Pensatore e pedagogista italiano. Conseguita la laurea in Legge a Padova,
seguì poi un corso di perfezionamento a Vienna. Per evitare di prestare
servizio nell'esercito austriaco, lasciò il Veneto e risiedette dapprima
a Firenze, poi a Torino, quindi a Milano dove ottenne la nomina a direttore di
una scuola tecnica e nel 1865 quella di rettore al Convitto nazionale Longone.
Provveditore centrale al ministero della Pubblica Istruzione (1869-74), fu
successivamente provveditore agli studi di Milano e poi di Roma (1874- 81).
Eletto deputato al Parlamento per il collegio di Venezia nel 1886 e riconfermato
nel 1890, fece parte della Commissione parlamentare per la riforma
dell'istruzione elementare. Il pensiero filosofico di
G., di orientamento
positivista, rappresenta una reazione all'astrattezza della filosofia
spiritualista del suo tempo. Egli sostenne che l'amore di sé, fondamento
della morale, non è puro egoismo, poiché si sviluppa come amore
della specie. Le sue elaborazioni propriamente filosofiche non rappresentano
però un contributo di particolare rilievo nella storia della filosofia.
Il valore del pensiero di
G. non sta infatti nell'originalità del
suo pensiero filosofico, bensì nell'aver egli saputo applicare
concretamente i principi del positivismo al problema dell'educazione e del
sistema scolastico italiano. Egli sottolineò particolarmente il contrasto
esistente fra le leggi, le istituzioni e i costumi. Sostenne che le scuole non
devono essere macchine per fabbricare diplomi, ma adattarsi all'indole e ai
costumi delle diverse nazioni e preparare l'individuo a operare concretamente
nella vita moderna.
G. fu assertore anche dell'istruzione femminile e
sostenne l'utilità dell'insegnamento religioso, purché svolto non
attraverso il catechismo, ma basato essenzialmente sulla morale. Opere:
L'uomo e le scienze morali (1869);
Metodo d'insegnamento nelle scuole
elementari (1880);
L'istruzione in Italia (1891);
Pensieri con
frammenti di autobiografia (1893) (Belluno 1830 - Padova 1891).