Nel Tibet, era il
facitore del tempo, colui che invocava la pioggia
quando la siccità minacciava di distruggere i raccolti. Era un monaco
buddhista alle dirette dipendenze del Dalai Lama, il Buddha vivente. Egli
officiava nel parco del grande monastero, alla presenza del Dalai Lama in
persona e di tutte le maggiori autorità tibetane. Il monaco-oracolo,
prosternato davanti al Buddha vivente, cadeva in trance: fremiti percorrevano le
sue membra contratte e suoni rauchi e gemiti uscivano dalle sue labbra. In quel
momento uno dei monaci-funzionari supplicava in modo solenne l'oracolo di far
venire la pioggia perché un cattivo raccolto avrebbe danneggiato
grandemente il paese; allora i movimenti dell'oracolo diventavano più
estatici, il suo mormorio si trasformava in piccoli gridi. Ed ecco avvicinarsi a
lui un monaco-segretario con il compito di ricavare il vaticinio che egli stesso
trascriveva subito su una tavoletta e che consegnava al consiglio dei ministri.
Il corpo del medium, abbandonato dal suo dio, cadeva in uno stato d'incoscienza
e veniva portato via. Dopo l'annessione del Tibet alla Repubblica Popolare
Cinese il rito della pioggia è caduto in desuetudine.