Filosofo italiano. Appartenente a una famiglia della nobiltà calabra, si
orientò molto presto verso gli studi matematici e filosofici.
Frequentò la facoltà di Legge dell'università di Napoli
dove, nel 1831, assunse la cattedra di Metafisica e di Logica. Nel 1838 ottenne
la nomina a corrispondente dell'Accademia francese delle Scienze. Dalla lettura
di Condillac,
G. fu indotto a un esame critico del problema gnoseologico.
Partendo dal
sensismo, di fronte al quale fece valere le sue esigenze
critiche, ne iniziò una revisione che avrebbe poi offerto a Rosmini lo
spunto per nuovi approfondimenti e sviluppi in senso spiritualistico. Secondo
G., se nel "sentire" siamo passivi, questa passività viene a
cadere quando, "sentiamo di sentire". Posto di fronte alla necessità
della conoscenza, il nostro spirito interviene attivamente, elaborando i dati
sensibili secondo propri principi (o leggi), alcuni a
priori
(identità, dissomiglianza, ecc.); mentre altri sono a
posteriori
(causa e sostanza), dato che riproducono la struttura della realtà
oggettiva. Lasciò varie opere e, tra queste, particolare importanza
rivestono le
Lettere filosofiche sulle vicende della filosofia, relativamente
ai principi della conoscenza umana da Cartesio sino a Kant (1827) che
rappresenta la prima opera di storia della filosofia moderna che sia stata
scritta in Italia. Tra le altre sue opere:
Sull'analisi e la sintesi
(1807);
Saggio filosofico sulla critica della conoscenza (1819-32);
Elementi di filosofia (1820-27);
Filosofia della volontà (4
volumi 1832-40);
Lezioni di logica e di filosofia (1832-36);
Considerazioni filosofiche sull'idealismo trascendentale (1841) (Tropea,
Catanzaro 1770 - Napoli 1846).