GREGORIO MENDEL
Nacque in Cecoslovacchia nel 1822. La sua era una famiglia di poveri agricoltori, ed
egli poté istruirsi entrando nel monastero agostiniano di Brìunn. Nel 1847 fu ordinato
sacerdote; studiò poi scienze naturali e matematica all'Università di Vienna. Tornato a
Brìunn, egli divenne insegnante e nel 1857 cominciò i suoi esperimenti con le piante di
pisello, che lo portarono ad enunciare quelle che oggi sono considerate le leggi
fondamentali della genetica. Nel 1865 Mendel presentò i suoi risultati alla Società di
Scienze Naturali di Brìunn e li pubblicò nel 1966. Tuttavia, per molte ragioni, il mondo
scientifico non era ancora pronto a recepirli e le preziose indicazioni dell'abate Mendel
rimasero dimenticate fino al 1900. Ormai Mendel era morto da diversi anni, ma molte
scoperte erano state fatte nel frattempo sulla biologia della cellula, e l'importanza di
un approccio matematico alle scienze naturali cominciava ad essere riconosciuta. Tre
botanici che lavoravano indipendentemente l'uno dall'altro, De Vries, Correns e Tschermak,
scoprirono contemporaneamente i lavori di Mendel, che ebbero finalmente il giusto
riconoscimento e vennero presto divulgati ed apprezzati in tutto il mondo.
WILLIAM HARVEY
William Harvey è considerato il fondatore della fisiologia circolatoria. Di
nazionalità inglese, egli nacque nel 1578 e morì nel 1657. Studiò, tra l'altro, a
Padova dal 1600 al 1602, proprio nel periodo in cui insegnava in quella città Galileo
Galilei. Dallo scienziato italiano, Harvey apprese il metodo sperimentale e lo applicò
alla ricerca fisiologica, in un periodo in cui gli studi di medicina erano ancora
estremamente influenzati da credenze, pregiudizi e atteggiamenti che oggi definiremmo
ascientifici. Nel 1615 William Harvey mise a punto le sue teorie sulla circolazione del
sangue e le pubblicò nel 1628. Egli scoprì che il sangue può uscire dal ventricolo in
una sola direzione e si rese conto, con semplici calcoli, che il sangue pompato dal cuore
in un'ora ammonta a circa 8640 once (circa tre volte il peso corporeo). Da dove poteva
venire tutto questo sangue, e dove andava poi a finire? La risposta a questa
importantissima domanda, che oggi ci sembra ovvia ma allora non lo era assolutamente, è
che il sangue esce dal ventricolo per ritornarvi: è sempre lo stesso sangue che passa e
ripassa. In altre parole, il sangue circola.
ANTONIO LEEUWENHOEK
Nacque a Delft, in Olanda nel 1632 da una famiglia borghese. Nel corso della sua vita,
egli esercitò diversi mestieri finché finalmente si appassionò alla tecnica di
costruzione delle lenti di ingrandimento, tecnica che imparò a meraviglia e nella quale
divenne un vero maestro.
Assai geloso dei suoi segreti, non volle mai rivelare a nessuno come ottenere strumenti
così perfetti e non ebbe discepoli. A. Leeuwenhoek osservò per primo e con spirito
scientifico i microrganismi che pullulano nell'acqua piovana, nella terra e nel tartaro
dei denti; egli osservava tutto quello che gli capitava, instancabilmente. Ben presto, le
importanti scoperte di Leeuwenhoek attrassero l'interesse intorno a lui, ed egli divenne
membro della Royal Society di Londra, a cui mandò per cinquanta anni i periodici
resoconti dei suoi studi.
Morì nel 1723, all'età di 91 anni, dopo aver reso un inestimabile servigio alla scienza,
dimostrando l'esistenza di un mondo insospettato, microscopico e al tempo stesso pieno di
affascinanti segreti da scoprire.
LAZZARO SPALLANZANI
Lazzaro Spallanzani nacque a Scandiano nel 1729; studiò alla Scuola dei Gesuiti di
Reggio Emilia e successivamente a Bologna. A partire dal 1760, cominciò un'instancabile
attività di ricerca in campo medico e biologico in generale, attività a cui si dedicò
con spirito scientifico nel senso moderno del termine, da vero sperimentatore, che si fida
solo di quello che può osservare e non risente di pregiudizi fuorvianti. Spallanzani si
dedicò a studi di vario argomento: quelli sulla generazione spontanea gli hanno dato una
fama meritata e vastissima, tuttavia altre ricerche non furono certo meno brillanti, come
quelle sul volo dei pipistrelli, e quelle sulla digestione. Ai tempi di Spallanzani, nulla
si sapeva degli enzimi, e si pensava che la digestione fosse solo un processo meccanico di
triturazione del cibo; inoltre scarsa importanza era data alla funzione dello stomaco nei
processi digestivi. Spallanzani studiò la digestione gastrica con ammirevole rigore
scientifico sia negli animali (uccelli) che nell'uomo, sperimentando su se stesso. Scoprì
in tal modo la funzione digestiva dei succhi gastrici. Negli ultimi anni della sua vita,
Spallanzani si dedicò invece a studi sulla respirazione degli animali e delle piante.
Arrivò a stabilire un fatto particolarmente importante e cioè che la respirazione,
intesa come combustione, avviene in tutti i tessuti del corpo e che il polmone serve a
procurare l'ossigeno ad essa necessario e ad eliminare l'anidride carbonica prodotta, ma
non è l'unico organo che respira, come molti pensavano a quei tempi. Durante la sua vita,
Lazzaro Spallanzani ricevette molti onori, ed il valore dei suoi studi fu universalmente
riconosciuto. Morì il 12 febbraio del 1799.