il Burel della Schiara) e cime erbose (Monte Serva). Tipici delle Dolomiti più interne sono invece i versanti zoldani (Val Pramper e del Grisol) molto diversi dagli aridi e scoscesi pendii nella zona della Valle del Piave tra Ponte nelle Alpi e Longarone. All'interno del comprensorio si trovano due laghi artificiali, quello del Mis e quello de La Stua in Val Canzoi.
Ricca è la fauna del parco: camosci, caprioli, cervi, mufloni, esemplari di lepre alpina, volpe, tasso, ermellino, donnola, martora, faina, scoiattolo, riccio. Tra gli uccelli, ben rappresentati sono i rapaci sia diurni che notturni, l'aquila reale, il gallo cedrone, il forcello, il francolino di monte, la pernice bianca e la coturnice. Numerose le specie di rettili (rane, salamandre nere, tritoni, vipere e altri).
Anche la flora è molto abbondante e particolare, soprattutto nella zona più a Sud dove si trovano specie endemiche e rare. Il parco è caratterizzato da una notevole presenza di boschi di vario genere. Ad alta quota si trovano larici (vaste distese sono nella zona dei Piani Eterni, in Val del Melegaldo, sui Monti del Sole, sulla Schiara e nel gruppo del Prampèr, a quote variabili tra i 1.700 e i 1.900 metri), scendendo si incontrano boschi di abeti in prevalenza bianchi (degna di nota è la distesa nella conca di Cajada). Lungo i versanti esposti al sole crescono pini silvestri, a quote medie si trovano faggete mentre nella zona pedemontana ci sono i carpini neri. Le zone erbose e i pascoli sono al di sopra dei boschi di larice.
Il territorio del comprensorio è segnato da alcune testimonianze di interesse storico quali la Certosa di Vedan, sull'omonimo lago, nel Comune di Sospirolo e le ex miniere di Valle Imperina nella zona di Rivamonte.

Parco naturale regionale delle Dolomiti d'Ampezzo

Costituito nel 1990, il Parco Naturale delle Dolomiti d'Ampezzo ricopre un'area di 11.200 ettari. Il comprensorio comprende i gruppi montuosi della Tofana, Fanes, Col Bechei, Croda Rossa d'Ampezzo e Cristallo, divisi da valli strette a bassa quota ma aperte, sulle alture, in vasti altopiani adatti al pascolo. Due le valli che costituiscono i limiti a Sud dell'area protetta: la valle del rio Falzarego ad Ovest e la val Padeon ad Est. Le vette più elevate superano i 3.200 metri, tra queste la Tofana e il Cristallo sono caratterizzate da alte pareti rocciose, mentre i massicci di Fanes e della Croda Rossa presentano minori dislivelli intervallati da vasti altopiani carsici e praterie di alta quota.
Dal punto di vista faunistico questa è una zona molto ricca. Buono il numero di caprioli, cervi, lepri ed ermellini. Tra i 1.500 e i 2.700 metri cospicua è la presenza di camosci e marmotte, più in basso si segnalano invece donnole, martore e volpi. Sporadico è l'avvistamento dell'orso, dello sciacallo dorato e della lince. Per quanto riguarda l'avifauna, nei boschi si possono trovare picchi e civette, importante anche la presenza del gallo cedrone, del francolino, del gufo reale e dell'aquila reale. I diversi ambienti del parco sono caratterizzati da una ricca vegetazione: le foreste di conifere si estendono lungo i fianchi delle valli interne dai 1.300 ai 1.900 metri di altezza. Fa eccezione la val Travenanzes, completamente priva di boschi di alto fusto a causa della asprezza dei versanti e della scarsa esposizione al sole. I fitti cespugli di pino mugo ricoprono invece le pendici rocciose. Notevoli sono le colonie di abeti rossi, più sporadici tassi, faggi e abeti bianchi. Nelle zone dove cresce il pino silvestre si registra un ricco sottobosco (tra cui degne di nota sono orchidee molto rare). Nelle praterie dove da secoli pascolano bovini e ovini, crescono specie endemiche come ad esempio il Semprevivo delle Dolomiti, usato come simbolo del Parco.

Parco Naturale del fiume Sile

Istituito nel 1991, il parco ricopre 4.159 ettari dalla sorgente fino alla foce del fiume, in prossimità di Pontegradi. Tre sono gli ambienti che caratterizzano l'area lungo il Sile, il più importante fiume italiano di risorgiva: una zona umida e paludosa circonda le sorgenti; un tratto tortuoso che giunge fino alla porte di Treviso e una fascia lagunare vicino alla foce. Nella zona delle sorgenti due sono le case veneziane da vedere: Villa Corner della Regina a Cavasagra, trasformata in albergo e Villa Marcello a Levada, visibile dall'esterno. Belli i mulini che si incontrano qua e là sugli argini, e i moli presenti lungo le rive (ad esempio a Silea) testimoniano un passato glorioso per il fiume, fondamentale per il trasporto fluviale. Degna di nota è la zona di Villapendola, raggiungibile attraverso un ponte pedonale e, più a valle, per mezzo di un ponte sopra un sistema di chiuse vinciane. Nel tragitto che va da Casier fino a Musestre, il fiume si snoda in meandri, rami secondari, ex cave che formano laghetti, e la vegetazione è piuttosto varia, si passa da manti erbosi lungo gli argini a folti pioppeti e coltivazioni varie. Il mezzo di trasporto migliore per visitare questa parte è la barca, e il tratto da Treviso a Venezia è molto caratteristico anche per le numerose ville, dimore e case di villeggiatura della nobiltà veneziana del Settecento.

Parco Regionale Veneto del Delta del Po

Istituito nel 1997, ricopre la zona del delta del fiume. Diversi sono gli ambienti che caratterizzano il comprensorio: la zona del delta suddivisa in due parti, delta attivo (è la parte più giovane, formatasi a partire dal 1604 quando i Veneziani realizzarono la deviazione del corso del Po nella località di Porto Viro, vicino a un altro paese Taglio del Po, che prende il nome proprio da quell'evento) e delta fossile (la parte più antica nella zona del Po di Volano dove il fiume sfociava in epoca medievale), la campagna, le dune fossili, gli argini, le golene, le lagune e le sacche, le valli da pesca e gli scanni. Ogni area ha una precisa configurazione e si differenzia sia per quanto riguarda la vegetazione che dal punto di vista faunistico.
La campagna contigua al delta del Po è un'area bonificata, formatasi in seguito al prosciugamento di grandi superfici d'acqua vallivi; molto fertile, viene usata per coltivazioni agricole e orticole. Più ci si avvicina al mare più il terreno passa da torboso a sabbioso.
Nella zona delle dune si incontrano lecci, abeti bianchi, frassini e ornielli, carpini, pioppi bianchi e salici bianchi; il paesaggio litorale è caratterizzato invece da pini domestici e marittimi.
Gli argini, il punto più alto dell'ambiente circostante da cui è possibile ammirare l'intero paesaggio, sono spesso ricoperti da salici e pioppi, tra i fiori e le piante invece si registrano giunchi e rari esemplari di orchidee.
La zona delle golene grazie all'elevato tasso di umidità, è ricca di vegetazione ed è rifugio per diverse specie di uccelli.
Le lagune, bacini d'acqua salmastra non molto profondi e divisi dal mare da cordoni di sabbia o scanni e dal fiume da barene e da isolotti fangosi, sono ambienti adatti per l'allevamento delle cozze e vongole e di piccoli pesci. Sette sono le lagune del delta del Po (Caleri, Vallona, Barbamarco, Batteria, Burcio, Basson e Bonelli Levante) delimitate spesso da canneti, habitat perfetto per la nidificazione degli uccelli.
Le sacche, aree nelle quali il mare riesce ad insinuarsi, sono caratterizzate da acqua salata e fondali bassi. Anche in entrambe le sacche del delta del Po (Sacca Canarin e Sacca degli Scardovari) si allevano cozze e vongole.
Le valli da pesca sono ambienti salmastri dove lo scorrimento e la raccolta di acqua dolce e salata è regolato da un sistema di chiuse. Qui si allevano pesci (orate, branzini, cefali e anguille) che poi vengono pescati per mezzo di reti poste nei punti di passaggio.
Gli scanni, isolette o penisole formatesi dalla sabbia portata dai fiumi e modellata dal vento e dalle onde, sono una sorta di barriera che salvaguardano le lagune dall'impeto del mare. Alcune sono diventate delle vere e proprie spiaggette (sulla parte rivolta verso il mare) attrezzate di tutto punto, altre invece nella parte interna (quella rivolta verso il fiume) sono ricoperte da canneti e vegetazione d'acqua salmastra.
Tutto l'ambiente del parco è abitato da numerose e diverse specie avicole, si registrano infatti più di 370 varietà di uccelli tra nidificanti, migratori e svernanti regolari. Lungo il fiume si scorgono l'airone cinerino, il cormorano, lo svasso, la sgarza ciuffetto, la garzetta e il tarabuso; la zona delle golene e dei canali è popolata invece da aironi rossi, falchi di palude, e da alcuni passeriformi (soprattutto tra i canneti); nelle lagune e nelle valli da pesca si stabiliscono diversi tipi di sterne, gabbiani comuni e reali, il cavaliere d'Italia, l'airone rosso e altri ancora. Tra gli uccelli migratori si ricordano le folaghe e varie specie di anatre.
Disparate sono anche le varietà dei pesci: lucci, tinche, carpe, pesci gatto e persico, triglie, passere, rombi e sogliole, pesci siluro.
Pochi sono i mammiferi che vivono nella zona adiacente al delta: ricci, toporagni, arvicole d'acqua, nutrie e talpe. Numerosi invece i rettili (tartarughe terrestri, vipere e bisce) e gli anfibi (rane, rospi, raganelle, tritoni).

Parco Regionale della Lessinia

Il Parco naturale regionale della Lessinia, il cui intento è la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio naturale e umano, fu costituito nel 1990. Comprende un territorio di 10.000 ettari circa, che corrisponde alla zona dell'altopiano superiore della Lessinia, da Verona fino al confine con la provincia di Trento. Quest'area è caratterizzata da una scarsa presenza di acque superficiali e da un elevato carsismo, come dimostrano le numerose doline, le grotte e le diverse cavità naturali (tra cui la celebre Spluga della Preta). Spettacolari le forme costituitesi naturalmente nella roccia calcarea (Ponte di Veja, Valle delle Sfingi), e le valli profondamente incassate. Numerosi e degni di nota sono i giacimenti fossili della Lessinia, disseminati in vari siti dell'altopiano e delle sottostanti valli (famoso quello della Pesciara di Bolca). Ma l'ambiente del comprensorio è caratterizzato anche da vaste praterie a pascolo, che si alternano ai fitti boschi e alle rocce delle zone più impervie. Pregevoli gli esempi di architettura spontanea (baite, malghe, ghiacciaie). Proprio in quest'aria si insediarono, a partire dal II secolo, i Cimbri, popolazione di origine bavarese dedita alle attività agricole della montagna.
Dal punto di vista faunistico il parco è molto ricco: camosci, caprioli, cervi, lepri, marmotte e volpi; per quanto riguarda l'avifauna invece picchi, coturnici, civette, gufi, nonché l'aquila reale, il gallo cedrone, il francolino di monte e il fagiano di monte. Anche la vegetazione è molto consistente e notevoli sono i fiori (ciclamini, bucaneve, gigli, ranuncoli, ecc.) e i funghi.

L'ECONOMIA

Con il XX secolo l'economia della regione è cambiata radicalmente e il Veneto è passato da regione prevalentemente agricola a polo industriale. Ciononostante l'agricoltura riveste ancora una notevole importanza e impiega il 4% della popolazione. Grande diffusione ha la vite, che si coltiva lungo i dolci pendii collinari e che alimenta una fiorente industria enologica nota per i suoi vini prestigiosi. Numerosi sono i frutteti, soprattutto nella provincia di Verona. Ma la coltura più tipica del Veneto è il mais, di cui la regione detiene il primato produttivo nazionale; un tempo alimento base delle popolazioni povere, oggi questo cereale è utilizzato soprattutto come mangime nell'allevamento. Il granoturco è affiancato da riso, tabacco e barbabietola da zucchero. Ha un peso economico di un certo rilievo anche l'allevamento bovino e di animali da cortile. L'agricoltura, un tempo assente nel Basso Polesine, oggi si è estesa anche nelle parti più orientali, di recente bonifica. Lungo la costa anfibia, presso il Delta del Po, è sviluppata la pesca.
Le attività industriali, che danno occupazione quasi a metà della popolazione attiva, sono concentrate soprattutto nell'area di Marghera-Mestre e nel triangolo Vicenza, Verona e Treviso. Nella prima sono localizzate industrie di base, cioè che lavorano materie prime importate dall'estero, come il petrolio. Si tratta di impianti siderurgici, chimici e petrolchimici. Nella seconda zona prevalgono industrie meccaniche (elettrodomestici in provincia di Treviso), tessili (Venezia, Valdagno e Schio), dello zucchero (Rovigo) e alimentari. Questo sviluppo industriale non ha egualmente interessato le province di Belluno e Rovigo, che restano al margine dell'economia regionale. Ciò è accaduto sia per le non facili condizioni ambientali, sia per le scarse risorse presenti, spingendo così molti veneti ad emigrare, alla ricerca di una vita migliore. Un certo rilievo possiede l'artigianato artistico, concentrato nelle isole di Murano (vetro soffiato) e Burano (merletti), presso Venezia. Infine vi sono modesti giacimenti di marmo (nel Veronese) e di lignite (nel Vicentino), a cui è legata l'industria estrattiva.
Il polo industriale principale resta comunque Porto Marghera, il maggior centro chimico dell'area padana. Costruito nel periodo tra le due guerre e dotato di porto industriale, questo centro sorse con l'intento di localizzare degli impianti industriali risparmiando sia sul costo dei trasporti sia sull'energia elettrica, sfruttando quella fornita dalla regione e dal Trentino. L'alta concentrazione industriale nei pressi della laguna veneta ha creato numerosi posti di lavoro, ma ha anche prodotto conseguenze negative, inquinando il bacino idrico del capoluogo regionale, con gravi ripercussioni sul suo equilibrio ecologico.
Notevole sviluppo ha il turismo e il terziario impiega oggi il 54,7% della popolazione; il punto di maggiore richiamo è Venezia, per il suo patrimonio artistico e ambientale, carico di storia. Ma anche gli altri capoluoghi sono ricchi di testimonianze del passato e attraggono numerosi turisti. A questi bisogna aggiungere le località termali (Abano Terme), quelle marittime (Iesolo, Caorle, Bibione) e montane (Cortina d'Ampezzo, Misurina, Pieve di Cadore), famosi centri di villeggiatura estivi ed invernali, che fanno del Veneto una delle prime regioni per impianti alberghieri.

CENNI STORICI

Dalle origini al Medioevo

Il Veneto fu abitato all'inizio da popolazioni di origine indoeuropea: i Protoliguri. Seguirono i Protoveneti, o Euganei, provenienti dall'Illiria, che occuparono le Prealpi Venete e Carniche, assoggettando i Protoliguri. Gli Euganei vissero per secoli indisturbati, occupandosi di caccia e di pesca, finché i Reti da Nord, i Celti da occidente e i Veneti da oriente non invasero la regione; questi ultimi, poi, scacciarono Reti, Celti ed Euganei, rimanendo padroni incontrastati del Veneto. Durante l'assedio di Roma da parte dei Galli, i Veneti ne approfittarono per invadere la Pianura Padana occupata dai Galli. A tale notizia, Brenno, il capo dei Galli, lasciò frettolosamente Roma per il Nord; i Romani in seguito, per scacciare definitivamente i Galli dalla Pianura Padana, chiesero aiuto ai Veneti, i quali in cambio ottennero la cittadinanza romana ed un notevole benessere economico.
Alla caduta dell'Impero Romano le conseguenti invasioni barbariche sconvolsero la regione. I Longobardi giunti nel 568, conquistarono prima Padova nel 601, poi Concordia nel 615, Altino nel 639 e Oderzo nel 667. Gli abitanti della terraferma, per sfuggire alle razzie, si rifugiarono nelle isole o nei posti ove il mare potesse proteggerli. Grado, Iesolo, le paludi di Pellestrina furono le prime isole occupate; poi fu la volta di Rialto, la futura Venezia. Questi territori divennero provincia bizantina e furono governati da un magistrato, detto magister militum, che poi fu sostituito dalla figura del doge. Il primo fu Paolo Lucio Anafesto, eletto nel 697. Nel 725 gli stati italiani si ribellarono a Leone III e Venezia ne approfittò per sottrarsi all'autorità dell'Impero d'Oriente, decidendo di eleggere il doge con un'assemblea popolare e promuovendo così il movimento che spinse in seguito altre città a divenire Repubbliche Marinare. Nell'800 Pipino re dei Franchi volle invadere la laguna, ma gli abitanti di Rialto attirarono le sue navi nelle secche lagunari, così che i Franchi, gettatisi in mare, furono costretti alla fuga.
Con il trattato di Aquisgrana dell'812 Pipino lasciava Rialto all'Impero Bizantino; ciò rappresentò la salvezza della città, che si sottrasse quindi all'organizzazione feudale, conservando la sua indipendenza e la sua autonomia economica. Ciò le permise già nei secoli IX e X di assicurarsi il controllo della costa dalmata e inoltre di firmare con l'imperatore di Bisanzio la Bolla d'Oro, che le garantiva privilegi nei porti del Levante.

Il periodo della Serenissima

I traffici nei porti del Levante infastidirono l'altra potenza marinara, Genova, che intraprese contro Venezia una dura lotta per la supremazia nel Mediterraneo. Genova, inizialmente, sconfisse Venezia alle isole Curzolari, a Pola e a Chioggia, ma poi subì una sconfitta definitiva nei pressi di Chioggia (1380).
Il massimo splendore Venezia lo raggiunse nel Quattrocento e nel Cinquecento ma, in seguito, essendosi inimicata tutte le potenze europee, fu da esse sconfitta.

Dal Settecento ai giorni nostri

Il declino di Venezia culminò col trattato di Campoformio, mediante il quale Napoleone la cedeva, insieme a tutto il Veneto, all'Austria (1797). Nel 1848 con Daniele Manin i Veneziani si ribellarono agli Austriaci e parteciparono alla prima guerra d'indipendenza. Il 5 luglio del 1848 Venezia votò l'annessione al Piemonte, che però tradì la sua richiesta firmando con gli austriaci l'armistizio di Salasco. L'indignazione e la delusione dei veneziani furono grandi; sempre con Daniele Manin si difesero strenuamente dall'assedio stretto dagli Austriaci, fino a che la città non fu costretta alla resa per fame nell'agosto del 1849.
Soltanto nel 1866, a seguito della terza guerra d'indipendenza, il Veneto diventò parte del Regno d'Italia.
Il dominio di casa Savoia non fu proficuo sotto l'aspetto economico, la pressione fiscale era maggiore di quella austriaca e i servizi inferiori. Alla perdita dei mercati dell'Europa centrale seguì un periodo di crisi economica. Dopo l'annessione al Regno d'Italia e sino alla I Guerra Mondiale ebbe luogo un'intensa emigrazione dal Veneto, in modo particolare verso Argentina, Brasile e Uruguay. Durante il primo conflitto molte zone della regione subirono gravi danni. Il fenomeno dell'emigrazione riprese nel primo dopoguerra, diretto nuovamente verso i Paesi dell'America Latina ma meglio organizzato. La II Guerra Mondiale provocò nuove distruzioni, soprattutto a causa dei bombardamenti aerei (particolarmente grave quello che colpì e rase al suolo gran parte di Treviso). Nel secondo dopoguerra riprese l'emigrazione che interessò, oltre ad Argentina, Uruguay e Brasile, Venezuela, Colombia, America, Canada e Australia. Flussi migratori si ebbero anche verso paesi europei quali la Germania, la Francia e il Belgio. Questo fenomeno si interruppe solo intorno agli anni ottanta del XX secolo, e da allora, il Veneto è diventato terra d'immigrazione. Molti dei nuovi arrivati sono in realtà cittadini italiani, che hanno lasciato il proprio paese negli anni della guerra e che ora fanno ritorno ai loro paesi; talvolta essi parlano una versione del loro dialetto più arcaica di quella ora utilizzata nella regione.

IL PERCORSO ARTISTICO E CULTURALE

Dall'antichità al Romanico

Terra di confine e di passaggio, il Veneto ha conosciuto sin dall'antichità, l'opera di diverse civiltà. Preziosi manufatti della cultura greca classica sono stati rinvenuti nella zona di Adria sulle foci del Po. La cittadina, insieme alla vicina Spina, in territorio emiliano, doveva essere punto di raccolta e smistamento del commercio di tutta la Pianura Padana con l'Oriente. Numerose vestigia romane sono visibili a Verona, la città che ancora conserva la fisionomia urbanistica romana, con porte antiche e monumenti. Ma notevoli rovine romane si trovano anche a Vicenza e Oderzo. La discesa dei Barbari costrinse gran parte della popolazione a fuggire dall'entroterra verso le lagune: di questo periodo non è rimasto praticamente nulla a testimonianza delle opere artistiche. E'lo stile romanico che sancisce, con la sua consistente presenza, la riunificazione con il resto dell'arte italiana, nonostante persista il confronto con Venezia bizantina e sebbene a Verona si respirasse un'aria filogermanica e Padova fosse più vicina agli insegnamenti umanistici.

Il Rinascimento

All'inizio del XIV secolo è Padova il fulcro dell'arte pittorica. In città è attivo, forse sin dal 1302, Giotto, chiamato dal banchiere Enrico Scrovegni a lavorare nella cappella adiacente al suo palazzo. Dopo la metà del secolo operano Giusto de' Menabuoi che dipinge cicli monumentali all'interno del Battistero (1375 circa), il veronese Altichiero attivo nella Cappelle di S. Giacomo (1379) e di S. Giorgio al Santo (1384), e l'artista Guariento (che lavora per un certo periodo anche a Venezia) chiamato dai Carraresi, signori locali. Nella stessa città sono attivi anche pittori riminesi o bolognesi, come Jacopo degli Avanzi, che collabora con Altichiero; a Treviso lavora invece Tommaso da Modena (1348-58). Molti pittori e miniatori bolognesi emigrano per motivi politici nel Veneto e in modo particolare a Verona nella prima metà del '300. Verso la metà del secolo uno degli artisti principali che opera a Verona è il lombardo Turone. In campo scultoreo nella città di Verona lavora, agli inizi del secolo, un grande statuario ancora anonimo, il cosiddetto Maestro di S. Anastasia, (notevoli sono i suoi santi-idoli, giganteschi e policromi, caratterizzati da una monumentalità plastica e fortemente anticlassici: di questo gruppo fanno parte il terribile S. Pietro in cattedra, ora nella chiesa di S. Stefano a Verona, e numerose statue di diversa provenienza, attualmente raccolte nel Museo di Castelvecchio). Altre sculture presentano una novità nel suo stile: un'espressione cortese più colta, raffinata e geniale, come le prime Arche scaligere con le statue equestri di Cangrande I e Mastino II. Degni di nota sono anche i monumenti sepolcrali del primo Quattrocento caratterizzati dal fondersi di scultura e pittura così come dimostrano le tombe Thiene in S. Corona a Vicenza, il sepolcro Serego in S. Anastasia a Verona (pittore Michele Giambono, scultore il fiorentino Pietro Lamberti), il monumento Brenzoni in S. Fermo Maggiore a Verona (Pisanello col fiorentino Nanni di Bartolo). A partire dal XIII secolo si nota un profondo influsso della cultura francese non solo sulla letteratura veneta, ma anche sulle arti figurative. Artisti parigini giungono a Venezia e nell'età del Gotico la città gode veramente di un cosmopolitismo artistico, il cui simbolo è il Palazzo della Ca' d'Oro, opera di Matteo Raverti e di Giovanni e Bartolomeo Bon. Nel XV secolo la regione viene unificata sotto il dominio di Venezia: da allora tutti i maggiori artisti della terraferma vengono chiamati in città. E' il caso del cadorino Tiziano Vecellio o del veronese Paolo Caliari. Fondamentali sono gli incontri e gli scambi con la cultura toscana nella prima metà del '400. Donatello lavora a lungo a Padova, lasciandovi opere notevoli e di grande maturità, come l'altare maggiore nella basilica del Santo e il monumento equestre a Gattamelata. Intorno a lui si sviluppa un movimento figurativo umanistico, caratterizzato sia dalla riscoperta dell'antico sia dai viaggi in Grecia e in Asia. Il pittore Francesco Squarcione nativo di Padova, fonda nella sua città una scuola-bottega per giovani artisti, tra cui spicca Andrea Mantegna. Delle opere di quest'ultimo è rimasto ben poco nella regione: il polittico di S. Zeno a Verona e l'impressionante S. Sebastiano alla Ca' d'Oro di Venezia. In città operano anche Vivarini e Bellini, nel Vicentino Bartolomeo Montagna, nella zona di Treviso Cima e Conegliano, in quella di Verona Morone, padre e figlio, (degno di nota del primo è il ciclo di affreschi nella Biblioteca Sagramoso in S. Bernardino). Col progredire del secolo emergono altre personalità: Carpaccio, Giovanni Bellini. Lo stile di quest'ultimo nasce dalla fusione di varie esperienze figurative del passato a partire da quella bizantina, fino a quella fiamminga, dando origine, alla moderna scuola veneziana di pittura, di cui la staticità è la caratteristica principale. La scultura ha legami fortissimi con la pittura. A Verona oltre all'opera dei Morone si segnala quella di Giovanni Zebellana (suo il Compianto di Cristo di S. Toscana). Le architetture contemporanee costruite da Pietro Lombardo, come S. Maria dei Miracoli o Ca' Dario, sintetizzano una preziosità cromatica, geometrica e luminosa, classica e bizantina insieme. Degne di nota sono anche le costruzioni di Mauro Codussi, come ad esempio la chiesa di S. Zaccaria, modello fondamentale dell'architettura veneziana. Una costante è l'apporto continuo dei maestri toscani, da Andrea del Verrocchio al Sansovino. Ma il '400 è anche il secolo d'oro della tarsia. Degne di nota sono le opere degli artisti legati a Piero della Francesca, e le realizzazioni di fra' Giovanni da Verona, in S. Maria in Organo. Uno dei più importanti artisti del '500 è sicuramente Giorgione, pseudonimo di Giorgio da Castelfranco Veneto, le cui opere sono sparse un po' in tutto il mondo (a Venezia nelle Gallerie dell'Accademia si può ammirare la sua celebre La tempesta). Pregevoli sono anche gli affreschi di Tiziano nella Scuola del Santo di Padova e le sue pale veneziane ai Frari e ai Gesuiti. Molti dei lavori eseguiti dagli artisti veneti (Giorgione, Tiziano, Pordenone, Tintoretto) per abbellire le facciate degli edifici della città di Venezia, sono andati perduti; più cospicue sono invece le testimonianze conservate a Treviso, Feltre, Bassano e soprattutto a Verona. In questa città continuano a prevalere il classicismo e le influenze provenienti dalla Lombardia e da Mantova. Notevoli sono i dipinti di Paolo Morando, di Giovanni Francesco Caroto, di Battista del Moro e di Domenico e Felice Brusasorci (ammirabili nelle sale di Castelvecchio, nelle chiese di S. Maria in Organo, S. Bernardino, S. Giorgio in Braida), ma ben più importante è l'opera di Michele Sanmicheli, geniale architetto militare, realizzatore della stupenda Cappella Pellegrini in S. Bernardino. A Vicenza opera il Palladio, che per un breve periodo si trasferisce a Venezia, dove lavora alle facciate del Redentore e di S. Giorgio Maggiore. Nell'architettura civile veneziana si segnala l'attività del Sansovino, autore della Libreria Marciana e delle prime Procuratie. Palladio è invece uno dei maggiori realizzatori di ville, decorate poi da scultori e stuccatori, come Bartolomeo Ridolfi, l'autore degli imponenti camini di villa della Torre a Fumane e di Palazzo Thiene a Vicenza, e Alessandro Vittoria che, prima delle opere veneziane, lavora a Vicenza (pregevoli i suoi stucchi di Palazzo Bissari e di Palazzo Thiene). Suoi sono inoltre i ritratti di nobili, intellettuali, ammiragli sempre dipinti come antichi condottieri romani. Altri pittori degni di nota sono il Veronese (affreschi di villa Barbaro a Masèr e della chiesa di S. Sebastiano a Venezia ), Jacopo Bassano (dipinti rappresentanti la campagna veneta e la vita agreste, pastorale e artigianale dell'area settentrionale della regione), Pietro Marescalchi. Il pittore tuttavia più significativo, è il Tintoretto. Le sue grandi tele, sono in diverse chiese veneziane, come le sue favolose cene, sempre crepuscolari o notturne. Degne di nota sono anche le opere della chiesa della Madonna dell'Orto e di S. Cassiano, mentre quelle di Palazzo ducale, con poche eccezioni come le Allegorie della Sala dell'Anticollegio, sono opera di artisti appartenenti alla sua bottega, come il quadro del Paradiso, realizzato forse quasi interamente dal figlio Domenico.

Il Seicento e il Settecento

L'arte più diffusa nel '600 è la pittura. Gli artisti lavorano tra Verona, Padova, Vicenza e Venezia. A Verona si diffonde una corrente più naturalistica, di influenza romana ed emiliana: meritevoli di attenzione le cappelle decorate da stuccatori lombardi nella prima parte del secolo, con dipinti di Pasquale Ottino, Alessandro Turchi, Claudio Ridolfi, Pietro Bernardi, Antonio Giarola. A Padova si segnalano Pietro Damini da Castelfranco e il reggiano Luca Ferrari. A Vicenza invece sono attive due personalità completamente antitetiche il 'classicista' Giulio Carpioni e il pittore 'anticlassico' Francesco Maffei, (singolari sono i suoi dipinti nell'oratorio delle Zitelle a Vicenza e in S. Tomaso, a Padova). Anche nel XVII sec. Venezia è punto d'incontro di diversi artisti provenienti da ogni parte d'Italia e d'Europa, con una produzione vastissima di dipinti sia per l'abbellimento di edifici sia per il collezionismo delle gallerie. Oltre alla pittura si evidenzia una vasta produzione scultorea, opera di Francesco Pianta il Giovane (autore del basamento della Sala del Capitolo nella Scuola Grande di S. Rocco) e del bellunese Andrea Brustolon, che diverrà il padre dell'arredo ligneo veneziano. In campo architettonico degna di nota è l'opera di Baldassarre Longhena, progettatore di alcuni edifici della città come la chiesa della Salute o Palazzo Pesaro. Verso la fine del Seicento inizia il periodo d'oro della decorazione in stile francese, i palazzi di Venezia, Treviso, Verona, Padova, Vicenza vengono abbelliti dall'attività di Louis Dorigny. Il Barocco tramonta a poco a poco anche ad opera di artisti veneti, primo fra tutti Gian Battista Tiepolo (notevoli sono gli affreschi di Villa Baglioni a Massanzago, di Villa Pisani a Stra, e di Villa Cordellina e Villa Valmarana a Vicenza, così come i dipinti di alcune chiese di Venezia). Altri pittori degni di nota sono Canaletto, Rosalba Carriera, Pietro Longhi, Sebastiano Ricci, Ignazio Pellegrini, Girolamo Pittoni e Antonio Balestra. Tra i bolognesi determinante è la presenza di quadraturisti e architetti quali Francesco Bibiena (costruttore del Teatro Filarmonica di Verona).
Per quanto riguarda la scultura di questo periodo si registra un'elevata qualità, splendide le opere della bottega dei Marinali, attiva a Verona e Vicenza, e quelle della bottega di Antonio Corradini nel Veneto orientale. Nel XVIII secolo si sviluppa notevolmente anche la ceramica soprattutto a Este, Treviso e Bassano, dove alcuni musei conservano esempi pregevoli.

L'Ottocento e il Novecento

L'Ottocento si apre con un evento importantissimo per la storia del Veneto: l'arrivo di Napoleone. Dal punto di vista artistico l'opera dei maestri veneti si afferma principalmente al di fuori della regione. Antonio Canova, uno dei più grandi scultori del secolo, è attivo a Roma; il veneziano Francesco Hayez lavora a Milano così come gli scultori veronesi Innocenzo Fraccaroli e Torquato Della Torre (presenti anche a Firenze). L'unico scultore autoctono operante sul territorio è il trevigiano Arturo Martini, i cui lavori sono esposti al Museo Civico di Treviso.
Notevole è anche l'attività architettonica di questo periodo: degni di nota i palazzi e i giardini di Giuseppe Jappelli, rappresentante della nuova borghesia emergente, e le fortezze austriache erette nella zona veronese.
La nuova pittura, più che nelle chiese, trova espressione nelle collezioni private. A Verona si forma un gruppo intorno al giovane Felice Casorati, influenzato molto dall'opera di Gustav Klimt. L'attività musicale della Fenice, le rappresentazioni teatrali, le mostre dell'Accademia di Belle Arti o della Ca' Pesaro, fanno di Venezia il centro dell'arte per eccellenza dopo l'Unità d'Italia. Il Novecento è segnato anche dall'opera dell'architetto veneziano Carlo Scarpa, caratterizzata dalla fusione di elementi orientali e viennesi (un esempio è la tomba Brion ad Altivole, Asolo).

LE CITTÀ

Venezia

(271.073 ab.). La città di Venezia sorge nelle acque della Laguna Veneta su un arcipelago di isolotti (119) situato a 4 km dalla terraferma e a 2 km dal mare.
Principali industrie cittadine sono: mobilifici, canapifici, cantieri navali, industrie della carta, tipografiche e del vetro. Importante è anche l'artigianato: merletti, ricami, vetri, smalti, specchi, cuoio lavorato, mobili laccati e dorati.
Per la sua posizione unica e il ricco patrimonio culturale ed artistico, Venezia è uno dei maggiori centri turistici del mondo.
STORIA. Venezia venne fondata verso il VI sec. quando, per sfuggire agli attacchi dei Longobardi, gli abitanti dell'interno si rifugiarono sulle isole della laguna (già abitate fin dall'epoca romana). Primo centro politico fu Cittanova: fu infatti qui che la popolazione elesse il primo doge della storia, un magistrato dipendente da Bisanzio. Nel IX sec. il governo venne trasferito a Rialto e nel secolo successivo si stabilizzò la forma di governo del dogato elettivo e vitalizio.
Posta sulla via di transito della rotta del commercio fra Oriente e Occidente, la città divenne ben presto un importante centro commerciale e politico. Ottenuti da Bisanzio ampi privilegi commerciali (1082), Venezia partecipò alla prima crociata e, alla Dalmazia, conquistata all'inizio dell'XI sec., aggiunse altri territori, situati nell'area del Mediterraneo (Costantinopoli, Salonicco e Corinto in Grecia, isole Ionie, Cipro e Creta nell'Egeo, Ascalona, Caifa e Tiro in Siria). Durante il XII sec. Venezia dovette difendersi da Federico Barbarossa e da Manuele I Comneno, mentre all'interno venivano attuate importanti riforme istituzionali: sostituzione dell'assemblea popolare con il Maggior Consiglio, limitazione dell'intervento popolare alla ratifica di provvedimenti già decisi. I secc. XIII e XIV furono particolarmente felici. La città, infatti, alla fine della quarta crociata (1202-1204) poteva vantare una serie di colonie nel mare Egeo che le assicuravano una posizione di primo piano in campo commerciale. Il monopolio veneziano venne a lungo contrastato dai Genovesi e solo dopo la guerra di Chioggia (1378-1381), che segnò l'inizio della decadenza di Genova, Venezia rimase senza rivali.
Nel frattempo, con la Serrata del Maggior Consiglio (1297) era stato sancito il carattere oligarchico ed aristocratico del governo della Repubblica. Nei secc. XV e XVI Venezia si espanse anche sulla terraferma (conquista di Treviso, Padova, Vicenza, Verona, del Friuli, di Ravenna e della Lombardia orientale) e la sua potenza iniziò a diventare pericolosa per gli altri stati italiani. Sconfitta dalla Lega di Cambrai (battaglia di Agnadello, 1509), fu costretta a cedere alcuni possedimenti in Lombardia e in Veneto, che riconquistò nel 1512 dopo aver aderito alla Lega Santa. Nel frattempo fu a lungo impegnata nella difesa dei possedimenti d'Oriente minacciati dai Turchi e nonostante la vittoria a Lepanto (1571) perse tutti i suoi territori d'oltremare tranne Candia, le isole Ionie e la Dalmazia che restava però sotto la costante minaccia turca. L'isola di Candia fu ceduta ai Turchi dopo una lunga guerra (1644-1669) nel XVII sec. In questo periodo Venezia iniziò a risentire dell'importanza che i porti atlantici avevano acquistato dopo la scoperta dell'America e durante il Settecento perse il suo ruolo di potenza, pur restando un importante centro commerciale e culturale. Ceduta da Napoleone all'Austria alla fine del secolo (pace di Campoformio, 1797) fu annessa per un breve periodo al Regno Italico (1805-1814) e ritornò poi agli Austriaci sotto cui rimase fino all'annessione al Regno d'Italia (1866).
ARTE. Una lunga e intelligente attività di traffici e commerci unitamente alla particolare forma di governo permise alla Serenissima di accumulare straordinarie ricchezze da investire nella costruzione di tanti splendidi edifici e nello sviluppo di numerose scuole d'arte, testimonianti le glorie e la storia della città. I monumenti più celebri sorgono attorno all'incantevole Piazza San Marco cui fanno degna cornice, per tre lati, le Procuratie Vecchie, dalla cinquecentesca Torre dell'Orologio (dove due mori battono le ore) all'Ala Napoleonica, le Procuratie Nuove (1584-1640) e lo svettante Campanile.
Sullo sfondo si erge l'affascinante architettura romanico-bizantina della basilica di S. Marco, già Cappella palatina del doge, sovrastata dalle tipiche cupole che le conferiscono un aspetto orientaleggiante. A fianco della basilica si ammira il Palazzo ducale, originalissima costruzione gotica (Porta della Carta, del 1442; Cortile interno con l'imponente Scala dei Giganti) che raduna nelle sue sale i capolavori della pittura veneziana (opere di Tiziano, Tintoretto e Veronese) e una vera messe di ricordi storici. Il celeberrimo Ponte dei Sospiri (1600) collega il Palazzo ducale al Palazzetto delle Prigioni, da dove i carcerati venivano trasferiti davanti all'inquisizione. Nel bacino di S. Marco termina il Canal Grande, la maggiore delle vie d'acqua di Venezia, che si snoda per una lunghezza di 4 km ca., offrendo uno spettacolo davvero unico al turista che decida di percorrerlo in gondola o in vaporetto.
Molti celebri palazzi patrizi (XII-XVIII secc., in prevalenza del'300 e '400), alcuni dei quali attualmente trasformati in musei e sedi permanenti di esposizioni e varie manifestazioni culturali e artistiche, si allineano lungo le sue rive ad iniziare da Palazzo Giustinian, gotico (1474). Tra i più belli citiamo Palazzo Corner detto Ca' Grande (1537) del Sansovino; Palazzo Rezzonico di B. Longhena, terminato dal Massari; la Ca' Foscari (sede dell'Università); Palazzo Corner-Spinelli di M. Codussi (fine XV sec.); Palazzo Grimani, capolavoro del Sanmicheli (1556); la Ca' d'Oro, la più graziosa costruzione del Canal Grande, in stile gotico fiorito (XV sec.); Palazzo Pesaro, barocco (1679 ca.); Palazzo Vendramin Calergi, rinascimentale; Palazzo Labia, con sontuosi saloni tra cui quello delle Feste affrescato dal Tiepolo (1745-56 ca.).
Non si possono dimenticare i ponti, così importanti nell'urbanistica cittadina: se il Ponte di Rialto (costruito da Antonio da Ponte nel 1592; ha una lunghezza di 48 m e una larghezza di 22,10 m) è certo il più conosciuto, ampi ed eleganti sono anche quelli moderni dell'Accademia e degli Scalzi che scavalcano il canale permettendo di goderne una meravigliosa veduta.
Gran parte delle chiese veneziane si possono considerare alla stregua di musei veri e propri per i notevoli capolavori d'arte che raccolgono: chiesa dei Frari, eretta dai Francescani nel 1338-1443 (famosa pala dell'Assunta di Tiziano); SS. Giovanni e Paolo, fatta costruire dall'ordine domenicano tra il 1246 e il 1430 (opere di G. Bellini, Piazzetta, Lotto, Veronese); S. Sebastiano (XVI sec.) decorata dal Veronese che qui è sepolto; S. Maria della Salute (opere di Tiziano e Tintoretto); S. Stefano (fine XIII sec.); S. Maria Formosa (trittico di B. Vivarini e polittico di Palma il Vecchio); S. Zaccaria (Madonna e Santi di G. Bellini; affreschi di A. del Castagno); S. Giorgio Maggiore, classica architettura palladiana (1565-80), conclusa dallo Scamozzi (nell'interno, Ultima Cena e Deposizione del Tintoretto; S. Giorgio e il drago di V. Carpaccio).
Le famose Scuole veneziane erano tipiche confraternite a carattere benefico che riunivano persone della stessa origine e della stessa professione a scopo di aiuto reciproco, beneficenza o istruzione. I confratelli avevano l'ambizione di conferire il massimo splendore alla loro scuola che veniva in tal modo abbellita e decorata dalle opere dei più celebri artisti dell'epoca. È il caso della Scuola di S. Rocco (1517-49) con i fastosi teleri del Tintoretto; della Scuola di San Giorgio degli Schiavoni (inizi XV sec.; dipinti del Carpaccio); della Scuola Grande dei Carmini (preziosi dipinti del Tiepolo); della Scuola di S. Marco (148790); della Scuola di San Giovanni Evangelista. Altri interessanti motivi di attrattiva turistica sono rappresentati dalle isole della laguna: Murano (Museo dell'Arte Vetraria; basilica veneto-bizantina dei SS. Maria e Donato; chiesa gotica di S. Pietro Martire); Burano, rinomata per l'industria del merletto; Torcello (chiesa di S. Fosca dell'XI sec. e Duomo di S. Maria Assunta, risalente al VII sec., ma rifatto nell'XI sec.).
Venezia: il Canal Grande, verso il Palazzo dei Dogi

Viaggio tra i tesori artistici più famosi di Venezia

Visita e ricostruzione virtuale della chiesa di San Lorenzo a Venezia

Ricostruzione virtuale del ponte mobile di barche approntato ogni anno a Venezia in occasione della festa del Redentore per congiungere la Basilica del Redentore alle zattere

Viaggio virtuale nelle viscere del Rio Terà de San Polo, a Venezia

Visita virtuale dell’Aula degli Atti Accademici all’interno dell’Università Ca’ Foscari a Venezia, restaurata dell’architetto veneziano Carlo Scarpa

LA PROVINCIA. La provincia di Venezia (809.586 ab.; 2.463 kmq) si estende lungo il litorale veneto dal fiume Adige al Tagliamento e comprende la laguna veneta e quella di Caorle.
Prodotti dell'agricoltura sono cereali, barbabietole da zucchero, uva da vino, frutta, ortaggi, foraggi. Diffusa è la pesca. Attive sono le industrie della conservazione del pesce, i cantieri navali, i retifici, le industrie tessili, alimentari, meccaniche e dell'abbigliamento.
Importante è l'industria turistico-alberghiera. Fra i centri principali ricordiamo: Caorle, Cavarzere, Chioggia, Dolo, Iesolo, Mestre, Mira, Mirano, Portogruaro, San Donà di Piave, San Michele al Tagliamento.

Luoghi d'interesse

Basilica di S. Marco
Principale chiesa della città (era qui che venivano consacrati i dogi) fu proclamata Cattedrale solo nel 1807. Iniziata nell'829 per accogliere le spoglie di S. Marco trafugate dai veneziani ad Alessandria d'Egitto, dove era sepolto l'evangelista, divenne ben presto chiesa patronale scalzando quella di S. Teodoro, primo protettore. Rimaneggiata più volte pur mantenendo sempre l'originaria fondazione, la basilica è caratterizzata da uno stile bizantino, a croce greca e cupola centrale con altre quattro emisferiche su ogni campata. La facciata è costituita da un doppio ordine di cinque arcate e occupata per l'intera lunghezza da una terrazza balaustrata. Nella calotta della prima arcata, l'unico mosaico antico rimasto sulla facciata: Traslazione del corpo di S. Marco nella chiesa (1260-70). Pregevoli i bassorilievi duecenteschi (mesi, virtù, profeti) nella lunetta della terza arcata; nella quarta, mosaico seicentesco (Il corpo di S. Marco accolto dai veneziani); nella quinta, ancora un mosaico del '600 (Trafugamento del corpo di S. Marco). Sulla terrazza superiore si trovano le copie dei quattro cavalli inviati a Venezia da Costantinopoli dal doge Enrico Dandolo nel 1204.
La pianta è a croce greca, con pilastri e colonne dai capitelli bizantini che suddividono lo spazio interno in tre navate. Il pavimento a motivi geometrici risale al secolo XI-XII; il soffitto e le pareti sono ricchi di preziosi mosaici a fondo d'oro, che si estendono per una superficie complessiva di 4240 mq. Gli esemplari delle cupole sono tra i più straordinari e i più antichi della chiesa (alla cupola della Pentecoste, Predicazione degli apostoli, seconda metà XIII secolo; alla volta, scene della Passione, inizi XIII; sulla cupola centrale dell'Ascensione, duecentesco Cristo benedicente; su quella di S. Leonardo e del SS. Sacramento, coevi santi; nella cupola del presbiterio, Cristo e profeti, XII secolo; i mosaici dell'abside, Ss. Nicola, Pietro, Marco ed Ermagora, sono forse i più antichi della basilica, ante 1105; nella cupola di S. Giovanni, episodi della vita dell'Evangelista, secolo XIII).
Nel battistero, costruito in seguito alla ristrutturazione del XIV secolo, si trovano le tombe dei dogi e la lastra tombale di Jacopo Sansovino, il più illustre capomastro di S. Marco, realizzatore anche del fonte battesimale posto al centro. Il presbiterio è separato dal resto della chiesa dalla maestosa iconostasi in marmi policromi; sull'architrave al centro, grande Croce in bronzo e argento e, ai lati, Madonna, S. Giovanni e i 12 apostoli, capolavori di Jacobello e Pier Paolo Dalle Masegne (1396). L'altare maggiore in marmo custodisce l'urna con le spoglie di S. Marco, rinvenute in una cassa, dentro una pietra nella cripta, durante i restauri del 1811.
Il ciborio con baldacchino poggia su quattro splendide colonne di alabastro interamente scolpite con episodi dei Vangeli (secoli V-XIII). Dietro l'altare maggiore si trova la pala d'Oro, stupendo capolavoro di oreficeria bizantina e veneziana iniziato nel X secolo e completato nel 1342. L'immagine bizantina della Madonna Nicopeia (operatrice di vittoria, XII sec.) che è esposta nell'omonima cappella, è considerata protettrice di Venezia e per questo venerata da tutti gli abitanti della città. Nella cripta è conservato invece il masso entro cui nel 1811 fu ritrovata la cassa con le ossa del santo; il Tesoro consiste di notevoli oggetti liturgici e reliquiari provenienti da Costantinopoli (1204), prodotti dell'oreficeria bizantina dei secoli XI e XII. Gli originali quattro cavalli in bronzo dorato, provenienti da Costantinopoli conquistata come bottino della IV crociata, che sono stati tolti dalla loro secolare sistemazione sopra la terrazza della basilica, sono conservati nella Galleria di S. Marco insieme ad altri oggetti di interese artistico e storico.
Procuratie Vecchie e Nuove e Libreria Sansoviniana
Costruite nel XII sec. per ospitare gli uffici e le residenze dei procuratori di S. Marco, furono rimaneggiate nel XVI sec. su probabile progetto di Mauro Codussi e concluse dal Sansovino nel 1514. Sono costituite da due livelli di 100 archi a tutto sesto che poggiano su un portico di 50, dove una volta avevano sede le diverse botteghe. A Est dell'edificio delle Procuratie Vecchie, lungo 152 metri, si trova la torre dell'Orologio eretta tra il 1496-99 e caratterizzata in cima dalla campana dei Mori che battono le ore; il quadrante dell'orologio invece segna ore, fasi lunari e moto del sole nello Zodiaco; nella nicchia si trova una statua della Vergine.
Le Procuratie Nuove, che chiudono il lato Sud di Piazza San Marco, furono iniziate nel 1582 da Vincenzo Scamozzi e terminate da Baldassarre Longhena a metà del Seicento. Insieme alla Libreria Sansoviniana costituiscono un unicum architettonico (quest'ultima fu edificata a partire dal 1537 dal Sansovino e completata dallo Scamozzi tra il 1583-88; all'interno degni di nota l'affresco di Tiziano, la Sapienza, sul soffitto, e alle pareti dipinti di Tintoretto, Veronese e Andrea Schiavone).
Campanile di S. Marco
Alto circa 100 metri, fu rimaneggiato nel '500 su progetto di Giorgio Spavento e direzione di Bartolomeo Bon. Nel 1902 crollò improvvisamente e dieci anni dopo fu ricostruito nello stesso luogo e nelle stesse forme del precedente. La loggetta alla base del campanile, destinata in antico ad ospitare il corpo di guardia durante le sedute del Gran Consiglio nel Palazzo ducale, è ancora quella del Sansovino (1537-49).
Palazzo ducale
Simbolo del Governo della città e nel contempo massima espressione dell'architettura gotica veneziana, Palazzo ducale era in origine un castello risalente al IX-X secolo che, nel 1172-78, subì una prima radicale trasformazione, divenendo, oltre che residenza dogale, sede delle principali istituzioni della Repubblica di Venezia (Maggior e Minor Consiglio) e di altri uffici di magistratura. Agli inizi del Trecento si decise di ampliarlo ulteriormente e da allora i lavori proseguirono pressoché ininterrotti fino al 1463. Gli incendi, che tanta parte ebbero nella storia del palazzo, portarono nel 1484 e nel 1577 (quando fu distrutta la Sala del Maggior Consiglio) a ricostruire parti significative del complesso con gli interventi, tra gli altri, di Antonio Rizzo e poi di Antonio Da Ponte, rispettosi del precedente assetto architettonico.
L'edificio si presenta come un volume regolare, alleggerito da un portico continuo al piano terra e, al primo piano, da una loggia, su cui corre un lungo fronte decorato con pietre bianche e rosate a motivi geometrici. L'accesso avviene dalla Porta della Carta, opera di Giovanni e Bartolomeo Bon (1438), con il leone alato davanti al quale è inginocchiato il doge Francesco Foscari (copia ottocentesca). Essa immette nel porticato Foscari, costruito dai Bon e aperto sul cortile, che si conclude con l'arco Foscari; questo fronteggia la monumentale scala dei Giganti del Rizzo (1484-1501), decorata alla sommità con le imponenti statue di Nettuno e Marte del Sansovino (1554), alle spalle delle quali si svolgeva la cerimonia dell'incoronazione dei dogi. Il cortile è un'autentica "piazza", prolungamento della platea marciana tra le alte mura del palazzo. Qui il Rizzo ripropose nelle facciate interne la medesima concezione dei prospetti esterni, sovrapponendo al vuoto dei due piani a portico e logge una parete piena forata da due ordini di finestre irregolarmente disposte. Per la scala dei Censori si sale al piano delle Logge e si raggiunge la scala d'Oro, iniziata prima del 1549 dal Sansovino e da Antonio Scarpagnino ma ultimata solo nel 1559, riservata al passaggio di magistrati e personaggi illustri. L'Appartamento ducale è posto al primo piano nobile, in ambienti ricostruiti dopo l'incendio del 1483. Fra le molte sale si segnalano: quella degli Scarlatti, così detta perché vi si riunivano i consiglieri del doge che vestivano toghe scarlatte; quella delle Mappe, con interessanti tavole geografiche alle pareti; la Sala Grimani, utilizzata per le udienze private e con un bel dipinto (il Cristo compianto) di Giovanni Bellini; la Sala dei Filosofi, con un affresco (S. Cristoforo, 1523-24) di Tiziano; le sale delle Volte (dove il leone marciano è opera del Carpaccio) e il Corner e dei Ritratti. Al secondo piano nobile sono ospitate le sale di riunione delle più alte magistrature dello Stato: la Signoria, il Senato, il Consiglio dei Dieci, i Tre Inquisitori. Dalla scala d'Oro si passa nell'atrio quadrato, con al soffitto opere del Tintoretto e alle pareti dipinti del Veronese e di Francesco Bassano, e quindi alla Sala delle Quattro Porte, costruita dal Da Ponte su progetto di Palladio e Giovanni Antonio Rusconi: notevoli le stesse quattro monumentali porte e il soffitto, ideato dal Palladio e con affreschi (Il doge Antonio Grimani in ginocchio davanti alla Fede, presente S. Marco, 1576) del Tintoretto e di Tiziano. Nell'Anticollegio, dove sostavano in attesa i personaggi illustri e che venne ricostruito su progetto del Palladio e di Vincenzo Scamozzi, la volta accoglie al centro un affresco del Veronese (1577), mentre le pareti ai lati delle porte d'accesso opere a soggetto mitologico del Tintoretto (1577), e quella opposta al camino, sulla sinistra, il Ratto d'Europa del Veronese (1580). Nella Sala del Collegio, dove sedeva la Signoria, tra i dipinti del Veronese (1575-78) nel soffitto intagliato si distingue, per il tema affrontato, Venezia in trono onorata dalla Giustizia e dalla Pace; sue sono anche alcune tele alle pareti, assieme ad altre del Tintoretto. Nel soffitto della Sala del Senato, spicca un'altra importante opera tesa a celebrare la città, ovvero Venezia seduta tra gli dei riceve i doni del mare di Jacopo e Domenico Tintoretto (1581-84); alle pareti, dipinti di Palma il Giovane. Nella Sala del Consiglio dei Dieci, il soffitto, intagliato e dorato, contiene due opere del Veronese. Nella Sala dei Tre Capi del Consiglio dei Dieci, dove venivano aperte le udienze, il soffitto accoglie opere del Veronese, le pareti opere di Hieronymus Bosch (1500-04). La saletta dei Tre Inquisitori di Stato, magistratura incaricata di trattare gli affari più delicati della Repubblica (da qui si accedeva alla soprastante camera del Tormento e alle Prigioni), ospita ancora opere del Tintoretto sul tema della giustizia. La Sala d'Armi del Consiglio dei Dieci rappresenta l'Armeria di Palazzo ducale: saccheggiata alla fine della Repubblica, conserva attualmente oltre 2.000 pezzi di grandissimo interesse storico. L'andito del Maggior Consiglio, con tele di Domenico Tintoretto allusive alla battaglia di Lèpanto e di Palma il Giovane, immette nella Sala della Quarantia Civil Vecchia (la magistratura aveva giurisdizione sugli affari civili della città) e in quella dell'Armamento, dove è esposto quanto resta del Paradiso del Guariento (1365-67), affresco realizzato per la Sala del Maggior Consiglio e rovinato dall'incendio del 1577. Quest'ultima, cui dal 1297 avevano accesso soltanto i nobili iscritti nel "Libro d'Oro", è la Sala più vasta del palazzo e venne ricostruita dopo l'incendio del 1577 dal Da Ponte. La parete è interamente occupata da un secondo Paradiso (1586-94), grandiosa composizione dipinta da Jacopo Tintoretto e dal figlio Domenico, con l'aiuto di Palma il Giovane e altri, a celebrazione del buon governo della Repubblica; nel mezzo del soffitto vi è l'Apoteosi di Venezia del Veronese; nei grandi ovali accanto, tele di Palma il Giovane e del Tintoretto; nella parte alta delle pareti, i due Tintoretto e loro allievi dipinsero i ritratti dei dogi fino a Francesco Venier (1554-56). Oltre la Sala della Quarantia Civil Nuova, specie di tribunale d'appello, la Sala dello Scrutinio, destinata alle votazioni del Maggior Consiglio e all'elezione del doge, fu rifatta dopo il 1577 dal Da Ponte e ospita il Giudizio universale di Palma il Giovane (1587-92); è da notare però che molte delle tele qui presenti esaltano battaglie dei veneziani sui mari (la Vittoria di Lepanto è di Andrea Vicentino).
All'inizio del XVII sec. furono aggiunte le cosiddette Prigioni Nuove, al di là del rio, opera dell'architetto Antonio Contin. Questo nuovo corpo di fabbrica che sarà la sede dei Signori di notte al criminal (magistrati incaricati di prevenire e reprimere reati penali), è collegato al Palazzo ducale dal Ponte dei Sospiri, attraverso il quale i condannati venivano tradotti in carcere. Dopo la caduta della Repubblica nel 1797, il palazzo non venne più utilizzato come sede del principe e delle magistrature ma fu adibito a sede di uffici amministrativi. Le prigioni, denominate "i Piombi", conservarono la loro funzione. Dopo l'annessione di Venezia al Regno d'Italia, Palazzo ducale subì cospicui restauri e dal 1923 venne destinato a Museo Civico.
Ponte di Rialto
è il ponte più famoso e antico di Venezia, che con i suoi 48 m di lunghezza attraversa il Canal Grande nella zona di Rialto. La versione attuale del ponte, in pietra e ad arcata unica, è quella portata a termine da Antonio Da Ponte nel 1592. Nella parte superiore due rampe inclinate, con negozi su entrambi i lati, portano a una sezione centrale. La passeggiata è coperta da un elegante porticato suddiviso in 12 arcatelle doppie simmetricamente disposte. Il primo passaggio sul Canal Grande fu un ponte galleggiante fatto di barche, ideato nel 1181 da Nicolò Barattieri, che avrebbe assunto il nome di Ponte della Moneta, poiché costruito nei pressi della Antica Zecca di Venezia, dove erano concentrate le attività finanziarie. La crescente importanza del mercato di Rialto sulla sponda orientale del canale fece aumentare il traffico sul ponte galleggiante, cosicché questo, attorno al 1250, fu sostituito da un ponte in legno. La nuova struttura era costituita da due rampe inclinate che si congiungevano presso una sezione centrale mobile, che poteva essere sollevata per consentire il passaggio delle navi più alte. Data la stretta associazione con il mercato, il ponte cambiò nome e divenne Ponte di Rialto. Nella prima metà del XV secolo lungo i lati del ponte furono costruite due file di negozi: i proventi derivanti dagli affitti, riscossi dalla tesoreria di Stato, contribuivano alla sua manutenzione. Nel 1310 il ponte fu parzialmente bruciato durante la rivolta guidata da Bajamonte Tiepolo; nel 1444 crollò sotto il peso della folla radunata per assistere a una sfilata di barche; un altro crollo avvenne nel 1524. Da allora si pensò a una costruzione in pietra. Lo stesso progetto del Da Ponte, tuttavia, fu considerato da alcuni troppo audace, al punto che secondo l'architetto Vincenzo Scamozzi il ponte sarebbe presto crollato. Esso invece resiste tuttora ed è ormai uno dei simboli architettonici di Venezia.
Il ponte di Rialto sul Canal Grande a Venezia

Chiesa dei Frari
Santa Maria Gloriosa dei Frari si annuncia di lontano con la mole del suo campanile (alto 70 m), uno dei più imponenti di Venezia. Della originaria chiesa francescana del XIII secolo non resta nulla, perché l'attuale edificio, severo e grandioso, fu iniziato nel 1338 e terminato più di un secolo dopo. Da allora racchiude memorie e fasti di oltre 500 anni di storia e cultura della Serenissima. Nella facciata in stile tardo-gotico, un portale archiacuto (gotico fiorito) dà accesso al solenne interno a tre navate, divise da 12 poderosi piloni che sono collegati da catene lignee, e scandito da altari, urne pensili e monumenti sacri. Nella posizione originaria resta, a chiusura della navata mediana, il coro dei Frati; le sette cappelle (la maggiore e le sei laterali) nel transetto erano legate a confraternite o importanti famiglie. La chiesa custodisce capolavori d'arte quali l'Assunta di Tiziano (1516-18; altare maggiore); la Madonna in trono con Bambino e santi, trittico di Giovanni Bellini firmato e datato 1488 (altare della sagrestia), la scultura lignea di S. Giovanni Battista di Donatello (1450 circa; cappella a destra della maggiore); la pala nota come Madonna di Ca' Pesaro ancora di Tiziano (1526). Al suo interno, inoltre, si trovano monumenti funebri di grandi personaggi: quello dedicato a Tiziano venne eretto nell'Ottocento sul luogo ove la tradizione pone le spoglie del maestro (seconda campata destra); il prospetto marmoreo con l'urna del doge Niccolò Tron (opera di Antonio Rizzo e aiuti) è alla parete sinistra del presbiterio; la tomba di Claudio Monteverdi nella Cappella dei Milanesi; la colossale "macchina macabra" di Baldassarre Longhena per il doge Giovanni Pesaro si trova presso la porta laterale della navata sinistra; la piramide funebre eretta ad Antonio Canova (su suo stesso disegno) è in corrispondenza della seconda campata sinistra.
S. Stefano
Chiesa in stile gotico, fu fondata dai monaci eremitani agostiniani alla fine del Duecento. Bello il portale del 1442 attribuito a Bartolomeo Bon. L'interno a tre navate, caratterizzato da un magnifico soffitto ligneo a carena di nave (alle pareti motivi a losanghe), ospita alcuni monumenti funebri. Degni di nota i dipinti del Tintoretto (un'Ultima cena, una Lavanda dei piedi, un'Orazione nell'orto) e una Crocifissione di Paolo Veneziano (1348). Imponente l'altare maggiore. Da visitare anche i due chiostri, quello attribuito a Scarpagnino è caratterizzato da un portico a colonne ioniche, mentre l'altro trecentesco, presenta architravi lignei.
S. Maria della Salute
Questa chiesa venne edificata da Baldassarre Longhena, alla fine dell'epidemia di peste del 1630, come tempio votivo che celebrava la salvezza di Venezia e dei suoi cittadini da questa tragica calamità (ogni 21 novembre, dal 1681, una processione ricorda ancora l'evento). In stile barocco, è costituita da un edificio principale a pianta centrale ottagonale sormontato da una cupola emisferica, e sei cappelle laterali. Particolare la statua della Vergine vestita da "capitana da mar" posta sulla lanterna della cupola. All'interno degni di nota l'altare maggiore progettato dal Longhena e realizzato da Josse Le Court, che incornicia un'icona dell'arte greco-bizantina portata da Candia nel 1672; la statua della Madonna con Bambino che guarda Venezia inginocchiata ai suoi piedi, in atto di ringraziamento per la fine della peste; alcuni dipinti di Tiziano (S. Marco in trono con i Ss. Sebastiano, Rocco, Cosma e Damiano, 1512, e Sacrificio d'Abramo, Davide e Golia e Caino e Abele, 1543), del Tintoretto (le Nozze di Cana).
S. Sebastiano
Edificata da Antonio Scarpagnino tra il 1505-1548, su un precedente edificio religioso, la chiesa in stile rinascimentale presenta un interno riccamente decorato. La maggior parte dei dipinti sono opera del Veronese (Ester condotta dinanzi ad Assuero, Ester incoronata da Assuero, Trionfo di Mardocheo, Madonna in gloria e santi e gli sportelli e il parapetto dell'organo, disegnato da lui stesso); di Tiziano invece S. Nicolò.
S. Maria Formosa
Costruita nel 1175 fu riedificata nel 1492 da Mauro Codussi, che approntò alcune modifiche (sull'impianto a croce greca innestò quello a croce latina). La facciata sul rio è classicheggiante (1542), il campanile è invece in stile barocco (1678-88). All'interno sono visibili gli influssi toscani; belli inoltre il trittico di Bartolomeo Vivarini e il polittico di Palma il Vecchio (S. Barbara tra santi).
Ca' Rezzonico
Uno dei più importanti palazzi su Canal Grande, venne costruito a partire dal 1649 da Baldassarre Longhena per volere della famiglia Bon e completato da Giorgio Massari nel 1750, diventando dimora dei Rezzonico. Oltre al piano terra, l'edificio è costituito da due piani nobili caratterizzati da ampi saloni centrali e stanze laterali. Degni di nota sono i dipinti di G.B. Tiepolo (Le nozze di Ludovico Rezzonico con Faustina Savorgnan, Allegoria del Merito tra Nobiltà e Virtù e La Fortezza e la Sapienza), l'arredamento settecentesco di Andrea Brustolon, le opere di Francesco Guardi (Il Parlatoio delle monache a S. Zaccaria e Il Ridotto) e le tele di altri maestri italiani. Ca' Rezzonico è sede del Museo del Settecento veneziano.

Belluno

(35.050 ab.). La città di Belluno si trova al centro della conca omonima alla destra del Piave. È un mercato agricolo (frutta, vino, legno, bestiame) con industrie alimentari, conciarie, del cemento e del mobile. Belluno è anche un centro di sport invernali.
STORIA. Fondata dai Veneti, Bellunum fu municipio sotto i Romani e nel corso del Medioevo divenne Comune. Dopo essere stata Signoria dei da Romano, dei da Camino e dei della Scala, nel 1404 passò alla Repubblica di Venezia e ne seguì le vicende storiche fino all'annessione al Regno d'Italia (1866).
ARTE. Tra i punti più caratteristici della città, in cui sono frequenti i portici bassi con arcate ogivali, è da citare la piazza del Mercato, ornata al centro da una fontana quattrocentesca e cinta da edifici rinascimentali (Monte di Pietà, 1501). Il complesso monumentale della piazza del Duomo è costituito dallo splendido Palazzo dei Rettori (attuale Prefettura) in stile rinascimentale-veneziano, che ingloba sul fianco destro la Torre civica (XI-XII sec.), appartenente all'antico Palazzo dei Vescovi-Conti (1190). Il Duomo, che occupa l'area di una preesistente chiesa del XIV secolo (anch'essa edificata su un'antico edificio religioso) fu costruito all'inizio del '500 su disegno di T. Lombardo; il campanile, progettato dallo Juvarra, appartiene agli anni 1732-43.
L'interno a tre navate conserva pregevoli tele di J. Bassano, Palma il Giovane, A. Schiavone; nella cripta arca tombale del XIV sec. e due sculture in marmo attribuite a T. Lombardo.
Da ricordare sono inoltre le chiese di S. Stefano (1486), tardo-gotica, con sarcofago romano all'esterno e nell'interno affreschi (1487) di J. da Montagnana e candelabri scolpiti di A. Brustolon; S. Pietro (1736, nell'attiguo Seminario Gregoriano, affreschi del bellunense Sebastiano Ricci, XVII-XVIII sec.); S. Rocco (XVI sec., restaurata nell'800).
Il Museo Civico ospita, oltre a reperti archeologici d'età romana, opere di scultura e pittura in prevalenza veneta dal XV al XIX sec. (tra cui notevoli sono due Madonne col Bambino di B. Montagna), bronzetti, medaglie e altre testimonianze storiche.
Panorama di Belluno

LA PROVINCIA La provincia di Belluno (209.550 ab.; 3.678 kmq) si estende sul territorio dell'alto bacino del Piave e comprende il Comelico e il Cadore.
Principale risorsa è l'agricoltura che produce foraggi, frutta, patate, granoturco. L'allevamento è diffuso. Tra le principali industrie vanno citate le distillerie, le fabbriche di birra, le concerie, le industrie meccaniche ed idroelettriche. Importante è l'industria turistico-alberghiera nelle località di sport invernali. Fra i centri principali ricordiamo Agordo, Auronzo, Cortina d'Ampezzo, Feltre, Pedavena, Pieve di Cadore.
La sala del fuoco di un alchimista, ricostruita in quella che fu probabilmente la sua abitazione, a Tambre d’Alpago, presso Belluno

Padova

La città di Padova (204.870 ab.) è situata nella zona della pianura padano-veneta compresa fra i fiumi Brenta e Bacchiglione. È un importante centro economico e commerciale. Principali industrie sono quelle alimentari, metalmeccaniche, delle fibre tessili artificiali, delle materie plastiche, editoriali e poligrafiche. Padova è anche un centro turistico e per le sue tradizioni religiose è meta di molti fedeli.
STORIA. Alleatasi con Roma per difendersi dai Galli, la capitale dei Veneti, Patavium, divenne municipio romano nel 49 a.C. e durante l'Impero fu un importante centro agricolo e commerciale. Occupata da Ostrogoti, Bizantini e Longobardi, la città decadde e si riprese solamente dopo la conquista da parte dei Franchi (fine VIII sec.). Nel XII sec. si costituì in Comune partecipò alle lotte contro Federico Barbarossa (Lega Veronese, 1164) e contro Federico II (seconda Lega Lombarda, 1226). Il periodo comunale fu molto felice per Padova che divenne un importante centro economico e culturale (affermazione della borghesia mercantile e fondazione dell'università nel 1221). Nel 1237 la città fu conquistata da Ezzelino III da Romano che, con il suo dominio (123756), accelerò il passaggio dal Comune alla Signoria, che si affermò con la famiglia dei da Carrara (13181405). Nel 1405 fu occupata da Venezia che la annetté al suo territorio.
Padova fu una delle principali città della Repubblica di Venezia di cui seguì le vicende storiche fino all'annessione al Regno d'Italia (1866).
ARTE. Centro monumentale della città è la vasta piazza del Santo, dalle caratteristiche case a portici, dove si trovano la basilica di Sant'Antonio, la Scuola di Sant'Antonio e il monumento al Gattamelata.
Sulla destra della basilica sono l'oratorio di San Giorgio (XIV secolo, inizialmente mausoleo della famiglia dei Lupi di Soragna; con affreschi di Altichiero storie dei Ss. Caterina e Giorgio, 1377) e la Scuola di Sant'Antonio (1427 e successivi rimaneggiamenti 1504-1505, '700) che conserva affreschi raffiguranti la vita del santo, opera di pittori veneti, fra cui Tiziano.
Nel giardino pubblico dell'Arena, dove si trovano i resti dell'anfiteatro romano, è la Cappella degli Scrovegni (1305) il cui interno, completamente affrescato da Giotto, rappresenta una delle vette della pittura italiana di ogni tempo.
Altri importanti edifici religiosi di Padova sono il Duomo (XVI sec.), il Battistero (XIII sec.; con affreschi di Giusto de' Menabuoi, XIV sec.), la chiesa degli Eremitani (ricostruita dopo i bombardamenti del 1944), che conserva affreschi di A. Mantegna e la chiesa di Santa Giustina (XVI sec.) che chiude da un lato la splendida spianata di Prato della Valle.
Centro della vita cittadina è l'animata piazza Cavour nei pressi della quale è il famoso Caffè Pedrocchi.
Percorrendo la via VIII Febbraio si incontrano i palazzi dell'Università con un bel cortile, e del Municipio (XIII sec.; ricostruito nel XVI sec.). Caratteristiche sono piazza delle Erbe e piazza della Frutta, separate dal Palazzo della Ragione (detto il Salone, XIII sec.) dove si svolgevano le riunioni del Parlamento comunale. Da visitare sono anche la piazza dei Signori con la loggia della Gran Guardia (1446-1523), la tomba di Antenore (principe troiano considerato il mitico fondatore della città, 1233), la chiesa di Santa Sofia (XI sec.) e il Museo Civico che possiede una ricca raccolta di dipinti della scuola veneta realizzati dal XIV al XVIII sec.
Scorci panoramici di Padova

Padova: Prato della Valle

LA PROVINCIA. La provincia di Padova (849.857 ab.; 2.141 kmq) occupa il territorio del Veneto meridionale compreso fra le province di Vicenza, Treviso, Venezia, Rovigo e Verona. Unici rilievi sono i Colli Euganei. Prodotti dell'agricoltura sono cereali, frutta, foraggi, barbabietole da zucchero, patate, ortaggi; sono inoltre coltivati gli alberi da frutta e la vite (produzione di vini pregiati).
Sviluppato è l'allevamento di suini e bovini. Sviluppate sono le industrie vinicole, dolciarie, alimentari, metalmeccaniche, i liquorifici e i pastifici. Fra i centri principali ricordiamo Abano Terme, Cittadella, Este, Monselice, Montagnana, Piove di Sacco.
Stra (Padova): la reggia sul Brenta

Luoghi d'interesse

S. Antonio
La basilica del Santo (1232-metà XIV sec.), costruita per ospitare la tomba di Sant'Antonio, morto a Padova nel 1231, è una costruzione romanico-gotica su cui si innestano otto cupole in stile bizantino. L'interno è a tre navate ed ha una ricca decorazione. Custodisce sontuosi reliquiari, i magnifici bronzi di Donatello (1443-1450) che ornano l'altare maggiore, e le belle Cappelle di San Felice (affrescata dall'Altichiero e da Iacopo Avanzo, 1377), del beato Luca Belludi (con affreschi di G. de' Menabuoi, 1382), di Sant'Antonio (con rilievi di T. e A. Lombardo e I. Sansovino, 1500-1549; dietro l'altare è l'arca del santo). I monumenti al cardinale Pietro Bembo e al nobile veneziano Alessandro Contarini, sono opera di Michele Sanmicheli. In un'altra cappella è conservato il corpo di Gattamelata. Degno di nota è anche l'organo tardo-ottocentesco, dalle 4189 canne, e l'imponente candelabro (1507-1515) con immagini sacre e allegoriche, realizzato da Andrea Briosco.
Monumento al Gattamelata
Questa statua equestre fu commissionata a Donatello dalla famiglia del celebre condottiero della Repubblica di Venezia (il cui vero nome era Erasmo da Narni), morto nel 1443. Il monumento al Gattamelata è il capolavoro dello scultore (1453) che seppe infondere un'eroica solennità al gruppo del cavallo e del cavaliere.
Cappella degli Scrovegni
In onore del padre, usuraio ricordato anche da Dante nella "Divina Commedia", Enrico Scrovegni fece costruire nel 1303-1305, di fianco al maestoso palazzo della potente famiglia di mercanti e banchieri demolito nel 1827, uno dei monumenti più importanti di Padova, affrescato da Giotto (storie della Vergine e di Cristo) con un ciclo di 38 episodi di straordinario valore per l'innovativo realismo utilizzato dal toscano nell'arte figurativa del tempo. Nello zoccolo delle pareti sono le sette Virtù e i sette Vizi capitali, alla parete d'ingresso, il Giudizio universale. All'altare, Madonna e due angeli, statue di Giovanni Pisano, nelle due nicchie dell'abside, Madonne allattanti di Giusto de' Menabuoi dietro l'altare, sepolcro di Enrico Scrovegni.
Padova: l’arte di Giotto nella Cappella degli Scrovegni

Duomo
L'imponente Cattedrale dedicata a S. Maria Assunta, di origini altomedievali ma rimaneggiata dopo il saccheggio degli Ungari dell'889 e nuovamente dopo il sisma del 1117, venne modificata a metà '500, su disegno molto alterato di Michelangelo. La consacrazione avvenne solo nel 1754. La facciata è in cotto; l'interno a tre navate custodisce dipinti dei Bassano, di Paris Bordon, di Giandomenico Tiepolo, Girolamo Forabosco e del Sassoferrato. Pregevoli anche il trittico di Giorgio Schiavone, una Madonna di Giusto de' Menabuoi e una serie di tavolette trecentesche di Nicoletto Semitecolo, collaboratore di Guariento. Un armadio di metà '500 conserva il Tesoro, il cui pezzo principale è una Croce processionale in argento dorato a bassorilievi del 1228.
Battistero
L'edificio eretto nel secolo XII, divenne mausoleo dei Carraresi nel 1378. All'originaria struttura cubica, ampliata nel 1260, venne aggiunto l'attuale coronamento a tamburo sovrastato da cupola. In seguito fu decorato internamente per volere di Fina Buzzaccarini, consorte di Francesco il Vecchio da Carrara, che venne sepolta qui per prima (nel 1405 i veneziani demolirono la sua tomba e quella del marito), con eccezionale ciclo di affreschi di Giusto de' Menabuoi. Nella volta della cupola il Paradiso, sul tamburo episodi della Genesi, alle pareti episodi del vita di S. Giovanni Battista, di Maria e di Cristo.
S. Giustina
L'imponente basilica (1532-79) edificata su precedenti edifici religiosi, ha facciata incompiuta. Il vastissimo interno (è considerata l'undicesima tra gli edifici di culto cristiano per grandezza) suddiviso in tre navate, è ricco di pregevoli opere d'arte, tra cui pala all'altare di fondo, Martirio di S. Giustina, del Veronese, 1575 circa, arca di S. Luca opera pisana del 1316 con straordinari rilievi in alabastro.
Chiesa degli Eremitani
Dedicato ai Ss. Giacomo e Filippo, questo enorme edificio conventuale della fine del Duecento fu gravemente danneggiato durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Rifatto in seguito conserva ancora pregevoli affreschi di Giusto de' Menabuoi e nella Cappella Ovetari dipinti di Andrea Mantegna, Antonio Vivarini e altri.
Chiesa di Santa Sofia
Edificio di origini antichissime, l'impianto attuale risale al XII secolo. Esternamente in stile romanico, internamente in stile bizantino, conserva una splendida Madonnadel XIII secolo.
Palazzo della Ragione
Costruito nel 1218-1219 come sede delle magistrature comunali, è caratterizzato da un ampio spazio interno, il cosidetto Salone. Il tetto a carena di nave è un rifacimento di quello originario sradicato da una tromba d'aria nel 1759; i dipinti di Giotto, andati persi nel 1420 a causa di un grave incendio, sono stati sostituiti da un ciclo di affreschi di scuola giottesca di argomento astronomico. All'interno del Salone si trova la riproduzione della statua equestre del Gattamelata, alcuni pezzi cinque-seicenteschi e la pietra del Vituperio, dove si sedevano i commercianti falliti.
Loggia della Gran Guardia
Conosciuta anche come loggia del Consiglio, poiché qui all'epoca della Serenissima si riuniva il Maggior Consiglio cittadino, fu iniziata nel 1496 e conclusa solo nel 1553 grazie all'intervento di Giovanni Maria Falconetto, che modificò lo stile dell'edificio (notevole l'influsso lombardesco del secondo periodo di costruzione). All'interno pregevoli affreschi seicenteschi che narrano le origini leggendarie della città e alcuni avvenimenti storici.
Università
L'edificio principale, detto il Bo per via dell'insegna di una precedente locanda, rappresentante un bue, iniziò ad essere costruito nel 1493. La facciata è stata attribuita a Vincenzo Scamozzi. All'interno alcuni luoghi e pezzi importanti, come ad esempio il primo Teatro anatomico d'Europa, voluto da Girolamo Fabrici d'Acquapendente nel 1594, e la cattedra di Galileo Galilei.

Rovigo

(50.289 ab.). La città di Rovigo si trova nella zona centro-settentrionale del Polesine. È un centro agricolo e commerciale con attive industrie alimentari, enologiche, tessili, dei laterizi, delle calzature, dei mobili.
STORIA. Il centro di Rovigo sorse intorno al castello fondato nel 920 da papa Giovanni X come presidio per difendere la zona dagli Ungari.
Ottone I diede la città agli Este durante il X sec. e nel 1395, dopo la breve Signoria di Francesco Novello da Carrara (1391-93), Niccolò III d'Este la cedette a Venezia. Nel 1438 Rovigo ritornò agli Este e venne definitivamente assoggettata a Venezia nel 1484. Seguì poi le vicende storiche della Repubblica di Venezia fino all'annessione al Regno d'Italia nel 1866.
ARTE. Monumento principale è la chiesa della Beata Vergine del Soccorso , detta anche Rotonda, (1594-1602) opera di F. Zamberlan, con planimetria ottagonale e campanile del 1655 eretto su disegno di Baldassarre Longhena. Nell'interno ricca collezione di dipinti secenteschi veneti.
In Piazza Vittorio Emanuele, cuore della vita cittadina, si trovano il Palazzo del Municipio (XVI sec., rimaneggiato nel XVIII), con a fianco la settecentesca Torre dell'Orologio di P. Puttini; il Palazzo Roverella, di cui è conservata parte della costruzione originaria quattrocentesca (di B. Rossetti) e il Palazzo dell'Accademia dei Concordi (1814). Quest'ultimo è sede della Pinacoteca, notevole per l'importanza delle opere esposte tra le quali citiamo l'Incoronazione della Vergine di Nicolò di Pietro, Madonna col Bambino di G. Bellini, ritratti del Piazzetta, Tiepolo e R. Carriera; Venere allo specchio del Mabuse; Morte di Cleopatra di S. Mazzoni. Si possono visitare inoltre anche le raccolte del Museo Archeologico (materiali egizi; reperti protostorici e romani dell'arca polesana).
La Pinacoteca del Seminario accoglie dipinti di scuola veneta specie dei secc. XVI-XVII (Cristo al martirio, di Palma il Giovane; San Giovanni Battista, del Piazzetta; Contadinello, di P. Longhi).
Di qualche interesse sono la chiesa di S. Francesco, di origine romanico-gotica, trasformata nell'800; il Palazzo Roncale, opera di M. Sanmicheli (1555 ca.); il Duomo, edificato dal Frigimelica (1696), con facciata incompiuta. Nell'interno, a croce latina, sculture e dipinti (Cristo risorto, di Palma il Giovane).
LA PROVINCIA. La provincia di Rovigo (242.538 ab.; 1.789 kmq) occupa la parte Sud-orientale della regione e confina con le province di Verona, Padova, Venezia, Ferrara e Mantova ed è bagnata dal mare Adriatico. Il territorio, noto con il nome di Polesine, è attraversato da moltissimi canali naturali ed artificiali ed è stato reso fertile dopo varie bonifiche. L'agricoltura (cereali, barbabietole da zucchero, frutta, foraggi) alimenta l'attività industriale (zuccherifici, molini, industrie alimentari e conserviere). Caratteristica è la lavorazione artigianale della canapa e dei giunchi. Il turismo balneare è diffuso nelle località lungo la costa. Fra i centri principali ricordiamo Adria, Ariano nel Polesine, Arquà Polesine, Badia Polesine, Lendinara, Porto Tolle.
Il tempio di Santa Maria del Soccorso a Rovigo


Treviso

(80.144 ab.). La città di Treviso è situata nella zona centrale della pianura veneta, alla sinistra del fiume Sile. È un attivo mercato agricolo (cereali, foraggi, vino, frutta, ortaggi) e un centro commerciale con sviluppate industrie nei settori alimentare, metallurgico, meccanico, chimico, della ceramica, dei materiali da costruzione, del vetro.
STORIA. Fondata verso la metà del I sec. a.C. Tarvisiumvenne nominata da Carlo Magno capoluogo della marca omonima. Nell'XI sec. si diede un ordinamento comunale e nel XII si schierò contro Federico Barbarossa aderendo alla Lega Veronese (1164). Verso la fine del secolo si affermò la Signoria dei da Camino a cui succedettero i da Romano. Dopo un breve ritorno all'autonomia comunale (uccisione di Alberico da Romano nel 1260) nel 1283 ritornarono a capo della città i da Camino. Durante la Signoria di Gherardo da Camino, Treviso conobbe un periodo di prosperità economica. I successori di Gherardo non continuarono la politica del padre e vennero cacciati da Arrigo VII a cui i Trevigliani avevano chiesto aiuto. Il XIV sec. vide avvicendarsi a capo di Treviso numerose famiglie (conti di Gorizia, della Scala) finché nel 1389 la città entrò a far parte della Repubblica di Venezia di cui seguì le vicende storiche fino all'annessione al Regno d'Italia (1866).
ARTE. Il centro storico di Treviso presenta una caratteristica unità stilistica dovuta anche agli affreschi che decorarono le facciate degli edifici medievali e rinascimentali e alle vie a portici.
Molto bella è la medievale piazza dei Signori cinta dal Palazzo dei Trecento (1217, così chiamato perché qui si riunivano le assemblee comunali composte appunto da 300 uomini), dal Palazzo del Podestà e dal Palazzo Pretorio. Proseguendo per la centralissima Calmaggiore, con portici e case dei secc. XV e XVI, si arriva al Duomo, ricostruito dal XV al XVIII sec. e preceduto da un pronao neoclassico (1836). Altro importante monumento è la chiesa gotica di San Nicolò (XIII-XIV sec.) con affreschi di Tomaso da Modena (XIV sec.). L'artista fu molto attivo in città e i suoi dipinti sono conservati in numerosi edifici religiosi.
Interessanti sono anche le chiese comunicanti di Santa Lucia (XIV sec.) e San Vito (XII-XVI sec.), di San Francesco (XIII sec.), di Santa Caterina dei Servi di Maria (XIV sec.), di Santa Maria Maggiore (XV sec.), la romanica Loggia dei Cavalieri e la Porta San Tomaso (XVI sec.). Il Museo Civico custodisce dipinti di scuola veneta.
Treviso: il Palazzo dei Trecento

LA PROVINCIA. La provincia di Treviso (795.264 ab.; 2.477 kmq) occupa la zona centro-orientale del Veneto compresa fra le province di Belluno, Vicenza, Padova, Venezia e Pordenone. Il territorio è pianeggiante; unici rilievi sono il Massiccio del Monte Grappa e le Prealpi Trevigiane. L'economia della provincia è prevalentemente agricola (granoturco, frumento, uva da vino, patate, barbabietole da zucchero, frutta, ortaggi, allevamento del bestiame); le industrie sono legate alla produzione agricola (alimentari, enologiche vini pregiati della zona sono Merlot, Cabernet, Cartizze distillerie grappa di Conegliano). Altre industrie sono quelle metalmeccaniche, tessili, della carta, dei materiali da costruzione, della ceramica. Il turismo è sviluppato nelle località di villeggiatura e di sport invernali, e in quelle di interesse artistico ed enologico. Fra i centri principali ricordiamo: Asolo, Castelfranco Veneto, Conegliano, Mogliano Veneto, Montebelluna, Oderzo, Roncade, Valdobbiadene, Vedelago, Villorba, Vittorio Veneto.

Luoghi d'interesse

Duomo
Costruito tra l'XI e il XII secolo sulle fondamenta di un edificio religioso paleocristiano, e rimaneggiato più volte, il Duomo è un misto di stili e forme. Le cappelle absidali, opera di Pietro Lombardo risalgono, furono realizzate tra il '400 e il '500; le cupole vennero aggiunte nel XVIII secolo da Andrea Memmo e Giovanni Antonio Selva, nello stesso periodo avvenne anche una generale ristrutturazione, mentre il pronao neoclassico della facciata fu eseguito attorno al 1840. L'interno a tre navate custodisce pregevoli opere d'arte (Adorazione dei Pastori di Paris Bordone, Annunciazione di Tiziano, sculture di P. e T. Lombardo, affreschi del Pordenone).
S. Lucia e S. Vito
La chiesetta di S. Lucia venne costruita a metà del Trecento, come ampliamento della chiesa di S. Maria delle Carceri, andata in seguito distrutta. L'interno a tre navate custodisce dipinti pregevoli tra cui una Madonna con Bambino di Tommaso da Modena.
L'attigua chiesa di S. Vito, più antica di circa tre secoli, subì un radicale cambiamento nel '500. Degni di nota la cappella dell'impianto originario (a destra dell'altare maggiore) e il dipinto di Marco Vecellio, cugino e collaboratore di Tiziano.
S. Nicolò
Questa imponente chiesa, iniziata nel 1231 dai Domenicani, fu terminata solo grazie alla sovvenzione di Papa Benedetto XI, trevigiano di nascita. L'interno, a tre navate, suddiviso da 12 colonne, è ricco di affreschi opera del maestro Tommaso da Modena (fine Trecento), e di altri artisti. Degno di nota l'altare del Cristo Risorto, in marmo, proveniente dalla scomparsa chiesa di S. Chiara. Attiguo è l'antico convento, oggi sede del seminario vescovile (da visitare la Sala del Capitolo, con gli splendidi ritratti di Domenicani illustri, eseguiti da Tommaso da Modena).
S. Francesco
La chiesa custodisce i membri della famiglia Da Camino e il corpo della figlia di Francesco Petrarca, inoltre si trova il sepolcro del figlio di Dante Alighieri. Pregevoli gli affreschi eseguiti da allievi della scuola di Tommaso da Modena e dal maestro stesso.
S. Caterina dei Servi di Maria
Chiesa del complesso conventuale fondato nel 1346 sulle fondamenta di un vecchi palazzo dei Da Camino. L'edificio intero chiuso da Venezia nel 1772 e gravemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale, fu restaurato in seguito anche grazie all'opera di Carlo Scarpa. All'interno della chiesa pregevoli dipinti di Tommaso da Modena (storie di S. Orsola) una volta proprietà della chiesa di S. Margherita. Degno di nota due affreschi attribuiti a Pisanello: Le storie di S. Eligio e Madonna fra santi.
S. Maria Maggiore
Conosciuta anche come Santuario della Madonna Granda, la chiesa originaria dell'VIII sec. fu più volte ricostruita in seguito alle demolizioni per la costruzione delle mura (1511). All'interno degni di nota monumento a Mercurio Bua opera di Bambaja (1522) e tempietto della Madonna (1492) in stile lombardesco.

Verona

(253.208 ab.). La città di Verona è situata ai piedi dei Monti Lessini ed è attraversata dal fiume Adige. È un importante centro agricolo e commerciale con industrie della carta, grafiche ed editoriali, meccaniche, chimiche ed alimentari. È anche un frequentato centro turistico per il suo patrimonio artistico e le manifestazioni culturali che vi si svolgono.
STORIA. Verona era probabilmente un centro dei Galli Cenomani quando venne conquistata dai Romani che ne fecero una loro colonia nell'89 a.C. Durante le invasioni barbariche fu occupata da Ostrogoti e Longobardi. Nel XII sec. venne costituito il Comune che partecipò attivamente alle lotte contro Federico Barbarossa (Lega Veronese del 1164). Nel XIII sec. fu governata da Ezzelino da Romano (1232-59) e poi dai Della Scala, sotto la cui Signoria divenne molto potente e importante. Nel 1405 fu sottomessa dalla Repubblica di Venezia della quale seguì le vicende storiche fino all'occupazione francese del 1796. Ceduta all'Austria col trattato di Campoformio, ritornò ai Francesi nel 1805 e dopo il Congresso di Vienna fu nuovamente assegnata all'Impero Austriaco. Nel 1866 venne annessa al Regno d'Italia.
ARTE. La città di Verona riveste grande importanza sotto il profilo artistico e storico in quanto sede di una delle più fastose corti rinascimentali, quella degli Scaligeri. Il volto attuale di Verona deve gran parte del suo fascino alla stratificazione, lungo l'arco dei secoli, di testimonianze artistiche romane, gotiche, rinascimentali, barocche tutte di notevole rilievo ad iniziare dalla ben nota Arena. Oltre a Piazza Bra che presenta l'Arena, il neoclassico Palazzo del Municipio e quello della Gran Guardia, barocco, mete turisticamente molto frequentate sono la Piazza dei Signori, sede in passato delle più importanti istituzioni pubbliche, che avevano sede nel Palazzo del Comune o della Ragione (XII sec.), sormontato dall'imponente Torre dei Lamberti (XII-XV sec.), nel Palazzo dei Tribunali, nel Palazzo del Governo, con bel portale del Sanmicheli (1532) e nella Loggia del Consiglio (XV sec.), raffinato capolavoro dell'architettura veneto-rinascimentale, adorna di un elegante decorazione a fresco e scultorea. Nel suggestivo angolo compreso tra il palazzo dei della Scala e la chiesa di S. Maria Antica, in stile romanico (XII sec.) sorgono le Arche Scaligere, tombe monumentali degli antichi Signori della città. In stile gotico domenicano venne costruita anche la chiesa di S. Anastasia (1290) conclusa nel 1481 e nota per i dipinti che ne ornano l'interno.
Meritano una visita non affrettata anche il Duomo (1139-87); S. Fermo Maggiore, costituita da due edifici l'uno romanico (XI-XII sec.) e l'altro gotico (XIV), sovrapposti; SS. Nazaro e Celso (1483, nell'interno bel repertorio di pittura veneta rinascimentale); S. Bernardino (1451-66); S. Maria in Organo (con le tarsie di Fra Giovanni da Verona negli stalli del coro) e San Zeno Maggiore (XII sec.), romanica.
La Verona cinquecentesca, sfondo della drammatica vicenda di Romeo e Giulietta narrata da Shakespeare, si ritrova soprattutto nelle opere di Michele Sanmicheli, architetto e urbanista veronese, autore delle porte monumentali (Porta Palio, 1542-57) della cinta muraria, dei Palazzi Pompei (attuale sede del Museo di Storia Naturale, con i famosi fossili eocenici di Bolca), Bevilacqua, Canossa e la cupola di S. Giorgio in Braida (nell'interno della chiesa sono custoditi due dipinti pregevoli di Tintoretto, Battesimo di Gesù, e di Veronese, Martirio di San Giorgio).
Sede del Civico Museo d'Arte è oggi il maestoso Castelvecchio, residenza fortificata fatta erigere da Cangrande II nel XIV sec. sulla sponda dell'Adige e unita alla riva opposta del fiume dal ponte Scaligero. I dipinti esposti appartengono principalmente alla scuola veronese dal XIV al XVIII sec. Ricordiamo: la Madonna del Roseto di Stefano da Verona; la Madonna della quaglia di Pisanello; due Madonne di G. Bellini; il Concerto all'aperto di Tintoretto; Ritratto di fanciullo di G.F. Caroto.
Verona: veduta sull’Adige


Verona: scorci artistici della città

Ricostruzione e viaggio virtuale all’interno della Cappella dei Notai, nel Palazzo del Mercato Vecchio a Verona

LA PROVINCIA. La provincia di Verona (826.582 ab.; 3.121 kmq) si estende su un territorio in parte pianeggiante in parte montuoso e collinare, nella zona Sud-occidentale del Veneto. Confina con il Trentino-Alto Adige, la Lombardia e le province di Rovigo, Padova, Vicenza e comprende la sponda orientale del lago di Garda. Fiume principale è l'Adige. l'economia della provincia è essenzialmente agricola (vigneti, barbabietole da zucchero, ortaggi, frumento, mais, frutta, foraggi, allevamento). Importante è l'industria della trasformazione dei prodotti agricoli; altre industrie sono quelle enologiche, chimiche, del mobile, tessili e delle calzature. Notevole è la lavorazione artigianale dei mobili d'arte, del ferro battuto, del vimini e della paglia. L'industria turistico-alberghiera è sviluppata lungo il Garda (Riviera degli Ulivi) e nelle località climatiche delle colline e dei Monti Lessini. Fra i centri principali ricordiamo: Cerea, Isola della Scala, Legnago, Peschiera del Garda, San Bonifacio, San Giovanni Lupatoto, Villafranca di Verona.

Luoghi d'interesse

Arena
Anfiteatro tra i meglio conservati, è il terzo in Italia per grandezza (può ospitare fino a 25.000 persone). Edificata nei primi decenni del I sec. a.C., è con tutta probabilità il simbolo della città. In epoca romana si svolgevano qui le lotte tra i gladiatori o le battaglie navali; poi durante le persecuzioni dei cristiani fu teatro di molti martiri. Dopo un lungo periodo di abbandono l'Arena tornò ad ospitare spettacoli teatrali nel Settecento, ma fu solo dopo il 1913 che riacquistò grande prestigio grazie a una celebre edizione dell'"Aida" che inaugurò la prima Estate veronese voluta dal tenore veneto Giovanni Martinelli. Da allora l'Arena ospita ogni anno manifestazioni e spettacoli - in particolare lirici - di fama internazionale, eseguiti da personalità eccezionali: Maria Callas debuttò qui nel 1947 e Luciano Pavarotti, Placido Domingo e José Carreras hanno più volte cantato in questo grande spazio all'aperto.
L’Arena di Verona

Arche scaligere
Ricche di rilievi scultorei sono un singolare esempio di arte funeraria gotica, sormontate dalle statue equestri dei cavalieri a cui le arche sono dedicate. Quella di Cangrande I, opera del Maestro di S. Anastasia, ha una cuspide molto alta sulla quale svetta una copia della statua equestre che lo rappresenta; quella di Mastino II è caratterizzata da un sarcofago con statua del defunto, presidiata da quattro angeli e sopra un baldacchino ben decorato, in cima si trova la statua equestre; l'arca di Cansignorio, realizzata da Bonino da Campione , è costituita da un sarcofago con statua e decorazioni sulla vita di Gesù.
Duomo
Edificato sul sito di antiche chiese cristiane (IV-IX sec.) in seguito al terremoto del 1117, fu rimaneggiato nel 1444 e terminato alla fine del VI secolo. La facciata in stile romanico, venne completata solo tra il 1565-1606. Elemento caratteristico è il protiro su due piani: il primo arco è in marmo sorretto da colonnine e grifoni, il secondo è in tufo con colonne che poggiano su leoni stilofori. Numerosi sono i dipinti, fra i quali spicca l'Assunta di Tiziano. Degna di nota è l'acquasantiera sorretta da cariatidi del XII secolo. Il campanile è purtroppo rimasto incompiuto.
S. Anastasia
Imponente chiesa in stile gotico fatta costruire dai Domenicani tra il 1290-1481, fu rimaneggiata alla fine dell'Ottocento. All'esterno è caratterizzata da un bel portale gemino in marmo policromo, decorato da rilievi e affreschi nelle lunette, e dal campanile attiguo. L'interno a tre navate, è ricco di dipinti e decorazioni varie (le volte a crociera sono adorne di motivi vegetali e immagini di santi), la decorazione del pavimento è opera di Pietro da Porlezza (1462). Particolari sono le acquesantiere, dette dei Gobbi (XVI sec.). Tra i numerosi e pregevoli dipinti, degno di nota è S. Giorgio che parte per liberare la donzella dal drago di Pisanello.
S. Fermo Maggiore
Questa basilica, parte di un monastero benedettino prima e francescano poi, è composta da due edifici sovrapposti, costruiti a partire dal 1065. La facciata gotica (1350 circa) è divisa in due da una serie d'archetti in parte cieca: sotto è in tufo e appartiene all'antica chiesa romanica; sopra si tratta di un rivestimento murario a fasce alternate di tufo e cotto. Il portale alla sommità della gradinata è romanico; nella lunetta si trova una statua di S. Francesco, del XV sec. La porta bronzea di Luciano Minguzzi è moderna (1984-88). Il bel portale laterale ad arco acuto e marmi policromi (1363) è abbellito da sculture del XIV-XV sec. ed è preceduto da un ampio protiro del XV sec. Straorinario il complesso absidale, affacciato su un giardino nei pressi dell'Adige. La parte più antica dell'edificio è quindi quella inferiore, in stile romanico, con elementi originari: l'interno a croce latina, è diviso in tre navate e caratterizzato da volte a crociera e dipinti del XI-XIII secolo. La chiesa superiore, datata 1320, in stile gotico, a croce latina e navata unica, è caratterizzata invece da uno splendido soffitto ligneo (1314), numerosi affreschi e monumenti funebri (XIV-XVI sec.), alcuni dei quali opera di Michele Sanmicheli (1523). Degno di nota è il pulpito (fine XIV sec.), in marmi policromi con cuspide in legno dipinto.
Il campanile eretto nel XIII secolo, ha la cella campanaria costituita da trifore, e cuspide conica.
S. Zeno Maggiore
Imponente basilica romanica della fine del IX sec., danneggiata gravemente durante il terremoto del 1117, fu ricostruita tra il 1120-38 e rimaneggiata in seguito. E' caratterizzata da un magnifico portale bronzeo scolpito, con ai lati rilievi di maestro Nicolò (1138), in cima alla facciata un enorme rosone scolpito da Briotolo agli inizi del Duecento. All'interno è conservato uno dei capolavori di Andrea Mantegna: il trittico raffigurante Madonna e Santi (1456-59); il soffitto è a carena di nave (1386). Particolare il battistero di fine XII sec., caratterizzato da un'enorme vasca in porfido proveniente dalle terme romane.
Il campanile in tufo e cotto risale al XII secolo, l'abside gotica è invece del 1398.
S. Bernardino
Edificio in stile gotico-rinascimentale costruito verso la metà del '400, è sormontato da pinnacoli in forma gotica e caratterizzato da un portale rinascimentale (1474) adorno di statue. L'interno a due navate asimmetriche è decorato con dipinti opera di maestri veronesi del XV-XVI sec. La mano di Michele Sanmicheli è visibile nella Cappella Pellegrini.
S. Maria in Organo
Questo antico edificio benedettino dell'VIII sec. fu rimaneggiato nel 1481 e l'impianto attuale risale proprio a quel periodo, tranne la facciata modificata da Sanmicheli, che la ricoprì di marmo e vi aprì tre arcate, rendendola simile al Tempio malatestiano di Rimini. L'interno a croce latina suddivisa in tre navate, è ricco di dipinti rinascimentali. La cripta è un esempio del preromanico italiano con resti della chiesa altomedievale.
Castelvecchio
Imponente fortezza del Trecento, fu edificata per volere di Cangrande II della Scala, sul sito occupato da un antico castrum romano. La sua funzione era duplice: residenza signorile e presidio difensivo sia verso attacchi dalla città sia verso il ponte che permetteva il collegamento con la strada per il Tirolo. Costituito da due nuclei, divisi da un tratto delle mura duecentesche e sette torri perimetrali; a destra c'era il cortile maggiore, e la piazza d’armi; a sinistra si trovava la vera e propria reggia scaligera, con cortile più stretto e doppia cinta muraria. Al centro, l'alta Torre del Mastio (1375), da cui si accede al Ponte Scaligero sull'Adige. Dopo la caduta degli Scaligeri Castelvecchio divenne deposito d'armi per i veneziani e nel '700 ospitò l'Accademia Militare della Serenissima; in seguito, sotto il dominio francese e quello austriaco, fu utilizzato come caserma. Nel 1923 avvenne un restauro con il quale si limarono via i caratteri militari del monumento, si introdussero elementi architettonici tardo-gotici e rinascimentali di reimpiego e si ricollocarono le merlature e le coperture delle torri, eliminate in epoca napoleonica. Dal 1928 è sede del Civico Museo d'Arte.

Vicenza

(107.223 ab.). La città di Vicenza si trova ai piedi dei Monti Berici ed è un centro agricolo e commerciale con attive industrie alimentari, tessili, siderurgiche, meccaniche, farmaceutiche.
STORIA. Il centro romano di Vicetia divenne ducato sotto i Longobardi e nel XII sec. si diede ordinamenti comunali. Il Comune di Vicenza partecipò alla Lega Veronese contro Federico Barbarossa (1164).
Durante il XII e il XIII sec. fu travagliato da lotte interne che portarono alla dominazione di Ezzelino da Romano (1236-59), alla fine della quale la città divenne Signoria dei della Scala. Occupata nel 1387 da Gian Galeazzo Visconti, Vicenza entrò nel 1404 a far parte della Repubblica di Venezia di cui seguì le vicende storiche fino all'annessione al Regno d'Italia (1866).
ARTE. Arteria principale di Vicenza è corso Andrea Palladio, dedicato al grande architetto (1508-80) che diede un nuovo volto all'architettura cittadina, realizzando uno stile classicheggiante nobile e luminoso. Lungo il corso si possono ammirare i Palazzi Bonin-Thiene, Capra, il Palazzo del Comune, opera di Vincenzo Scamozzi (1592) continuatore della tradizione palladiana, e il Palazzo Da Schio (Ca' d'Oro), capolavoro dello stile gotico-veneziano (XV sec.) come i Palazzi Thiene e Braschi (entrambi XV sec.).
Edifici in stile gotico-veneziano fiancheggiano Contrà Porti (Cavalloni-Thiene, Thiene, Casa Sperotti-Trissino, Palazzo Porto-Breganze, Colleoni Porte) e Contrà Zanella (Casa Fontana-Sesso Zen). Di Andrea Palladio sono il Palazzo Porto-Barbaran (1570), il Palazzo Valmarana (1566), la loggia del Capitanio (1571) e i grandi monumenti cittadini: la basilica, il Palazzo Chiericati e il Teatro Olimpico. Da visitare sono anche il Duomo (XIV-XVI sec.) con un'elegante abside rinascimentale (1402-1508) e le chiese di San Lorenzo (XIII sec.) e di Santa Corona (1261). Poco distante da Vicenza è un altro capolavoro del Palladio, La villa de la Rotonda, terminata dallo Scamozzi nel 1606. È una costruzione a pianta quadrata sormontata da una grande cupola. Il nome è dovuto alla forma circolare della sala centrale a cui conducono i corridoi che partono dai quattro ingressi.
Vicenza: la villa La Rotonda del Palladio (1550)

LA PROVINCIA La provincia di Vicenza (794.3177 ab.; 2.722 kmq) occupa la zona centro-settentrionale del Veneto e confina con le province di Verona, Padova, Treviso, Belluno e Trento. Il territorio è montuoso (altopiano di Asiago, Monti Lessini, Monti Berici), collinare e pianeggiante ed è attraversato dai fiumi Brenta e Bacchiglione. Prodotti dell'agricoltura sono frumento, granoturco, uva da tavola e da vino (Tocai, Cabernet, Pinot, Durello), patate, frutta e ortaggi. Attive sono le industrie tessili, della lana, del cotone, dell'abbigliamento, della vinificazione ed alimentari. L'industria turistico-alberghiera è sviluppata nelle località di montagna (altopiano di Asiago, Piccole Dolomiti) e di interesse artistico. Fra i centri principali ricordiamo: Asiago, Arzignano, Bassano del Grappa, Lonigo, Marostica, Montecchio Maggiore, Recoaro Terme, Schio, Thiene, Valdagno.
Visita virtuale all’interno del teatro civico di Schio, in provincia di Vicenza (navigazione virtuale in 3 ambienti)

Visita virtuale a Valdagno (Vicenza): la Piazza del Comune, ove ha sede il municipio della cittadina veneta

Visita virtuale a Valdagno (Vicenza): la corte interna del settecentesco Palazzo Festari, caratterizzata da un portico, chiamato Galleria dei Nani, formato da una sequenza di nove archi ribassati su pilastri di pietra scheggiata

Visita virtuale a Valdagno (Vicenza): Piazza San Clemente, su cui si affaccia l’omonima chiesa parrocchiale

Luoghi d'interesse

Basilica
La basilica (1549-1617), nella bella piazza dei Signori, è uno dei più importanti edifici del Rinascimento veneto. Venne realizzata dal Palladio che rivestì con marmi sontuosi il preesistente Palazzo della Ragione conferendogli un solenne aspetto classico. I loggiati sono coronati da una balaustra con 23 statue e da una cupola a forma di carena di nave, in piombo e legno. Al piano superiore si accede per mezzo di due scalinate, una del XV sec. e l'altra del 1612; l'ampio salone è caratterizzato da 24 finestre ogivali. Attigui alla basilica sono la torre di Piazza, alta 82 metri, e il nucleo antico del Palazzo del Podestà (XII sec.), rimaneggiato una prima volta nel 1293 in forme gotiche e successivamente nel '500, con una nuova facciata e una scala che porta alla basilica, alla quale fu collegato durante il restauro del 1611.
Ricostruzione virtuale della Basilica Palladiana a piazza dei Signori a Vicenza, progettata da Andrea Palladio su una preesistente costruzione gotica

Palazzo Chiericati
Palazzo Chiericati, altro esempio della solennità dello stile palladiano, con portico a colonnati che scandiscono lo spazio (1551). È sede del Museo Civico che ospita una bella pinacoteca con dipinti di scuola veneta dal XIV al XVIII sec.
Teatro Olimpico
La realizzazione del Teatro Olimpico venne affidata al Palladio nel 1580, pochi mesi prima della sua morte e venne completata dal figlio Silla e da Vincenzo Scamozzi. Al teatro, inglobato all'interno di Palazzo del Territorio, si accede per mezzo della postuma Porta dell'Armamentario (1600). L'interno si ispira ai teatri romani con gradinata ellittica e ha una bella scena fissa, opera dello Scamozzi. La decorazione degli spazi è pregevole: statue, colonne, fregi, pilastri e timpani. La cavea occupa quasi metà dello spazio intero, l'orchestra è dominata dalla fronte scenica; la sala attigua, l'Odeo, opera di Scamozzi, veniva usata per le riunioni dell'Accademia degli Olimpici, una delle associazioni più importanti della Vicenza tardo-rinascimentale.
Duomo
Edificato nel 1267-90 su un precedente edificio religioso del V secolo, venne rimaneggiato nel 1444-80 con l'introduzione di elementi tardo-gotici. La facciata risale a questo periodo (1467), la tribuna di Lorenzo da Bologna e la cupola del Palladio sono invece più recenti (rispettivamente 1482 e 1574). Attigua è il campanile romanico dell'XI secolo. L'interno a navata unica conserva dipinti e statue datate tra il XIV e il XVIII sec. opera di artisti veneti quali Francesco Maffei, G.B. Maganza il Vecchio, Lorenzo Veneziano, Alessandro Maganza, Bartolomeo Montagna, Giovanni da Porlezza e Girolamo Pittoni. Nella cripta si possono ammirare resti di una strada e di antiche abitazioni romane.
S. Lorenzo
Costruita a partire dal 1280, questa chiesa francescana ha facciata a capanna e portale decorato in lunetta e colonne abbellite da statue di personaggi biblici opera di Andriolo de' Santi e compagni (1324-44). L'interno a tre navate è caratterizzato da dipinti e bassorilievi eseguiti da maestri veneti tra la fine del Quattrocento e la metà del Seicento circa.
Santa Corona
Edificata tra il 1260-70 per ospitare le reliquie di Santa Spina, venne rimaneggiata più volte (prima volta tra il 1480-82). La facciata odierna risale al 1872. All'interno pregevoli opere: Beato Carrerio di Francesco Maffei, Adorazione dei Magi del Veronese, dipinti di Maganza il Giovane e allievi. Stupende sono anche Cappella Thiene realizzata nel 1390 e modificata in seguito da Francesco Muttoni nel 1725 in stile rococò, e Cappella Valmarana del Palladio (1576). Degni di nota anche i diversi altari.

ITINERARIO ENOLOGICO

Nonostante anche il Veneto abbia subito considerevoli modificazioni in seguito al processo di industrializzazione, l'agricoltura ha largo posto e la produzione vinicola è tra le più significative. La tradizione enologica della regione è millenaria: nei fossili rinvenuti a Bolca, Cisano, Fimon vi sono resti di viti e vinaccioli, che testimoniano di una attività di viticoltura tra le più antiche. Nell'antichità furono certamente i Romani a dare ulteriore impulso alla viticoltura veneta, già avviata nei secoli precedenti dalle genti Atestine prima e dagli Etruschi poi. Nei secoli successivi la produzione di buon vino divenne una vera e propria arte, all'insegna della qualità. Oggi il Veneto occupa uno dei primissimi posti nella graduatoria delle regioni viticole italiane: nel 1981 la superficie destinata alla coltura della vite era di circa 175.000 ettari, di cui 119.000 a coltura specializzata. Nel Veneto sono produttrici di vini a denominazione di origine controllata (DOC) le province di Padova, Treviso, Vicenza, Venezia e Verona; quest'ultima con 1.200.000 ettolitri detiene il primato esclusivo della produzione vinicola DOC fra tutte le province italiane. Tra l'élite dei vini DOC meritano una menzione particolare: nel Veronese, il Recioto della Valpolicella, rosso, il Recioto di Soave, bianco, vino liquoroso, pregevoli vini da dessert; l'Amarone della Valpolicella, vino da arrosti; nel Vicentino, il Breganze-Cabernet, il Tocai rosso; nel Padovano, il Moscato dei Colli Euganei; nel Trevigiano, il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene di cui il Tipo Superiore Cartizze rappresenta il più pregiato; nella terraferma veneziana, il Tocai di Lison e il Merlot di Piamaggiore, vino fine da pasto. Alcuni tra i vini prodotti nel Veronese si sono affermati in tutto il mondo. Bardolino, Soave, Valpolicella sono tre fra i cinque vini italiani tutelati dalla legislazione statunitense: questo significa che nessuno può, all'estero, produrre vini che abbiano tale denominazione, e ciò è indice dell'alta qualità di questi prodotti veneti.

LUNGO IL BRENTA IN VIAGGIO SUL BURCHIELLO

Niente è più dolce e riposante che lasciarsi trasportare dalle acque di un fiume e intanto poter ammirare la natura circostante, ancora intatta o arricchita da splendidi monumenti che si fondono armoniosamente con essa.
È questo l'itinerario seguito dal Burchiello, il battello fluviale che parte da Padova e, scendendo lungo il fiume Brenta, arriva sino a Venezia. Quest'imbarcazione che collega le due città venete esisteva già nel Settecento e offriva un viaggio e uno svago molto amato dai personaggi dell'epoca, come Goldoni, Casanova, Goethe e Byron. Il battello rappresentava non solo un luogo di incontri e di piacevoli conversazioni, ma anche il mezzo che permetteva di far visita a tutte le ville patrizie che si affacciano sulle rive del fiume, così come accade oggi. Si parte da Padova, dal pontile Bassanello. Poi, tra anse silenziose che attraversano la campagna coltivata o la natura incontaminata, il Burchiello tocca Noventa Padovana, con le ville Giovanelli, Grimani-Valmarana e Giustiani; Stra, ove tra gli innumerevoli edifici spicca il gioiello architettonico di villa Pisani, detta "La Nazionale"; Fiesso d'Artico (ville Olivieri, Soranzo e Barbariga, ricche di tesori d'arte) e Mira, con villa Widman-Foscari. Il lento battello, giunto a Oriago, compie una sosta, utile non solo per ristorarsi, ma anche per prepararsi a visitare l'ultima famosa costruzione, la perla delle ville venete. Si tratta della Malcontenta, superba opera di Andrea Palladio, edificio dalla struttura architettonica perfetta, situato in uno scenario naturale splendido. Il Burchiello prosegue poi verso la laguna, dove il Brenta sfocia nel mare, e approda finalmente a Venezia.

PICCOLO LESSICO

Campiello

A Venezia è la piazzuola nella quale sboccano le calli.

Gardaland

Posto sulle rive del lago di Garda, da cui prende il nome, è uno dei parchi di divertimenti più grandi e famosi d'Italia e d'Europa: la risposta italiana al celebre Disneyworld. Numerose sono le attrazioni che ogni anno catturano bambini e adulti.

Gondola

Speciale imbarcazione di legno a remi, in uso per il trasporto delle persone nella laguna di Venezia; ha scafo elegante e slanciato ad estremità molto rialzate, munita a prora di un caratteristico ornamento (ferro), al centro, spesso, di un riparo amovibile (felze) per i passeggeri, a poppa di un ripiano per il gondoliere; il colore tradizionale è il nero: la propulsione è ad un solo remo.

Merletto

Guarnizione caratterizzata da motivi decorativi a punte e piccoli trafori, usata come ornamento nell'abbigliamento o nella biancheria. È un tessuto ottenuto intrecciando, annodando o cucendo fili di seta, di refe, d'oro, d'argento, ecc.
È detto anche trina. L'arte del merletto è stata fin dall'antichità strettamente connessa con l'arte del ricamo, ed è dal ricamo a intaglio che il merletto trae la sua origine. Il suo nome è dovuto alla somiglianza coi merli degli edifici medievali. Il merletto è costituito di due parti: il fondo e il disegno. Il disegno, o toile, viene eseguito contemporaneamente al fondo oppure separatamente, e in questo caso si dice applicato. I punti che decorano i trafori di un disegno si chiamano jours. Vi sono varie specie di merletti: ad ago o trina, a fuselli e ago o misti, all'uncinetto.

Polesine

Regione corrispondente alla provincia di Rovigo, compresa fra i fiumi Adige e Po nei tratti terminali del loro corso: copre una superficie di circa 1.800 kmq. la zona, costituita da terre alluvionali recenti, è soggetta a lente ma costanti modificazioni per l'estendersi del delta del Po e per un continuo abbassamento del terreno; richiede accurate strutture idrauliche, organizzate con una fitta rete di canali. La popolazione è andata diminuendo negli ultimi anni per le continue emigrazioni verso aree economiche più sviluppate. L'agricoltura produce soprattutto frumento, mais, riso, barbabietola, canapa. Tra le altre attività: pollicoltura, piscicoltura, bachicoltura; zuccherifici.

Polenta

La polenta è il simbolo popolare della cucina veneta; in questa regione si sono sperimentate tutte le variazioni gastronomiche possibili di questo cibo. A Venezia esistevano dolci rustici, molto comuni, fatti con farina gialla prima della scoperta dell'America. Probabilmente il mais arrivò nel Veneto grazie ai traffici veneziani con l'Oriente, sin dai tempi più remoti. Diverse sono le ricette: polenta impastizada, polenta infasolà, polenta onta e altre ancora. La polenta accompagna il pesce del litorale (meglio se bianca e di solito grigliata), così come gli insaccati della montagna (gialla e piuttosto molle) e non solo.

Radicchio di Treviso

Questa varietà d'insalata dai colori bianco e purpureo, ottenuti per mezzo di un processo d'imbianchimento al chiuso, è uno dei vanti della città, che la celebra annualmente con una festa prima di Natale. Secondo alcuni studiosi la coltivazione del radicchio in provincia di Treviso, iniziò a partire dalla seconda metà del Cinquecento; attestazioni scritte si hanno dal 1850 in poi. La consacrazione ufficiale del radicchio rosso come pregiato ortaggio invernale simbolo di Treviso e protagonista delle tavole avviene per opera di Giuseppe Benzi, un agronomo di origine lombarda trasferitosi nel 1876 a Treviso come insegnante e che, divenuto responsabile dell'Associazione Agraria Trevigiana, darà vita, nel dicembre del 1900, alla prima mostra dedicata alla "rossa cicoria". Il radicchio, croccante e dal sapore amarognolo, è molto apprezzato crudo in insalata, cotto o ai ferri, inoltre viene usato in molte ricette. Se molto amaro si consiglia di tenerlo a bagno nell'acqua per due-tre ore prima di assaporarlo. Inoltre le radici seccate, ridotte in polvere o in sciroppi e decotti, vengono usate come sostanza digestiva o depurativa; anche le foglie sottoforma di infusi o sciroppi, vengono utilizzate per stimolare le funzioni digestive, per depurare il fegato e per facilitare la diuresi; infine i fiori, in infuso, favoriscono la secrezione della bile.
Due sono le varietà del radicchio di Treviso, "Precoce" e "Tardivo", la prima qualità viene raccolta a settembre, l'altra dalla metà di novembre fino alla metà di dicembre. Dal 1996 la coltivazione del radicchio rosso é salvaguardata a livello comunitario con il marchio I.G.P., Identificazione Geografica Protetta.

Rialto

Isola nella parte centrale dell'abitato di Venezia. È considerata tradizionalmente il luogo del primo insediamento della futura Venezia, dove si stanziarono, giungendo dalla terraferma, i fuggiaschi di fronte alle invasioni barbariche.
Famoso il ponte di Rialto sul Canal Grande, lungo 48 m, largo 22, con un solo arco di 28 m di luce; fu iniziato nel 1588, su disegno di Antonio Del Ponte, e fu finito nel 1591. È il primo ponte che congiunse le due sponde, ed è percorso da tre strade; ai lati della mediana si allineano botteghe.

Valpolicella

Una delle varietà di vini veronesi più pregiata e famosa in tutto il mondo, il Valpolicella ha guadagnato la denominazione DOC già nel 1968. I rossi di questo genere sono eccellenti: il Recioto dolce e il Recioto Amarone, secco. Dopo la vendemmia, l'uva viene lasciata appassire per 60-90 giorni, con la vinificazione si ottengono i due diversi tipi di vini che vengono lasciati riposare in botti di rovere per almeno un anno. Il vino acquista così un gusto e un profumo caratteristico. Il Recioto dolce, vino dal lungo passato, all'inizio era l'unica qualità che il produttore desiderava ottenere con l'appassimento delle uve e se la fermentazione era più lunga del solito così da esaurire gli zuccheri, era considerato come un'alterazione del prodotto. Quindi, se addietro l'Amarone era ritenuto un "difetto" del Recioto, oggi non è più così. Il nome "Recioto" deriva dall'espressione dialettale "recia" cioè grappolo piccolo o parte del grappolo. Quello dolce ha un profumo misto di viola mammola, amarene, giaggiolo e spezie; il sapore è vellutato, caldo e avvolgente. Nel Recioto giovane prevale il gusto dei frutto; in quello affinato emergono maggiormente essenze di vaniglia e di frutta in confettura. L'Amarone invece è la versione secca del Recioto, data dalla lunga fermentazione degli zuccheri fino alla completa sparizione della sensazione dolce, da qui il nome "Amarone" che significa appunto assenza di dolce ma non dal gusto amaro, quanto invece secco. Il tasso alcolico dell'Amarone è piuttosto elevato (almeno 14°, ma mediamente dai 15 ai 16 gradi, con punte di oltre 17 gradi), il profumo quasi etereo con l'invecchiamento, il colore granato, con note speziate.

Vetro

Soluzioni solide di vari silicati che compongono masse amorfe, omogenee, trasparenti, con lucentezza speciale, impermeabili e resistenti alla maggior parte dei reagenti chimici. Le materie prime che servono per la fabbricazione del vetro sono: silice, alcali (soda e potassa), carbonato di calcio, ossido di piombo, acido borico. Tali sostanze, macinate e mescolate insieme in proporzioni variabili a seconda della qualità del vetro che si vuole ottenere, vengono sottoposte a fusione in forni a 1300-1500 °C.
Si ottiene così una pasta di vetro fusa che, lasciata raffreddare fino a 800° ca., serve poi a fabbricare gli oggetti più svariati, sia artigianalmente (soffiatura, manipolazione, ecc.) sia industrialmente (stampaggio, colata in lastre ecc.).

PERSONAGGI CELEBRI

Dino Buzzati

Scrittore e giornalista (Belluno 1906 - Milano 1972). Cronista al "Corriere della Sera", dopo la Liberazione fondò con altri il "Corriere Lombardo". Iniziò l'attività di romanziere con Bàrnabo delle montagne (1933). Nel 1935 pubblicò il romanzo Il segreto del bosco vecchio, di intonazione favolistica, e nel 1940 il suo capolavoro, Il deserto dei Tartari. Altre sue opere: Un amore (1965), Il capitano Pic e altre poesie (1965). Scrisse anche lavori teatrali e libretti d'opera.

Antonio Fogazzaro

Scrittore (Vicenza 1841-1888). Laureatosi in giurisprudenza, preferì dedicarsi interamente alla poesia e alla letteratura. Si fece assertore della necessità di sintetizzare i valori della fede con lo sviluppo della scienza e della tecnica. Queste tesi attirarono su di lui l'accusa di modernismo e la messa all'indice di alcune sue opere. Fra i suoi romanzi vanno ricordati: Piccolo mondo antico, Piccolo mondo moderno, Malombra, Il Santo.

Giorgione da Castelfranco

Pittore (Castelfranco 1477 circa - 1510). Personaggio misterioso, poche sono le notizie certe sul suo conto. Determinanti per la ricostruzione storica della sua vita sono state alcune opere letterarie quali Il Cortigiano di B. Castiglione, gli appunti dello storico veneziano Marcantonio Michiel e il Dialogo di Pittura di Paolo Pino (1548).
Opere indubbie del Giorgione sono la celebre Tempesta, una Giuditta, Madonna in trono tra i Ss. Liberale e Francesco, una Laura e una Venere. Caratteristica dei suoi dipinti è l'intensità del colore, e l'importanza del paesaggio in rapporto con la figura umana o mitologica rappresentata.

Tito Livio

Storico latino (Padova 59 a.C. - 17 d.C.). Di sentimenti repubblicani, ammiratore di Pompeo e di Cicerone, godette anche del favore di Augusto. Dopo alcune opere giovanili di taglio filosofico, nell'epoca delle aspirazioni al rinnovamento di Roma, scrisse una storia della città dalla sua fondazione al principato di Augusto (Ab urbe condita libri).
Di questa vasta trattazione in forma annalistica sono a noi giunti quattro libri, oltre a numerosi frammenti. L'opera era costituita di 142 libri; per la sua stesura, cui si dedicò per quasi tutta la vita, Livio utilizzò fonti storiografiche molto eterogenee (rarissimo è l'uso diretto di fonti documentarie). Centro ideale dell'opera è il popolo romano. Livio si prefisse nella sua prosa il modello ciceroniano.

Lorenzo Lotto

Pittore (Venezia 1480 circa - Loreto 1556). Appartenne alla grande tradizione della pittura veneziana del Cinquecento, evolvendo nelle ultime opere verso il realismo della pittura proto-barocca. Fu allievo di A. Vivarini e le sue opere giovanili rivelano l'influsso del maestro, nonché quello di G. Bellini e di Antonello da Messina. I dipinti del periodo romano (15081513) riflettono l'ammirazione per Raffaello. A Venezia e Bergamo eseguì grandi pale d'altare, e a Treviso dipinse i suoi grandi ritratti, caratterizzati da profonda penetrazione psicologica. Nell'ultimo periodo, ad Ancona, si orientò verso una più profonda ispirazione religiosa.

Ippolito Nievo

Scrittore e patriota (Padova 1831-1861). Vissuto a lungo nel Friuli, si arruolò nel 1859 nell'esercito sardo, partecipando con Garibaldi alla campagna del Trentino. L'anno dopo fu trai primi volontari per l'impresa dei Mille. Perì tragicamente nel misterioso naufragio di un veliero che da Palermo stava facendo rotta su Napoli. Lasciò inedito il proprio capolavoro, i l romanzo storico Le confessioni di un ottuagenario, uno dei più originali e significativi dell'Ottocento.

Giovan Battista Tiepolo

Pittore (1696-1770). Fu un esponente di rilievo della pittura veneziana del XVIII sec. Il suo capolavoro è costituito dal ciclo di pitture del Palazzo Labia.

Tiziano Vecellio

Pittore (Pieve di Cadore 1477-1576). Fu influenzato agli inizi dal Giorgione, ma poi seppe trovare un suo stile diventando uno dei più grandi pittori del Rinascimento.

CENTRI MINORI

Abano Terme

(18.206 ab.). Centro in provincia di Padova. Rinomata stazione termale, già celebre nella più remota antichità. L'acqua ipertermale, che sgorga dal Montirone a 87° di temperatura, è usata sia per bagni sia per alimentare i fanghi; indicata per reumatismi, artriti, malattie del ricambio, obesità.

Asiago

(6.509 ab.). Centro in provincia di Vicenza. Sorge sull'altopiano dei Sette Colli (altopiano di Asiago) e per circa cinque secoli fu la sede del governo centrale della Federazione dei Sette Comuni. Fu completamente ricostruito dopo la prima guerra mondiale, durante la quale vi si svolsero combattimenti sanguinosi, (Battaglia degli altipiani, 1916). Centro turistico e di sport invernali. Degno di nota all'interno del Municipio (1929), nella sala consiliare, il vessillo concesso dalla Serenissima nel 1644, grata per il contributo dei Sette Comuni nella lotta contro l'impero turco. Di fronte si erge l'imponente facciata della chiesa di S. Matteo Apostolo, con all'interno dipinti di Francesco Bassano il Giovane e Francesco Bassano il Vecchio. Al di fuori del paese meritevoli di attenzione sono il Sacrario Militare, costruito nel 1934 sul colle Leiten, luogo di riposo per 51.591 salme di soldati per lo più ignoti, e in località Pennar, l'Osservatorio astrofisico dell'Università di Padova (1942).
Panorama di Asiago (Vicenza)


Asolo

(7.605 ab.). Centro in provincia di Treviso, circondato da ulivi e cipressi, grazie al clima di tipo mediterraneo, fu fondato già in epoca paleoveneta. Nel periodo romano divenne l'importante centro Acelum, in seguito fu sede vescovile dal VI al X sec. e caposaldo di Ezzelino da Romano (XIII sec.). Tra il 1489 e il 1509 fu sede dell'esilio di Caterina Cornaro, regina di Cipro, della quale conserva alcuni resti del castello, divenuto in seguito dimora dei podestà veneziani e in parte demolito nel 1820. Degni di nota anche il Duomo, edificato sulle fondamenta di un edificio termale romano e rimaneggiato nel 1747, ha facciata tardo-ottocentesca e all'interno dipinti di di Lorenzo Lotto (Assunzione della Vergine, 1506) e Jacopo Bassano (Assunta); la Loggia del Capitano (XIV sec.) adornata da affreschi, lapidi e stemmi, una volta sede della Comunità asolana, dal 1878 adibita a Museo civico; la Rocca simile allo scafo di un'immensa nave, edificata come fortezza tardo-imperiale, fu ricostruita nella forma attuale dagli Ezzelini dopo il 1100 e privata della sua funzione militare, divenne oggetto di spoliazioni per riutilizzarne il materiale edilizio (venne restaurata nel 1993).
Asolo (Treviso): veduta del castello


Badia Polesine

(10.431 ab.). Centro in provincia di Rovigo. Deve il suo nome alla Badia di Vangadizza. Importante centro agricolo e industriale, è congiunto alla provincia di Padova da un ponte di ferro sull'Adige.

Bassano del Grappa

(40.736 ab.). Centro in provincia di Vicenza, posto sul fiume Brenta. La prima attestazione dell'esistenza di Bassano risale al 22 luglio 998. Dominio di diverse signorie (nei 1175 si sottomette spontaneamente a Vicenza, nel 1218 passa agli Ezzelini, nel 1259 a Padova, nell'anno successivo ripassa a Vicenza , poi agli Scaligeri, ai Carraresi e anche ai Visconti) entra a far parte della Serenissima nel 1404. La dominazione veneziana è caratterizzata da un certo benessere frutto dello sviluppo delle attività manifatturiere (lana, seta, ceramica e carta). Nel Novecento Bassano viene coinvolto nelle due Guerre Mondiali, riportando notevoli danni. Degni di nota la chiesa di San Giovanni Battista e quella di San Francesco (XIII sec.), il Tempio Ossario con 5.000 salme dei caduti della prima guerra mondiale ed il famoso Ponte sul Brenta. Patria del poeta Jacopo Vittorelli e del pittore da Ponte.
Il centro di Bassano del Grappa (Vicenza)


Burano

Municipalità di Venezia, l'isola di Burano è il centro della laguna Nord. Un tempo patria della pesca e del merletto, oggi conserva i ricordi di un passato prospero. Degni di nota la chiesa di S. Martino (XVI secolo) affiancata dal campanile settecentesco di Andrea Tirali, con all'interno Processione dei santi patroni di Burano, opera di fine '700 e Crocifissione di G.B. Tiepolo (1725 circa); Museo del Merletto, che illustra la storia di questa arte, sviluppatasi sull'isola all'inzio del '500 grazie all'opera di alcune nobili donne veneziane, dopo un profondo declino alla fine del Settecento si riprese intorno al 1870 in seguito all'istituzione della scuola e di un laboratorio tuttora attivi.
Rielaborazione grafica di un angolo dell’isola veneziana di Burano, su Fondamenta Pescheria, nei pressi di Calle Broetta

Rielaborazione grafica di un angolo dell’isola veneziana di Burano, su Fondamenta del Pizzo, nei pressi di Calle Pope

Rielaborazione grafica di un angolo dell’isola veneziana di Burano, su Fondamenta Pescheria, nei pressi di Calle Pittona o Pistorìa

Caorle

(11.342 ab.). Centro in provincia di Venezia sopra un'isola della laguna allo sbocco della Livenza. Di origini antiche, fu porto romano già nel I secolo a.C. Molto conteso a causa della sua posizione, passò sotto il controllo di Venezia agli inizi del XV secolo, fu inoltre sede patriarcale dal 598 al 1818. La Cattedrale del 1039, edificata su una precedente basilica tardo-carolingia, è affiancata da un campanile di stile ravennate. Luogo di turismo marino.

Castelfranco Veneto

(31.486 ab.). Centro in provincia di Treviso, sulla riva sinistra del Musone, deve il suo nome al castello costruito dai Trevigiani nel 1199 a difesa contro i Padovani e i Lombardi, e all'esenzione da tributi concessa, al momento della sua fondazione, a chi vi si fosse trasferito per risiedervi. La posizione strategica di Castelfranco sia in tempo di guerra, sia, per l'attività mercantile, in tempo di pace, fece sì che fu conteso tra Treviso, Padova e Vicenza, finché nel 1339 non passò sotto il dominio di Venezia a cui rimase annesso, tranne brevi periodi, fino al 1797. La Serenissima fece diversi cambiamenti, dopo la smilitarizzazione della città, promosse la natura mercantile e affidò la zona agricola circostante alla nobiltà lagunare. Il benessere economico portò a un progressivo sviluppo dell'abitato al di là delle mura e a una trasformazione, nel XVIII secolo, del centro dove vennero eretti edifici rappresentativi e aperti ampi spazi pubblici. Patria di Giorgio Barbarelli, detto il Giorgione, celebre pittore. Numerosi interventi settecenteschi furono opera dell'architetto Francesco Maria Preti, nativo del posto (Duomo, Teatro cittadino, ex ospedale).
Dell'antico castello a forma quadrata, rimangono sei delle otto torri poste ai vertici e al centro dei lati, le mura lunghe 930 metri e alte 17, il fossato con le acque del Musone. Degno di nota è anche il Duomo costruito in stile neoclassico da Francesco Maria Preti su un preesistente edificio di culto, è caratterizzato da una facciata del 1893, un ampio sagrato, appositamente creato nel '700 e risistemato nel '800 con statue della bottega di Orazio Marinali provenienti da villa Corner del Paradiso. L'interno fa sfoggio di numerose opere d'arte, fra cui: Martirio di S. Bartolomeo di Antonio Zanchi, Madonna col Bambino in trono e i Ss. Francesco e Liberale di Giorgione (databile 1505) e S. Sebastiano di Palma il Giovane; notevole anche il coro settecentesco e in sagrestia alcuni affreschi attribuiti al Veronese e G.B. Zelotti (suo collaboratore) staccati da una demolita villa di Soranza e tele di Palma il Giovane, Francesco Maffei, Jacopo Bassano e Annibale Carracci.

Chioggia

(51.779 ab.). Città in provincia di Venezia. Si trova su un'isola, unita al lido di Brondolo tramite un ponte. È sede di interessanti monumenti romanici (Duomo, chiese di San Martino e San Domenico) e gotici (Palazzo Grossi, Oratorio dei Battuti). Il Duomo di origine molto antica, fu ricostruito nel 1623 a seguito di un grave incendio; all'interno si possono ammirare il pulpito marmoreo del 1677 e le splendide decorazioni settecentesche di marmi e stucchi. S. Martino e San Domenico, rispettivamente del 1392 e del Duecento, vantano opere degne di nota (un polittico del 1349 attribuito a Paolo Veneziano in San Martino e in San Domenico un San Paolo del Carpaccio, 1520, una Deposizione di Leandro Bassano e un Crocifisso ligneo del Quattrocento).
Chioggia è famosa anche per il suo porto ove si trovano importanti cantieri navali.
Antica colonia romana, Chioggia subì le invasioni dei Barbari (Longobardi, VIII sec.; Franchi, IX sec.; Padovani, XIII sec.).
Distrutta nell'809 da Pipino, venne ricostruita nel 1110 come città con statuti propri e sottoposta all'autorità del doge veneziano. Durante la guerra tra Venezia e Genova (1378-1381), Chioggia fu occupata dai genovesi e in seguito assediata e liberata dall'ammiraglio veneto Vittor Pisani. Dal 1401 in poi la città seguì le alterne fortune di Venezia. La distruzione riportate con l'ultimo attacco fu risanata solo nel Seicento quando la città iniziò a rifiorire grazie alla ripresa peschereccia, alla costruzione del Ponte Lungo e alla sistemazione dei moli. Nell'800 arrivò anche la ferrovia che congiunse Chioggia ad Adria e nel 1912 il ponte della strada Romea interrompeva l'isolamento stradale.

Conegliano

(35.100 ab.). Centro in provincia di Treviso, Conegliano si sviluppò intorno a un castello posto sulla cima di un colle, sotto al quale recentemente sono stati trovati i resti di un antico insediamento preromano. Passato sotto il dominio veneziano, perse il suo carattere militare (il castello rischiò addirittura di essere demolito nel XVIII sec.) e si dedicò al commercio, alla produzione manifatturiera e alla coltivazione di ulivi e viti. La produzione di vino divenne punto di forza nell'Ottocento anche grazie all'introduzione ad opera di Antonio Carpené di tecniche d'Oltralpe per la lavorazione di uve locali e alla fondazione della Regia Scuola di viticoltura (1877). La produzione di vini pregiati, prosecchi e spumanti, con rinomato stabilimento enologico, è ancora oggi un vanto eccezionale sia in Italia che nel mondo. Importante centro commerciale e industriale (elettodomestici, biciclette e abbigliamento). Patria del pittore Giovan Battista Cima e di padre Coronelli, geografo enciclopedico. Tra gli edifici storici degni di nota il castello medioevale, il Duomo attiguo alla Scuola dei Battuti (edificio che ospitava la confraternita il cui nome deriva dalla pratica purificatoria dell'autoflagellazione) costruito nel 1354 ma istituito come Cattedrale solo nel 1756, l'interno conserva numerose opere d'arte; la chiesa barocca di S. Martino; diversi palazzi di fondazione quattro-cinquecentesca; le due antiche porte della città: Porta Ruio (a Ovest) e Porta Monticano (a Est).
La duecentesca Vera da pozzo a cubo scantonato posta al centro del chiostro dell’ex Convento di S. Francesco a Conegliano, Treviso

Cortina d'Ampezzo

(6.085 ab.). Centro in provincia di Belluno, situato a 1.211 m di altitudine in una ridente conca dell'alta valle del Boite, cinta dagli imponenti gruppi delle Dolomiti (del Cristallo, delle Tofane, del Faloria, ecc.). Per il suo clima e per i suoi suggestivi paesaggi, Cortina è stazione climatica e centro di villeggiatura, estivo e invernale, di fama mondiale, con una attrezzata organizzazione alberghiera e turistica. Oltre all'industria alberghiera, vi fioriscono le industrie artigianali locali del ferro battuto, dell'intarsio e dell'intaglio del legno, e quelle della filigrana.
Nel territorio comunale si praticano l'agricoltura e l'allevamento del bestiame. Fra gli edifici degni di nota ricordiamo: la chiesa della Madonna della Difesa (XV sec.) e la chiesa parrocchiale del XIII sec., con un bel campanile dell'800.
Nota è la Scuola d'arte con una ricca collezione di opere di autori moderni (De Pisis, Rosai, De Chirico, Sironi, ecc.).
Anticamente centuria romana, Cortina fu sede, nel Medioevo, della Magnifica Comunità d'Ampezzo. Dominio veneziano sin dagli inizi del XV sec., entrò a far parte dell'impero austriaco nel 1509. Nel 1810 fu unita al Regno Italico per soli tre anni, ritornando quindi sotto il dominio austriaco.

Este

(16.704 ab.). Cittadina in provincia di Padova, alle falde dei Colli Euganei. Stazione climatica estiva. È l'antica Ateste. Nel 981 fu concessa dall'imperatore Ottone alla celebre famiglia che ne prese il nome. Nel 1405 passò sotto i Veneziani. Notevoli il Castello Carrarese, costruito sulla precedente fortezza voluta dalla famiglia Este; il Duomo ricostruito nel 1688 da Antonio Gaspari dopo che un grave terremoto distrusse l'antico edificio religioso paleocristiano, ospita all'interno numerose statue e dipinti tra cui una splendida pala di G.B. Tiepolo (S. Tecla intercede presso il Padre eterno per la liberazione della città dalla peste del 1630); l'antica chiesa di S. Martino con facciata a capanna e il pendente campanile romanico del Duecento; S. Maria delle Grazie, o Madonna della Salute, edificata nel 1717 su un santuario di tre secoli più antico, con all'interno statue di metà '800 e dipinti del Quattrocento (una Pietà, una tela di Antonio Zanchi e l'immagine bizantina quattrocentesca la cui fama miracolosa convinse la famiglia degli Este a costruire la chiesa); S. Maria delle Consolazioni (1504-1510), parte di un ex convento; le splendide ville rinascimentali.

Feltre

(19.240 ab.). Cittadina in provincia di Belluno, sulle colline prossime al Piave. Importante mercato agricolo (cereali, ortaggi). Industrie metallurgiche, tessili, alimentarie grafiche. Di origini preromane, fu sotto il dominio di Roma dal II sec. a.C. Più volte saccheggiata dai Barbari, fu libero comune nel Medioevo. Nel 1404 fu annessa a Venezia. Nel 1510 fu completamente distrutta dagli Imperiali. Alla caduta della Repubblica Veneta (1797), fece parte del Lombardo-Veneto. Fu incorporata al resto dell'Italia nel 1866. Tra gli edifici più notevoli: il fontanone di Lombardo (1520); la chiesa di San Rocco (1599), affiancata da una torre con orologio; i resti del Castello; il Duomo, ricostruito tra il 1514 e il 1585, con all'interno opere di Pietro Marescalchi (tra cui Adorazione dei pastori) e il monumento funebre ad Andrea Bellati opera di Tullio Lombardo; il Palazzo municipale di stile palladiano, edificato tra il 1548 e il 1570; la quattorcentesca chiesa di Ognissanti, con all'interno Madonna giovanile del Tintoretto e, in sagrestia, Trasfigurazione di Lorenzo Luzzo (1522); la chiesa di S. Giacomo Maggiore, con un portale rinascimentale in marmo e all'interno una custodia di S. Teodora intagliata da Andrea Brustolon. Degna di nota è anche la Galleria d'Arte moderna Carlo Rizzarda che conserva numerosi manufatti in ferro battuto.

Jesolo

(22.698 ab.). Comune in provincia di Venezia, con un passato di vicus romano (Equilum) che fu baluardo della resistenza bizantina durante l'invasione dei Longobardi. In località Le Mure degne di nota le fondamenta di due basiliche, resti della città antica: la prima, ricoperta, risale all'VIII-IX secolo; la seconda, riedificata nel primo dopoguerra, è invece dell'XI secolo, ma venne costruita su una precedente aula paleocristiana (V-VI secolo) della quale si possono ammirare alcuni frammenti di un pregevole mosaico pavimentale. A 3.5 km dal capoluogo si trova il Lido di Jèsolo, uno dei più importanti centri balneari dell'alto Adriatico. Sviluppatosi nel 1928 in seguito all'apertura dell'Istituto tubercolare di Treviso, è cresciuto poi sul litorale, dalla foce di Piave Vecchia al porto di Cortellazzo.

Legnago

(24.274 ab.). Centro in provincia di Verona, sulla destra dell'Adige. Di antica fondazione e di frequentazione romana, divenne nel X secolo una roccaforte militare. Succesivamente con Mantova, Verona, Peschiera, formò il famoso quadrilatero. La fortificazione fu cominciata nel 1535 dai Veneziani. Durante la seconda Guerra Mondiale fu danneggiata gravemente da numerosi bombardamenti. Notevole la Porta Ferrara del Sanmicheli, il Duomo incompiuto (XVIII e XIX sec.), il teatro intitolato ad Antonio Salieri, che nacque proprio qui nel 1750. Centro del commercio del riso. Il canale di Legnàgo esce dall'Adige e va al Tartaro percorrendo 16 km.

Lendinara

(12.173 ab.). Cittadina in provincia di Rovigo, sulla sinistra dell'Adigetto, importante per le sue industrie (zuccherificio, fabbriche di concimi, iutificio, canapificio, fabbriche di mobili). Ricordata la prima volta nell'870, quando la famiglia veronese dei Cattaneo vi trasferì la propria residenza, Lendinara divenne poi feudo dei Carraresi e quindi degli Estensi. Con il trattato del 1484 passò con Rovigo a Venezia. Lendinara possiede alcune case antiche e bei palazzi (Malmignati; Boldrin-Marchiori).
Notevoli inoltre il Duomo (sec. XVIII, all'interno sontuosi altari marmorei e statue attribuite a Pietro Muttoni); il santuario della Madonna del Pilastrello (XVI sec., molto visitato per via dell'acqua che si può attingere dalla Cappella del bagno, alla quale si attribuiscono poteri taumaturgici (inoltre all'interno Ascensione votiva del Veronese); San Rocco(XVII sec.).

Lonigo

(14.005 ab.). Centro in provincia di Vicenza, alle falde dei Colli Berici, sul torrente Guà, venne fondato in epoca romana e governato prima dai veronesi e poi dal 1404 dalla Serenissima. Attività agricole; mercato di cavalli e di bovini. Interessanti edifici sono il Palazzo Comunale conosciuto anche come Palazzo Pisani (1577), Villa Pisani costruita da Vincenzo Scamozzi su modello della Rotonda palladiana (1578) e Villa Giovanelli, antica abbazia benedettina restaurata nel 1876 (del vecchio edificio rimane un chiostro del '500 e un campanile del '400, il resto risale al restauro; notevoli gli stucchi e affreschi di Mosé Bianchi).

Marghera

Municipalità del comune di Venezia, sulla terraferma, a Sud di Mestre, con cui forma un unico agglomerato urbano. Sede di grandi industrie siderurgiche, meccaniche, cantieristiche, chimiche, petrolifere e vetrarie. Attivissimo porto.

Marostica

(12.848 ab.). Centro in provincia di Vicenza. Rovine di un antico castello che fu celebre per fatti di guerra. Di fronte al Castello Inferiore (XIV sec.) si apre la piazza con una caratteristica pavimentazione a scacchiera su cui si svolge ogni due anni la celebre partita a scacchi con personaggi in costume come pedine. Resti della trecentesca cinta muraria. Tra gli edifici degni di nota la chiesa di S. Antonio Abate (1383), rimaneggiata nel 1730, all'interno pala di Jacopo e Francesco Bassano con la Predicazione di San Paolo ai greci (1574); il Castello Superiore che conserva della costruzione originale il basamento e parte delle mura.
Panorama dal castello di Marostica (Vicenza)


Mestre

Municipalità del comune di Venezia. A 3 km dalla laguna, è punto obbligato di passaggio per i viaggiatori che si recano a Venezia. Data l'impossibilità di espandersi nelle isole, Venezia ha trovato sbocco in terraferma e Mestre si è sviluppata con ritmo febbrile. Cantieri navali e raffinerie di petrolio. Mestre sorse probabilmente non prima del IX-X secolo, a conferma di ciò è una torre del 1108, unico frammento delle mura medievali. Situata al limite del ducato di Venezia con il territorio trevigiano, assolse in quest'ultimo una funzione militare eminente, come castrum, sino alla definitiva conquista veneziana (1337). Nelle lotte successive della Repubblica per la conquista e la difesa del retroterra veneto, costituì il più potente baluardo fortificato a protezione della laguna. Nel 1797, al crollo di Venezia, ne seguì le sorti.
Da Mestre parte il ponte ferroviario e automobilistico che porta a Venezia.

Mira

(35.355 ab.). Centro in provincia di Venezia, sul Brenta, deve il suo nome probabilmente all'antico culto per il vescovo di Myra in Licia. Il comune nasce dalla fusione dei due centri abitati di Oriago e Gambarare, avvenuta nel 1867. Famose ville patrizie del XVI-XVIII sec., con opere d'arte di maestri celebri. Rinomate fabbriche di candele e saponi.

Montagnana

(9.3915 ab.). Centro agricolo ed industriale in provincia di Padova. Importante mercato agricolo. Industrie saccarifere, dei salumi, dei laterizi, dei compensati e imballaggi. Già castrum romano, divenne in seguito castello bizantino. Conobbe poi signorie di Longobardi, Estensi, Padovani, e pervenne a Venezia nel 1405.
La cinta muraria degli Estensi (XIII-XIV sec.), che circonda il vecchio nucleo cittadino, è uno dei più suggestivi e meglio conservati esempi di fortificazioni medievali. Duomo del XV sec., chiese di San Francesco (XV sec.) e di San Benedetto (XVII sec.), e numerosi palazzi rinascimentali.

Murano

Municipalità di Venezia, conta più di 6000 abitanti ed è nota per le sue fabbriche del vetro. Deve la sua ricchezza a un decreto del Maggior Consiglio del 1291, con il quale Venezia spostò tutte le sue vetrerie a Murano per paura di incendi. In poco tempo le cinque isolette che formano questo agglomerato si riempirono di palazzi signorili, destinati all'aristocrazia veneziana che veniva qui in villeggiatura e alla borghesia emergente, e case più modeste per il resto della gente. Degni di nota Palazzo Giustinian, fatto costruire dal vescovo nel 1680 per trasferirvi la sede episcopale da Torcello, con all'interno il Museo dell'Arte vetraria, il cui pezzo più pregevole è la coppa Barovier (splendido pezzo del '400 in vetro blu con i ritratti degli sposi per le cui nozze venne realizzata); Palazzo Trevisan con straordinaria facciata; il Duomo intitolato ai Ss. Maria e donato, eretto nel VII sec. e in seguito rimaneggiato nel XII, con all'interno uno splendido pavimento a mosaico del 1140 e colonne in marmo con capitelli veneziani; la parrocchiale di S. Pietro martire, riedificata tra il XV e il XVI sec. con opere d'arte provenienti da chiese e conventi soppressi in epoca napoleonica (di Giovanni Bellini sono l'Assunta e santi (1510 1513) e la Madonna col Bambino in trono tra angeli e santi, 1488; del Veronese, 1566 circa, è il S. Girolamo nel deserto).

Oderzo

(17.316 ab.). Centro in provincia di Treviso, fra la Livenza e il Piave. È l'antica Opitergium, municipio e colonia romana. A causa della sua posizione strategica (una strada la univa anche ad Altino e al mare) fu oggetto di distruzioni periodiche: nel 373 a.C. fu devastata da Quadi e Marcomanni e nel 452 da Attila. Nel XIII secolo, ripresa la propria funzione di mercato, furono erette le mura, che nel XVI secolo iniziarono a rivelarsi insufficienti per contenere lo sviluppo edilizio.
Notevole il Duomo tardo-gotico ma rimaneggiato nel '500, con facciata a capanna, portale rinascimentale e campanile gotico; all'interno dipinti di Pomponio Amalteo e di Palma il Giovane (S. Giovanni Battista e Ss. Vescovi opitergini). Importanti ritrovamenti romani (resti del foro, della basilica e di case private), alcuni dei quali conservati nel Museo Civico opitergino Eno Bellis, ritenuto uno dei più ricchi e importanti del Veneto.

Peschiera del Garda

(8.485 ab.). Centro in provincia di Verona, allo sbocco del Mincio dal lago di Garda. Fece parte del Quadrilatero con Legnago, Mantova e Verona; nel 1848 cadde in possesso dell'esercito sardo dopo l'assedio durato dal 28 aprile al 30 maggio. Già dal Medioevo era stata fortificata. Ezzelino la distrusse, gli Scaligeri la riedificarono e così pure nel 1549 i Veneziani, che ne accrebbero le difese su disegni di Guidobaldo della Rovere duca di Urbino. Stazione climatica.

Pieve di Cadore

(3.848 ab.). Centro turistico in provincia di Belluno, a 878 m s/m sulla destra del Piave. Pascoli, boschi. Frequentata stazione di soggiorno estivo e invernale. Di origine romana, è il centro storico e artistico più importante del Cadore. Palazzo delle Magnifiche Comunità (XV sec.), parrocchiale di S. Maria nascente, rimaneggiata nel 1761 da Domenico Schiavi, con all'interno Madonna col Bambino di Tiziano e altre opere di familiari, tra cui un'Ultima cena e portelle d'organo di Cesare Vecellio. Degna di nota la presunta casa del pittore Tiziano.

Portogruaro

(24.571 ab.). Centro agricolo e industriale in provincia di Venezia, sul fiume Lemene, in fertile regione agricola dei cui prodotti (cereali, foraggi, bietole, ortaggi) è florido centro di mercato. Industrie chimiche, meccaniche, dei filati. Dipendente dalla romana Julia Concordia e poi dai patriarchi di Aquileia, fu libero Comune nel Medioevo e, dal 1420, fu sotto Venezia. Conserva numerosi edifici del XIV-XVI sec. che conferiscono all'abitato un pittoresco aspetto. Degni di nota la Loggia comunale, con facciata a spioventi cinta in alto da una merlatura ghibellina; il Duomo edificato tra il 1793 e il 1833 su un antico edificio religioso in stile romanico di cui rimane la torre campanaria, con all'interno numerose opere prestigiose di Palma il Giovane e della sua scuola; l'ex Palazzo Marzotto (1540), oggi villa comunale. Importante anche il Museo Concordiese che conserva numerosi cimeli romani.

Porto Tolle

(10.666 ab.). Comune in provincia di Rovigo, sul delta padano, fra il Po di Goro e il Po della Pila. Territorio di bonifica, produce cereali e barbabietole da zucchero. Pesca. Zuccherifici. Metano.

Recoaro Terme

(7.266 ab.). Centro climatico in provincia di Vicenza, a 445 m s/m. Stazione climatica, frequentata per le sorgenti acidulo-ferruginose. Noto lo stabilimento di acque minerali e altre bevande.

San Donà di Piave

(35.417 ab.). Centro in provincia di Venezia presso la riva sinistra del Piave, fu in buona parte ricostruito alla fine della prima guerra mondiale. L'abitato risale al XII secolo. Nel XIX secolo sotto il dominio francese prima e quello austriaco poi, si registra un certo sviluppo, grazie soprattutto alle opere di bonifica per mezzo dei Consorzi di scolo, che condussero a una trasformazione del paesaggio e dell'economia. Bella chiesa. Nel territorio qualche resto dell'antica Altino.

Thiene

(20.977 ab.). Cittadina in provincia di Vicenza, a 147 m s/m alle falde meridionali dell'altipiano di Asiago. Mercato agricolo e del bestiame. Industrie tessili, meccaniche e calzaturiera. D'origine romana, fu nel Medioevo libero Comune, poi annesso alla Repubblica Veneta. Splendida la villa Da Porto-Colleoni, edificio tardo-gotico ultimato alla fine del 1476, con un bel porticato di facciata e affreschi di Giovanni Antonio Fasolo e G.B. Zelotti. Degno di nota anche il Duomo finito nel 1630 e più volte rimaneggiato, affiancato da una torre civica che fa da campanile.

Villafranca di Verona

(29.353 ab.). Centro agricolo e industriale in provincia di Verona, fu fondato per volere della città di Verona nel 1185, nonostante abbia un aspetto ottocentesco. Interessanti la villa Gandini Morelli-Bugna, in una sala della quale venne sottoscritto il Trattato franco-austriaco del 1859; la chiesa dei Ss. Pietro e Paolo (1769-1882); il castello costruito a più riprese (1202, 1234 e 1345-59) su una precedente piattaforma probabilmente romana. Industrie metallurgiche, meccaniche, del legno, calzaturiere, tessili e alimentari.

Vittorio Veneto

(29.184 ab.). Centro in provincia di Treviso, a 138 m s/m. Mercato agricolo (uva, cereali) e del bestiame. Industrie laniere, metalmeccaniche, del cemento, alimentari e del mobile.
Loggia Serravalle; Duomo barocco. Intitolata a re Vittorio Emanuele II per celebrare l'annessione del Veneto al Regno d'Italia, la città è sorta nel 1866 dall'unione di Serravalle e Ceneda (che fu importante centro longobardo e fece poi parte della Marca Trevigiana). Battaglia di Vittorio Veneto: svoltasi dal 24 ottobre al 3 novembre 1918 sul fronte italo-austriaco, si concluse con la vittoria dell'Italia, segnando il momento conclusivo della guerra con l'Austria e contribuendo alla vittoria dell'Intesa.