Stats Tweet

Gens.

Uno dei nuclei più antichi dell'organizzazione sociale romana. Niebhur, che afferma la preesistenza dello Stato rispetto alla g., ha opinato che questa fosse una creazione artificiale del legislatore, sorta con la divisione delle curie in dieci decadi che appunto sarebbero venute a costituire le gentes. La dottrina prevalente ritiene invece che la g. fosse un'aggregazione di famiglie determinata da ragioni o naturali o di vicinanza territoriale, e in ogni caso una formazione antecedente la civitas che sarebbe risultata dall'unione di più gentes. La g. in epoca storica è composta da un gruppo di famiglie patrizie che si riconoscono un'origine comune, spesso da un capostipite leggendario dal quale tutti traggono lo stesso nome. La g., oltre che organismo politico di tipo quasi feudale era anche un organismo religioso, avente propri culti, proprie divinità tutelari, cerimonie, feste, propri riti ed infine un sepolcro comune che, almeno nell'epoca più antica, serviva per tutti gli appartenenti alla gens stessa. Ogni g. si riuniva in assemblee (conciones) in cui potevano essere emanate ordinanze aventi all'interno della g. stessa valore di norma. Tra i membri di una stessa g. intercorreva un vincolo di solidarietà, che si spingeva in origine forse sino all'obbligo della vendetta. L'appartenenza alla g. veniva determinata o dalla nascita da un padre gentilis o da un rapporto di aggregazione. Il rapporto gentilizio era esclusivo, non potendosi appartenere contemporaneamente a due gentes, in ciò analogo allo stesso diritto di cittadinanza. L'organizzazione gentilizia per il progressivo estinguersi delle antiche gentes sotto l'incalzare della nuova nobiltà, che via via negli ultimi secoli della Repubblica ne andava prendendo il posto, perse sempre più terreno ed importanza. Ridotta dopo Tiberio appena a sei (Aemilia, Claudia, Cornelia, Fabia, Sulpicia, Valeria), ogni rilevanza giuridica di esse si esaurì nel corso del primo secolo dell'Impero.