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Garelli, Franco.

Scultore italiano. Dopo essersi laureato in Medicina e Chirurgia, ha ottenuto la libera docenza in Otorinolaringoiatria, e ha insegnato al corso di Chirurgia plastica presso l'università di Torino. Inoltre ha insegnato Anatomia artistica presso l'Accademia di Belle Arti di Torino dal 1951 al 1963. Dal 1964 in poi è insegnante di Figura e Ornato modellato al liceo artistico di Torino. Dalle brevi informazioni elencate, emergono le linee di un curriculum artistico e professionale piuttosto singolare. All'arte e al disegno, come il pittore stesso ama raccontare, si dedicò da quando scoperse l'esistenza delle matite colorate. Più tardi scopre i grandi: Michelangelo, Raffaello, che si diverte a copiare e a studiare frequentando pinacoteche o divorando libri d'arte. A sedici anni plasmò in cera una testa di donna, creata sotto la suggestione di alcune opere di Michelangelo, che gli venne accettata dalla Promotrice di Belle Arti. Nonostante fosse deciso da sempre che avrebbe frequentato i corsi di medicina e chirurgia, per divenire medico come il padre e il nonno, G. continuava a dedicarsi alla scultura come dilettante, notevolmente provvisto di estro e genialità. Poco meno che ventenne, entrò in contatto con il gruppo del "Secondi futuristico" di Torino: Fillia, Oriani, Rosso. Attraverso questi contatti poté impadronirsi di una serie di problematiche nodali circa i modi di figurazione plastica contemporanea, dopo la crisi in cui è caduta la tradizione statuaria mediterranea. Nel dopoguerra immediato, fu per parecchio tempo ad Albisola, dove conobbe Martini, che influenzò particolarmente l'orientamento delle sue soluzioni. Inoltre nel clima denso di stimoli e d'interessi della località savonese venne in contatto con i surrealisti, con Fontana, con Tullio Mazzotti, con Fabbri, con il gruppo "Cobra" (Appel, Constant, Jorn, Corneille). Agli inizi degli anni '50, lavorò intensamente nel Laboratorio Sperimentale di Alba diretto da Pinot Gallizio. In questa fase il problema centrale della sua produzione riguarda la figura umana. Gli incontri con Michel Tapié a Torino, non sono privi d'influenza nella elaborazione di ipotesi risolutive. Dal 1954 G. abbandona il bronzo per adottare ferro saldato. La differente scelta materica, coincide con una svolta concettuale della sua arte, che da questo momento si sviluppa in senso sperimentale, svolgendo il problema di spazio e teorizzando la "strutturazione del vuoto". Cioè si tratta di dare una definizione dello spazio che non lo qualifichi come esospazio, come entità esterna che chiude l'immagine o la forma, integra e statuaria come voleva la tradizione umanistica, ma come "endospazio", che in modo non fittizio penetra nella materia e ne rende dialetticamente l'essenza, il peso, la forma. Fra gli artisti più consapevoli criticamente del panorama della cultura italiana, G. ha al suo attivo una trentina di mostre personali, allestite a partire dal 1936, nelle gallerie di tutto il mondo. Inoltre ha partecipato significativamente alla più qualificante esposizione di arte contemporanea in Europa. Della sua nutrita produzione citiamo Uomo sdraiato (Diano d'Alba, Cuneo 1909 - Torino 1973).