Nome spregiativo che gli zingari danno ai non zingari. Il termine viene usato al
singolare maschile
gagiò e al singolare femminile
gagì;
g. è il plurale maschile e femminile. Una
famiglia zingara non può abitare in una casa dove abitano pure dei
g.; preferisce stare piuttosto in una baracca o nel carrozzone,
purché in mezzo ad altri zingari. Anche nel lavoro gli zingari rispettano
la stessa regola; nessuno di loro lavorerà mai in una fabbrica dove
sarebbe costretto ad essere a contatto di gomito con un
gagiò; per
quanto il lavoro non li attiri troppo gli zingari ammettono soltanto quello
svolto in famiglia o in seno alla
kumpània, cioè in un
gruppo di famiglie. Lo stesso dicasi anche per la scuola; dopo secoli di
analfabetismo questo popolo nomade comincia a sentire l'importanza
dell'istruzione; ma non è mai stato possibile ottenere risultati positivi
immettendo ragazzi zingari in una classe formata da
g. Troppe cose li
dividono dai non zingari: fra loro non esistono classi sociali; la religione
è di tipo manicheo: credono in un dio buono (
Devel) e in uno
cattivo (
Bengh) che protegge i
g.