Prete ortodosso e riformatore sociale russo. Incoraggiato dalle autorità
di Pietroburgo, nel febbraio del 1904 diede vita a un'Associazione degli operai
di fabbrica russi per sottrarre proseliti alla propaganda socialista e
sindacalista che si svolgeva clandestinamente nelle fabbriche. L'Associazione
intendeva offrire vari servizi assistenziali e organizzare attività
educative a favore degli operai pietroburghesi, ricevendo cospicui aiuti
finanziari da parte dello Stato. Essa cominciò però a trasformarsi
presto in un vero e proprio sindacato e gli operai vi affluirono numerosi, tanto
che furono costituite sezioni in quasi tutte le grandi fabbriche, inducendo i
datori di lavoro a chiedere il suo scioglimento. Le autorità zariste
tuttavia non sospesero i sussidi e non intervennero neppure quando
l'Associazione cominciò a interessarsi di questioni politiche e vi
presero parte attiva esponenti socialisti. Nonostante la sua origine, non si
trattava di un organismo controrivoluzionario e lo stesso pope
G., entro
certi limiti e nonostante le non poche ambiguità e collusioni con la
polizia zarista, era un riformatore sincero che sperava di poter indurre lo zar
a destituire i propri ministri reazionari e a fare concessioni democratiche.
Egli decise pertanto di portare al sovrano una petizione popolare e il 9 gennaio
1905 si pose alla testa di un grande corteo guidandolo verso il Palazzo
d'Inverno per presentare la petizione in cui si chiedeva allo zar di riparare le
sofferenze del popolo. Lungo il percorso vi fu qualche incidente e in uno di
essi
G. fu gettato giù da cavallo rimanendo ferito, così
che non potè accompagnare oltre i dimostranti. Il grosso del corteo
proseguì, raggiungendo la piazza del Palazzo reale e quand'essa fu piena
i soldati aprirono il fuoco, provocando centinaia di vittime. Con la "domenica
di sangue" ebbe inizio la rivoluzione russa del 1905, prova generale della
grande rivoluzione del 1917.
G. fuggì all'estero e pubblicò
un memoriale (
Storia della mia vita, 1905) nel quale ammetteva di aver
avuto stretti rapporti con la polizia zarista e di essere stato aiutato da essa
a creare la propria organizzazione, ma si proclamava sincero riformatore
cristiano. La sua condotta gli alienò entro breve tempo le simpatie di
molti fra coloro che lo avevano accolto con calore e soprattutto dei
rivoluzionari russi in esilio. Nell'autunno del 1905 ritornò in Russia
dove riannodò i rapporti con la polizia, avvicinando poi uno dei capi
socialisti rivoluzionari, Pinkas M. Rutenberg, che finse di accettare di
collaborare e gli fissò un appuntamento, conclusosi con l'uccisione di
G., "giustiziato" dai socialisti rivoluzionari come spia (Governatorato
di Poltava 1870 - Ozerki, Pietroburgo 1906).