Imperatore romano. Si segnalò come generale in Germania, ove fu inviato
come governatore; sotto Claudio governò l'Africa; sotto Nerone la Spagna.
A 72 anni, sollecitato dai generali stanchi dell'impero di Nerone, fu nominato
imperatore. La sua assunzione al trono suscitò innumerevoli speranze:
Ottone, governatore della Lusitania, si dichiarò in suo favore, i
pretoriani si sollevarono a Roma e il senato, dopo la morte di Nerone, gli
conferì la dignità imperiale.
G. deluse l'attesa generale.
Lasciò che i suoi liberti Icilio, Vinicio e Lacone si disputassero il
potere e facessero, d'ogni cosa, denaro; mandò a morte senza processo
Niufidio, prefetto del Pretorio; fece sgozzare i marinai della flotta di cui
Nerone aveva composto una legione; rifiutò di compensare la devozione
interessata dei pretoriani. Avuta notizia di torbidi nelle province,
adottò Pisone, giovane di costumi severi. Ma Ottone, deluso nelle sue
speranze, lasciò mano libera all'irritazione dei pretoriani: alcuni
centurioni lo proclamarono imperatore e
G., che si dirigeva verso il
Foro, fu abbandonato dalle sue guardie, rovesciato dalla lettiga e assassinato a
pezzi. Tacito ha narrato eloquentemente queste scene drammatiche nel 1°
libro dei suoi
Annali (Terracina 3 a.C. circa - Roma 69 d.C.).