Elemento chimico di numero atomico 64, peso atomico 157,25 e simbolo
Gd.
Nella tavola periodica degli elementi chimici si colloca nel gruppo dei
Lantanidi o terre rare. Fu scoperto nel 1880 da J.C.G. Marignac, che lo ottenne
dalla miscela di terre rare in forma impura di altri elementi. Egli lo
denominò
elemento Y, incognito. Successivamente (1886) lo stesso
Marignac lo ottenne in un maggior stato di purezza e lo chiamò
g.,
in onore del chimico svedese J. Gadolin. È un elemento alquanto raro
nella crosta terrestre, della quale costituisce solo il
5,9·10
-4%, un'abbondanza dell'ordine di quella del germanio,
dell'arsenico, dello scandio, del bromo e del tantalio. Nell'universo si stima
ne esistano 0,684 atomi per ogni milione di atomi di silicio. Non esistono suoi
minerali specifici; in generale esso è contenuto in piccoli tenori nei
minerali delle terre rare, specialmente in quelli ricchi in elementi della
famiglia del terbio. Da questi esso viene estratto coi metodi tipici della
metallurgia estrattiva delle terre rare, in miscela con gli altri lantanidi. La
sua separazione è possibile per scambio ionico su resina. Si prepara per
questa via un cloruro GdCl
3 che si purifica fino al grado voluto;
questo viene poi ridotto con magnesio ottenendo una lega Gd-Mg che può
essere purificata dal magnesio per distillazione. Il
g. presenta in
natura ben 7 isotopi stabili, precisamente (indicando fra parentesi le
abbondanze relative): isot.
152 Gd (0,20%), isot.
154 Gd
(2,15%), isot.
155 Gd (14,75%), isot.
156 Gd (20,5%),
isot.
157 Gd (15,7%), isot.
158 Gd (24,9%) ed isot.
160 Gd (21,9%). Sono stati preparati per sintesi anche gli altri
isotopi dal numero atomico 148 al 161; tutti però sono instabili e si
decompongono abbastanza rapidamente, eccetto il Gd-150 che ha un periodo di
semitrasformazione (tempo nel quale una massa di un isotopo radioattivo si
riduce alla metà per decadimento spontaneo) superiore a 100.000 anni. Il
g. si presenta come un metallo di peso specifico 7,89 cristallizzato nel
sistema esagonale ad alto impaccamento. Fonde a 1.312 °C e bolle attorno ai
3000 °C. È alquanto stabile all'aria anche umida sotto i 500
°C, ma viene lentamente attaccato dall'acqua, soprattutto se calda.
Presenta un calore specifico di 11,2 kcal/mole·°C, un calore di
fusione di 3,7 kcal/mole ed un calore di vaporizzazione di 73 kcal/mole. La sua
conducibilità termica ammonta a sole 0,021 cal/
(cm·sec·°C), circa 1/10 di quella del nichel, mentre la sua
conducibilità elettrica è di 0,007 microohm
-1,
cioè molto bassa, pari a 1/10 circa di quella del cromo. Le sue
proprietà meccaniche non sono note con grande precisione; si possono
assumere orientativamente i seguenti valori: carico di rottura pari a 18
kg/mm², carico di snervamento di 17 kg/mm², allungamento a rottura del
7,8% ed una durezza di 66 Vickers circa. La sua caratteristica principale
è il comportamento magnetico. Esso allo stato metallico è
paramagnetico in condizioni ambiente, ma per raffreddamento sotto i 16 °C
diventa fortemente ferromagnetico. Alcuni suoi sali presentano in modo molto
spiccato il fenomeno del raffreddamento per smagnetizzazione adiabatica; con
questo metodo sono state ottenute per la prima volta temperature inferiori ad 1
°K. Dal punto di vista chimico, il
g. presenta un comportamento
tipicamente metallico, analogamente agli altri lantanidi; la sua
elettronegatività nella scala Pauling è di 1,1, intermedia fra
quella del litio e quella del magnesio. Presenta come unica valenza stabile +3,
l'unica che manifesta nei suoi composti stabili. I suoi sali sono tutti incolori
(salvo colorazioni dell'anione) in quanto lo ione GD
3+ è
incolore. L'ossido Gd
2O
3 si presenta come una polvere
bianca di peso specifico 7,40 poco solubile in acqua ma solubile in tutti gli
acidi minerali escluso il fluoridrico. In generale i sali del
g. sono
più solubili dei corrispondenti sali di terbio, coi quali manifestano
tuttavia numerose similitudini. Sono stati preparati, oltre all'ossido, anche il
cloruro GdCl
3, un solido bianco molto solubile in acqua, il fluoruro
GdF
3, il solfato Gd
2(SO
4)
3 che
cristallizza anche idrato con 8 molecole d'acqua e può formare sali doppi
col solfato potassico, il nitrato Gd(NO
3)
3 e vari altri.
Il
g. non ha un forte interesse pratico, almeno per ora, ma si presenta
come un materiale molto promettente in campo nucleare. La miscela dei suoi
isotopi presenta infatti un'altissima sezione di cattura di neutroni termici,
pari a ben 46.000 barns, soprattutto dovuta ai suoi isotopi Gd-155 e Gd-157.
Esso è stato quindi proposto e talvolta anche utilizzato come materiale
per costruire barre di controllo per reattori nucleari. Queste barre possono
essere introdotte in misura più o meno profonda nel nocciolo di un
reattore nucleare ed assorbono una quantità di neutroni che dipende dalla
loro penetrazione, sottraendoli alla reazione di fissione indotta dai neutroni
stessi. Esse servono quindi per regolare l'andamento della combustione nucleare
che viene accelerata estraendole e rallentata inserendole. Attualmente questa
funzione è per lo più svolta da barre di cadmio, il quale
però presenta una sezione di cattura nettamente inferiore al
g.
Per lo stesso motivo questo elemento è interessante per la produzione di
schermi leggeri contro l'emissione di neutroni.