PRESENTAZIONE
Questa regione
dell'Italia settentrionale è situata nella parte centrale dell'arco
alpino. Il suo territorio (23.861 kmq), per metà montuoso e per
metà pianeggiante, si estende sino al Po, sconfinando di poco
nell'Oltrepò Pavese. Confina a nord con la Svizzera, ad est con il Veneto
e il Trentino Alto-Adige, ad ovest con il Piemonte e a sud con l'Emilia.
È divisa nelle seguenti province: Milano, Bergamo, Brescia, Como,
Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio, Varese e Milano è il
capoluogo regionale. Tra le più estese regioni italiane, la
Lombardia è anche tra le più popolose (9.032.554 ab) e per
densità demografica è al secondo posto dopo la Campania (378
abitanti per kmq). Nel corso dei secoli fu designata con nomi diversi in
relazione alle genti che l'abitarono. Denominata dapprima Insubria, dal nome
della stirpe celtica degli Insubri, che tra i primi l'occuparono, si
chiamò Longobardia dopo la conquista dei Longobardi e quindi Lombardia.
Pur mancando a lungo di unità politica in relazione alla sua estensione
geografica, nel corso della sua storia la regione ha dato un contributo sempre
rilevante allo sviluppo politico e sociale della penisola.
Cartina della Lombardia
IL TERRITORIO
Le montagne lombarde occupano poco meno della
metà dell'intero territorio e si suddividono in Alpi, Prealpi e una
fascia collinare.
Le Alpi vere e proprie fanno parte delle Alpi Centrali e
sono rappresentate da un settore delle Lepontine e delle Retiche. Tra le cime
più notevoli vi sono: il Bernina (4.052 m), in territorio svizzero;
l'Ortles (3.905 m) e il Cevedale (3.764 m). In questa zona si aprono i valichi
tra l'Italia e la Svizzera, che sono il Passo del Maloia, il Passo del Bernina,
il Passo dello Stelvio e il Passo del Tonale. Più a sud si elevano le
Alpi Orobie, di altitudine inferiore, e quindi, proseguendo verso meridione,
s'incontrano catene prealpine e gruppi collinari suddivisi in numerose vallate
trasversali. Si tratta delle Prealpi lombarde, costituite da una fascia
più meridionale rispetto al sistema alpino, ma parallela ad esso. Le
Prealpi hanno forme meno aspre delle Alpi e sono anche meno elevate. Tra le cime
maggiori vi sono il gruppo della Grigna (Grigna settentrionale 2.410 m, Grigna
meridionale 2.554 m), il Pizzo dei Tre Signori (2.554 m) e la Presolana. Le
Prealpi lombarde sono costituite prevalentemente da calcare e da dolomia. I
laghi che fanno parte del sistema prealpino documentano il fenomeno delle
antiche glaciazioni. Procedendo dal Piemonte al Veneto, troviamo il Lago
Maggiore e quello di Lugano, che in parte appartengono alla Svizzera, il Lago di
Como, d'Iseo e di Garda. Quest'ultimo è il più vasto d'Italia; la
sua sponda orientale fa parte del Veneto.
Questi numerosi specchi lacustri
mitigano notevolmente il clima, rendendo possibile lo sviluppo di una
vegetazione mediterranea.
La pianura, che occupa la fascia più
meridionale della regione, è attraversata da una fitta rete di fiumi e di
canali. Infatti la Lombardia è percorsa a sud dal medio corso del Po ed
è interessata dal bacino idrografico costituito dai suoi affluenti di
sinistra. La Pianura Padana lombarda è quindi divisa in due fasce: l'alta
pianura, poco fertile e asciutta, e la bassa pianura, ricca d'acqua (irrigua) e
intensamente coltivata. Tra i principali affluenti del Po ricordiamo: il Ticino,
che entra nel Lago Maggiore dalla Svizzera e ne esce arricchito dalle acque del
Maggia e del Toce; l'Adda, che immette le sue acque nel Lago di Como, esce a
Lecco e bagna Lodi; l'Oglio che, dopo aver formato il Lago d'Iseo, si getta nel
Po; il Mincio che, uscito dal Lago di Garda, bagna Peschiera.
Oltre a
questi, citiamo il Serio e il Brembo, entrambi affluenti dell'Adda. Tutti i
fiumi lombardi hanno un regime regolare e acqua abbondante, grazie alla
alimentazione delle risorgive e delle nevi. Il clima della Lombardia è di
tipo continentale, salvo le zone di montagna, in relazione all'altitudine. Gli
inverni sono freddi e le estati alquanto calde. Il clima più temperato,
mitigato dai grandi serbatoi d'acqua lacuali, è quello prealpino e, ancor
più, quello della fascia collinare.
PARCHI NAZIONALI E REGIONALI
Parco Nazionale dello Stelvio
Il Parco Nazionale dello Stelvio, situato tra il
Trentino-Alto Adige e la Lombardia, comprende le province di Sondrio, Brescia,
Trento e Bolzano. Ha come fulcro geografico il gruppo montuoso
dell'Ortles-Cevedale e confina per un tratto del versante occidentale con il
Parco Nazionale Svizzero dell'Engadina, con cui forma una delle aree protette
più estese di tutta Europa. La sua istituzione risale al 1935. L'ultimo
ampliamento del 1977 ha permesso alla superficie del parco di raggiungere i
137.000 ettari di territorio in gran parte d'alta montagna (rocce e ghiacciai
perenni), mentre il resto è lasciato ai pascoli e ai boschi di conifere.
Prima di visitare il parco è consigliabile rivolgersi ad uno dei quattro
centri di informazione esistenti a Bormio, Silandro, Rabbi e Cogolo,
perfettamente attrezzati con sale espositive e di proiezione. Il turista
sarà così consigliato sugli itinerari migliori e i momenti
più adatti per godere appieno delle straordinarie bellezze naturali che
il parco offre a chi lo sa scoprire, nel pieno rispetto dell'ambiente e dei suoi
abitanti. Abbondano soprattutto gli ungulati cervi, camosci, caprioli,
stambecchi ma non mancano l'aquila reale (simbolo del parco), la marmotta, il
tasso, l'ermellino, il gallo cedrone, il fagiano di monte e la pernice bianca.
Tra gli esemplari floristici ricordiamo il larice, l'abete rosso, il pino
cembro, il pino mugo e quello silvestre, l'ontano verde, la linnea boreale, il
giglio rosso, la genziana, l'erba camozzera, il camedrio alpino.
L'ECONOMIA
Tutti e tre i settori economici (primario,
secondario e terziario) sono presenti in Lombardia. Sebbene l'agricoltura occupi
un'esigua percentuale della popolazione attiva, è tra le più
ricche d'Italia. Buona parte del riso, del mais e dei foraggi italiani proviene
da questa regione, pur non mancando il grano, le barbabietole, le patate e la
vite. Molto sviluppato è anche l'allevamento, sia bovino (primo posto
nazionale), che suino (secondo posto). La maggior parte dei prodotti lombardi
è coltivata nella fascia più fertile e irrigua, la Bassa, che
comprende le province di Pavia, Milano, Cremona e Mantova. Il paesaggio agrario
lombardo è caratteristico: ampi prati verdeggianti si susseguono a vasti
campi a seminativo, interrotti da filari di pioppi. A seconda delle aree,
prevalgono alcune colture su altre: nella Lomellina (parte occidentale della
provincia di Pavia) i pioppeti si alternano alle risaie; nell'Oltrepò
Pavese (zona collinare a destra del Po) sono diffusi vigneti e alberi da frutta.
Nelle province di Mantova e Cremona predominano foraggi, cereali e barbabietole.
Non solo i capoluoghi di queste due province, ma anche Pavia, è
importante centro delle attività industriali e commerciali legate
all'agricoltura. A questi bisogna aggiungere Sondrio, localizzata nella
provincia più settentrionale, che possiede attività di più
modeste dimensioni.
Per quanto riguarda il settore secondario, esso si
configura come il più importante della regione: ben metà della sua
popolazione attiva è occupata nell'industria. Milano possiede aziende di
grandi dimensioni: acciaierie (Falk e Breda), industrie chimiche (Pirelli e
Montedison), alimentari (Unidal), farmaceutiche (Carlo Erba e Farmitalia),
elettroniche (IBM, Italtel, Sit Siemens), grafiche ed editoriali. A ciò
si accompagna una fitta rete commerciale, simbolo della quale è l'annuale
Fiera Campionaria, che richiama espositori da ogni parte del mondo. Anche Pavia,
oltre alle attività agricole, possiede alcune industrie meccaniche,
tessili, chimiche e calzaturiere.
Il secondo polo industriale della
regione è però costituito da Brescia e dalla sua provincia, che
insieme ospitano aziende meccaniche, siderurgiche e metallurgiche. Non è
da trascurare Bergamo, che è centro di numerose industrie meccaniche e
dell'abbigliamento; spiccano inoltre le acciaierie di Dalmine, vicino al
capoluogo bergamasco. Nella provincia di Como le industrie tessili della seta e
produttrici di fibre sintetiche sono affiancate dalle aziende meccaniche e del
mobilio, tipiche della Brianza. Infine anche Varese spicca per lo sviluppo
industriale e soprattutto per l'alto reddito pro-capite della popolazione della
sua provincia. Qui fabbriche di piccole e medie dimensioni producono tessuti,
scarpe, prodotti chimici, carta, utensili e macchinari. Lo sviluppo industriale
dell'intera regione è stato indubbiamente favorito dalla notevole
produzione di energia idroelettrica, che soddisfa la quasi totalità del
fabbisogno degli impianti. In tale settore la regione occupa il primo posto tra
i produttori nazionali. La Lombardia si configura quindi come la regione
più industrializzata d'Italia.
Ma a fianco di questo comparto
economico è andato sempre più ampliandosi quello delle
attività terziarie, legate cioè ai servizi. In particolare Milano,
che un tempo faceva parte, con Torino e Genova, del cosiddetto triangolo
industriale, a partire dagli anni Settanta ha affiancato alle fabbriche numerose
banche, aziende commerciali, società finanziarie e assicurative. Il
processo di espansione del terziario ha infatti raggiunto proporzioni tali negli
ultimi anni, da arrivare a sottrarre spazio persino alle tradizionali
attività connesse con il settore industriale. Ma Milano non solo ha
conservato il ruolo di centro dell'economia regionale e nazionale, non solo
è rimasta il cuore dello sviluppo industriale e finanziario italiano, ma
ha via via assunto il volto di autentica città europea. Sede di diverse
università, di case editrici, di centri di ricerca e dei più
importanti giornali italiani, è divenuta la capitale culturale del Paese,
pronta ad assorbire gli stimoli nuovi del mondo economico e sociale. Quindi il
capoluogo lombardo, in grado ormai di concentrare nelle sue mani le
attività direzionali e culturali di alto livello che scavalcano i confini
regionali, può a buon diritto considerarsi una vera e propria metropoli,
dotata di compiti e funzioni sovraregionali e integrate, quale centro di servizi
di grado e di importanza superiori a quelli di un qualunque capoluogo di
provincia.
Per tutte queste ragioni è stata da sempre meta di un
notevole afflusso di immigrati, provenienti da regioni più povere e con
pochi posti di lavoro. Intorno alla vecchia città negli ultimi decenni si
sono così costruiti nuovi quartieri, tanto che la periferia ha inglobato
i Comuni circostanti. È questo fenomeno di espansione e integrazione del
tessuto urbano noto con il nome di "conurbazione", tipico ormai di Milano, una
città che conta oggi globalmente più di due milioni e mezzo di
abitanti. Le sue molteplici attività economiche richiamano ogni giorno
molte migliaia di lavoratori (300-400 mila), che convergono da tutta la regione
per lavorare nel capoluogo, e fanno ritorno a casa solo alla sera. Questo
fenomeno di spostamento quotidiano dal proprio centro in un altro per motivi di
lavoro è detto pendolarismo. Ciò genera problemi di traffico e di
viabilità, mentre l'alta concentrazione industriale produce spesso
inquinamento e distruzione o alterazione del patrimonio ambientale. Di contro
l'elevata densità di popolazione rilevabile nei maggiori centri urbani ha
frequentemente messo in luce insufficienze nei servizi sociali, tanto che il
problema della casa è divenuto per molti di ardua soluzione, e
l'assistenza ospedaliera non è in grado di soddisfare le necessità
degli abitanti.
CENNI STORICI
Dalle origini al Medioevo
La Lombardia iniziò ad essere abitata
molto probabilmente, dai Liguri. Arrivarono quindi nel II millennio a.C. i
Veneti e i primi popoli italici.
Seguirono i Galli, gli Etruschi e forse
gli Umbri. Tra i Galli, le tribù che maggiormente lasciarono tracce di
sé furono gli Insubri, che, stanziati fra il Ticino e l'Adda, fondarono
Mediolanum (Milano), Ticinum (Pavia), Comum e Lodi; e i Cenomani, che eressero
Brixia (Brescia) e probabilmente anche Bergomum (Bergamo). Più volte gli
Insubri si rivoltarono contro Roma compiendo feroci razzie nell'Italia Centrale.
Per porre fine alle loro scorrerie, i Romani si allearono allora con i Cenomani,
approfittando dei gravi dissidi venutisi a creare fra le tribù di stirpe
celtica. L'opera di romanizzazione della regione fu temporaneamente interrotta
dalla calata dei Cartaginesi comandati da Annibale, che inflisse ai Romani
sconfitte nelle battaglie del Ticino, del Trebbia, del Trasimeno e di Canne.
Comunque, dopo la seconda guerra punica, i Galli furono definitivamente
debellati.
Sotto l'Impero di Roma (dal II al V secolo d.C.) Milano e tutte
le altre città lombarde godettero di un grande benessere e svolsero
compiti essenziali nella strategia politica romana. Tutto il territorio lombardo
vide decollare la propria economia. Il periodo di fiorente sviluppo economico e
sociale durò sino all'invasione dei barbari nel V secolo d.C.
In
balia dei nuovi conquistatori la Lombardia vide allora iniziare la sua parabola
discendente, che raggiunse il suo acme durante la guerra gotico-bizantina. Era
l'anno 539 quando il re ostrogoto Vitige, che si trovava in guerra con i
generali Belisario e Narsete, inviò in Lombardia un esercito al comando
del nipote Uraia. Questi, a ritorsione dell'ospitalità concessa dagli
abitanti di Milano ad un piccolo contingente di truppe bizantine, aveva l'ordine
di infliggere alla città una esemplare punizione. Assediata e
saccheggiata, la città fu rasa al suolo; oltre 200 mila persone furono
passate per le armi. Dopo la dominazione bizantina altre stragi e rovine furono
portate dai Longobardi che, vintane la resistenza, elessero Pavia a capitale del
loro regno. Contro di loro si schierò la Chiesa di Roma, che ricorse
all'aiuto dei re dei Franchi. Essi scacciarono i Longobardi e si insediarono
nella regione lombarda dove rimasero sino all'887. Tra i re franchi il
più grande fu Carlo Magno, che diede un nuovo assetto
territoriale-amministrativo alla Lombardia. Egli divise il territorio in contee,
a capo delle quali pose i signori franchi, che si chiamarono appunto conti.
Agli iniziali benefici accordati alla Chiesa Romana se ne aggiunsero altri
nel tempo, quando, allo scopo di contrastare i poteri quasi illimitati venutisi
a concentrare nelle mani dei conti, i re d'Italia accrebbero mediante donazioni
il patrimonio ecclesiastico e concessero nelle città maggiori poteri ai
vescovi. Tipica figura di vescovo che assurge a ruolo politico di primo piano fu
a Milano Ariberto d'Intimiano, che raggiunse grande potenza e contro il quale
mosse Corrado II. Ma a difesa del suo vescovo si schierò vittoriosamente
attorno al Carroccio l'intero popolo milanese. Negli anni successivi Ariberto
vide definitivamente tramontare la propria potenza, quando fu travolto da una
violenta rivolta popolare.
Dai Comuni al Seicento
Nel frattempo si profilava una nuova forma di
governo, il Comune, che fu fiorente per un lungo periodo ma che, a partire dalla
seconda metà del secolo XIII, cominciò a manifestare la sua
intrinseca debolezza. Le opposte ideologie guelfa e ghibellina infatti furono la
causa delle lotte che si scatenarono fra Comune e Comune e portarono
inevitabilmente alla istituzione di un tipo di governo più stabile,
quello della Signoria.
Primo Signore di Milano ed eletto per tre anni fu
Manfredo Lancia. Poi il governo fu affidato ai Torriani, detronizzati in seguito
dai Visconti, che ingrandirono nel tempo il territorio della Signoria, occupando
l'una dopo l'altra tutte le città lombarde.
Nel 1395 l'imperatore
Venceslao nominò Gian Galeazzo Visconti duca di Milano con il diritto di
successione ereditaria. La dinastia si estinse nel XV secolo con Filippo Maria
Visconti. Divenne quindi signore Francesco Sforza, eletto duca dal popolo, che
condusse una saggia politica sia all'interno che all'esterno. Sotto il ducato di
Ludovico il Moro la città di Milano ebbe grande sviluppo economico, ma
poco dopo ebbe inizio un nuovo periodo di decadenza della Lombardia, divenuta
una delle pedine nel gioco della grande politica europea.
Dal 1499 al
1535, si contesero il possesso della regione le due più potenti nazioni
del tempo: Spagna e Francia. La Francia reclamava la più ricca terra
italiana in virtù della discendenza del re Luigi XII da Valentina
Visconti. Alla morte di Francesco II Sforza, gli Spagnoli di Carlo V la
occuparono e la tennero sotto la loro dominazione per 178 anni. Fu questo uno
dei peggiori periodi della storia lombarda. Ai già gravi danni del
malgoverno spagnolo si aggiunsero una serie di sciagure naturali come la peste
del 1524, che fece centinaia di vittime, e le carestie e le pestilenze del 1578
e 1630, che aggravarono ancor di più le già drammatiche condizioni
economiche e sociali della popolazione lombarda.
Dal Settecento ai giorni nostri
Una fortuna e nel contempo una
liberazione fu il passaggio della Lombardia sotto la dominazione austriaca,
conseguenza della guerra di successione spagnola (1702-1713).
Il popolo
lombardo, saggiamente governato da Maria Teresa d'Austria prima e da Giuseppe II
e Leopoldo II in seguito, diede nuovo impulso alla vita economica, che riprese
il suo dinamico sviluppo.
Anche il risveglio culturale nella nuova
situazione politica, più liberale, si rivelò estremamente proficuo
mettendo all'ordine del giorno l'impellente esigenza di radicali riforme, che
minassero alla base le strutture dei vecchi ordinamenti ereditati dall'epoca
feudale e che dessero un nuovo assetto alla vita sociale. Questo movimento di
pensiero illuministico e riformatore si sviluppò nella seconda
metà del Settecento ed ebbe vita sino a tutto il periodo napoleonico. Nel
1805 Napoleone Bonaparte si fece incoronare in Duomo e Milano divenne capitale
del Regno d'Italia. Nel 1816, con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto, la
Lombardia tornò all'Austria, divenendo nel contempo il centro propulsore
della lotta per l'indipendenza della penisola.
Nella storia del nostro
Risorgimento Milano e la Lombardia scrissero pagine essenziali e memorabili. Fra
tutte citiamo le Cinque Giornate di Milano nel 1848, che videro il popolo
milanese combattere l'invasore sulle barricate. Annessa al Piemonte con la
vittoria della Seconda Guerra d'Indipendenza, la Lombardia fu unita al Regno
d'Italia nel 1859, grazie al trattato di Villafranca.
Dopo l'unità d'Italia la delimitazione dei confini regionali e delle
province confermò quasi totalmente gli assetti territoriali che la regione
aveva assunto nei secoli precedenti. Se le province di Bergamo e Brescia
risultavano favorite sia per via della collocazione pedemontana che degli
stretti collegamenti con Milano, Pavia, Lodi, Cremona e Mantova, rimasero non solo
isolate e relegate quasi interamente nella bassa pianura ma dipendenti
dall'agricoltura. L'industrializzazione si sviluppò soprattutto grazie alle
risorse energetiche idriche, che avevano nelle Alpi le proprie fonti. Il
successivo incremento dell'industria idroelettrica consentì una dislocazione
industriale lontana dalle montagne, ma privilegiò ancora l'alta pianura e le
valli alpine dove c'erano manodopera in abbondanza e predisposizione industriale.
La dislocazione delle fabbriche cambiò totalmente dopo la seconda guerra mondiale,
con la rivoluzione petrolifera, quando esplose in Italia il "miracolo economico",
che ebbe in Lombardia uno dei suoi terreni più fertili grazie a una
imprenditorialità già collaudata e attiva e grazie alla funzione trainante di
Milano, "capitale economica d'Italia". Tuttavia fu ancora una volta
scelta l'alta pianura, benché tutti i centri piccoli e medi abbiano
conosciuto un sensibile sviluppo, come si misura oggi dalle aree residenziali
di cui si sono circondati, dai condomini e dalle villette dei ceti sociali
beneficiati dal boom economico degli anni '60 e '70 del Novecento. Allo stesso
tempo si ebbe un generale svuotamento delle campagne, con la fuga verso i
centri che offrivano lavoro nell'industria. Le cascine e le corti persero i
loro abitanti, espulsi dalla stessa meccanizzazione dell'attività agricola.
Industrialmente ebbero una crescita eccezionale alcune aree di specializzazione,
come le valli del Bresciano, e diversi centri dell'alta pianura che godettero
di iniziative fortunate (come ad esempio l'industria del mobile in Brianza).
Non sono poi da dimenticare gli sviluppi del turismo, specialmente intorno ai
laghi e nelle zone di montagna, interessati soprattutto da un turismo
pendolare, di fine-settimana, promosso dal bisogno di evasione della popolazione
delle urbanizzate fasce pedemontane.
Tutti questi fatti hanno cambiato la geografia della Lombardia, il peso e il
ruolo dei diversi centri, benché tutta la regione goda di un benessere che la
pone ancora, come in passato, tra le più avanzate d'Italia e d'Europa.
IL PERCORSO ARTISTICO E CULTURALE
Tracce protostoriche e segni dell'antichità
Singolare testimonianza dello sviluppo di una civiltà
dell'età del Ferro, sono le incisioni rupestri della Valcamònica.
Verso la metà del I millennio oltre alla civiltà etrusca, si stanziarono
sul territorio alcune popolazioni celtiche che fondarono le prime
strutture urbane in Milano, Como, Bergamo, Brescia, Mantova. Di
origine romana furono invece Pavia e Cremona.
Al periodo romano appartengono anche i primi grandi edifici monumentali
lombardi. I resti archeologici sono tuttavia piuttosto
scarsi, solo Brescia vanta resti del Foro, con il Teatro e lo splendido
Tempio Capitolino.
Dall'arte paleocristiana al periodo carolingio
La città che meglio rappresenta l'arte paleocristiana è la Milano ambrosiana:
S. Lorenzo, S. Ambrogio, S. Nazaro, S. Simpliciano, S. Eustorgio, tutte rimaneggiate
in epoca romanica. Nel VI secolo arrivarono i longobardi, destinati a
lasciare un segno indelebile nel nome stesso della regione. Oltre a Pavia,
capitale del regno, centri importanti furono Monza e Brescia che ancora oggi
conservano le più significative testimonianze artistiche. Stupendi i resti
di oreficeria (Monza, Tesoro del Duomo) e di scultura (Pavia, Museo Civico),
esigui invece gli edifici pervenuti: la cripta di S. Eusebio a Pavia; il
monastero di S. Salvatore a Brescia; lo splendido Battistero di Lomello,
forse di origine ancora tardoromana; e, nella valle dell'Olona, il
presidio fortificato di Castelseprio, con la basilica di S. Giovanni e
la chiesa di S. Maria foris Portas, con ciclo di affreschi ispirato ai
vangeli apocrifi. Tutte espressioni che mostrano il cambiamento di stile non
più classico. Rilevante l'attività di squadre di lapicidi, maestranze
organizzate per gestire cantieri edili in muratura: i "maestri comacini".
L'esplosione del romanico
Dopo la fase carolingia (XIII-IX secolo), nelle città principali salirono
al potere i vescovi-conti, il cui prestigio si rispecchiò principalmente nelle
cattedrali imponenti. Vennero edificati tra il X e il XII secolo alcuni dei più
importanti edifici dell'architettura romanica lombarda. Grazie ai maestri
e lapicidi lombardi, gli elementi distintivi dell'architettura romanica
padana si diffusero in tutta Italia e in molte regioni d'Europa: le
facciate a capanna, le mura con poche e strette finestre,
la pianta basilicale con la frequente presenza di un tiburio ottagonale
all'incrocio dei bracci, i pilastri a forma di croce che dovevano sorreggere volte
in muratura, le absidi percorse da gallerie e caratterizzate sotto i tetti da
fasce di archetti, la contrapposizione tra architettura e scultura, i
sontuosi portali spesso sormontati da protiri, l'uso di decorazioni scolpite
con motivi vegetali o geometrici.
Questi elementi, però, venivano adoperati in modo sempre nuovo a seconda
delle disponibilità di materiali, della situazione locale, degli spazi
utilizzabili e anche dell'inventiva dei capomastri. La più grande basilica
romanica di Milano è S. Ambrogio. Numerosi e pregevoli sono gli altri edifici
lombardi in stile romanico: a Pavia, le chise di S. Teodoro e S. Pietro in
Ciel d'Oro, restaurate, e la basilica di S. Michele, con ricche e fragilissime
fasce decorative sulla facciata e caratterizzata da un intreccio di stili (barbarico,
classico-bizantino e arabizzante); a Como, le chiese di S. Abbondio
e S. Fedele (seppure quest'ultimo di base paleocristiana) con influssi transalpini
carolingi-ottoniani. Il rosso diventa il colore predominante di tutte le chiese
romaniche lombarde costruite tra la fine dell'XI e per tutto il XII secolo.
Le mutevoli stagioni del gotico lombardo
Allo stile romanico si affiancò il protogotico cistercense, esempi del
quale sono ben evidenti nell'abbazia di Chiaravalle, fondata da S. Bernardo e in
quelle degli Umiliati a Viboldone e Mirasole. Tra la fine del XII e il XIII
secolo l'architettura si arricchì di simboli ecclesiastici e civili del mondo
comunale, alleato o contrastante con Milano: alle chiese, spesso dedicate a S.
Francesco (a Brescia, a Pavia, a Lodi), si affiancarono, i primi grandi
Broletti e palazzi della Ragione, talvolta caratterizzati da merlature e torri quindi
molto simili a fortezze.
L'affermarsi, nella seconda metà del Duecento, della famiglia dei Visconti a Milano
diede inizio al periodo delle signorie, fenomeno che influenzò in modo particolare
la produzione architettonica ed artistica della regione.
Nella Mantova dei Bonacolsi, cui succedettero nel 1328 i Gonzaga, gli edifici
tra le piazze del Broletto e delle Erbe e in piazza Sordello, in seguito rimaneggiati
e inglobati nel Palazzo Ducale, furono espressione di una cultura architettonica
veneto-veronese. La cultura emiliana fu tipica delle modifiche decorative
gotiche, approntate fra il XIII e il XIV secolo al Duomo di Cremona (originariamente
in stile romanico). La diffusione e lo sviluppo dell'arte gotica in Lombardia
avvennero in modo molto particolare. La pittura, la miniatura, le arti
suntuarie furono caratterizzate da una cura
minuziosa nell'uso dei materiali più diversi e costosi, e da un gusto squisito
e irreale espresso soprattutto nelle committenze private.
Nell'arte lombarda del XIV secolo la ricerca del lusso da una parte e
della solidità dall'altra, divennero espressioni complementari del potere signorile,
e in particolar modo della famiglia Visconti. Un esempio di ciò è il
grandioso Castello Visconteo di Pavia: serrato e imponente all'esterno,
con all'interno uno splendido cortile a portico e loggia. Oltre a quello di Pavia,
i diversi castelli viscontei, più o meno ben conservati e restaurati,
costituiscono una presenza importante nel territorio lombardo: alcuni
hanno conservato il fascino di punti strategici (Trezzo sull'Adda),
altri la memoria di insediamenti e feudi gloriosi (Sant'Angelo Lodigiano,
Soncino, Pandino, Scaldasole, Abbiategrasso, Somma Lombardo). Un altro
castello significativo è quello di Vigevano, ampliato durante il
Quattrocento, divenne dimora prediletta dei duchi milanesi. Tipici di
questo periodo furono gli oratorî in campagna
(Solaro, Lentate, Albizzate, cascina Mocchirolo), splendidi esempi
della pittura lombarda della seconda metà del Trecento, decorati da
affreschi di gusto cortese con influssi giotteschi ed elementi naturalistici e
di costume.
Tra gli edifici religiosi di questo periodo degni di nota sono, oltre alle
abbazie a Sud di Milano, il monastero cistercense di Morimondo, nella
campagna di Lodi Vecchio, e la chiesa di S. Bassiano, ancora legata a
forme romanico-gotiche ma con una importante novità le bifore "a vento",
aperte cioè sul cielo, presenti in altre facciate di chiese gotiche della
Bassa lombarda.
Verso la fine del Trecento lo stile gotico trovò la sua massima espressione nella
facciata del Duomo di Monza, in quella di S. Maria del Carmine, a Pavia, e nella parte
anteriore del Duomo di Como. Il Duomo di Milano, iniziato nel 1386, divenne ben
presto un'opera eccezionale soprattutto per via dell'uso esclusivo dello
splendido marmo venato di grigio e di rosa, che dalle cave di Candoglia arrivava a
Milano grazie ai barconi che percorrevano il lago Maggiore, il Ticino e in ultimo
il Naviglio Grande. Nella fabbrica del Duomo lavorarono architetti francesi,
borgognoni e tedeschi, che uniti alle maestranze locali, diedero vita a
una sintesi straordinaria di motivi innovativi (i tre immensi finestroni
absidali, il giro di nicchie con statue a sostituzione dei capitelli
all'interno) e persistenza di modelli ben sperimentati (la facciata a
capanna, il rapporto ancora romanico tra lunghezza
e larghezza dell'edificio). Dalla fine del Trecento alla metà
del secolo successivo, gli artisti di corte si dedicarono a generi diversi:
Giovannino de' Grassi, straordinario miniaturista (il suo splendido
Taccuino è nella Biblioteca civica di Bergamo), disegnò abiti e
progettò particolari architettonici; Michelino da Besozzo, pittore,
fornì cartoni per le statue del Duomo di Milano; Bonifacio Bembo, noto
pittore attivo a Cremona (tavole nel Museo civico, affreschi in S. Agostino),
oltre a essere il ritrattista della corte sforzesca, eseguì affascinanti
carte da tarocchi.
Il Rinascimento
Verso la fine del terzo decennio del Quattrocento iniziarono a diffondersi
delle novità, centro nevralgico Castiglione Olona, dove il cardinale e umanista Branda
invitò a lavorare, nella Collegiata e nel Battistero, il toscano Masolino
da Panicale, reduce dalla collaborazione con Masaccio in S. Clemente, a Roma.
Di questo periodo, due sono gli edifici simbolo del rinascimento: la Certosa e il
Duomo di Pavia.
Il primo è una struttura gotica con all'interno numerose sculture e dipinti di
altissima qualità; il secondo, costruito a partire dal 1488, risente dell'influsso di
Donato Bramante, la cui mano è forse visibile nell'imponenza dell'abside
e nelle armoniose proporzioni della cripta.
A Mantova invece, i Gonzaga diedero il via, a metà del Quattrocento, ad
una politica di grandioso arricchimento artistico e culturale della città.
Il pittore Pisanello venne chiamato a dipingere un ciclo di affreschi
cavallereschi e Leon Battista Alberti costruì alcune chiese quali
quella di S. Sebastiano e di S. Andrea: in questo modo la città ritornò alle proprie
origini classiche e virgiliane, diventando uno dei primi centri
dell'umanesimo settentrionale.
Un impulso decisivo, a partire dal 1460, venne dalla presenza
di Andrea Mantegna, pittore di corte dalla lunga esperienza.
Tra gli architetti, importante fu l'opera di Giulio Romano, che intervenne
a Palazzo Ducale e Palazzo Te. La combinazione tra
architettura e pittura, e il gusto sempre più rarefatto e intellettualistico
dei Gonzaga diede vita alla 'città ideale' di Sabbioneta
(1554-1591). Prima della caduta della casata dei Gonzaga (inizio del Seicento)
venne chiamato a Mantova, il pittore Rubens; in seguito iniziò il periodo
dello smantellamento e della vendita di quasi tutto il patrimonio artistico
della casata.
A Milano, verso la fine del Quattrocento, operarono invece Bramante e Leonardo.
Il primo ritoccò il Castello Sforzesco, collaborò in modo decisivo alla soluzione dei
problemi di statica dell'altissimo tiburio del Duomo, e lavorò agli interni
della chiesa di S. Maria delle Grazie e di S. Maria presso S. Satiro. Fuori
Milano intervenne, oltre probabilmente nella costruzione del grandioso Duomo
di Pavia, nella progettazione del pronao della chiesa di S. Maria Nuova ad
Abbiategrasso, e per Ludovico il Moro modificò il Castello di Vigevano
trasformandolo in residenza. Alla fine del Quattrocento proprio lo stile
bramantesco divenne comune a tutto il territorio lombardo:
dalla Cappella Colleoni di Bergamo, capolavoro di Giovanni Antonio
Amadeo, alla decoratissima facciata e al portale di S. Maria dei Miracoli a
Brescia; dalla chiesa dell'Incoronata a Lodi con tavole del Bergognone e
ricchissimi ornamenti pittorici dei fratelli Piazza, alla chiesa cilindrica
di S. Maria della Croce a Crema, con fantasiose logge sovrapposte.
Leonardo soggiornò a Milano tra il 1488 e il 1492 e in seguito dal 1506 al
1513, al servizio del re francese, per il quale eseguì dipinti mirabili come
il
Cenacolo in S. Maria delle Grazie e gli sfondi di celebri quadri
che, come
La vergine delle rocce o
La Gioconda, sembrano
ricordare paesaggi lombardi, tra l'Adda e le Grigne; come architetto
progettò la piazza Ducale a Vigevano, e come ingegnere applicò gli studi di
idraulica alla realizzazione delle chiuse sui Navigli.
Dopo il crollo del ducato sforzesco si susseguirono, in territorio lombardo
diverse tendenze artistiche. Nella pittura di Milano e della Lombardia
centrale, contesa tra spagnoli e francesi, dominò l'influsso leonardesco. Tra
i seguaci del genio fiorentino degna di nota fu l'opera di Bernardino Luini,
autore di pregevoli cicli decorativi, di grande fantasia. Lontano dagli
insegnamenti di Leonardo fu invece il valsesiano Gaudenzio Ferrari, compagno di
Lorenzo Lotto, trasferitosi a Bergamo dal 1513 al 1525. Proprio grazie a
all'opera di quest'ultimo a Bergamo, e del Pordenone a Cremona, si configurò
insieme ai frequenti soggiorni di artisti di origine lombarda a Venezia e
all'arrivo a Brescia di un capolavoro di Tiziano (il polittico Averoldi nella
chiesa dei Ss. Nazaro e Celso), un decisivo sviluppo della pittura bresciana,
bergamasca, lodigiana e cremonese in senso veneto. I fratelli Piazza a Lodi, i
Campi a Cremona, Giovan Battista Moroni a Bergamo diedero vita a vivaci scuole
locali, caratterizzate dalla ricerca di nuovi schemi formali e da una carica di
comunicativa popolare. Ancora più importante fu la scuola pittorica bresciana, i
cui protagonisti furono gli artisti Moretto, Savoldo e Romanino, che formarono
un gruppo ricco di inventiva.
Il Seicento e il Settecento
Come i Gonzaga a Mantova, i Borromeo avviarono alle soglie del Seicento
una radicale riforma nell'arte e nell'architettura religiosa della diocesi
milanese. Mentre in città 'venete' come Bergamo (Palazzo della Biblioteca) e
Brescia (Duomo Nuovo, completamento della Loggia) prevalevano spunti del
classicismo veneto, nelle valli prealpine e nelle terre dell'ex ducato di
Milano vennero costruiti edifici grandiosi come i collegi pavesi, o le imponenti
chiese parrocchiali, i santuari, i complessi religiosi come i Sacri Monti,
intesi quali 'baluardi' della fede cattolica contro le
insidie del protestantesimo. La decorazione pittorica delle pareti e degli
altari venne affidata a una generazione di artisti (Cerano, Morazzone, i
Procaccini, Daniele Crespi e molti altri) definita con il generico
appellativo di "Seicento lombardo". La tragica peste del 1630 mise
fine alla cosiddetta "età dei Borromeo": dalla metà del Seicento in avanti,
infatti, mancarono grandi figure capaci di accentrare la cultura regionale.
Le varie zone lombarde videro così lo sviluppo di un'arte barocca legata alle diverse
disponibilità materiali o alla tradizione locale, con notevoli risultati
soprattutto nel Settecento. Alla lavorazione dei metalli, diffusa un po'
ovunque, si aggiunsero altre "arti applicate", in parte legate alle committenze
aristocratiche e in parte frutto della sensibilità popolare: gli stucchi
nella fascia prealpina, la solida e ricca ebanisteria, la tradizione del
cotto nella Bassa padana con la novità delle ceramiche di Lodi, la scultura
lignea nelle valli bresciane e bergamasche. A questo proposito, degna di nota
è la famiglia dei Fantoni, nativi di Rovetta, in valle Seriana, autori di
pregevoli elementi d'arredo sacro e di intensi gruppi di statue.
Mentre alcune città (Brescia, in particolare) si arricchirono di nuove chiese
e di sontuosi palazzi, nel territorio lombardo vennero costruite ville aristocratiche,
talvolta decorate con affreschi d'ispirazione tiepolesca. Fra i
migliori pittori del periodo, il ritrattista bergamasco fra
Galgario, e Giacomo Ceruti (il Pitocchetto), attivo soprattutto a Brescia, le cui
scene di genere ebbero per la prima volta come tema, il drammatico problema
degli emarginati.
Per quanto riguarda l'architettura, dopo la svolta economica e culturale impressa al
territorio dall'avvento dell'Austria, vennero costruite delle grandi ville (esempi
sono ville Alari Visconti a Cernusco sul Naviglio, Belgioioso a
Merate, Sala-Trotti a Olgiate Mòlgora, Ravizza ad Arcore, Crivelli a Inverigo).
Il governo illuminato di Maria Teresa e di Giuseppe II trovò espressione nel
trionfo dell'arte neoclassica: importanti le opere di Giuseppe Piermarini (Teatro
alla Scala e rifacimento di Palazzo Reale a Milano, la Villa Reale di Monza
l'Università a Pavia l'Accademia a Mantova) e di Leopold Pollack (completamento
dell'Università e del collegio Borromeo a Pavia; villa Marliani a Erba).
Ottocento e Novecento
Con le conquiste napoleoniche, i nuovi assetti politici e il diffondersi e
il consolidarsi dello stile neoclassico, la Lombardia ritrovò una sostanziale
omogeneità artistica, incentrata su Milano e sull'insegnamento dell'Accademia
di Brera. Luigi Cagnola e Luigi Canonica furono protagonisti dell'architettura
napoleonica a Milano, mentre in area comasca primeggiò la figura di Simone Cantoni.
Degne di nota anche le opere dello scultore Antonio Canova e del pittore
Andrea Appiani all'interno delle ville e dei palazzi lombardi.
Nel periodo risorgimentale e postunitario emersero, nel panorama lombardo, personalità
significative, quali il pittore Francesco Hajez, lo scultore ticinese Vincenzo Vela,
il rappresentante dell'impressionismo scapigliato Tranquillo Cremona e
il pittore trentino Giovanni Segantini, esponente del divisionismo.
Verso la fine del secolo e nei primi decenni del Novecento, Milano e la provincia
di Varese offrirono diversi esempi di liberty sia in ambito architettonico (Giuseppe
Sommaruga) che nei motivi decorativi non solo di case e palazzi privati (Centrale
elettrica di Trezzo sull'Adda di Gaetano Moretti, 1905). Oltre al liberty la
stagione novecentesca vide lo sviluppo di un nuovo stile: il futurismo, che
ebbe la sua culla teorica ed espressiva proprio a Milano. Proprio in questa città
infatti, Boccioni, Carrà, Severini, Balla e Russolo firmarono nel 1910 il
Manifesto dei pittori futuristi, a cui
seguirono le loro opere, in parte ispirate proprio dalla nascente e
multiforme modernità che il capoluogo lombardo in quegli anni andava rappresentando.
Nel campo architettonico, fra le due guerre da un lato vennero demoliti e ricostruiti
diversi edifici e monumenti, mentre nell'area comasca e
briantea fiorirono esempi di razionalismo, che ebbero nelle
opere di Giuseppe Terragni la massima espressione.
Nella seconda metà del Novecento grande impulso ebbero le raccolte museali
che coinvolgevano l'arte di tutti i tempi, dalle
origini alla contemporaneità: tra i musei piè importanti a Brescia il
sistema museale nel complesso di S. Giulia, a Bergamo la nuova Galleria d'Arte
contemporanea, e a Milano il recupero degli spazi di palazzo e di villa Reale,
e la promozione di nuovi ambienti espositivi nelle ex aree industriali dismesse e
riqualificate da innovativi interventi urbanistici.
LE CITTÀ
Milano
(1.256.211 ab.). La
città di
Milano sorge al centro della valle del Po in una posizione geografica privilegiata. Essa
è infatti il naturale punto di incontro delle più importanti vie
di comunicazione nazionali ed internazionali ed è anche un primario nodo
stradale e ferroviario. Milano è un importantissimo centro culturale,
industriale e finanziario e a seguito dello sviluppo economico verificatosi
durante il secondo dopoguerra ha assunto tutte le caratteristiche della grande
metropoli industriale.
L'industria è presente in tutti i suoi
settori con industrie meccaniche, elettromeccaniche, metallurgiche, metanifere,
petrolifere, tessili, chimiche, alimentari, cartarie, dell'abbigliamento,
vetrerie, distillerie, industrie grafiche ed editoriali. La città
è anche il principale mercato di prodotti cerealicoli, bestiame,
latticini, alimentari, vini, frutta e verdura, tessuti, oro e preziosi della
Lombardia.
STORIA. Mediolanum o Mediolanium venne fondata dai Galli
Insubri fra il VI e il IV sec. a.C. e fu da essi utilizzata come base per le
loro incursioni nel territorio italiano. Nel 222 a.C. i Galli Insubri vennero
sconfitti dai Romani che occuparono Milano. Sotto i Romani la città
godette di una notevole prosperità economica. Sotto l'imperatore
Massimiano divenne sede imperiale e in seguito fu nominata capitale dell'Impero
d'Occidente. Nel 313 d.C. l'imperatore Costantino emanò l'editto di
Milano con cui istituiva la tolleranza religiosa a favore del cristianesimo che
si affermò a Milano con Sant'Ambrogio. Verso la fine del IV sec.
iniziò per la città un periodo di decadenza (trasferimento della
corte imperiale a Ravenna, invasione e distruzione da parte degli Unni di
Attila) che indusse i Longobardi a scegliere Pavia come capitale del loro regno.
Sotto il dominio longobardo Milano iniziò a riprendersi e
riaffermò la sua potenza commerciale ed economica. Nel XII sec. si
costituì il Comune di Milano che dovette lottare contro Federico
Barbarossa le cui truppe assediarono più volte la città. Il
Barbarossa fu sconfitto a Legnano dalla Lega Lombarda (1176). I Comuni lombardi
continuarono la lotta contro gli imperatori nel XIII sec. e la seconda Lega
Lombarda venne sconfitta a Cortenuova nel 1237. Nel frattempo Milano era
travagliata dalle lotte fra le classi minori e l'aristocrazia che si
affermò verso la fine del XIII sec. guidata dall'arcivescovo Ottone
Visconti. La Signoria dei Visconti, sotto la quale Milano divenne uno dei centri
industriali e commerciali più importanti d'Italia, iniziò nel 1287
con la nomina a capitano del popolo di Matteo I Visconti. L'ultimo discendente
dei Visconti, Filippo Maria, lottò a lungo con Venezia e alla sua morte
(1447) le truppe veneziane raggiunsero Milano. I milanesi proclamarono la
Repubblica Ambrosiana e nominarono condottiero Francesco Sforza, comandante
dell'esercito visconteo e marito di Bianca Maria Visconti.
Scopo di
Francesco Sforza era la conquista del ducato e, infatti, dopo aver riconquistato
Pavia, che con altre città si era staccata dal dominio, si alleò
con i Veneziani contro la Repubblica Ambrosiana che venne sconfitta nel 1450.
Francesco Sforza venne acclamato duca e si dedicò alla restaurazione
dello Stato. Sotto gli Sforza, Milano divenne uno dei centri culturali
dell'Umanesimo. Nel 1477, alla morte del fratello Galeazzo Maria, Ludovico il
Moro rientrò a Milano dalla Francia, estromise la reggente Bona di Savoia
e governò il ducato in nome del nipote Gian Galeazzo. Nel 1494 Gian
Galeazzo morì e gli succedette come legittimo duca Ludovico il Moro.
Ludovico sostenne Carlo VIII nelle sue rivendicazioni sul regno di Napoli
(1494), ma quando il successore di Carlo VIII, Luigi XII, scese in Italia
rivendicando i suoi diritti sul ducato di Milano quale erede di Valentina
Visconti, sposata a Luigi d'Orléans, Ludovico il Moro scappò
(1499). Milano venne invasa dai Francesi, la cui politica rigorosamente fiscale
provocò il malcontento popolare, presto convertitosi in rivolta, fino
alla cacciata dei Francesi e al ritorno di Ludovico a Milano. Poco tempo dopo le
sue truppe furono sconfitte dall'esercito francese ed egli venne deportato in
Francia dove morì. Milano ritornò ai Francesi e parte del suo
territorio passò agli Svizzeri. La prima metà del XVI sec. fu
molto difficile per il ducato che venne sconvolto da numerose guerre e da
continui avvicendamenti di sovrani. Alla morte di Francesco II Sforza (1535), la
città passò all'imperatore Carlo V e fu assegnata alla Spagna.
Sotto la dominazione spagnola Milano attraversò un periodo di
decadenza dovuto al pesante fiscalismo, ulteriormente aggravato dalle pestilenze
che colpirono la città nel 1576 e nel 1630. Nel 1706, durante la guerra
di successione spagnola, il territorio milanese fu occupato dagli Austriaci e
dai Piemontesi e con il trattato di Utrecht il Milanese divenne possedimento
dagli Asburgo (1714). Con il Governo austriaco iniziò la ripresa
economica (nascita delle manifatture tessili) e culturale (illuminismo lombardo,
pubblicazione della rivista il Caffè) della città a cui
contribuirono le riforme di Maria Teresa e di Giuseppe II, che modernizzarono le
strutture finanziarie, amministrative ed ecclesiastiche e favorirono gli
interessi della nuova borghesia. Nel 1796 le truppe napoleoniche entrarono a
Milano dove si instaurò un governo provvisorio. Gli Austriaci
riconquistarono la città nel 1799, ma l'anno seguente, dopo la battaglia
di Marengo, Milano tornò a far parte della Repubblica Cisalpina e divenne
capitale del Regno Italico. Con il Congresso di Vienna (1814) venne restaurata
la dominazione austriaca e contro di essa si sviluppò l'opposizione
liberale (gruppo del Conciliatore, congiure dei Carbonari e dei federati,
cospirazione della Giovine Italia nel 1832-33). Nel 1848 Milano fu uno dei
centri della rivoluzione (le Cinque Giornate) e nel 1859 venne liberata dalle
truppe franco-piemontesi.
Nel periodo seguente l'unità d'Italia,
Milano conobbe un periodo di crescita economica e divenne il principale centro
industriale e commerciale del Regno d'Italia. Durante la II guerra mondiale
Milano fu sconvolta dai bombardamenti dell'aviazione anglo-americana (agosto
1943) che danneggiarono importanti monumenti e distrussero interi quartieri. La
città fu anche uno dei centri della resistenza all'occupazione tedesca.
ARTE. Centro
d'arte e cultura tra i più importanti in Italia e in Europa, Milano ha
una storia che affonda le sue radici in epoche molto lontane e si può
ricostruire più o meno agevolmente attraverso le numerose testimonianze
rappresentate da palazzi, chiese e altri monumenti cittadini.
Già in
età classica Mediolanum (definita da Ausonio seconda Roma) si segnalava
per l'imponenza e la ricchezza delle sue costruzioni pubbliche scomparse poi
durante i vari rinnovamenti del nucleo urbano di cui attualmente sono visibili
poche vestigia: i resti delle mura augustee, del teatro (100 m di diametro),
capitelli e le 16 colonne in marmo di S. Lorenzo Maggiore, databili al II sec.
Esempio illustre di architettura paleocristiana è la Basilica di S.
Lorenzo (IV sec.), a pianta centrale. Dal grande vano interno coperto da una
cupola e articolato in quattro esedre divise da massicce torri angolari, si
accede all'ottagonale Cappella di Sant'Aquilino decorata da preziosi mosaici del
IV sec. e alle cappelle di Sant'Ippolito (IV sec.) e di San Sisto (V sec.). In
questo stesso periodo, grazie all'opera di sant'Ambrogio, si eressero altre
basiliche successivamente distrutte o riedificate: la Basilica dei Santi
Apostoli poi San Nazaro (382-86), quella dei Martiri (37986) divenuta
Sant'Ambrogio,la Basilica delle Vergini (85) ora San Simpliciano, il battistero
della Basilica di Santa Tecla. L'attuale chiesa di Sant'Ambrogio, che sorge
sulla stessa area dove si elevava la Basilica paleocristiana, risale ai secc.
IX-XII ed è il più importante esempio di architettura
romanico-lombarda, prototipo di tutta una serie di edifici con innovazioni sia
nella forma e sia nella decorazione. L'interno della Basilica in tre navate
ricoperte da volte a crociera costolonata è ricco di pregevoli opere
d'arte tra cui ricordiamo l'altare del Santo rivestito in lamine d'oro e
d'argento lavorate a sbalzo da Vuolvinio (IX sec.). Risollevatasi in breve tempo
dalla crisi provocata dalle distruzioni del Barbarossa la città diede
prova di un rinnovato fervore edilizio costruendo il complesso del Broletto o
Palazzo della Ragione (1233) in Piazza Mercanti, tutta medievale, la Loggia
degli Osii (1316), cui seguì nel XIII sec. la chiesa di S. Gottardo in
corte con lo splendido campanile ottagonale e l'antico nucleo del castello di
Porta Giovia (1368), inglobato successivamente nella fortezza fatta erigere da
Francesco Sforza nel 1450 (Castello Sforzesco).
Milano: il Castello Sforzesco
Tour virtuale del Castello Sforzesco
Milano: visita a Piazza Mercanti e al Castello Sforzesco
Modello tridimensionale del Castello Sforzesco di MilanoLegata al nome di Gian Galeazzo
Visconti è la grande impresa cittadina della Fabbrica del Duomo,
capolavoro del gotico fiorito in Europa, completato solo nel 1805-09. Il nuovo
stile rinascimentale di origine toscana trovò rapida affermazione in
Milano con la politica artistica sostenuta dalla corte sforzesca: tra le
più belle architetture di questo periodo ricordiamo la chiesa di Santa
Maria delle Grazie edificata dal Solari nel 1466 e terminata dal Bramante con la
costruzione della tribuna e della cupola (1492); la Cappella Portinari, cui si
accede dalla Basilica di Sant'Eustorgio, a pianta quadrata, con affreschi del
Foppa e l'arca di San Pietro Martire opera di Giovanni da Balduccio; la chiesa
di San Satiro, alla cui sistemazione lavorò Bramante, autore del
suggestivo coro prospettico; la chiesa di S. Pietro in Gessate del Solari
(affreschi di B. Zenale); la chiesa di Santa Maria della Passione (1482-85);
l'Ex Ospedale Maggiore detto anche Ca' Granda (1456, attuale sede
dell'Università Statale) opera del Filarete.
Grazie
all'attività di architetti come Giovanni Ruggeri, Fabio Mangone e
Francesco Maria Richini la città assunse un nuovo volto barocco, visibile
nei suoi aspetti più significativi nelle chiese di San Giuseppe, Santa
Maria alla Porta, Sant'Alessandro e nei palazzi Durini, Cusani, Litta, Arese,
Marino (sede del Comune), Brera (famoso per lo splendido cortile), il collegio
Elvetico. In molti edifici sacri si trovano testimonianze pittoriche di artisti
come Morazzone, Cerano e Il Monastero Maggiore o Chiesa di San Maurizio
(interamente affrescata da B. Luini Procaccini, protagonisti della grande
stagione pittorica del Seicento lombardo). Con il Settecento si apre per Milano
un'epoca di progetti e costruzioni improntati al nuovo gusto neoclassico,
rigoroso ed equilibrato. Trai principali esempi di questo stile ricordiamo il
Teatro alla Scala (1778), Palazzo Belgioioso (1772-81) e Palazzo Greppi
(1772-79), tutti opera dal maggior architetto dell'epoca, il folignate Giuseppe
Piermarini, cui spetta anche la ristrutturazione del Palazzo Reale (1778) e del
Palazzo Arcivescovile; la Villa Reale, opera di L. Pollack (1790-93) e Palazzo
Serbelloni di Simone Cantoni (177590). Importante fu il contributo degli
architetti subentrati a Piermarini per la riorganizzazione e trasformazione
della città in senso edilizio e urbanistico: nascono nei primi anni
dell'Ottocento i piani di nuovi interventi sociali di utilità pubblica
regolamentati dalla Commissione di Pubblico Ornato istituita nel 1807. Il
ticinese Luigi Canonica, sovrintendente della Commissione, progetta la grande
Arena Civica nella zona del Castello e il Teatro Carcano, mentre Luigi Cagnola
realizza l'Arco della Pace (1806-37) e i Propilei di Porta Ticinese (1801-13),
in cui riprende il motivo dell'arco trionfale romano. Numerosi i palazzi
ottocenteschi che si affacciano su due delle vie più frequentate di
Milano: via Manzoni e via Montenapoleone, aristocratica arteria sede di lussuosi
negozi, celebri nel mondo. Il vero salotto di Milano è però la
Galleria Vittorio Emanuele che collega Piazza della Scala a Piazza del Duomo,
terminata da Giuseppe Mengoni nel 1878. Durante il XX secolo Milano diventa una
metropoli industriale, luogo di cultura e fucina di idee, dove si sviluppano, a
partire dal Liberty (Palazzo Castiglioni, 1903, e Clinica Columbus, 1909, di
Giuseppe Sommaruga) alcune delle correnti artistiche anche d'avanguardia (come
il Futurismo) più importanti del secolo. Tra il 1927 e il 1931, su progetto dell'Architetto Ulisse Stacchini, fu costruita
la Stazione centrale di Milano un misto di stile Liberty ed eclettico.
Tour virtuale di Piazza Duca d'Aosta e della Stazione Centrale di Milano Su progetto dello studio BBPR di Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgioioso, Enrico Peressutti, Ernesto
Nathan-Rogers, viene costruita nel 1958 la Torre Velasca (108 m). Tra le altre
realizzazioni contemporanee ricordiamo il Palazzo della Triennale di Giovanni
Muzio, il Palazzo della Montecatini e il Grattacielo Pirelli di Gio Ponti, il
Quartiere QT8 di Piero Bottoni e il Quartiere Mangiagalli di Lingeri, Albini e
Gardella.
La basilica di Sant'Ambrogio a Milano
Piazza Mercanti a Milano
Milano: teatro alla Scala
Tour virtuale dello stadio Giuseppe Meazza, noto come S. Siro
LA PROVINCIA. La provincia di Milano (3.707.210 ab.; 1.982 kmq)
si estende su un territorio prevalentemente pianeggiante. L'economia della zona
meridionale è a carattere prevalentemente agricolo (cereali, foraggi,
allevamento di bovini), mentre nella zona settentrionale la risorsa principale
è costituita dalle industrie siderurgiche, metallurgiche,
metalmeccaniche, elettromeccaniche, petrolchimiche, tessili, chimiche,
alimentari, mobilifici, calzaturifici. Fra i centri principali ricordiamo
Abbiategrasso, Casalpusterlengo, Cinisello Balsamo, Codogno, Desio, Legnano,
Lissone, Meda, Melzo, Monza, Rho, Seregno, Sesto San Giovanni, Seveso,
Vimercate.
IL DUOMO DI MILANO
(...) Così grandioso, vasto, solenne;
eppure così fragile, aereo, leggiadro. È una mole enorme di solido
peso, eppure, nella morbida luce lunare, sembra un miraggio fatato lì
lì per svanire a un soffio... Una visione! Un miracolo! Un inno cantato
dalla pietra, un poema marmoreo!...Certo deve essere la creazione più
maestosa mai concepita da cervello umano. Il celebre scrittore americano Mark
Twain così esprimeva la sua ammirazione nel Viaggio dei novelli
pellegrini per il più famoso monumento milanese, simbolo della
città stessa. La prima pietra del Duomo, dedicato a Maria Nascente, fu
posta nell'anno 1386 per merito dell'arcivescovo Antonio da Saluzzo la cui
iniziativa ebbe presto il sostegno di Gian Galeazzo Visconti, desideroso di
arricchire Milano con un monumento rappresentativo del prestigio e della potenza
della Signoria viscontea. La costruzione dell'edificio, affidata in gran parte a
maestranze d'oltralpe (renane, fiamminghe e francesi), richiese spese enormi,
affrontate non solo dall'autorità civile e religiosa ma anche e
soprattutto dal popolo milanese che generosamente diede il proprio aiuto ed
impegno con la raccolta di fondi e offerte (per altari, vetrate e statue)
nonché con le numerose donazioni di terreni, palazzi, boschi e oggetti
preziosi alla Veneranda Fabbrica del Duomo. I lavori continuarono per lunghi
secoli sotto la guida di architetti ed artisti tra i più famosi
dell'epoca, sino a che nel 1813 anche la facciata fu completata su progetto di O
Amati in collaborazione con G. Zanoja. La storia recente della Cattedrale
è soprattutto storia di restauri statici imponenti e continue opere di
manutenzione, resi necessari dalle gravi lesioni emerse nelle strutture portanti
dell'edificio. In occasione del seicentenario della fondazione del Duomo (1986)
l'intero spazio della chiesa è stato restituito nel suo primitivo
splendore, completamente rinnovato anche nella zona presbiteriale.
Il duomo di Milano
Visita al Duomo di Milano
Tour virtuale di Piazza del Duomo, Galleria Vittorio Emanuele II e Piazza della Scala
Musei e gallerie di Milano
Cenacolo Vinciano
Nel refettorio dell'ex
convento dei Domenicani, annesso alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, sono
visibili gli affreschi di Leonardo da Vinci (Ultima Cena 1495-97) e del
Montorfano (Crocifissione, 1495).
Civica Galleria d’Arte Moderna
Ospitata nelle sale della Villa Reale, costruita
dal Pollack (1790-93), comprende dipinti del XIX sec. dal Neoclassicismo
milanese al Verismo e Divisionismo italiani; la Collezione Grassi (con opere del
XIX e XX sec.) e il Museo Marino Marini, dedicato al maestro toscano. Accanto
alla Villa è il Padiglione d'Arte Contemporanea, inaugurato nel 1955, che
costituisce un importante spazio espositivo per rassegne d'arte moderna e
contemporanea, di fotografia e design.
Civico Museo d’Arte Contemporanea
È allestito in Palazzo Reale e raccoglie
opere di artisti italiani moderni tra cui Boccioni, De Chirico, Sironi, Morandi,
Melotti e Fontana. Civico Museo del Risorgimento. Vi sono esposti cimeli,
documenti ed opere d'arte del periodo risorgimentale (1800-70). Comprende anche
una fornita biblioteca e una emeroteca specializzata e un archivio.
Civico
Museo-studio Francesco Messina
In questo singolare spazio-laboratorio,
collocato nell'ex chiesa di S. Sisto, ha sede un'importante raccolta dei lavori
del celebre scultore. Complesso museo grafico del Castello Sforzesco. Comprende
numerose collezioni di grande valore tra cui le Civiche raccolte d'arte antica
(con sculture dall'epoca tardo-romana al Rinascimento, affreschi, dipinti dal
1300 al 1700 e disegni dal XV al XX sec.); le Civiche Raccolte d'arte applicata
(arazzi, armi e armature, avori, bronzetti, mortai, ceramiche, ferri battuti,
costumi, oggetti vari, oreficerie, mobili, sculture lignee, smalti, tessuti,
vetri e vetrate); il Museo degli Strumenti Musicali (con oltre 600 pezzi); le
Civiche raccolte archeologiche e Numismatiche con il Gabinetto Numismatico
Medagliere, la sezione egizia (costituita da un migliaio di reperti di varia
epoca) e quella preistorica (con reperti provenienti prevalentemente dall'area
lombarda e milanese). Il Museo Archeologico è stato trasferito nel 1965
dal Castello Sforzesco all'attuale sede (l'antico Monastero maggiore) di Corso
Magenta 15, nella zona del Circo romano. Si articola nelle tre sezioni, greca,
etrusca e romana.
Fondazione Artistica Poldi Pezzoli
Inaugurata nel 1881 per volontà del
mecenate conte Gian Giacomo Poldi Pezzoli, che destinò la propria
splendida abitazione a casa-museo, le collezioni sono costituite da una
Pinacoteca (con dipinti di Botticelli, Giovanni Bellini, Mantegna, P. della
Francesca, Guardi ecc), una raccolta archeologica, un'armeria, una esposizione
di tappeti persiani e stoffe copte, oltre che da raccolte di porcellane
pregiate, orologi d'epoca, vetri antichi di Murano (XV-XVIII sec.), e dal
Gabinetto ori (con capolavori di arte orafa, bronzetti rinascimentali, smalti di
Limoges).
Museo civico di Milano
Interessante documentazione della storia
cittadina dal XVII sec. all'inizio del '900 attraverso dipinti, stampe, disegni
e oggetti d'artigianato tradizionale lombardo.
Museo Civico di Storia Naturale
Dai dinosauri ai pesci fossili di Bolca, dagli
scheletri di orso delle caverne e di balenottera comune alle più rare
specie di insetti: questa è soltanto una piccola parte di ciò che
è in mostra nel più antico Museo municipale di Milano. Oltre alle
sezioni di paleontologia e zoologia, vi sono ricche collezioni mineralogiche,
petrografiche, botaniche e un settore relativo alla geologia. L'allestimento del
museo è concepito secondo avanzati criteri didattici.
Museo del Cinema
della Cineteca italiana
Nelle sale del Museo sono visibili materiali che
permettono di ripercorrere la storia dalle forme anticipatrici del cinema
(lanterne magiche, fenachistoscopi), della fotografia (dagherrotipi) della
cinematografia. Collezioni di apparecchi del cinema muto e di film, dalle
origini ai giorni nostri.
Museo del Duomo
Ha sede nel complesso
storico-monumentale di Palazzo Reale ed espone in 21 sale dipinti, sculture,
vetrate, tessuti, metalli e opere lignee, relativi alla storia della Cattedrale
e della sua fabbrica.
Museo di S. Ambrogio
Allestito presso la canonica della
Basilica, comprende preziose opere (arazzi, affreschi, stoffe e sculture) che ne
documentano l'evoluzione, dalla fondazione in poi. L'Archivio Capitolare
custodisce splendide pergamene e codici manoscritti miniati.
Museo di Storia
Contemporanea
Presenta oggetti e testimonianze relativi al periodo
1914-45.
Museo Etnografico del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere)
Espone una raccolta artistica estremo-orientale
con dipinti, sculture, bronzi, legni, avori, porcellane di provenienza indiana,
cinese, birmana.
Museo Nazionale Casa del Manzoni
Lo studio e la camera da
letto dell'appartamento, dove il grande scrittore visse dal 1814 sino alla
morte, conservano l'antico aspetto e sono aperte al pubblico.
Cimeli e
documenti sulla vita e le opere del Manzoni.
Museo Nazionale della Scienza e
della Tecnica Leonardo da Vinci
Si compone di tre sezioni ospitate in
altrettanti edifici: nel primo, ex Monastero olivetano dei Benedettini (sec.
XVI-XVIII), ricche collezioni testimoniano lo sviluppo storico in campo
scientifico e tecnologico dalle origini ad oggi, dalla fisica all'informatica,
dalla metallurgia alla ricerca petrolifera; nel secondo, relativo ai trasporti
ferroviari, sono in mostra locomotive a vapore, vagoni di epoche diverse; nel
terzo è ricostruita la storia dei trasporti marittimi e aerei, una sala dall'agosto 2005 ospita il sommergibile E. Toti.
Visita virtuale ad alcune sezioni del museo Nazionale della Scienza e
della Tecnica Leonardo da Vinci.
Museo Teatrale Alla Scala
Si trova nello stesso palazzo del celebre teatro
e merita di essere visitato per l'ampia raccolta di oggetti e dipinti relativi
alla storia dello spettacolo, in Italia e nel mondo, e alla tradizione musicale
milanese: autografi, scenografie, manifesti, medaglie, incisioni ecc.
Pinacoteca Ambrosiana
Fondata nel 1618 per volontà di Federico
Borromeo, vanta una tra le più importanti esposizioni di capolavori
lombardi e veneti, oltre a dipinti, miniature, disegni e stampe dal '400 al
'700. Il Museo è affiancato dalla Biblioteca Ambrosiana.
Pinacoteca di Brera
Deriva il nome dal termine brayda in uso nel
latino medievale per indicare un terreno incolto e boscoso. Il grandioso
edificio che ospita la Pinacoteca si trova infatti sul luogo, in origine al di
fuori della cinta urbana, dove l'ordine laico degli Umiliati aveva fondato la
propria casa e l'opificio per lavorare la lana. Dal 1776, anno a cui risale il
primo nucleo della Pinacoteca, sino all'epoca attuale, le collezioni d'arte sono
andate via via accrescendosi grazie anche a lasciti e donazioni di privati, tra
cui le raccolte di arte moderna Jesi (1976) e Jucker (1982). Ciò permette
al Museo recentemente ristrutturato ed ampliato con l'aggiunta di nuove sale di
offrire un eccezionale panorama di opere d'arte italiane e straniere dal XIV al
XX sec.
La realizzazione della cosiddetta Grande Brera prevede inoltre
l'utilizzazione di altri spazi allestiti nei locali del settecentesco Palazzo
Citterio (Brera 2), destinato ad ospitare parte degli uffici e delle raccolte di
dipinti del 1900.
Quadreria dell'Ospedale Maggiore
Iniziata nel 1456 allorché venne fondato
l'Ospedale da Francesco Sforza, la raccolta si compone di un nucleo principale
costituito da circa 800 dipinti, accanto a sculture, pergamene miniate, oggetti
di arte minore, esposti in parte con scadenza biennale in una mostra temporanea.
Siloteca Cormio
Ha sede all'interno del Museo Nazionale della
Scienza e della Tecnica e costituisce una sezione staccata del Museo di Storia
Naturale. Sono esposti 7.000 campioni di legni e materiali vari relativi al
legno, alla sua lavorazione ed ai suoi usi. Del medesimo architetto neoclassico
è la celebre Villa Olmo (1782), affacciata sul lago, mentre Villa Geno,
ricostruita nel 1850, è opera dell'architetto Tazzini. Un significativo
episodio del razionalismo italiano è rappresentato dalla serie di edifici
costruiti da G. Terragni: la casa per appartamenti Novocomum (1927-29), l'ex
casa del Fascio (1932-36); l'asilo Sant'Elia (1936-37) e la casa
Giuliani-Frigerio (1939-40). I Musei Civici (reperti storici ed archeologici)
sono ubicati nel Palazzo Giovio (XVIII sec.).
UNA CROCIERA SUI NAVIGLI
Il nostro itinerario inizia là dove in
prossimità della Darsena di Porta Ticinese i due rami del Naviglio si
biforcano nelle alzaie del Naviglio Grande e del Naviglio Pavese ed ha come meta
la scoperta di alcune tra le più belle, ma per molti anche sconosciute,
ville negli immediati dintorni di Milano. Sono dimore rurali fatte costruire dai
ricchi signori milanesi come residenze di villeggiatura tra il XVI e il XVIII
sec. lungo le rive del Naviglio Grande sin alle porte di Abbiategrasso.
Contemporaneamente alla felice stagione delle vacanze che s'andava inaugurando a
Venezia sul Brenta, con i Navigli navigabili nasceva infatti anche in Lombardia
per le famiglie nobili la moda di trascorrere il soggiorno estivo in una seconda
casa, progettata da architetti di grido in località tranquille e non
lontane dalla città. Costeggiando le alzaie di questa suggestiva
autostrada fluviale che collegava Milano alla verde campagna circostante si
incontrano così, allineate su un'unica direttrice, a Cassinetta di
Lugagnano Villa Negri, Villa Visconti Maineri (di origini molto antiche,
è tra le più grandiose con un bel parco, oggi purtroppo in
condizioni precarie), Villa Krentzlin, Villa Nai, Villa Trivulzio, Villa Clari
Monzini; a Robecco Villa Gaia Gandini, (anteriore al'400, fu modificata nel
'700; presenta all'interno interessanti affreschi di scuola leonardesca,
tiepolesca e di Appiani), Villa Archinto, nota anche come il Castello per le sue
torri merlate; a Magenta Villa Castiglioni; a Castelletto di Cuggiono Villa
Clerici, eretta su di un piccolo colle, in posizione dominante il
Naviglio.
Bergamo
(113.143 ab.). La città di Bergamo
è situata sulle colline al limite delle Prealpi Bergamasche, allo sbocco
in pianura delle valli del Brembo e del Serio. Il nucleo urbano è diviso
in due zone: l'antico centro medievale sulla sommità del colle (Bergamo
Alta) e la città nuova (Bergamo Bassa). Bergamo è un importante
centro artistico e culturale con un'economia principalmente industriale:
industrie tessili, metalmeccaniche, siderurgiche, editoriali, poligrafiche e
alimentari.
STORIA. Bergomum, fondata dalla popolazione celtica degli
Orobii, fu dominata dagli Etruschi (XI-VI sec. a.C.) e dai Galli (VI-II sec.
a.C.) prima di essere occupata dai Romani nel 198 a.C. Dopo le invasioni
barbariche, i Longobardi fondarono il ducato di Bergamo che venne devastato
dagli Ungari. Sede vescovile, la città divenne libero Comune all'inizio
del XII sec. e fece parte della Lega Lombarda. Nel 1323 fu inglobata nel
territorio della Signoria dei Visconti che la cedettero alla Repubblica di
Venezia nel 1428. La città rimase sotto il dominio della Serenissima fino
al 1797, quando fu ceduta all'Austria.
ARTE. Città tra le
più interessanti della Lombardia per la ricchezza e consistenza del
patrimonio artistico, Bergamo reca nei suoi monumenti evidenti tracce
stilistiche della Repubblica Veneta cui appartenne sino al 1796. I gruppi
architettonici principali si trovano nella città alta, completamente
cinta da mura fatte erigere dai veneziani nel XVI sec. Al centro del nucleo
antico, caratterizzato da stradine medievali e inattese vedute sulla pianura, si
apre la Piazza Vecchia con il Palazzo della Ragione (1199; distrutto da
successivi incendi, fu ricostruito una prima volta nel XIV e poi restaurato nel
XV sec.), il Palazzo del Podestà (XIV-XV sec.) e il Palazzo della
Biblioteca (1611) opera di V. Scamozzi. Il complesso monumentale religioso si
articola intorno alla contigua Piazza del Duomo dove spicca la Basilica di S.
Maria Maggiore, iniziata dai Maestri Comacini nel 1137 e completata verso la
fine del secolo. Notevoli sono i due protiri alle testate del transetto, opera
di Giovanni da Campione (seconda metà XIV sec.), valido rappresentante
del linguaggio stilistico proprio dei Maestri Campionesi. Allo stesso artista
è da attribuirsi anche il Tempietto del Battistero (1340) a pianta
ottagonale, originariamente collocato all'interno della chiesa e da l'i rimosso
nel 1660. A fianco di S. Maria Maggiore il grande condottiero Bartolomeo
Colleoni fece edificare da G. A. Amadeo (1470-76) la celebre Cappella, in
memoria della figlia Medea morta in giovane età. Il monumento ha una
fastosa facciata policroma, la cui struttura architettonica è quasi
annullata dagli effetti pittorici, e costituisce uno dei massimi capolavori del
Rinascimento lombardo. Sull'area dell'antica chiesa di S. Vincenzo sorge il
Duomo, eretto a partire dal 1459 e in gran parte trasformato tra il 1680 e il
1690 dall'architetto Carlo Fontana. All'interno, dipinti di Previtali, G. B.
Moroni e G. B. Tiepolo. La trecentesca rocca cittadina, la cui costruzione fu
promossa da Giovanni di Boemia e portata a termine da Azzone Visconti, ospita
vari musei: il Museo Civico di Scienze Naturali, il Museo Archeologico Civico e
il Museo del Risorgimento e della Resistenza. I tesori della scuola pittorica
bergamasca, che trova i suoi più significativi esponenti nei cosiddetti
pittori della realtà, sono esposti nella Galleria dell'Accademia Carrara,
fondata nel 1796 dal conte Giacomo Carrara. Nelle sale della Pinacoteca si
svolge un discorso artistico che dal Moroni (Ritratto di bambina) e Ceresa
(Ritratto di gentil donna) conduce, attraverso Evaristo Baschenis (Strumenti
musicali) e Fra' Galgario (Ritratto di gentiluomo) sino a Giovanni Carnovali
detto il Piccio (Ritratto della Signorina nob. Riccardi), nato presso Luino ma
formatosi in ambito bergamasco. Il Museo Donizettiano, collocato nel Palazzo
della Misericordia, permette di ricostruire grazie al materiale documentario
espostovi, la figura e l'opera del famoso musicista, originario di
Bergamo.
Bergamo, città alta: piazza Vecchia
Bergamo: scorci della città alta
Veduta a 360° di Bergamo e sulla Piazza Vecchia della città alta LA PROVINCIA. La provincia di Bergamo (973.129 ab.; 2.723 kmq)
occupa la parte della Pianura Padana compresa fra il versante meridionale delle
Alpi Orobie e i fiumi Adda e Oglio. Al territorio, attraversato da numerose
valli (Brembana, Serina, Imagna, Seriana ecc.), appartengono le Prealpi
Bergamasche. Principale risorsa della provincia è l'agricoltura con la
produzione di cereali, frutta, vino e patate. Diffuso nelle zone di montagna
è l'allevamento di bovini e ovini (che alimenta la produzione di
formaggi) e del baco da seta. Fra le industrie più importanti sono quelle
tessili, siderurgiche, elettriche, alimentari. Il sottosuolo è ricco di
giacimenti di piombo e zinco e vi sono inoltre cave di gesso, di pietre da
costruzione e di marmo. Vi sono anche molte sorgenti idrominerali (San
Pellegrino Terme, Bracca, Trescore Balneario ecc.). L'industria
turistico-alberghiera è sviluppata nelle località di villeggiatura
e di sport invernali (Foppolo, Presolana, Schilpario, Selvino ecc.). Fra i
centri principali ricordiamo Albino, Alzano Lombardo, Caravaggio, Clusone,
Dalmine, Lovere, Ponte San Pietro, Romano di Lombardia, San Pellegrino, Sarnico,
Seriate, Sotto il Monte, Treviglio.
Brescia
(187.567 ab.). La città di Brescia si
trova ai piedi delle Prealpi alla confluenza della Val Trompia nella Pianura
Padana. L'economia della città è essenzialmente legata alle
industrie siderurgiche, metalmeccaniche, automobilistiche, dell'abbigliamento,
tessili, della lavorazione del legno e del cuoio, chimico-farmaceutiche e
alimentari. Importanti sono le fabbriche di armi da fuoco.
STORIA. Brixia
venne fondata dai Galli Cenomani nel VI sec. a.C. Conquistata dai Romani divenne
una base per la penetrazione nella Gallia Transalpina (225 a.C.). Dopo le
invasioni barbariche fu un ducato sotto i Longobardi (VI-VIII sec.) e divenne in
seguito libero Comune (XII-XIII sec.). Più volte contesa fra Milano e
Venezia fu possesso della Repubblica di Venezia dal 1428 al 1797. Dopo
l'occupazione napoleonica ritornò all' Austria e divenne un centro del
Risorgimento partecipando ai moti rivoluzionari del 1821, 1833 e 1849 (le Dieci
giornate). Nel 1859 venne annessa al Regno di Sardegna.
ARTE. Importanti
documenti architettonici della Brixia romana sono il Tempio Capitolino (73-74
d.C.) nella piazza del Foro fatto erigere da Vespasiano: in stile corinzio,
presenta un pronao esastilo e tre celle dedicate a Giove, Giunone e Minerva
nella parte posteriore, ricostruite nel XIX sec. Presso il tempio, il Civico
Museo dell'Età Romana conserva reperti archeologici (vasi, monete,
lucerne, vetri) e opere d'arte notevoli quali la celebre Vittoria alata in
bronzo, alta m 1,95, divenuta simbolo della città. Nella parte vecchia
sono da visitare il Broletto (1187-1230), antico palazzo comunale; il Duomo
Vecchio o Rotonda (sec. XII), romanico, di forma circolare con cupola
emisferica, ambulacro e presbiterio a due cappelle laterali aggiunto nel
1488-98; il Duomo Nuovo risalente al 1604 con cupola realizzata su progetto del
Cagnola (1825) e all'interno dipinti del Moretto e del Romanino, già nel
Duomo Vecchio. Centro storico del XV sec. è la piazza della Loggia dove
spicca tra gli altri edifici la Loggia, vero gioiello architettonico
rinascimentale (attuale sede del Municipio) del 1492-1574, in stile
veneto-lombardo. Molte sono le chiese interessanti: la Basilica di San Salvatore
(IX sec.) paleocristiana, sorta sui resti di una casa romana; Santa Maria in
Solario (XII sec.); S. Faustino in Riposo (XII sec.); S. Francesco (1254-65); S.
Giovanni Evangelista (XV sec.) con pregevoli opere di artisti bresciani; S.
Maria dei Miracoli (XV-XVI sec.), dalla splendida facciata decorata; S. Angela
Merici (1580-1603); S. Agra in S. Eugenia (1776) affrescata dal Veronese; SS.
Nazaro e Celso (notevole, nell'interno, il polittico di Tiziano raffigurante
Gesù risorto, Gabriele, Annunziata e Santi, del 1522). La città
è dominata dal Castello, posto sul colle Cidneo, e risalente al XVI sec.
Costituito da un complesso di vari corpi di fabbrica e di fortificazioni, ospita
il Museo del Risorgimento. Da visitare infine è la celebre Pinacoteca
Tosio Martinengo per l'ampia e documentata raccolta di opere della scuola
locale, specie del XVI sec. (Moretto, Romanino, Savoldo).
LA PROVINCIA. La
provincia di Brescia (1.108.776 ab.; 4.784 kmq) si estende dall'Adamello alla
Pianura Padana e comprende la sponda orientale del lago d'Iseo, la riva
occidentale del lago di Garda e le vallate dell'Oglio (Val Camonica), del Mella
(Val Trompia) e del Chiese (Val Sabbia). Importanti per l'economia della
provincia sono le colture della vite, dell'olivo, dei cedri, dei foraggi, dei
cereali e l'allevamento di bovini. Le industrie più importanti sono
quelle meccaniche, metalmeccaniche, metallurgiche, tessili, alimentari, del
cemento, della carta, del legno, delle materie plastiche e delle armi (a Gardone ha sede la Beretta S.p.A.).
Modello tridimensionale di pistola semi-automatica in dotazione alle forze di polizia italianeL'industriaturistico-alberghiera è sviluppata nelle stazioni climatiche e
di sport invernali. Fra i centri principali ricordiamo Chiari, Desenzano, Edolo,
Gardone Riviera, Gardone Val Trompia, Ghedi, Iseo, Lonato, Manerbio,
Montichiari, Orzinuovi, Palazzolo sull'Oglio, Ponte di Legno, Rovato,
Salò.
Brescia: piazza della Loggia
Como
(78.680 ab.). La città di Como si trova in
una conca di origine morenico-alluvionale, circondata da colline, situata
all'estremità sud-occidentale del ramo del lago omonimo. È un
importante nodo stradale e ferroviario nonché un primario centro
turistico e commerciale. Como è famosa in tutto il mondo per le industrie
tessili. Fra le altre attività industriali vi sono le industrie
metallurgiche, meccaniche e cartarie.
STORIA. I Romani occuparono Como nel
196 a.C. La città venne devastata durante le invasioni barbariche e
nell'XI sec. si risollevò e si diede un ordinamento comunale. Schieratasi
con i Ghibellini fu distrutta dai Milanesi nel 1127 e fu ricostruita grazie
all'aiuto di Federico Barbarossa con cui si alleò Nel XIII e nel XIV sec.
le famiglie dei Vitani e dei Rusca si alternarono al governo della città.
I Rusca governarono Como fino al 1335 quando fu conquistata dai Visconti di
Milano.
Nel 1521 Como venne occupata dagli Spagnoli e rimase sotto la loro
dominazione fino al 1706. Nel 1714 fu ceduta agli Asburgo. Occupata dai Francesi
nel 1796 entrò a far parte della Repubblica Cisalpina. Dopo il Congresso
di Vienna (1815) fu nuovamente assegnata agli Austriaci. Durante il Risorgimento
fu molto attiva e venne liberata da Garibaldi il 27 maggio 1859 entrando a far
parte del Regno di Sardegna.
ARTE. La Comum romana rivive nelle
caratteristiche urbane del nucleo storico, impostato sulla struttura dell'antico
castrum militare con i due assi principali del cardo (nord-sud) e del decumano
(est-ovest), riflessi nelle odierne vie Cantù-Luini e Indipendenza. Alla
fine del XII sec. il Barbarossa fece ricostruire la cerchia di mura cittadine
mantenendo lo stesso tracciato rettangolare di quelle romane: ne sono
testimonianze evidenti le torri di San Vitale, di Porta Nuova e di Porta
Vittoria. Gran parte dell'attuale fisionomia della città è
d'impronta medievale come appare dai grandi esempi dell'architettura religiosa
romanica quali le chiese di S. Carpoforo (ricostruita nel 1025 circa su di una
preesistente Basilica paleocristiana), di S. Abondio (risalente nella sua prima
fondazione al V sec. e riedificata nel 1050-70) e di S. Fedele (XI-XII sec.),
interessante per la presenza di un ampio corpo triabsidato (tricora) intorno
alla cupola. Quarta importante chiesa romanica di Como è S. Giacomo (fine
XI sec.), che, nonostante le trasformazioni subite, presenta soluzioni nella
parte del transetto e dell'abside. Nella centrale Piazza del Duomo si innalza il
Broletto (1215), antica sede del Comune, in stile romanico-gotico; accanto la
Torre del Comune. La chiesa di S. Agostino costituisce un bell'esempio di
architettura gotica(gli affreschi della Cappella della Cintura sono del
Morazzone, 1612 circa). Il Duomo, iniziato nel 1396, appartiene stilisticamente
ad una fase di transizione tra Gotico e Rinascimento, specie nella facciata
(1455) la cui decorazione scultorea è dei fratelli Rodari (XV-XVI sec.).
A Cristoforo Solari spetta l'ideazione nel 1519 dei tre ampi spazi absidali
sovrastati dalla settecentesca cupola juvarriana. L'interno è ricchissimo
d'opere d'arte, tra cui ricordiamo gli arazzi del Cinquecento, le tele di G.
Ferrari e B. Luini e gli affreschi del Morazzone. Numerosi i palazzi signorili
comaschi: Palazzo Rusconi e Palazzo Vittani gli unici appartenenti
all'architettura rinascimentale civile Palazzo Natta, di P. Tibaldi, il Palazzo
del Liceo-Ginnasio Volta, edificato da Simone Cantoni nel 1817.
LA
PROVINCIA. La provincia di Como (537.500 ab.; 1.288 kmq) occupa il territorio
intorno al lago di Como e parte del lago di Lugano. Comprende la sezione delle
Prealpi Lombarde che culmina nel gruppo montuoso delle Grigne (2.410 m). Risorse
principali dell'economia della provincia sono le industrie tessili, alimentari,
metalmeccaniche, chimico-farmaceutiche. Prodotti dell'agricoltura sono cereali,
frutta e verdura, lino, gelsi, foraggi. Diffuso è l'allevamento del
bestiame. L'industria turistico-alberghiera è sviluppata nel capoluogo e
nelle località di villeggiatura lungo il lago. Fra i centri principali
ricordiamo Bellagio, Campione d'Italia, Cantù, Erba, Mariano Comense,
Menaggio.
Veduta del Lago di Como
Panoramica su Punta Spartivento a Bellagio
Cremona
(70.887 ab.). La città di Cremona sorge
nei pressi della riva sinistra del fiume Po. È un importante centro
agricolo (produzione di cereali, foraggi, gelsi, frutta, ortaggi) e commerciale.
Le industrie principali sono cappellifici, industrie alimentari e dolciarie
(ottimi i salumi, le mostarde e i torroni), tessili e meccaniche. Cremona
è famosa per le fabbriche di strumenti musicali (violini e pianoforti)
che risalgono al XVI sec. (botteghe dei liutai Stradivari, Amati, Guarneri).
STORIA. Cremona era un'importante città dei Galli Cenomani quando
venne occupata dai Romani nel 222 a.C. Nel 69 d.C. fu distrutta e la sua
situazione peggiorò durante le invasioni barbariche. Nell'XI sec. si
riprese e divenne libero Comune.
Nel XIII sec. fu Signoria dei Pallavicino
a cui succedettero i Cavalcabò, i Visconti e infine gli Sforza nel
1441.
Cremona, che in precedenza era stata scelta dai papi come sede di due
concili (1148 e 1226) fu in questo periodo sede di congressi: nel 1441 venne
firmato il trattato di pace fra Filippo Maria Visconti e le città di
Venezia e Firenze; nel 1483 si riunì il congresso dei
collegati.
Dopo un breve periodo di sottomissione a Venezia (1499-1509) la
città ritornò al ducato di Milano e ne seguì le vicende
storiche fino all'unione col Piemonte (1859).
ARTE. L'aspetto topografico
e architettonico della Cremona romana, notevole centro di cultura, è
documentato sia pur in modo frammentario dai ritrovamenti archeologici del suo
sottosuolo: mosaici, stele, urne, ceramiche, capitelli ecc. Scarse appaiono
invece le testimonianze relative ai secoli successivi. La storia artistica della
città inizia ad avere una sua fisionomia definita solo con la costruzione
del Duomo, innalzato nella prima metà del XII sec. sull'area dell'antica
Cattedrale, demolita nel 1107. Splendido esempio d'architettura romanica,
presenta una facciata con due torricelle cuspidate, adorna di statue e traforata
da un duplice ordine di gallerie ad archeggiature; il protiro è del XIII
sec. Il magnifico rosone fu eseguito come attesta una lapide da Giacomo Porrata
nel 1274. L'originario impianto romanico subì aggiunte e rifacimenti sino
al XVI sec. quando Lorenzo Trotti costruì il portico della Bertazzola
(1493-1515) che congiunge il Duomo al Torrazzo, simbolo quest'ultimo della
città ed eretto tra il 1250 e il 1267. L'altissima torre in laterizio
(111 m) è coronata da una guglia ottagonale marmorea aggiunta
successivamente. Lo straordinario insieme architettonico che fa della Piazza del
Comune una delle più belle piazze medievali italiane si compone inoltre
del Battistero, anch'esso romanico (1167) a pianta ottagonale, sormontato da una
loggetta nella parte superiore, della Loggia dei Militi (1292), del Palazzo del
Comune o dei Ghibellini rifatto agli inizi del 1200 e in seguito profondamente
rimaneggiato. Altre chiese di notevole interesse sono quelle di S. Agostino
(1345, con all'interno la Cappella Cavalcabò affrescata da B. Bembo nel
1452), di S. Luca, dei SS. Maria Maddalena e Geraldo (ad aula unica), di S.
Michele (XII sec.), di S. Agata (1496, con facciata neoclassica del 1845) e S.
Pietro a Po (1478, trasformata nel 1575). Vero gioiello del Rinascimento
lombardo è infine la chiesa di S. Sigismondo, eretta su progetto di B.
Gadio laddove sorgeva un piccolo tempio in cui si celebrarono le nozze (nel
1441) tra la duchessa Bianca Maria Visconti, signora di Cremona e Francesco
Sforza. La costruzione dell'edificio si prolungò dal 1463 al Cinquecento
avanzato; le opere di decorazione interna che secondo il disegno primitivo era
esemplata sull'ormai diffuso modulo strutturale bramantesco, si svolsero tra il
1535 e il 1570.
Gli affreschi della volta della navata vennero realizzati
negli anni 1540-1565 da vari artisti cremonesi tra cui Giulio e Bernardino Campi
e B. Gatti detto il Soiaro. Il Museo Civico, ospitato nel Palazzo degli
Affaitati (XVI sec.), comprende la Pinacoteca, il Tesoro del Duomo, una sezione
archeologica ed una risorgimentale. Nello stesso palazzo ha sede anche il Museo
Stradivariano con cimeli del celebre liutaio cremonese Stradivari. Da visitare
il Palazzo Fodri (di epoca rinascimentale), con elegante facciata in cotto e
marmo e bel cortile porticato a loggia superiore.
LA PROVINCIA. La
provincia di Cremona (335.939 ab.; 1.771 kmq) occupa la parte della bassa
pianura lombarda compresa tra i fiumi Oglio ad est, Po a sud e Adda ad ovest. Il
territorio è molto fertile ed è attraversato da una fitta rete di
canali di irrigazione. L'economia della provincia è prevalentemente
agricola: produzione di frumento, granoturco, riso, foraggi, canapa, patate,
lino, vino, barbabietole da zucchero. Allevamento di bovini e suini. Le
industrie sono collegate alla produzione agricola e all'allevamento (molini,
pastifici, zuccherifici, caseifici, salumifici). Fra i centri principali
ricordiamo Casalmaggiore, Castelleone, Crema, Pizzighettone, Soncino,
Soresina.
Cremona: a sinistra il palazzo del Comune; a destra il duomo e il Torrazzo
Lecco
(45.501 ab.). La città di Lecco, capoluogo
di provincia solo dal 1991, si trova sulla sponda sud-orientale del ramo omonimo
del lago di Como. I torrenti Gerenzone, Caldone, Bione, con i loro depositi
alluvionali, hanno formato il terreno su cui sorge la città, circondata a
Nord dal monte San Martino, a est dal Resegone, a sud dal monte Barro e a ovest
dal Morigallo. Già in età medievale Lecco conobbe una certa
fortuna economica basata sull'artigianato, in particolare del ferro, e sui
commerci. L'odierna struttura industriale è però assai più
articolata: accanto agli stabilimenti siderurgici operano quelli delle
costruzioni metalliche, elettrotecnici e cartari. Il turismo è abbastanza
fiorente
STORIA. Antico insediamento celtico poi passato al dominio romano,
Lecco è ricordata storicamente la prima volta nell'845. Nel periodo
carolingio divenne capoluogo di una contea e nel X sec. possesso degli
arcivescovi di Milano; contesa più tardi fra il comune di Como e quello
milanese, rimase infine a quest'ultimo. Importante centro strategico e
commerciale, nel 1336 Azzone Visconti vi fece costruire il celebre ponte
sull'Adda e la munì di mura e di una fortezza (smantellata solo nel
1792). Nel XV sec. Lecco subì temporanee occupazioni da parte dei
Veneziani; nel 1528 venne ceduta da De Leyva a Gian Giacomo Medici, che nel 1532
la restituì agli Sforza; sotto gli Spagnoli il suo forte fu caposaldo
della difesa nord-orientale del Milanese.
ARTE. L'impianto urbanistico
medievale della città è stato quasi completamente distrutto a
causa delle profonde modificazioni subite dall'abitato a partire dal Settecento
(quando iniziò la demolizione delle fortificazioni e mura viscontee). Per
questo il centro storico ha un carattere prevalentemente ottocentesco e non
conserva monumenti di particolare pregio. Fra gli edifici più notevoli
ricordiamo il settecentesco palazzo Belgioioso in cui ha sede il Museo Civico,
la villa Manzoni detta Caleotto, la torre viscontea e i resti dell'antico
castello che ospita oggi il Museo del Risorgimento.
LA PROVINCIA. La
provincia di Lecco (311.452 ab.; 816 kmq) comprende 90 comuni ed è un
polo industriale molto forte. Oltre alle menzionate attività industriali,
la provincia lecchese è famosa per i caseifici della Val Taleggio e per
le località turistiche Barzio, Ballabio, Bellano, Colico, Dervio e
Introbbio.
Il lungolago di Lecco
Eremo di S. Gerolamo, nei pressi di Lecco
Villa Manzoni, alla periferia di Lecco
Lodi
(40.805 ab.). La città di Lodi, capoluogo
di provincia solo dal 1991, sorge sulla sponda destra del fiume Adda, in una
fertile regione. L'economia è prevalentemente agricola: notevole
l'allevamento bovino che dà luogo alla produzione di rinomati latticini.
Molto fiorente è anche l'industria locale di maioliche che si affianca a
quella tessile, meccanica, elettrica.
STORIA. Fondata probabilmente dai
Galli boi, Lodi, fu colonia e municipio romano. Fu sede vescovile fin dal IV
sec. e la sua autonomia comunale la mise, non di rado, in conflitto con Milano
che la distrusse ripetutamente (1110, 1155). Venne ricostruita da Federico
Barbarossa nel 1158, per la sua posizione strategica, e finalmente nel 1335 la
città venne inglobata nella Signoria viscontea seguendo le sorti del
ducato di Milano, tranne che per la parentesi veneziana del 1447. Nel 1454 a
Lodi fu conclusa la pace, che ne prese il nome, in virtù della quale
finiva la guerra per la successione al ducato di Milano tra Francesco Sforza,
Firenze, Genova e Mantova da una parte e Venezia, Napoli, Savoia e Monferrato
dall'altra; Francesco Sforza veniva riconosciuto duca e Bergamo e Brescia
ritornavano Venezia. Nel maggio del 1796 Lodi fu teatro di una battaglia tra i
francesi, al comando di Bonaparte, e gli austriaci, al comando del generale
Jaen-Pierre Beaulieu, in seguito alla quale Napoleone si assicurò la
Lombardia.
ARTE. La città vecchia conserva numerosi monumenti
architettonici che ne testimoniano, non solo la ricchezza, ma anche l'importanza
raggiunta nell'età medievale e rinascimentale. Nella centrale piazza
della Vittoria, circondata da portici quattro-seicenteschi, si affaccia il duomo
romanico il cui nucleo originario risale a poco dopo la metà del XII
sec.; la facciata presenta un portale con sculture romanico e un rosone e bifore
prettamente rinascimentali. Oltre a varie chiese medievali, fra cui ricordiamo
S. Lorenzo (XII-XIII secc.), S. Francesco (seconda metà del trecento) e
S. Agnese (fine del XIII sec.), Lodi vanta uno dei più noti edifici
rinascimentali lombardi: il Santuario dell'Incoronata (1488-93) di G. Battagio e
G. Dolcebuono. Al suo interno di forma ottagonale con cupola ed elegante loggia,
sono custodite quattro tavole del Bergognone e altre dei fratelli Piazza. Fra
gli edifici civili spiccano il palazzo Vistarini (XIV sec.), il palazzo Varasi
(rinascimentale), l'ospedale Maggiore (1459-1504) e il Broletto (XIII sec.),
palazzo Comunale.
LA PROVINCIA. La provincia di Lodi (197.672 ab.; 782 kmq)
comprende sessantuno comuni. L'area del lodigiano è prevalentemente
agricola coltivata a foraggere e cereali; vanta un primato nazionale nella
lavorazione dei latticini; di notevole importanza è anche la coltivazione
della vite. Di particolare interesse sono le cittadine di S. Angelo Lodigiano e
di Abbadia Cerreto.
Il centro di Lodi
Mantova
(47.790 ab.). La città di Mantova sorge
sulla riva destra del fiume Mincio che la circonda a semicerchio formando tre
laghi (i laghi di Mantova), separati da due ponti-dighe stradali e ferroviari
(Ponte San Giorgio e Ponte dei Molini), che conferiscono alla città
l'aspetto di una penisola. Mantova è un importante centro commerciale per
i prodotti agricoli dell'entroterra. Oltre alle industrie alimentari vi sono
industrie chimiche e petrolchimiche, metalmeccaniche, tessili, dei laterizi,
della carta e della ceramica.
STORIA. Fondata fra il VI e il V sec. a.C.
dagli Etruschi, Mantua venne invasa dai Galli Cenomani nel IV sec. a.C. e verso
il 214 divenne colonia romana. Dopo la caduta dell'Impero Romano fu oggetto di
una lunga contesa fra Bizantini e Longobardi i quali la conquistarono
definitivamente nel VII sec. Nei due secoli seguenti si affermò il potere
dei vescovi che esercitarono diritti sovrani.
Verso l'XI sec. comparvero i
conti con Attone di Canossa la cui ultima discendente fu Matilde di
Canossa.
In questo periodo la città si sviluppò e alla fine
del XII sec. si formò il Comune mantovano che partecipò alle lotte
contro gli imperatori svevi Federico I e Federico II schierandosi con i comuni
delle Leghe Lombarde. Il XIII sec. fu caratterizzato dalle minacce all'autonomia
della città da parte degli Este e dei Della Scala e dalle lotte fra
Guelfi e Ghibellini. Alla fine del secolo i Guelfi furono allontanati e
Pinamonte Bonacolsi divenne signore di Mantova (1276). I Bonacolsi furono
deposti nel 1328 dai Gonzaga, appoggiati dai Della Scala. La politica dei
Gonzaga, che rimasero a capo della città fino al 1708, migliorò la
situazione economica, politica e sociale di Mantova che divenne il centro
più importante della regione (acquisto del marchesato del Monferrato nel
1540) e un centro culturale di primaria importanza. Nel XVII sec. iniziò
un periodo di declino (seconda guerra del Monferrato; sacco degli Imperiali) e
durante la guerra di successione spagnola l'ultimo erede dei Gonzaga, il duca
Ferdinando Carlo III, venne deposto dall'imperatore asburgico Giuseppe I (1708)
che in seguito annetté Mantova al ducato di Milano (1748). Nel 1797
(trattato di Campoformio) Mantova fu ceduta alla Repubblica Cisalpina; nel 1799
ritornò all'Austria e dal 1800 al 1814 fece parte del Regno Italico. Dopo
il Congresso di Vienna (1815) venne nuovamente assegnata all'Austria e durante
il Risorgimento fu un centro di diffusione delle idee liberali e mazziniane (la
congiura mazziniana del 1851 portò alle repressioni austriache e
all'esecuzione di numerosi patrioti a Belfiore). Nel 1859 entrò a far
parte del Regno di Sardegna.
ARTE. Capitale d'arte circondata dall'acqua,
Mantova presenta tra i suoi monumenti più antichi e rappresentativi la
Rotonda di San Lorenzo (1083) in stile romanico, a pianta anulare, che sorge in
Piazza delle Erbe, celebre anche per altri edifici quali il Palazzo della
Ragione e quello del Broletto (entrambi del XIII sec.) e la Torre dell'Orologio,
di Luca Fancelli (1473). Nella non lontana Piazza Mantegna si può
ammirare la maestosa Basilica di Sant'Andrea, capolavoro architettonico del
Rinascimento, costruita da Leon Battista Alberti (1472-94); nell'interno si
trova la tomba del grande pittore Andrea Mantegna oltre ad interessanti
affreschi cinquecenteschi. Dello stesso Alberti è la chiesa di San
Sebastiano (1460), che custodisce il Monumento ai risorgimentali Martiri di
Belfiore. L'originario nucleo della città coincide con l'attuale Piazza
Sordello, di struttura medievale, delimitata da bei palazzi. Ricordiamo in
particolar modo il Duomo (XVI sec.) con facciata del 1700 e il Palazzo Ducale,
fastosa reggia dei Gonzaga, fulcro della vita artistica e politica della
città. La realizzazione del complesso ducale, che si articola come un
intricato labirinto intorno ai due edifici iniziali del Palazzo del Capitano e
della Domus Magna, richiese tempi lunghissimi: dal XIII al XIX sec. Durante la
stagione d'oro mantovana, che coincise con i sec. XV-XVI, sostarono e lavorarono
alla corte ducale molti famosi artisti tra cui Pisanello, L. B. Alberti, Giulio
Romano, Tiziano, Rubens e Mantegna, autore dello splendido ciclo di affreschi
della Camera degli Sposi (1474) nel Castello di San Giorgio, (1395) collegato a
Palazzo Ducale, e dimora di Ludovico II e della moglie Barbara di Brandeburgo,
entrambi raffigurati nelle scene mantegnesche. Nelle sale della reggia sono
visibili veri e propri tesori d'arte, raccolti anche in una sezione Archeologica
di notevole importanza. Un itinerario guidato conduce alla scoperta di splendidi
ambienti quali l'appartamento degli arazzi, l'appartamento Ducale,
l'appartamento dei nani, l'appartamento delle Metamorfosi, la Rustica, la
galleria della Mostra, la galleria dei Mesi, il cortile della cavallerizza, il
salone di Manto. Un viaggio a Mantova deve includere inoltre la visita al
Palazzo Te (il cui nome deriva da quello, contratto, della località
periferica detta Tejeto dove la villa venne edificata), risalente agli anni
1525-34 circa e fatto erigere da Federico II Gonzaga. Si tratta di una sontuosa
dimora di piacere, luogo di svaghi e di vacanza, arricchita da meravigliosi
giardini interni, loggiati e peschiere. La raffinata decorazione a fresco delle
stanze (Sala di Psiche, Sala dei Giganti, dello Zodiaco e dei Cavalli) è
opera di Giulio Romano, allievo di Raffaello, e della sua scuola. Il Palazzo
ospita il Museo Civico con la Sezione Permanente d'Arte Moderna, la Sezione
Permanente Gonzaghesca e la Collezione Egizia di G. Acerbi. La Mantova
settecentesca di Maria Teresa d'Austria rivela il suo migliore volto
architettonico nel Palazzo dell'Accademia Nazionale Virgiliana con facciata del
Piermarini, e al cui interno si trova il Teatro Scientifico, eretto da Antonio
da Bibiena nel 1769. Al piano superiore, la Biblioteca conserva rare edizioni
virgiliane.
LA PROVINCIA. La provincia di Mantova (377.790 ab.; 2.339 kmq)
comprende l'estrema parte sud-orientale della Lombardia e occupa un territorio
pianeggiante situato per la maggior parte a nord del Po e bagnato dal Mincio e
dall'Oglio. Unica parte collinare è l'anfiteatro morenico del Garda a
nord-ovest. Principale risorsa della provincia è l'agricoltura
(produzione di cereali, riso, foraggi, barbabietole da zucchero, viti, frutta)
che alimenta parte dell'attività industriale (molini, caseifici,
zuccherifici, salumifici). Altre industrie sono le fabbriche di macchine
agricole, di laterizi e ceramiche, le cartiere, i calzifici, le industrie
metalmeccaniche e delle materie plastiche. Fra i centri principali ricordiamo
Asola, Castiglione delle Stiviere, Goito, Gonzaga, Ostiglia, San Benedetto Po,
Sermide, Suzzara, Viadana.
Mantova: il Palazzo del Capitano
Monza
(120.050 ab.). Città sul fiume Lambro, a 162 m s/m., al margine meridionale della Brianza.
È centro industriale particolarmente attivo nei settori metallurgici,
meccanici, dei cappelli, alimentari, tessili, dei tappeti, dei mobili. È
pure centro di commercio agricolo e luogo di fiere e mercati del bestiame.
D'origine preromana, ebbe grande importanza in periodo longobardo (VI sec.). Fu
poi libero Comune e seguì le sorti di Milano. Fra i monumenti più
interessanti, sono l'antico Duomo di San Giovanni Battista, ove si conservano
tesori di oreficeria, tra cui la famosa corona ferrea; l'Arengario del XIII
sec., la Villa reale del Piermarini (1777) con la Civica Galleria e il Museo
storico, al margine di un vastissimo parco (circa 8 kmq) che racchiude
l'ippodromo della Mirabella e il celebre autodromo. Nel 1900 a Monza fu ucciso
il re Umberto I dall'anarchico G. Bresci.
LA PROVINCIA. Istituita ufficialmente il 12 maggio 2004, ma di fatto non ancora operativa,
la provincia di Monza e Brianza ha una popolazione complessiva di circa 800.000 abitanti e comprende l'area
geografica del Monzese, del Vimercatese e della Brianza meridionale.
Monza: il duomo
Pavia
(71.214 ab.). La città di Pavia si trova
sulla sinistra del fiume Ticino ed è collegata alla riva destra del fiume
da due ponti: il Ponte della Libertà e il ponte coperto. Quest'ultimo
venne costruito nel secondo dopoguerra un po' più a valle del ponte
originario (distrutto dai bombardamenti nel 1944) costruito nel XIV sec. sulle
fondamenta di un ponte romano e coperto nel XVI sec. Pavia è un attivo
centro culturale (l'università risale al X-XI sec.), commerciale e
industriale con industrie siderurgiche, chimiche, farmaceutiche, tessili,
casearie e delle macchine agricole.
STORIA. La città di Ticinum
(dal 49 a.C. Ticinum Papiae da cui deriva la denominazione attuale) era un
importante centro della Gallia Cisalpina quando venne conquistata dai Romani nel
II sec. a.C. Durante le invasioni barbariche ebbe un'importante funzione
militare e fu più volte occupata finché, con Teodorico, divenne
residenza dei re Ostrogoti fino al 553, anno in cui i bizantini vi istaurarono
il loro presidio. Nel 571 fu conquistata dai Longobardi che la scelsero come
capitale del loro regno per la sua importanza politica, militare ed economica.
Nel 774 Carlo Magno sconfisse il re longobardo Desiderio e conquistò
Pavia che, diventata capitale del Regnum Italiae, continuò a progredire.
Nell'XI sec. fu istituito il Comune che entrò in rivalità con
Milano. Le due città si contesero a lungo la supremazia politica,
economica, culturale e religiosa nella regione. Durante le lotte fra i Comuni e
gli Imperatori Svevi Pavia si schierò dalla parte degli Imperatori. Con
la sconfitta degli Svevi (XIII sec.) si avvicendarono al governo della
città numerose famiglie, molto spesso in rivalità fra loro. Nel
1359 la città cedette ai Visconti dopo una resistenza durata tre anni.
Sotto i Visconti e poi sotto gli Sforza Pavia continuò a contendere a
Milano il ruolo di centro politico, militare e culturale del ducato. Nei secoli
seguenti seguì le sorti del ducato di Milano e fu occupata dagli Spagnoli
e poi dagli Austriaci. Con il passaggio di parte del suo territorio (Lomellina e
Oltrepò) ai Savoia la città iniziò un lento processo di
decadenza che venne solo in parte arrestato dalle riforme di Maria Teresa
d'Austria. Nel 1796 fu occupata dai Francesi e nel 1815 ritornò agli
Austriaci. Durante la Restaurazione e il Risorgimento fu centro di cospirazioni
antiaustriache. Nel 1859 venne annessa allo Stato Sabaudo.
ARTE. La
città conserva la forma geometrica di antico castrum romano, rimasta
inalterata nel suo disegno generale attraverso i secoli. Rari appaiono i resti
architettonici d'età romana mentre nel museo civico sono conservate
alcune opere scultoree e un ricco complesso di suppellettili. Anche il pilone
romano conservato nel ponte trecentesco sul Ticino andò distrutto col
ponte stesso durante la seconda guerra mondiale. Quello attuale è un
rifacimento del 1951. La fisionomia artistica pavese è decisamente
d'impronta medievale: dopo la fondazione delle prime chiese paleocristiane
erette alla fine del V sec. al di fuori della cerchia di mura (SS. Gervasio e
Protasio; SS. Nazaro e Ivenzio), inizia per Pavia un felice periodo sotto la
dominazione di Teodorico, che ne fece una splendida sede regale. A quest'epoca
risale la costruzione del palazzo regio (distrutto nel 1024), dell'anfiteatro,
delle terme. Di origine longobarda (VIII sec.), la Basilica di San Pietro in
Ciel d'Oro fu riedificata in stile romanico nei sec. XI-XII; nell'interno,
notevole è l'Arca marmorea di Sant'Agostino (II metà XIV sec.), a
tre piani, di fattura lombarda con influssi pisani. Stesso destino ebbe la
Basilica di San Michele, vero capolavoro dell'architettura romanico-lombarda,
longobarda, ma rifatta nel 1117. La caratteristica facciata a capanna in
arenaria presenta nella parte superiore una galleria ad arcatelle e in quella
inferiore sculture disposte in fasce orizzontali. Del XII-XIII sec. è il
Broletto, con facciata in cotto a due ordini di logge e portico interno. La
Pavia gotica vanta le chiese di San Tommaso (oggi sconsacrata), Santa Maria del
Carmine (1390), il Castello Visconteo (1360-65) fatto costruire da Galeazzo II
duca di Milano dopo la conquista della città e abbellito nel XV sec. da
numerose opere d'arte. È sede attuale dei Musei Civici (Sezione
Archeologica e Museo di Scultura) e della Pinacoteca Malaspina (con magnifici
affreschi tra cui la celebre Pala Bottigella eseguita da Vincenzo Foppa nel
1486). Centro culturale della città è l'Università (XIV-XV
sec.), voluta dai Visconti e successivamente ingrandita con l'aggiunta di corpi
di fabbrica appartenenti all'Ospedale quattrocentesco di S. Matteo. L'odierno
aspetto dell'edificio è in gran parte dovuto alle importanti sistemazioni
neoclassiche del Piermarini prima e del Pollack e Marchesi poi. L'arte pavese
del Rinascimento ha il suo monumento più significativo nel Duomo, a
pianta centrale, iniziato nel 1488 ad opera del Dolcebuono. La costruzione fu al
centro degli interessi di numerosi artisti ed architetti più o meno
illustri: O Rocchi, G. A. Amadeo, Leonardo, Bramante. I lavori, dopo la
sospensione dell'inizio del '500, ripresero con il Pellegrini, protraendosi a
lungo sino al XIX sec. (la cupola venne eretta dal Maciachini nel 1885 e la
facciata, rimasta incompleta, nel 1895) per terminare nel 1933. Del XV sec. sono
alcuni bei palazzi, in cui spesso si nota l'intervento dell'Amadeo, come il
Palazzo Bottigella-Carminali, il Palazzo Cavagna e quello Orlandi. Attribuibile
al Bramante 1,sia pure con riserva, il progetto di S. Maria di Canepanova
eseguita dall'Amadeo (1492-1507). Interessante la visita al Teatro Fraschini
(1771) disegnato dal Bibiena. Un cenno a parte merita la Certosa di Pavia, nella
pianura lombarda a circa 10 km dalla città, vasto complesso conventuale
iniziato nel 1396 da Bernardo da Venezia su incarico di Gian Galeazzo Visconti.
La lentezza dei lavori fece sì che solo nella seconda metà del XV
sec. (1473) si ponesse mano alla facciata (conclusa nel 1550 da Cristoforo
Lombardi) alla cui decorazione collaborarono gli scultori Cristoforo e Antonio
Mantegazza e G. A. Amadeo. L'interno è a tre navate.
LA PROVINCIA.
La provincia di Pavia (493.753 ab.; 2.965 kmq) è situata nella zona
sud-occidentale della Lombardia. È attraversata dal Po che la divide in
due parti: a sinistra la Lomellina e il Pavese e a destra l'Oltrepò. Il
territorio, molto fertile, è prevalentemente pianeggiante, ed è
attraversato da canali di irrigazione naturali e artificiali che favoriscono le
coltivazioni. Prodotti dell'agricoltura sono riso, mais, foraggi, barbabietole
da zucchero, frumento, tabacco, vini. Diffuso è l'allevamento bovino,
suino e avicolo. Le industrie sono alimentate dall'agricoltura: riserie,
caseifici, zuccherifici, mangimifici, ma non mancano industrie calzaturiere,
meccaniche, del cemento, dei materiali da costruzione, metallurgiche, chimiche,
degli strumenti musicali. Fra i centri principali ricordiamo Broni, Mortara,
Stradella, Vigevano, Voghera.
La Certosa di Pavia
Tour virtuale del Castello Visconteo di Pavia
Tour virtuale di piazza del Carmine a Pavia e dell'omonima chiesa
Sondrio
(21.642 ab.). La città di Sondrio è
situata sulla destra del torrente Mallero allo sbocco della val Malenco nella
Valtellina. È un centro commerciale e industriale con cotonifici,
mobilifici, concerie, industrie delle confezioni e alimentari.
STORIA. Le
origini della città sono probabilmente longobarde.
Nell'XI sec.
divenne Comune e fu coinvolta nelle lotte fra Guelfi e Ghibellini. Passata ai
Visconti nel 1335 rimase sotto il loro dominio fino al 1512 quando la
conquistarono i Grigioni. Nel 1797 i Francesi la annessero alla Repubblica
Cisalpina e con la Restaurazione entrò a far parte del Lombardo-Veneto
sotto gli Austriaci.
ARTE. Nelle immediate vicinanze di Sondrio si trova
il Santuario della Madonna della Sassella (XV sec.) con portico del '600 e
all'interno una Natività attribuita a Gaudenzio Ferrari. La Parrocchiale
fu eretta nel XVIII sec. (facciata rifatta nel 1838) su disegno di P. Ligari cui
spetta anche l'architettura del campanile. All'interno sono conservate grandi
tele di G. Parravicini (pittore originario di Caspano in provincia di Sondrio) e
il capolavoro di Ligari raffigurante il Miracolo di San Gregorio Magno.
Tra
le testimonianze più integre del periodo medievale ricordiamo il Castello
Masegra (a pianta tradizionale con corpi di fabbrica eretti in tempi diversi) e
il Castello Grumello, sorti entrambi in funzione difensiva contro i popoli
invasori della valle. Palazzo Pretorio, attuale sede del Municipio, risale al
XVI sec. e costituisce un caratteristico esempio di architettura rinascimentale
valtellinese (cortile interno a due logge); il Palazzo del Governo è
opera di G. Muzio. Palazzo Quadrio merita una visita per il Museo Valtellinese
di Storia ed Arte (testimonianze archeologiche e storiche della Valtellina;
raccolta ligariana; Pinacoteca), annesso alla Civica Biblioteca Pio Rajna. Un
interessante contributo di Sondrio all'arte rococò è dato
dall'elegante decorazione pittorica del salone d'onore di Palazzo Sertoli,
improntata ad un vivace illusionismo architettonico. Il Teatro Pedretti fu
costruito su progetto del Canonica (1820).
LA PROVINCIA. La provincia di
Sondrio (176.856 ab.; 3.212 kmq) si trova all'estremità settentrionale
della Lombardia e confina a nord con la Svizzera (Cantone dei Grigioni). Il
territorio è prevalentemente montuoso e comprende parte delle Alpi
Retiche e il versante settentrionale delle Alpi Orobie. Risorsa principale
è l'allevamento bovino che alimenta la produzione di formaggi e salumi
tipici (bresaola) a cui segue l'industria (costruzioni edili, industrie tessili,
dell'abbigliamento, metallurgiche, meccaniche e della lavorazione del legno).
Prodotti dell'agricoltura sono vino, frutta, patate, cereali e
foraggi.
Importante è l'industria turistico-alberghiera nelle
località termali e di sport invernali (Bormio, Madesimo, Chiesa
Valmalenco, Livigno, Santa Caterina Valfurva). Fra i centri principali
ricordiamo Chiavenna, Grosio, Morbegno, Teglio, Tirano, Sondalo.
Panorama di Sondrio
Varese
(80.511 ab.). La città di Varese è
situata ai piedi delle Prealpi Lombarde non molto distante dal lago omonimo.
È un importante centro commerciale e industriale con industrie
dell'abbigliamento, tessili, delle calzature, del cuoio, delle costruzioni
aeronautiche, automobilistiche e meccaniche, elettrotecniche, del legno,
alimentari e tipografiche.
STORIA. Nel Medioevo il centro fortificato di
Varese, le cui origini sono incerte, si schierò con Milano nelle lotte
contro Como(1117-1127). Alla fine del XII sec., pur essendo sotto la
giurisdizione dell'arcivescovo di Milano, ebbe uno statuto proprio che venne
confermato nel secolo seguente. Nel XVI sec. fu coinvolta nelle guerre
franco-spagnole e nel 1756 Maria Teresa d'Austria la concesse in Signoria a
Francesco III d'Este. Conquistata dalle truppe napoleoniche Varese fece parte
della Repubblica Cisalpina e dopo la Restaurazione venne assegnata all'Austria.
Nel 1859 entrò a far parte del Regno di Sardegna.
ARTE. Nonostante
l'esistenza di antichissimi insediamenti umani, il territorio varesino offre
concrete testimonianze, utili a fissare il punto di partenza per la storia
dell'arte, solo nella zona ove apparve la civiltà di Golasecca,
sviluppatasi in età del Ferro. I reperti dei sepolcreti (vasellame
ceramico, armi, utensili) sono visibili nelle sale dei Musei Civici di Varese.
Nei secoli successivi l'arte romana, tardo romana e alto-medievale lascia scarsi
documenti di rilievo nella regione, ad eccezione della chiesa di S. Maria Foris
Portas a Castelseprio, importante presidio militare longobardo. La chiesa di S.
Vittore, antica Basilica forse anteriore all'età barbarica, fu
completamente ricostruita tra il 1580 e il 1615 su disegno del Pellegrini. Al
Pollack spetta invece la facciata (1791) in stile neoclassico; il campanile
barocco è del Bernasconi. Nell'interno si segnalano i dipinti del Cerano
(Messa di San Gregorio) e gli affreschi di Pier Francesco Mazzucchelli detto il
Morazzone (nella Cappella del Rosario), famoso pittore originario del Varesotto.
Strutture inferiori paleocristiane presenta il Battistero romanico di S.
Giovanni, con paramento esterno in pietra grigia e interno decorato da affreschi
gotici votivi. Il Palazzo Estense o Ducale (1766-73) dell'architetto G. A.
Bianchi, destinato a Francesco III duca di Modena e Varese, ospita il Municipio.
Nell'area retrostante si estendono i Giardini Pubblici, notevole esempio di
parco all'italiana, con aiuole, viali alberati e fontane. La Villa Comunale
Mirabello (già Villa Litta) è sede del Museo Archeologico e del
Museo del Risorgimento. Nei dintorni di Varese importante testimonianza
artistica è il Santuario di Santa Maria del Monte, edificato su di
un'altura sopra Velate. Il viale che risalendo il Sacro Monte conduce al
Santuario è fiancheggiato da una serie di 14 cappelle (il cui progetto
è di G. Bernasconi) datate tra il 1604 e il 1680, e nel cui interno si
trovano gruppi di statue in terracotta raffiguranti i Misteri del Rosario (la
cappella della Flagellazione fu affrescata dal Morazzone) secondo gli intenti
della controriforma sostenuti dal cardinal Borromeo.
Nella curiosa villa
fatta costruire da L. Pogliaghi al Sacro Monte lo scultore trascorse gli ultimi
anni della sua vita tra i resti delle sue raccolte comprendenti reperti
archeologici, dipinti rinascimentali e barocchi, oggi visibili nel Museo
Pogliaghi.
LA PROVINCIA. La provincia di Varese (812.477 ab.; 1.199 kmq)
confina a nordest con la Svizzera e si estende su un territorio prevalentemente
collinare, che comprende la sponda occidentale del lago Maggiore e i laghi di
Varese, Comabbio, Monate, Biandronno, Ganna, Ghirla. Risorsa principale della
provincia sono le industrie tessili, meccaniche, metalmeccaniche, delle
calzature, valigerie, dell'abbigliamento e delle confezioni, chimiche e delle
materie plastiche, del legno, della carta, alimentari. Fra i centri principali
ricordiamo Angera, Busto Arsizio, Caronno Pertusella, Cassano Magnago,
Castellanza, Castiglione Olona, Gallarate, Gavirate, Laveno-Mombello, Luino,
Malnate, Porto Ceresio, Saronno, Sesto Calende, Somma Lombardo.
Panorama di Varese
Varese: villa Mirabello
PICCOLO LESSICO
Clima continentale
Il clima è un
complesso di elementi e di fattori che determinano lo stato dell'atmosfera.
Quello continentale è caratteristico delle regioni lontane dal mare; in
esso le variazioni termiche diurne e stagionali sono accentuate, e non risente
della positiva influenza apportata dal mare (piogge, brezze ecc.).
Glaciazione
Fenomeno consistente nell'espansione dei ghiacci
polari e vallivi che ha interessato, in varie epoche, vaste estensioni della
superficie terrestre. Si distinguono due tipi di glaciazione: quello che ebbe
luogo all'inizio dell'era quaternaria e quello attuale. I periodi glaciali si
sono ripetuti varie volte nella storia della Terra. Per spiegare questa
ricorrenza periodica sono state formulate numerose teorie. Nell'arco dell'era
quaternaria si sono avute quattro o cinque espansioni glaciali, nel corso delle
quali i ghiacci giunsero a coprire fino al 27% dell'area delle terre emerse e
contemporaneamente ebbe luogo un notevole raffreddamento delle acque degli
oceani.
Popolazione attiva
Insieme di abitanti di una nazione, in grado di
svolgere un lavoro. È costituito dai censiti in età da 14 anni in
poi, che alla data del censimento risultavano: occupati; disoccupati;
temporaneamente impediti a esercitare una professione; in cerca di prima
occupazione. Le prime tre categorie costituiscono la popolazione attiva in
condizione professionale.
Servizi sociali o pubblici
Servizi offerti alla collettività dallo
Stato e da altri enti con finalità pubbliche. Questi intervengono
nell'offerta di servizi, quando questa concerne gli organismi istituzionali a
tutela dei diritti (difesa, giustizia ecc.); oppure richiede forti capitali da
investire (telecomunicazioni, ferrovie ecc.); oppure comporta, accanto ai
vantaggi diretti dei cittadini, vantaggi indiretti per la collettività
(istruzione, sanità ecc.).
Seta
Fibra tessile formata da un filamento secreto dal
baco da seta con il quale la larva si costruisce il bozzolo. La seta greggia
è brillante, bianca, gialla o verde a seconda del colore del bozzolo.
È un filo continuo che si dipana in matasse per essere poi ulteriormente
lavorato. Esso subisce un particolare trattamento, idoneo a togliere
parzialmente o totalmente la gomma che lo riveste, la sericina. Il filo di seta
è di colore bianco o giallastro, elastico, tenace, cattivo conduttore
dell'elettricità; è costituito di due sostanze: una interna, la
fibroina, che rappresenta il 60-70%, ed una esterna, la sericina.
Caratteri
fondamentali della seta sono: la resistenza e
l'elasticità.
L'allevamento del baco da seta ha remotissime radici
in Asia presso alcuni popoli confinanti con la Cina, che pare abbiano trasmesso
il segreto del baco ai Cinesi. Attraverso questi ultimi, nel VI sec. d.C.,
sarebbe penetrato in Europa.
Nell'età comunale l'industria serica
ebbe particolare fioritura a Lucca, Firenze, Bologna, Milano, Venezia. Ai tempi
attuali l'industria serica è soprattutto sviluppata nella provincia di
Como. Qui vi sonole migliori seterie del mondo che trasformano la seta greggia
importata in prodotto finito.
Siderurgia
Parte della metallurgia che studia l'estrazione
del ferro dai minerali e la tecnica della produzione delle leghe di ferro e
della loro lavorazione.
PERSONAGGI CELEBRI
Cesare Beccaria
Giurista ed economista
(Milano 1738-1794). Tra le maggiori personalità dell'Illuminismo,
è autore del celebre trattato Dei delitti e delle pene che grandissimo
influsso esercitò sulle legislazioni penali di molti Stati europei. Fu
tra i primi ad auspicare l'abolizione della pena di morte.
Carlo Cattaneo
Economista (Milano 1801 - Castagnola, Lugano,
1869). Fu discepolo di Domenico Romagnosi all'università di Pavia. Nel
1848 fu l'animatore delle Cinque Giornate di Milano, e come capo del Consiglio
di guerra rifiutò eroicamente per due volte l'armistizio proposto da
Radetzky. Angosciato per l'insuccesso di quel glorioso tentativo di riscatto e
per gli attacchi mossigli dagli avversari politici, riparò a Parigi, dove
pubblicò L'insurrezione di Milano e quindi si stabilì definitivamente in
Svizzera. Autore di studi economici, glottologici, letterari, artistici, si
pronunciò spesso dalle colonne di giornali e riviste d'avanguardia, da
lui stesso fondati, come "Il Politecnico" e "Il Cisalpino". Cattaneo fu un
illuminato esempio di positivismo politico ed uno storico d'avanguardia, per il
quale le cognizioni tecniche costituivano uno strumento indispensabile ad una
vera comprensione della realtà.
Gaetano Donizetti
Compositore di musica lirica (Bergamo 1797-1848).
Tipico rappresentante del Romanticismo, del quale fu uno dei maggiori esponenti
nel campo del melodramma, compose circa settanta opere, tra cui
Lucia di
Lammermoor,
Elisir d'amore,
Don Pasquale. A Vienna fu nominato
direttore dei concerti privati di Sua Maestà.
Alessandro Manzoni
Poeta e romanziere (Milano 1785- 1873).
Studiò presso i Padri Somaschi. Dopo un breve periodo trascorso a Parigi,
tornato a Milano sposò Enrichetta Blondel. Per effetto di questo matrimonio si
maturò nel Manzoni una profonda crisi spirituale che ebbe come
conseguenza la sua conversione alla fede cattolica. Nel 1837 sposò in
seconde nozze Teresa Borri. Trascorse gli ultimi anni della sua vita in
solitudine, sul Lago Maggiore. La sua opera più importante, capolavoro
riconosciuto della letteratura italiana, è
I Promessi Sposi,
romanzo pervaso da un profondo senso religioso in cui i personaggi sono
disegnati con esattezza di rilievi storico-psicologici. Quest'opera ha
esercitato una decisiva influenza sullo sviluppo del romanzo italiano nel
periodo successivo. tra le opere in versi si ricordano i
Sonetti, le
Odi e gli
Inni Sacri (in cui e la famosissima ode il
Cinque
Maggio). Scrisse anche due tragedie:
Il Conte di Carmagnola e
Adelchi. Fra le opere minori si ricordano ancora
Sentir Messa,
sulla questione della lingua, e storia della colonna infame, opera storica sulla
peste del 1630.
Michelangelo Merisi detto Il Caravaggio
Pittore (Caravaggio 1573 - Porto Ercole 1610).
Dopo essere stato discepolo di S. Peterzano a Milano, andò a Roma dove
lavorò presso il Cavaliere d'Arpino. Tra le sue prime opere, per lo
più di argomento religioso e di piccole dimensioni, si ricordano il
Riposo nella fuga in Egitto, il
Bacco, alcune nature morte e
diverse pale per chiese. Nelle sue opere maggiori (
Le sette opere di
misericordia, a Napoli;
Il seppellimento di Santa Lucia, a Siracusa;
L'adorazione dei pastori, a Messina) la reazione alle falsità e
ipocrisie del tempo, tipica del Caravaggio, è ottenuta mediante l'uso di
violenti chiaroscuri e la realistica e talvolta drammatica scelta dei soggetti.
Il Caravaggio è riconosciuto come uno tra i più grandi pittori
italiani.
Giuseppe Parini
Poeta (Bosisio, Como, 1729- Milano 1799). Figlio
di un modesto commerciante di tessuti, fu avviato alla carriera sacerdotale da
una prozia cui era stato affidato. Con lo pseudonimo di Ripano Eupilino,
pubblicò la sua prima opera (
Alcune poesie di Ripano Eupilino) nel
1752. Precettore dei Borromeo e dei Serbelloni, fece parte dell'Accademia dei
Trasformati. Severo censore dei costumi della nobiltà milanese del suo
tempo, nella sua opera predomina la vena didascalico-satirica. Il suo capolavoro
è
Il Giorno, poemetto diviso in quattro parti:
Il Mattino,
Il Mezzogiorno,
Il Vespro e
La Notte. Tra le altre sue
opere si ricordino
Le Odi, in cui è
La caduta. Appartatosi
dalla vita pubblica negli ultimi anni, il Parini morì in
povertà.
Carlo Porta
Poeta dialettale milanese (Milano 1776-1821).
Modesto impiegato per tutta la vita, a contatto con il medio e basso
proletariato urbano, ne ritrasse nella sua opera le angustie, le miserie e le
vergogne. Il Porta è tra i maggiori poeti del primo Romanticismo
italiano. Tra le poesie in cui raggiunge momenti artistici particolarmente alti
sono da ricordare
I Desgrazi de Giovannin Bongee, il
Lament del
Marchionn di gamb avert e la famosissima
Ninetta del
Verzee.
Sforza
Famiglia di origine romagnola che resse il ducato
di Milano dal 1450 al 1500 e, per brevi periodi, dal 1512 al '35. Capostipite fu
Muzio Attendolo detto Sforza (1369-1424), capitano di ventura, che si
procurò vasti feudi nel napoletano; suo figlio Francesco (1401-66)
ottenne nel 1450 il ducato di Milano, che passò ai discendenti Galeazzo
Maria (dal 1466 al '76), Gian Galeazzo Maria (dal 1476 al '94) e Ludovico il
Moro (1452-1508).
Deposto quest'ultimo da Luigi XII di Francia (1500),
riottennero il ducato i suoi figli: Ercole Massimiliano (1493-1530) con l'aiuto
degli Svizzeri (1512), ma poi sconfitto a Marignano, cedette (1515) il ducato a
Francesco I di Francia; e Francesco II (1495-1535), reinsediato dagli imperiali
(1521), detronizzato da Francesco I (1524) e poi restaurato da Carlo V (1529)
contro la promessa di designare eredi gli Asburgo.
Visconti
Famiglia lombarda che detenne la Signoria di
Milano (1277-1447, dal 1395 col titolo ducale). I Visconti raggiunsero il potere
con Ottone (m. 1295) arcivescovo di Milano dal 1262, che sconfisse i rivali a
Desio nel 1277. Il pronipote Matteo (m. 1322) signore dal 1295, costretto
all'esilio (1302-10) da una coalizione guelfa guidata dai Della Torre, riprese
il potere con l'appoggio di Enrico VII, di cui fu vicario imperiale (1311) ed
estese il suo dominio a Pavia, Alessandria, Vercelli, Novara, Como, Lodi,
Bergamo, Cremona, Piacenza. Questa egemonia suscitò l'ostilità del
papato; scomunicato (1320), Matteo lasciò il potere al figlio Galeazzo I
(1277-1328) che affrontò con successo una crociata bandita contro i
Visconti (1323-24) consolidando il dominio della famiglia: imprigionato a Monza
(1327-28) da Ludovico IV, si pacificò poi con lui. Il figlio Azzone
(1302-39) signore e vicario imperiale dal 1329, partecipò alla guerra
contro Giovanni di Boemia (1331-33) estendendo i domini fino a Brescia; nel 1339
batté a Parabiago gli Estensi che appoggiavano le pretese signorili di
suo nipote Lodrisio. Alla sua morte il potere passò congiuntamente agli
zii Luchino (1292-1349) che acquisì Bellinzona, Locarno, Asti e Parma, e
Giovanni (1290 circa - 1354) arcivescovo di Milano dal 1339, che, dopo la morte
di Luchino, acquistò, con un'accorta politica diplomatica, Bologna (1350)
e Genova (1354), pur rinunciando all'espansione in Toscana (pace di Sarzana,
1353). Alla sua morte, la Signoria fu divisa fra i nipoti Matteo II (1319-55)
presto scomparso, Galeazzo II (1320-78) che ottenne i possessi occidentali con
Pavia, e Bernabò (1323-85) che ottenne quelli orientali. Milano e Genova
rimasero indivise, ma nella prima governò di fatto Bernabò, con la
moglie Regina Della Scala, mentre Genova fu perduta nel 1356. La spartizione
indebolì i Visconti, che, pur attaccati da varie coalizioni, riuscirono
però a mantenere i domini; l'unità fu ricostruita da Gian Galeazzo
(1351-1402), che nel 1385 si sbarazzò dello zio Bernabò e rimase
unico signore, ottenendo il titolo ducale (1395). Con lui la potenza viscontea,
estesasi in Veneto su Verona, Vicenza, Padova, Belluno e, a sud degli Appennini,
su Lucca, Pisa, Siena, Perugia, toccò il culmine del prestigio politico.
Nel 1387 la figlia Valentina (1366-1408) sposò Luigi d'Orléans,
donde le pretese di Luigi XII sul Milanese. Dopo la fase di disgregazione
seguita alla morte di Gian Galeazzo, il ducato fu ricostituito dal figlio
Filippo Maria (1402-47) che tentò, anzi, una ripresa della politica di
espansione, incontrando però la tenace opposizione di Venezia e Firenze.
Alla sua morte si estinse la linea ducale della famiglia; nella lotta per la
successione sarebbe prevalso (1450) Francesco Sforza, marito della sua unica
figlia Bianca Maria (1425-68). Vari rami collaterali (Visconti di San Vito, di
Modrone ecc.) mantennero i numerosi possedimenti minori della
famiglia.
Alessandro Volta
Inventore (Como 1745-1827). Rimasto orfano di
padre, contro la volontà di uno zio paterno che voleva avviarlo alla
carriera forense, pur sprovvisto di cognizioni scientifiche, si interessò
subito con passione alle leggi della fisica e prese a studiare i fenomeni
naturali. Oltre alla pila elettrica, che è la sua più famosa
invenzione, scoprì l'elettroforo perpetuo, antesignano delle future
macchine a induzione, e l'elettroscopio condensatore. Costruì la pistola
ad aria infiammabile che porta il suo nome, vennero poi l'accendilume elettrico
e l'eudiometro. Nei pressi del Lago Maggiore scoprì il metano, chiamato
allora gas delle paludi. Per i meriti acquisiti in campo scientifico, nel 1774
fu nominato professore nella scuola di Como e nel 1779 docente
nell'università di Pavia.
Pur rimanendo sempre un autodidatta,
Alessandro Volta si occupò, ottenendo sempre risultati determinanti, di
ogni settore della fisica. Grande fu la sua fama ai suoi tempi, Napoleone I il 6
novembre 1801 volle riceverlo nel Palazzo delle Tuileries e decorarlo con la
medaglia d'oro.
CENTRI MINORI
Abbiategrasso
(28.567 ab). Centro
della provincia di Milano. Nel 1524 gli eserciti spagnoli ed imperiali vi
sconfissero i Francesi. Importante è l'allevamento di bestiame, per
l'abbondanza di prati e pascoli permanenti. Abbiategrasso ha un insigne
monumento del primo Rinascimento, il pronao della chiesa di Santa Maria Nuova,
opera del Bramante; all'interno, rifatti nel '700 da Francesco Croce, la
prima cappella sinistra conserva tracce della decorazione a graffito
quattrocentesca. Non molto di originale è rimasto del Castello, grandiosa
fortezza d'origine duecentesca disposta in asse con il naviglio e la strada
per Milano, abbellita dai Visconti nel '400 ma lasciata poi in progressivo
degrado sotto gli Spagnoli.
Bellagio
(2.969 ab.). Centro in provincia di Como. Sorge
su di un promontorio, all'incontro dei tre rami del Lago di Como. Famosa meta
turistica. Abitata già in epoca preistorica, insediamento romano, poi borgo
fortificato medievale, infine luogo di villeggiatura.
Importanti la chiesa di San Giacomo, di stile romanico (XII sec.), trasformata
però in epoca barocca e, più pesantemente, da restauri d'inizio '900; la piccola
chiesa di S. Giorgio, di origine romanica (ma molto rimaneggiata).
Nei dintorni, bellissimi parchi e ville, tra le quali la più nota è villa Serbelloni.
Qui secondo un'antica tradizione, Plinio il Giovane aveva fatto erigere la sua villa.
In epoca medievale si trovava un castello (demolito nel Trecento da Galeazzo II
Visconti) di cui restano alcune tracce. L'attuale edificio, edificato nel XVIII
secolo dai Serbelloni, venne trasformato in albergo nel 1870 e appartiene alla
Rockefeller Foundation, che lo utilizza per convegni e soggiorni di studio.
Vastissimo e piacevole il parco, che occupa parte del promontorio.
Villa Melzi è un edificio neoclassico progettato all'inizio dell'Ottocento da
Giocondo Albertolli per Francesco Melzi d'Eril, vicepresidente della Repubblica
cisalpina, e decorato con affreschi e stucchi di Giuseppe Bossi, Andrea Appiani,
Alessandro Sanquirico e dello stesso Albertolli. L'interno conserva gran parte
dell'arredo d'epoca, con stanze di raffinato gusto neoclassico. Accanto alla
villa si trovano un piccolo museo, con reperti archeologici e affreschi, e
una splendida cappella, sempre progettata dall'Albertolli. Grandiosi sono i
giardini, ornati da statue antiche. Altre due belle ville sono Villa Trivulzio
(settecentesca, poi ampliata da Giuseppe Balzaretto verso la metà dell'Ottocento) e
villa Trotti (anch'essa settecentesca, ma rifatta in forme neogotiche nel secolo
successivo).
Scorcio di Bellagio (Como)
Bormio
(4.088 ab.). Centro alpinistico e termale di
grande importanza in provincia di Sondrio. Il clima è relativamente mite,
asciutto e molto costante. Le sorgenti termali sono situate ai piedi del monte
Areit e hanno una temperatura che si aggira intorno ai 37°-39°. Le
acque contengono sostanze in sospensione che, depositate, formano fango,
consigliabile nel reumatismo articolare cronico, nella gotta, in nevralgie,
sciatica ed esiti di interventi chirurgici.
Questa cittadina è una delle più importanti stazioni di villeggiatura estiva e di sport
invernali delle Alpi, nonché base di partenza per escursioni e ascensioni nel gruppo
dell'Ortles-Cevedale. Nodo importante sin dal '400 e '500, per i traffici tra ducato di Milano,
Serenissima e stati transalpini, dopo l'apertura della strada militare dello Stelvio (1825)
i commerci si spostarono verso il Tirolo. Nel vecchio nucleo abitativo di trovano
numerose case pregevoli per i portali, le decorazioni e gli affreschi (sec. XV-XVI)
che abbelliscono le facciate (Palazzo De Simoni, è sede del Municipio e del Museo
Civico). Tra gli edifici religiosi degni di nota la romanica chiesetta di S. Vitale, con
affreschi trecenteschi sulla facciata e, all'interno, un'ancona lignea intagliata
e dipinta dell'inizio del '500; la collegiata dei Ss. Gervasio e Protasio,
menzionata nel sec. IX e ricostruita in età barocca; il trecentesco santuario del
Crocifisso, con affreschi dei sec. XIV-XVI. Merita una visita il Kuèrc (coperchio),
loggia con tetto di ardesia dove anticamente si amministrava la giustizia.
Busto Arsizio
(77.569 ab.). Centro in provincia di Varese, a
288 m s/m.; tra i fiumi Ticino e Olona. Ha un discreto sviluppo industriale
caratterizzato dalla presenza di cotonifici e fabbriche di macchinari per
l'industria tessile. Nel Medioevo fu un centro di notevole importanza
commerciale. Feudo dei Torriani dalla fine del XIII sec., passò poi ai
Visconti. Nel Trecento era molto rinomato per la lavorazione del ferro; dal
Quattrocento in poi per la lavorazione delle pelli, del lino e della seta, e, nel Settecento,
per la lavorazione del cotone. Tra i monumenti, la chiesa di Santa Maria in
Piazza, del XVI sec., disegnata probabilmente dal Bramante, con campanile
frutto del riadattemento di una torre a cura di Carlo Maciachini (1873-77) e
all'interno dipinti di B. Luini, del Giampietrino, un polittico (
Madonna
col Bambino e santi, 1539) di Gaudenzio Ferrari e nel presbiterio,
affreschi di Giovanni Battista della Cerva; la basilica di S. Giovanni Battista,
originariamente romanica, ma con campanile quattrocentesco e veste barocca su
disegni di Francesco Maria Ricchino (1615-35).
Campione d’Italia
(2.279 ab.). Centro in provincia di Como, sulla
riva orientale del lago di Lugano, circondato completamente da terre ed acque
svizzere. Famosi i suoi maestri marmorai, scultori ed architetti (Maestri
campionesi) che lavorarono al Duomo di Milano, alla Certosa di Pavia e in altre
città. Notevoli monumenti sono l'Oratorio di San Pietro e la chiesa di
Santa Maria dei Ghirli (cioè "delle rondini"), trecentesca ma rimaneggiata in
stile barocco, con una scenografia scalea che scende al lago; all'interno
pregevoli gli affreschi tardo-gotici e rinascimentali (storie della Vergine e
del Battista, sequenza dei
Mesi). Campione è stazione climatica estiva
e possiede una casa da gioco.
Cantù
(35.172 ab.). Comune in provincia di Como
(anticamente Canturium). Centro principale della Brianza, famoso per l'industria
dei mobili, per la produzione di pizzi e merletti e per la bachicoltura. Stazione
climatica.
Antico borgo fortificato nato sulla cima di una ripida collina, fu avamposto
fedelissimo di Milano nelle lotte contro i comaschi.
L'impianto storico dell'abitato, creato nel XIV secolo da Gaspero Grassi,
il feudatario che fece costruire le mura, è stato in gran parte distrutto nel corso
dell'Ottocento e del Novecento per dare spazio alla forte crescita produttiva,
basata inizialmente sul merletto e sulle lavorazioni tessili e oggi soprattutto
sull'artigianato del mobile, di cui Cantù è una delle capitali europee.
L'antica basilica di San Vincenzo risale al 1007 e la chiesa romanica di San Paolo
(XI secolo) rimaneggiata tra Cinquecento e Seicento, in seguito alla decisione di
Carlo Borromeo di trasferirvi la sede della pievania, fino a quel momento ubicata
a Galliano; all'interno si trova una pregevole tela del Procaccini e affreschi di G.B.
della Rovere. Interessante anche la piccola Cappella della Madonnina,
per alcuni affreschi del primo '500, con storie del Vecchio e del Nuovo Testamento.
Il vecchio borgo aveva diversi insediamenti ecclesiastici, in buona parte
trasformati (o distrutti quasi completamente), come il monastero di S. Ambrogio,
di cui resta solo, il relitto della chiesa dedicata alla
Trasfigurazione.
Tra le costruzioni meno modificate è la chiesa di S. Maria, a pianta centrale
disegnata da Gerolamo Quadrio nel 1665 accanto a un monastero cluniacense che
sorgeva sul luogo. Meritevole di attenzione è anche il santuario
della Madonna dei Miracoli, edificio cinquecentesco rifatto poi, con esclusione
della parte di fondo, nel corso dell'Ottocento; le parti originali conservano ancora
stupendi affreschi di Giovan Mauro della Rovere, di Stefano Montalto e di
Camillo Procaccini.
Cinisello Balsamo
(75.773 ab.). Centro in provincia di Milano alla
periferia settentrionale della città. Industrie chimiche, tessili,
meccaniche, elettrotecniche e alimentari. Lavorazione del legno e delle materie
plastiche.
Clusone
(8.148 ab.). Centro in provincia di Bergamo.
Stazione climatica e di sport invernali. Importante borgo commerciale
già ai tempi dei Romani, libero comune dal sec. XIII, passò nel 1427 ai
veneziani, diventando sede di pretura e residenza del podestà. Dall'800 anche
frequentata località turistica, vide nei primi decenni del '900 lo sviluppo
dell'industria tessile e manifatturiera. Chiesa di S. Maria Assunta (G.B. Quadrio,
fine sec. XVII), preceduta da una spettacolare scalinata a tenaglia e
fiancheggiata sul lato destro da un porticato, all'interno opere di Andrea
Fantoni (altare maggiore, pulpito, statue) e dipinti di scuola veneta e di
pittori locali. Di fronte alla basilica è il quattrocentesco oratorio dei
Disciplini che nel portico esterno conserva un famoso ciclo di affreschi del
1485 (
Trionfo della morte e
Danza macabra) di ignoto pittore
forse lombardo con influenze toscane.
La cittadina possiede un orologio planetario del 1583;
bello anche il quattrocentesco Palazzo comunale.
Crema
(33.176 ab.). Città in provincia di
Cremona. Belle chiese, tra cui la Cattedrale, Santa Maria della Croce, la
Santissima Trinità, di epoca barocca. Tra gli altri monumenti notevoli,
ricordiamo il cinquecentesco Palazzo comunale e alcune abitazioni nobiliari
risalenti ai secc. XVI-XVIII. Importante centro agricolo (cereali, foraggi,
bachicoltura, allevamento del bestiame) e industriale (industrie alimentari,
tessili, metallurgiche e meccaniche).
Noto centro di fabbricazione di
strumenti musicali. Crema fu fondata nel VI sec. dopo che Milano fu distrutta
dai Goti. Nel 1453 fu ceduta a Venezia da Francesco Sforza. Il 27 marzo 1797
venne occupata dai Francesi e poi seguì le sorti della Lombardia.
Crema: scorcio del centro
Dalmine
(18.968 ab.). Centro in provincia di Bergamo.
Risale al X sec. Nel 1927 acquistava autonomia amministrativa con l'unione dei
centri di Sforzalico, Mariano al Brembo e Sabbio. L'importanza economica di
Dalmine è dovuta alla formazione nel 1906 della società per la
fabbricazione di tubi metallici.
Desenzano del Garda
(23.662 ab.). Centro in provincia di Brescia. Di
origine romana, fu contesa nel Medioevo da Verona e Brescia e nel XV sec. fu
conquistata da Venezia. Sorge sulla riva occidentale del lago di Garda ed ha il
porto più attivo del lago stesso. Stazione climatica e luogo di
villeggiatura.
La cittadina di origini romane, ebbe operosa e serena
prosperità sotto il dominio della Serenissima, quando
ogni settimana vi si teneva un importante mercato delle granaglie che fissava
il prezzo valido non solo per la Repubblica di San Marco, ma anche per la
Romagna e parte della Germania. Tra gli edifici degni di nota l'ex Palazzo
comunale (1580), il Palazzo del Provveditore veneto (1585), il Duomo, ricostruito
tra il 1586 e 1611 con facciata settecentesca e all'interno splendida
Ultima cena di G.B. Tiepolo. Di epoca medievale il Castello, costruito
forse nell'alto medioevo ma rifatto nel '300 e '400 e poi ancora dagli austriaci.
Erba
(16.272 ab.). Centro agricolo e industriale in
provincia di Como, in Brianza. Industrie tessili, meccaniche e cartarie.
Località di villeggiatura, questa vocazione, ben visibile nella
corona di ville nobiliari che tuttora circonda la città, fu continuata
poi, con accenti più ‘popolari’, nell'Ottocento e nel primo Novecento,
quando la linea ferroviaria Milano-Asso ne fece una delle mete preferite per
le gite fuori porta dei milanesi. La costruzione, negli anni '50 del
XX sec., della superstrada Valassina, ha ancor più avvicinato la località
a Milano, favorendo anche lo sviluppo del già robusto tessuto produttivo locale.
Il centro abitato è strutturato in numerosi nuclei tra loro indipendenti. Quello
centrale, l'antica Incino, che derivava il suo nome dalla romana Forum
Licini, si sviluppa intorno a piazza Vittorio Veneto, tradizionale sede del
mercato. Qui sorge la chiesa romanica di S. Eufemia, costruita probabilmente
sulle fondamenta di un più antico edificio altomedievale, fu in seguito
rimaneggiata; bello il campanile contiguo in cui è incastonato materiale romano
di spoglio.
Meritevoli di interesse sono alcune ville signorili, oggi d'uso pubblico: la
sette-ottocentesca villa Majnoni, attualmente municipio, e villa Amalia, oggi
dell'amministrazione provinciale, pregevole edificio ricavato da Leopold
Pollack all'interno di un convento quattrocentesco.
Gallarate
(45.213 ab.). Centro industriale in provincia di
Varese, si stende fra le prime colline del Varesotto e una vasta brughiera. Noto
per le sue filature e tessiture di cotone; nodo stradale e ferroviario
importante. Notevoli, fra i suoi monumenti, il Duomo ottocentesco di S. Maria
Assunta con campanile di quattro secoli più antico (vi è annesso un Museo d'Arte
sacra, con dipinti di Daniele Crespi, il Morazzone e Carlo Francesco Nuvolone);
la chiesa lombarda di San Pietro, costruita in stile romanico nel
secolo XI ma restaurata tra il 1897 e il 1907.
Da visitare anche il Museo della Società gallaratese di Studi patrii che espone
materiali preistorici provenienti da Golasecca (secoli IX-V a.C.), reperti celtici
e romani, oltre a collezioni d'arte antica, opere di artisti locali e cimeli del
Risorgimento e la Civica galleria d'Arte moderna che conserva centinaia
di opere di artisti italiani contemporanei (Afro, Birolli, Carrà, Cassinari, Migneco,
Morlotti, Radice, Soldati, Tavernari, Vedova, Vespignani).
Gardone Riviera
(2.502 ab.). Centro in provincia di Brescia.
Elegante località turistica e climatica. Fedele fino all'ultimo
alla Serenissima, fu distrutta dai soldati del governo giacobino
formatosi a Brescia con l'arrivo dei francesi nel 1797. Tra gli edifici
degni di nota la tardo-neoclassica villa Alba, oggi
sede di congressi; in riva al lago la torre di S. Marco, che in origine
serviva come darsena della sontuosa dimora, la chiesa settecentesca e il
celebre Vittoriale degli italiani, fastosa dimora di Gabriele D'Annunzio che vi
soggiornò dal 1921 fino alla morte (1938).
L'arco dell'Ospite si trova subito dopo l'ingresso, bello il teatro all'aperto,
costruito in posizione panoramica secondo modelli greco-antichi; la Prioria è
la prima abitazione del poeta, a sinistra è lo Schifamondo, dove D'Annunzio
si ritirò negli ultimi anni di vita (oggi trasformato in museo di cimeli);
nella parte alta del parco si trova il mausoleo, dove è sepolto il poeta.
Goito
(9.481 ab.). Centro agricolo e industriale in
provincia di Mantova alla destra del Mincio. Cereali, bestiame, industrie
alimentari, cartarie. Ricca di storia, vi nacque Sordello (1200-73), il trovatore in
lingua provenzale ricordato da Dante; dal Medioevo e per tutta l'età
gonzaghesca fu importante fortezza a salvaguardia del confine settentrionale
del contado mantovano; nelle sue vicinanze ebbe luogo nel 1848 uno scontro tra
gli Austriaci di Radetzky e i Piemontesi di Carlo Alberto. I primi dovettero
ripiegare sulla riva sinistra del Mincio. L'antica vocazione militare
è ancora chiara nella pianta a scacchiera del borgo, cui si accede
scavalcando il Ponte della Gloria. Bella la basilica di
S. Pietro, costruita in stile barocco nel 1729 da Giovanni Maria Borsotto.
Degna di nota è anche l'imponente Villa d'Arco, disegnata da G. B. Marconi e
Giuseppe Crevola alla fine del '700, con un ampio parco che si estende sul
bastione morenico del Mincio.
Legnano
(53.788 ab.). Centro in provincia di Milano;
famoso nella storia per la battaglia con la quale gli associati della Lega
Lombarda batterono l'esercito di Federico Barbarossa (29 maggio
1176). Così ogni anno, l'ultima domenica di maggio, la Sagra del Carroccio
ricorda l'evento storico con la sfilata delle contrade in costume medievale e un palio
ippico.
La città sorge presso la riva sinistra dell'Olona. Industria
tessile e meccanica.
Tra gli edifici degni di nota la basilica di S. Magno, a croce greca di
forme bramantesche (1504-13), con un polittico di Bernardino Luini e
una cappella decorata a fresco da Bernardino Lanino. Il Museo Civico
"Guido Sutermeister" ricco di reperti archeologici delle Età del Rame, del
Ferro, urne e lapidi romane e tardo-romane, corredi tombali longobardi,
affreschi ed elementi architettonici quattro-seicenteschi, nonché alcune
tele di Gaetano Previati e una notevole sezione numismatica.
Livigno
(5.065 ab.). Centro in provincia di Sondrio, a
1.816 m s/m. Stazione climatica di interesse alpinistico e sciistico. Zona
franca doganale.
Luino
(14.187 ab.). Cittadina in provincia di Varese,
sulla riva orientale del Lago Maggiore, a 211 m s/m. Agricoltura (viti, alberi
da frutta, ortaggi, cereali, castagneti). Industria tessile (cotonificio e
setificio), meccanica (fonderia e trafileria) e delle forniture sanitarie.
Località di villeggiatura. Importante raccordo ferroviario. Nel Medioevo
la cittadina fece parte della contea di Angera ed ebbe privilegi comunali; dalla
fine del 1400 al 1526, durante le guerre di predominio del Milanese, fu con la
Val Travaglia possesso degli Svizzeri. Fra le cose artisticamente notevoli di
Luino, vanno ricordati i dipinti di scuola di G. Ferrari nella chiesa del
Carmine (XV sec.), e il Palazzo comunale (XVIII sec.) del luganese F.
Soavè. L'abitato originario conserva stradine strette e contorte e case
addossate l'una all'altra; bella la chiesa di S. Pietro, ricostruita nel 1668, con
affreschi cinquecenteschi tra cui un'
Adorazione dei Magi attribuita a Bernardino
Luini. Al nucleo iniziale si aggiunsero poi il lungolago, con la
quattrocentesca chiesa della Madonna del Carmine e i palazzi barocchetti
e neoclassici di piazza della Libertà, e la parte moderna verso Sud.
Menaggio
(3.096 ab.). Centro in provincia di Como. Una
delle più frequentate stazioni turistiche sulla riva occidentale del
lago di Como ai piedi di un monte. Numerosi sono gli alberghi.
Antico centro mercantile fortificato in epoca medievale da un castello
(del quale restano solo pochi ruderi), Menaggio vanta tuttora un centro
storico molto carino. Tra gli edifici degni di nota la parrocchiale di
S. Stefano, romanica ma rielaborata nel Seicento, la fontana del Salvatore
e la barocca chiesa di S. Carlo.
Merate
(14.974 ab.). Centro agricolo ed industriale in
provincia di Lecco, nella Brianza, a 288 m s/m. Mercato di cereali, frutta.
Industria tessile. Di origine medievale. Bei palazzi settecenteschi: Palazzo
Prinetti, incompiuto e costruito nell'area su cui sorgeva il castello
locale, spicca per la sua torre cilindrica che si erge dall'imponente quadrilatero;
Villa Belgioioso edificata probabilmente su un insediamento degli Umiliati che
a metà del XV sec. passò alla famiglia Novati; costruita da Giuseppe Muttoni,
la residenza fu ampiamente trasformata dopo il 1749, dall'architetto Francesco
Croce, quando ne entrarono in possesso i Belgiojoso (da visitare anche il giardino
terrazzato all'italiana, con motivi prospettici curvilinei tipicamente barocchetti)
La cittadina di Merate è nota anche per l'importante osservatorio astronomico
sul colle di San Rocco (350 m s/m) e per il collegio dei padri Somaschi
presso il quale studiò adolescente Alessandro Manzoni.
Orzinuovi
(11.142 ab.). Centro in provincia di Brescia, sul fiume Orzi, a 2 km dalla
riva sinistra dell'Oglio. Fu fondato nel 1193 dai Bresciani per difendersi
dalle incursioni dei Cremonesi. Conservò la funzione militare sotto i veneziani,
che costruirono una struttura difensiva a pianta stellare, distrutta nel 1828, di
cui rimangono la rocca e la porta S. Andrea. Dietro la rocca si trova la piazza
rettangolare dove si ergono il Palazzo Obici del '500, il Palazzo Corniani del
'700 e il Palazzo municipale, con portale del 1568 sormontato dal leone di
S. Marco, dove si conservano tre tele (1575) di Pier Maria Bagnadore, nativo del luogo.
La nuova provincia di Monza e Brianza comprende l'area geografica del Monzese,
del Vimercatese e della Brianza meridionale.
Ponte di Legno
(1.862 ab.). Centro in provincia di Brescia,
nella parte più alta della Valcamonica, ai piedi del monte Tonale.
Stazione climatica attrezzata per gli sport invernali e meta di pionieri
dello sci sin dai primi anni del '900. Ponte di Legno, dove si scia anche
d'estate sul ghiacciaio del Presna raggiungibile in funivia dal passo del
Tonale , è oggi il centro turistico più importante della valle. La cittadina,
che ha subito gravi danneggiamenti durante la prima guerra mondiale, conserva
una splendida Parrocchiale (1685) con all'interno presso l'altare maggiore
una pregevole ancona, interessante gruppo in legno scolpito, opera di G.B.
Zotti e di altro artista della bottega dei Ramus.
Salò
(10.056 ab.). Centro in provincia di Brescia,
sulla sponda occidentale del lago di Garda, nella sezione più interna del
golfo omonimo. Olive, uva, ortaggi, fiori. Già fiorente centro di
industrie tessili, ora la sua economia si basa sul turismo, sull'industria
alimentare e degli alcoolici. D'antiche origini, fu capoluogo della Riviera del
Garda sotto i Visconti e sotto la Repubblica Veneta. Dal settembre 1943
all'aprile 1945 fu sede di uffici governativi della fascista RSI che
perciò fu detta anche Repubblica di Salò.
Tra gli edifici degni di nota il Palazzo del Podestà (Municipio), sul lungolago
Zanardelli, riedificato nel 1905 sul luogo di un antico edificio del '500
distrutto da un violento terremoto; il Palazzo della Magnifica Patria, del 1524,
sede del Museo Civico Archeologico; Palazzo Fantoni, con facciata del '400, sede
della Biblioteca dell'Ateneo di Salò, che raccoglie 25.000 volumi, manoscritti
del '200, codici, incunaboli, cinquecentine, nonché documenti della Magnifica
Patria, e del Museo Storico del Nastro Azzurro, con documenti e cimeli dell'epoca
napoleonica alla resistenza.
Il Duomo in stile tardo-gotico (1453-1502), con un portale rinascimentale e a
tre navate, conserva all'interno pregevoli dipinti cinquecenteschi, tra i
quali opere di Zenon Veronese (
S. Girolamo,
Deposizione,
Redentore
al Limbo), un affresco attribuito a Francesco Torbido (
S. Antonio abate
tra i Ss. Rocco e Sebastiano) e il polittico della scuola di Paolo Veneziano,
Madonna in trono e santi, sormontato dalla
Madonna col Bambino e
i Ss. Bonaventura e Sebastiano del Romanino (1520-29). L'altare maggiore è
invece decorato da un'ancona gotica di Bartolomeo da Isola Dovarese (1476-1510).
San Pellegrino Terme
(4.976 ab.). Centro in provincia di Bergamo, in riva al fiume Brembo,
nella Val Brembana. Notissimo per le sue ben attrezzate stazioni idrominerali,
particolarmente in auge tra la fine dell'800 e l'inizio del '900.
L'acqua contiene bicarbonato di calcio e di magnesio, cloruro di sodio, di
potassio e di litio. È notevolmente radioattiva ed esce ad una
temperatura di 27°-19°. La cura si pratica principalmente per bevanda
e si può completare con bagni ed inalazioni. È particolarmente
efficace nelle calcolosi, renelle, catarri delle vie urinarie, cistiti, gotta.
Stazione climatica. Oltre il fiume si trova il Grand Hôtel, progettato
in stile liberty da Romolo Squadrelli e Luigi Mazzocchi. Gli stessi architetti
realizzarono, sempre all'inizio del '900 sul pendio opposto, il Palazzo della
Fonte e l'ex Casinò municipale (oggi sede di congressi e manifestazioni culturali),
edifici molto eleganti, collegati tra loro da un portico attrezzato; particolarmente
sfarzoso, nel Palazzo della Fonte, il salone "pompeiano" per la bibita. Nella parte bassa
dell'abitato, la settecentesca parrocchiale di S. Pellegrino; nell'interno
riccamente decorato a stucchi,
Condanna di S. Pellegrino, grande dipinto
attribuito a Pietro Longhi.
Sarnico
(5.963 ab.). Centro in provincia di Bergamo,
sulla punta meridionale del Lago di Iseo, conosciuta per via dell'estrazione
della pietra arenaria e, in tempi recenti, per la motonautica. Cereali, viti,
olivi. Famosi sono i così detti fatti di Sarnico del 1862 come preludio
all'alleanza prussiana ed alla conseguente liberazione del Veneto. Stazione
climatica. Il nucleo antico, caratterizzato da vicoli, sottopassaggi
e case a portico e loggiato, si sviluppa a semicerchio intorno alla chiesa di
S. Paolo (sec. XV). Fuori dall'abitato, sul lungolago si incontra la Villa
Faccanoni, progettata da Giuseppe Sommaruga nel 1912 e ritenuta uno dei
migliori esempi di stile floreale.
Saronno
(36.805 ab.). Centro in provincia di Varese.
Celebre Santuario della Madonna dei Miracoli iniziato nel 1498 ad opera di
Giovanni Antonio Amadeo. La chiesa, caratterizzata da facciata barocca
(1596-1612, con la consulenza di Pellegrino Tibaldi) e da un campanile, opera
di Paolo della Porta (1511-16), custodisce numerose opere pregevoli, fra cui
il
Concerto d'angeli (1535) eseguito a fresco da Gaudenzio Ferrari
nella volta della cupola, gli affreschi (
Sposalizio di Maria,
Gesù
fra i dottori,
Adorazione dei Magi,
Presentazione al tempio,
1521-31) di Bernardino Luini nella Cappella della Madonna e, nella Cappella del
Cenacolo, il gruppo policromo dell'
Ultima cena di Andrea da Milano
(1528-31) trasposizione tridimensionale dell'opera leonardesca.
Nel centro dell'abitato sorge inoltre la chiesa di S. Francesco (XV secolo)
con facciata barocca.
La parte moderna della città è attivo centro commerciale e industriale. Distillerie.
Sesto Calende
(9.806 ab.). Centro in provincia di Varese, all'
uscita del Ticino dal Lago Maggiore, a 198 m s/m. Industria vetraria, tessile e
meccanica (costruzioni aeronautiche). Il centro è cresciuto d'importanza grazie
allo sviluppo delle ferrovie, di cui è un notevole nodo di traffico. Qui
infatti la linea del Sempione, che attraversa il fiume con un ponte in ferro a
due piani, ricostruito dopo la seconda guerra mondiale seguendo il modello originale
del 1882, s'incontra con la ferrovia che passando da Luino porta al Gottardo.
L'espansione degli ultimi decenni ha trasformato l'antico centro
storico – con la parziale eccezione del lungolago – dove l'unica presenza
interessante è il Museo Civico Archeologico Naturalistico, che conserva una
buona campionatura di materiali della cultura di Golasecca. Poco fuori da Sesto
Calande degna di nota è l'Abbazia di San Donato, antico monastero benedettino
(IX secolo), caratterizzato da una cripta molto antica a tre navate con volte a crociera
e archi traversi e affiancato da un campanile del XII secolo; nel Battistero, affreschi
attribuiti a B. Zenale (1503).
Sesto San Giovanni
(75.421 ab.). Centro in provincia di Milano. Fino agli anni '80 era luogo di
numerose acciaierie e industrie metallurgiche. In seguito alla crisi dell'industria
diverse fabbriche come la Breda o la Falck sono state chiuse e le aree dismesse sono
state oggetto di piani di riqualificazione. Altre zone ed edifici sono diventati
invece sedi di industrie nel settore delle nuove tecnologie (informatica,
telefonia, multimedialità). Storiche le filande e i filatoi; bella anche
Villa Torretta, antica (fine XVI sec.) residenza nobiliare, una delle poche qui
sopravvissute all'espansione dell'edilizia industriale. Dopo aver attraversato
a partire dall'Ottocento un lungo periodo di decadenza (inizialmente fu adibita a
uso agricolo, in seguito venne usata come alloggio per gli operai degli adiacenti
stabilimenti della Breda), l'edificio è stato restaurato negli ultimi anni del '900
e oggi è un raffinato centro alberghiero e congressuale (all'interno magnifici
gli affreschi settecenteschi). Patria del pittore Cesare da Sesto.
Soncino
(7.261 ab.). Centro agricolo e industriale, in
provincia di Cremona, nell'alto Cremasco, alla destra dell'Oglio. Cereali,
foraggi, ortaggi. Allevamento. Caseifici, lavorazione del legno. Fondato nel IV
sec., fu più volte distrutta nel corso del medioevo. Nel 1329 passò nelle mani del
ducato di Milano, cui rimase, tranne una breve parentesi veneziana (1432-48),
fino alla metà del '500, quando divenne proprietà della famiglia Stampa.
sotto il dominio degli Sforza rifiorì, in questo periodo vennero costruite infatti
le mura con le quattro porte d'accesso (abbattute dagli Austriaci) e l'imponente
rocca, costruita tra il 1473 e il 1475 sopra un antico convento del XII sec., su
progetto di Bartolomeo Gadio.
Tutta in laterizio e a pianta quadrata, è caratterizzata da un ponte levatoio
e da quattro torri (una delle quali cilindrica) unite da possenti mura (in
alcuni punti esse raggiungono lo spessore di 4 m). Interessanti sia dal punto di
vista storico che architettonico, i locali sotterranei (cunicoli, canali di scolo)
Tra gli altri edifici degni di nota il Palazzo del Comune con a fianco la Torre
dell'Orologio, di origine veneta, dietro la quale si erge, molto più alta, la
torre del Palazzo pretorio (sec. XII); la parrocchiale di S. Maria Assunta (1889),
all'interno della quale notevole è il dipinto del fiammingo Matthias Stomer
(
Vespasiano fa liberare Giuseppe Flavio dalle catene); la chiesa di
S. Giacomo, d'origine trecentesca ma restaurata più volte tra '500 e '600, e
una fila di belle case gotiche e rinascimentali, tra le quali spicca, la casa
degli Azzanelli (sec. XV), con pregevoli decorazioni in cotto; la "casa degli
Stampatori", nella quale si trova un Museo della Stampa che conserva gli
originali o le copie dei libri stampati dai Soncino e ospita una specifica
biblioteca delle pubblicazioni sull'argomento.
Sotto il Monte Giovanni XXIII
(2.666 ab.). Fino al 1963 Sotto il Monte. Centro
in provincia di Bergamo, a 305 m s/m. Diede i natali a papa Giovanni
XXIII.
Suzzara
(17.643 ab.). Centro in provincia di Mantova
sulla destra del Po. Nel territorio coltivazione di grano, riso, foraggi,
barbabietole, viti, gelsi. Mercato agricolo attivissimo; fabbriche di macchine
agricole; caseifici. Le prime notizie sul borgo datano a
partire dal IX sec.; in seguito fece parte dei territori canossiani,
passando infine nelle mani dei signori di Mantova. Vi nacque
Guido da Suzzara (sec. XIII), insigne giureconsulto medievale che
insegnò nelle principali università italiane e fu difensore di
Corradino di Svevia. Degni di nota la parrocchiale dell'Immacolata Concezione,
con all'interno dipinti di Felice Campi e Giuseppe Bazzani; la torre merlata di
32 m, unico resto dell'antico castello medievale. Da visitare la Galleria
Civica d'Arte contemporanea, che raccoglie la ricca collezione di opere
premiate e acquistate nel corso della più che ventennale attività del Premio Suzzara.
Tirano
(9.044 ab.). Centro in provincia di Sondrio a 450 m s/m, è disposto sulle
due rive dell'Adda dove la Val Poschiavina confluisce nella Valtellina. Di
antica tradizione commerciale conserva un nucleo storico con pregevoli
palazzi e resti delle fortificazioni tardo-quattrocentesche. Attività
agricola; industria della seta e polverificio. Nel 1620 fu centro della
rivolta contro i Grigioni.
Tra gli edifici la parrocchiale di S. Martino, originaria del sec. XV, con
campanile a bifore e trifore e portale ogivale sul lato sinistro; il Palazzo
Quadrio Curzio (sec. XVI), con loggia settecentesca sulla facciata; il
Palazzo Salis, con facciata del tardo '500 fiancheggiata da due torri.
A qualche chilometro di distanza da visitare il Santuario della Madonna di Tirano
della prima metà del XVI secolo. Imponente edificio rinascimentale cominciato
nel 1505, forse da uno dei Rodari e concluso con la cupola nel 1580-84;
notevoli la facciata, con portale marmoreo, e la parte absidale,
affiancata dall'alto campanile a trifore; all'interno preziosi arredi, tra cui
un bell'organo con eleganti intagli (1617). Sulla piazza del santuario si trova
la settecentesca casa del Penitenziere, sede del Museo Storico-etnografico
Tiranese, che conserva testimonianze delle attività contadine, manufatti,
attrezzi di lavoro e documenti sulla storia, la cultura e le tradizioni valtellinesi.
Treviglio
(25.739 ab.). E' la seconda città in provincia di Bergamo,
tra l'Adda e il Serio. Centro agricolo; industrie della seta e della lana,
fabbriche di concimi chimici, officine meccaniche.
Ebbe origine da un "castrum" romano, posto in posizione favorevole all'incrocio
tra le vie di comunicazione che univano Bergamo e Milano, Crema e Brescia.
Libero comune seppur per breve tempo agli inizi del XIV secolo eresse le mura
difensive; nel 1335 passò sotto il controllo dei Visconti di Milano, da
cui però ottenne lo statuto di "terra separata", che le
consentiva l'esenzione dai dazi, privilegio che conservò, nonostante i
cambi di dominazione, fino al 1761 e che ne favorì la prosperità economica.
Nel XIX sec. la cittadina divenne un importante centro di sericoltura.
Tra gli edifici degni di nota la collegiata di S. Martino, fondata nel
sec. X-XI sul luogo di una precedente chiesa longobarda, rimaneggiata nel '400
e nel '700, epoca a cui si deve la movimentata facciata barocca (nell'interno,
a tre navate, stupendo il polittico degli artisti locali Bernardino
Butinone e Bernardino Zenale,
Madonna e santi, 1485). Notevole è anche il
santuario della Beata Vergine delle Lacrime, iniziato alla fine del sec.
XVI.
Vigevano
(57.450 ab.). Città in provincia di Pavia
nella Lomellina superiore. Industrie calzaturiere e attività
complementari (concerie, tomaifici, aziende di collanti ecc.). Industrie
tessili, delle confezioni, della carta e delle materie plastiche. D'origine
medievale fu feudo di varie signorie, finché passò ai Visconti e
quindi agli Sforza. Nel 1748 passò ai Savoia. Castello Visconteo: vi
lavorò il Bramante, cui si deve anche la progettazione della torre civica
e della splendida piazza Ducale, cinta per tre lati da una serie di edifici
porticati. Sul quarto lato si affaccia il Duomo, riedificato nel 1532-53 da
Antonio da Lonate, con facciata secentesca. Nei pressi di Vigevano si trova la
Sforzesca, fattoria e tenuta di caccia degli Sforza, costruita nel 1486 da
Guglielmo da Cassino.
Il duomo di Vigevano (Pavia)
Tour virtuale della Piazza Ducale di Vigevano
Voghera
(38.183 ab.). Centro agricolo e industriale, in
provincia di Pavia, nell'Oltrepò pavese, all'imbocco
della valle Stàffora, naturale direttrice verso l'Appennino, nel
punto dove si incrociano le strade per Piacenza, Milano e
Alessandria. Cereali, foraggi, frutta.
Industrie alimentari, tessili, meccaniche. Centro commerciale.
Grazie alla sua posizione, ai tempi dei Romani la città, conosciuta
come "Iria", ebbe un ruolo importante per attività e traffici
commerciali. Andò in decadenza nell'Alto Medioevo, fino a ridursi a
villaggio ("Vicus Iriae", da cui deriva l'attuale toponimo) e si riprese
solo con i Visconti. Nel 1372 Galeazzo II fece costruire il castello,
imponente edificio a pianta quadrata con torri angolari, rimaneggiato
più volte nei secoli. Tra i monumenti degni di nota la chiesa romanica
del XII sec. dei Ss. Ilario e Giorgio, conosciuta anche come "chiesa rossa",
con all'interno il sacrario della Cavalleria italiana; il Duomo
seicentesco di S. Lorenzo con pianta a croce greca e facciata dell'Ottocento.