Promontorio montuoso della Puglia, nel territorio della provincia di Foggia; si
protende sull'Adriatico, determinando il golfo di Manfredonia. È unito al
continente tramite una bassa piana alluvionale, bordata dalle due lagune di
Lesina e di Varano; è quasi interamente occupato da un massiccio
calcareo, a fisionomia carsica, che culmina a 1.056 m sul monte Calvo. Una
strada panoramica lo percorre in quasi tutto il suo perimetro, toccando i centri
di Sannicandro Garganico, Cagnano Varano, Rodi Garganico, Peschici, Vieste,
Mattinata e Manfredonia. Altri centri più all'interno sono Monte
Sant'Angelo, San Giovanni Rotondo e San Marco. Il
G. è ricco di
boschi all'interno, mentre sulle pendici, verso il mare, prevalgono le
coltivazioni di olivi, agrumi, vite e grano. La popolazione accentrata in 15
comuni, conserva ancora usi e costumi antichi, per il lungo isolamento causato
dalla fascia paludosa che occupava, un tempo, tutta la zona alla radice del
promontorio. La regione offre bellezze naturali notevoli che, unitamente alle
pregevoli opere d'arte disseminate nei vari nuclei abitati, favoriscono un
sempre crescente traffico turistico. ║
Civiltà del G.:
cultura sviluppatasi in Puglia durante il primo millennio a.C., prevalentemente
presso le falde del promontorio garganico intorno a Siponto. Le stele che sono
riemerse dalla campagna - un tempo paludosa - sono formate da lastre di pietra
bianca a forma rettangolare, non più alte di 60 cm, larghe una quarantina
di cm e dello spessore di 5-10 cm. Quasi certamente esse raffigurano dei corpi
umani, in origine sormontati da teste che in seguito si sono staccate. Tali
teste, fortemente stilizzate, sono assai espressive anche se i tratti
fisionomici sono ridotti all'essenziale (due cerchietti concentrici, per
esempio, indicano gli occhi; dei segni verticali sulla fronte rappresentano i
capelli, ecc.). Disegni geometrici delimitano i contorni tanto delle stele
quanto delle teste; le stele, in moltissimi casi, sono ricoperte da figurazioni
scolpite e quasi sempre fortemente colorate. Le incisioni rappresentano scene di
vario genere: il trasporto del morto nell'aldilà; la vita
nell'oltretomba; l'interrogatorio dei defunti da parte di mostri infernali;
oppure quadretti di caccia, di banchetti, di battaglie, di offerte votive:
ricorrono spesso anche le scene d'amore. Per certi tratti queste figurazioni
ricordano molto da vicino quelle degli antichi Etruschi (nelle pitture,
soprattutto). Tali rappresentazioni grafiche sono utilissime anche perché
ci mostrano l'abbigliamento, l'acconciatura (lunghissime trecce nelle donne,
testa rapata negli uomini o capelli cortissimi), gli oggetti della vita
quotidiana, le armi, ecc. Tra i mostri raffigurati sono tori dal corpo umano e
dotati di tre corna, sorta di cerberi a tre teste, ed altri ancora.
Probabilmente chi diede vita alla Civiltà del
G. apparteneva a
genti venute dall'opposta sponda dell'Adriatico, quasi certamente di origine
greca. Tra i reperti venuti alla luce anche numerose ceramiche (VIII-V sec.
a.C.) che testimoniano di una ricca capacità artistica caratterizzata
tuttavia da un deciso carattere di semplicità popolare. Queste genti
rimasero isolate nella regione, allora paludosa, del Pre-Gargano, per
scomparire, poi, all'improvviso.