Denominazione assunta dagli accordi presi dal conte Gentiloni a nome dei
cattolici dell'Unione Cattolica con i liberali in vista delle elezioni politiche
del 1913. Il
P.G. perfezionava gli accordi Bonomi-Tittoni del 1904
quando, nonostante il "non expedit", numerosi cattolici si recarono alle
elezioni e le organizzazioni diocesane contribuirono all'elezione di vari
deputati governativi in cambio della promessa che i candidati eletti col
sostegno cattolico non avrebbero appoggiato nessuna legge contraria alla Chiesa.
Più precisamente, secondo i sette punti in cui si articolava il
P.G., questi deputati si impegnavano a opporsi "a ogni proposta in odio
alle congregazioni religiose", a "resistere a ogni tentativo di indebolire
l'unità della famiglia e quindi assoluta opposizione al divorzio". Essi
si impegnavano inoltre a favorire la scuola privata confessionale e
l'introduzione dell'istruzione religiosa nelle scuole pubbliche. Nelle elezioni
politiche del 1913 oltre duecento deputati vennero eletti grazie all'appoggio
delle organizzazioni cattoliche, per cui si può dire che il
P.G.
segnò ufficiosamente l'ingresso dei cattolici nella vita politica
italiana. Il Vaticano non riteneva tuttavia ancora maturi i tempi per approvare
la costituzione di un vero e proprio partito cattolico e solo alla vigilia delle
elezioni politiche del 1919 fu decretata la completa abolizione del non expedit_
e si ebbe la nascita del Partito Popolare di don Luigi Sturzo.