Saggista, pensatore e letterato spagnolo. Seguì contemporaneamente studi
di Legge e di Lettere e Filosofia. Dopo alcuni tentativi di lavoro in varie
direzioni, intraprese la carriera diplomatica, e nel 1892 fu nominato
viceconsole ad Anversa; nel 1895 console a Helsinki e nel 1898 fu trasferito a
Riga dove concluse la sua breve vita. Annoverato fra gli scrittori spagnoli che
presentano uno specifico interesse filosofico,
G. impostò alcuni
dei temi fondamentali che furono poi ripresi e sviluppati da M. de Unamuno, E.
d'Ors e J. Ortega y Gasset. Egli infatti propone la ricerca appassionata del
castizo, ossia dell'intima essenza della Spagna, di ciò che di
umano e di eterno vi è in essa. Unitamente a questa ricerca, vi è
quella dell'interiorità individuale. Secondo
G. il "male" di cui
soffre la Spagna è l'abulia, lo stesso male di cui
G. si riconosce
affetto. Tutta la sua vita fu uno specchio fedele della crisi di smarrimento
attraversata dalla sua generazione. Perduta la fede nei vecchi valori
trascendenti, e contemporaneamente insoddisfatto del positivismo, egli
cercò di colmare il vuoto interiore con un irrefrenabile attivismo, assai
più velleitario che volontaristico. Suoi ispiratori furono Nietzsche ed
Ibsen, nonché Calderon che, nel simbolismo della vita-sogno gli
indicò l'unica via di uscita possibile quando l'attivismo, ripiega su se
stesso e diviene evasione. Neppure la scelta dell'evasione, tuttavia, fu
sufficiente a placare la convulsa irrequietudine del
G., ed egli
finì col morire, suicida, gettandosi nelle acque gelate della Dvina.
Opere:
Granada la bella (1896);
Idearium español (1897;
trad. it. Ideario spagnolo, 1946);
La conquista del reino de Maya por el
ultino conquistador español Pio Cid (1897);
Los trabajos del
infatigable creador Pio Cid (1898; trad. it. Le fatiche dell'infaticabile
Pio Cid, 1944);
Hombres del Norte (pubbl. post. 1905);
España
filosofica contemporanea (1930) (Granada 1862 - Riga 1898).